ALTEZZA DELLA MAREA ASTRONOMICA IN LAGUNA DI VENEZIA

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Un monitoraggio continuo nel tempo delle variazioni dell'ampiezza di marea astronomica consente di evidenziare i cambiamenti idrodinamici e quindi morfologici interni alla Laguna di Venezia, che deve la sua sopravvivenza al mantenimento di delicatissimi equilibri ambientali. L'ampiezza della marea in laguna viene confrontata con quella caratteristica del golfo di Venezia, appartenente alla stessa area da un punto di vista geologico, ma esente dall'intervento antropico che contraddistingue l'ambiente di transizione considerato. L'andamento dell'altezza di marea risulta oggi sostanzialmente stabile in quasi tutta la laguna, dopo le forti variazioni osservate in conseguenza di profonde modifiche introdotte alla morfologia lagunare nel corso del primo decennio del secolo.

ALTEZZA DELLA MAREA ASTRONOMICA LUNGO LE COSTE ITALIANE

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La marea è un fenomeno periodico di innalzamento e abbassamento della superficie del mare dovuto all’attrazione gravitazione esercitata dalla Luna, dal Sole e dagli altri corpi celesti sulle masse di acqua presenti sulla Terra e secondariamente dovuto anche alle perturbazioni meteorologiche. I dati della Rete Mareografica Nazionale (ISPRA) sono stati utilizzati per caratterizzare l’ampiezza della componente astronomica del segnale di marea lungo le coste Italiane. La marea astronomica come ben noto, presenta profonde differenze nei diversi mari italiani, raggiungendo la sua massima escursione nel Nord Adriatico e nella Laguna di Venezia, essendo fortemente influenzata anche dalla configurazione del bacino.

CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE

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La qualità delle acque di balneazione è fondamentale per la salvaguardia della salute dei cittadini e riveste un ruolo importante anche dal punto di vista della protezione dell'ambiente naturale e per gli aspetti economici nel settore del turismo. Per tale motivo vengono effettuati specifici monitoraggi durante tutta la stagione balneare. Relativamente alla stagione balneare 2023 sono stati raccolti e analizzati oltre 31.000 campioni di acqua marina e lacustre su un totale di oltre 5.000 km di costa adibita alla balneazione. A livello comunale i km di costa sono suddivisi in acque di balneazione più o meno estese, per un totale di 5.490 acque di balneazione. I risultati delle analisi, oltre a garantire durante la stagione l'assenza di rischi igienico sanitari, hanno anche permesso di classificare le acque. La classificazione è stata fatta utilizzando i risultati del monitoraggio effettuato durante la stagione balneare 2023 e quelli delle tre stagioni precedenti (2022-2021-2020). A livello nazionale la maggior parte delle acque è in classe eccellente (90,6%), tuttavia permangono ancora delle criticità dovute alle presenze di acque in classe scarsa (1,3%) e non classificabili (0,5%), per le quali non è possibile esprimere un giudizio di qualità. Anche a livello regionale la percentuale delle acque in classe eccellente è quella più elevata e in alcuni casi è pari al 100%. In quasi tutte le regioni diminuiscono le acque in classe sufficiente e scarsa ma la presenza di queste ultime ancora impedisce il raggiungimento pieno dell'obiettivo della direttiva.

CLEAN COAST INDEX (CCI)

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Qualsiasi materiale solido, fabbricato o trasformato dall'uomo, abbandonato o perso in ambiente marino e costiero o che arrivi al mare in qualsiasi modo è definito un rifiuto marino. L’Italia, con il Decreto Legislativo n. 190/2010 di recepimento della Direttiva Quadro sulla Strategia per l'Ambiente Marino, effettua dal 2015 un intenso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, inclusi quelli spiaggiati. Due volte l’anno, in primavera e autunno, le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) costiere realizzano il monitoraggio dei rifiuti solidi presenti in aree campione di 69 spiagge di riferimento lungo il litorale nazionale. Per valutare il grado di pulizia delle spiagge sulla base della densità dei rifiuti presenti nelle aree campione monitorate è stato calcolato il Clean Coast Index (CCI), un indicatore sviluppato e applicato a livello internazionale.

Nel 2023 il CCI è stato calcolato per 69 spiagge sia in primavera sia in autunno. In primavera, l’80% delle spiagge monitorate sono risultate pulite o molto pulite contro il 12% di spiagge sporche o molto sporche. In autunno, il 77% delle spiagge sono risultate pulite o molto pulite, mentre il 12% sporche o molto sporche. Il resto delle spiagge è risultato abbastanza pulito. Rispetto all’anno precedente, la percentuale di spiagge pulite o molto pulite è aumentata in autunno (75% nel 2022), mentre in primavera si è mantenuta uguale.

CLIMATOLOGIA LAGUNARE

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Le variabili meteorologiche osservate nella Laguna di Venezia (le pressioni atmosferiche medie annuali, le precipitazioni totali annuali, il numero di giorni piovosi e le anomalie termiche) consentono di fotografare i mutamenti climatici in atto. Nel corso del 2023, in presenza di una pressione media annua pari a 1.014,7 mbar, inferiore di 1,5 mbar rispetto alla media del periodo di riferimento, sono stati registrati 705 mm di pioggia (-16% rispetto alla media) nell’arco di 73 giorni piovosi, mentre le temperature continuano a mostrarsi in tendenziale e continuo aumento.

CONCENTRAZIONE OSTREOPSIS OVATA

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Ostreopsis cf. ovata è una microalga bentonica potenzialmente tossica, ad oggi presente nella maggior parte delle regioni costiere italiane con fioriture che possono dare luogo a fenomeni di intossicazione umana e a effetti tossici su organismi marini bentonici (stati di sofferenza o mortalità). La continua espansione lungo le coste italiane di Ostreopsis cf. ovata, delle sue fioriture e delle problematiche sanitarie, ambientali ed economiche ad essa associate, ha portato a istituire un programma di monitoraggio di sorveglianza della microalga a partire dal 2007. Tale attività viene eseguita annualmente nella stagione estiva dalle Agenzie Regionali per l’Ambiente (ARPA). I dati finora forniti dalle ARPA, raccolti ed elaborati da ISPRA hanno chiarito la distribuzione e l’andamento delle fioriture a livello nazionale e regionale. Ad oggi la microalga è stata riscontrata almeno una volta nelle campagne di monitoraggio finora effettuate in 12 regioni costiere su 15. Nel 2023, l'Ostreopsis cf. ovata è presente in 12 regioni costiere ovvero in 145/221 stazioni (68,7%), mentre risulta assente in tutti i campioni prelevati lungo le coste dell'Emilia-Romagna, Molise e Veneto.

CRESCITA DEL LIVELLO MEDIO DEL MARE A VENEZIA (ICLMM)

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L'indicatore misura l'innalzamento del livello medio del mare a Venezia, risultando di fondamentale importanza per gli studi e gli interventi di conservazione della città di Venezia, nonché delle lagune e delle zone costiere alto adriatiche a rischio di inondazione. A Venezia, il livello medio del mare si presenta in tendenziale aumento sin dall'inizio delle registrazioni: nel periodo 1872-2023 il livello aumenta in media di 2,5 mm/anno, con un andamento non sempre costante e uniforme nel tempo. A tal proposito, si ritiene opportuno porre in evidenza il tasso relativo all’ultimo trentennio (1993-2023), dove l’innalzamento del livello medio mare risulta quasi raddoppiato (4,5 mm/anno).

DEPURATORI - CONFORMITÀ DEI SISTEMI DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE URBANE

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Il controllo della conformità consente di conoscere lo stato di adeguamento tecnologico dei sistemi di depurazione delle acque reflue urbane relativi ad agglomerati maggiori o uguali a 2.000 a.e., utile soprattutto ai fini della pianificazione di eventuali azioni rivolte alla tutela delle acque. Nel periodo 2022-2023, dei 3.037 agglomerati considerati circa il 77% è risultato conforme, il 13,8% non conforme, il 4,6% parzialmente conforme e il 4,6% con dati non disponibili. Il grado di conformità pari al 100% si registra in Piemonte, Emilia-Romagna, Umbria e nelle province autonoma di Trento e Bolzano.

DEPURATORI - CONFORMITÀ DEL SISTEMA DI FOGNATURA DELLE ACQUE REFLUE URBANE

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La presenza o meno di rete fognaria e la percentuale di acque reflue convogliate nei sistemi di collettamento indicano il grado di conformità ai requisiti previsti dalla normativa di riferimento. Nel 2022-2023, il grado di conformità nazionale è pari al 99,1%. Il 95,7% del carico organico è convogliato in fognatura, il 3,6% è trattato in sistemi individuali mentre lo 0,7% non risulta collettato.

EUTROFIZZAZIONE

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L’eutrofizzazione è un processo causato dall’arricchimento in nutrienti, in particolare composti dell’azoto e del fosforo, che determina un incremento della produzione primaria e della biomassa algale con conseguente alterazione delle comunità bentoniche e, in generale, diminuzione della qualità delle acque. L’immissione nell’ambiente marino e costiero di azoto e fosforo può derivare da fonti diffuse (carichi fluviali, principali collettori di attività agricole e di scarichi civili) e da fonti puntuali (scarichi derivanti dagli impianti di trattamento delle acque reflue, industriali e derivanti da attività di acquacoltura).
Obiettivi legati al controllo e alla gestione dell'eutrofizzazione sono fissati dalla Direttiva Quadro sulle Acque (WFD, Direttiva 2000/60/CE), dalla Direttiva sulla Strategia Marina (Descrittore 5, Direttiva 2008/56/CE) e dalle Direttive Nitrati (Direttiva 91/676/CEE) e Acque Reflue Urbane (Direttiva 91/271/CEE) maggiormente focalizzate, le ultime due, sulla gestione delle pressioni. Le cause dell’eutrofizzazione sono soprattutto da riferirsi agli apporti di nutrienti veicolati a mare dai fiumi o dagli insediamenti costieri che provocano seri impatti negativi sulla salute degli ecosistemi marini e sull’uso sostenibile di beni e servizi; le principali fonti di nutrienti sono riconducibili al settore agro-zootecnico e a quello civile (insediamenti urbani).

Le valutazioni dello stato ambientale in relazione all'eutrofizzazione, in accordo a quanto previsto dalla Direttiva 2008/56/CE, ha evidenziato il raggiungimento del Buono Stato Ambientale. Pertanto, le misure finora adottate ai sensi della Direttiva 2000/60/EC, della Direttiva 91/676/CEE e della Direttiva 91/271/CEE risultano idonee al raggiungimento dei traguardi ambientali. 

MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA - ALTERAZIONE DELLE CONDIZIONI IDROGRAFICHE

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Il monitoraggio previsto dalla Direttiva Quadro sulla Strategia Marina 2008/56/CE per il Descrittore 7 prende in considerazione le alterazioni permanenti delle condizioni idrografiche dovute alle infrastrutture costiere e marine soggette a VIA nazionale, realizzate o in corso di realizzazione o progettazione a partire dal 2012. L'indicatore di riferimento per il D7C1 è relativo all’estensione dei corpi idrici marino costieri di ciascuna Sottoregione marina, definiti ai sensi della Direttiva 2000/60/CE, che presenta impatti dovuti a cambiamenti permanenti delle condizioni idrologiche dovuti a nuove infrastrutture realizzate a partire dal 2012 e soggette a VIA nazionale. L'obiettivo per tale indicatore è il non superamento del 5% dell'estensione dei corpi idrici marino costieri. Nel 2023 l'obiettivo è stato raggiunto.

MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA - CONCENTRAZIONE DI CONTAMINANTI

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Il Descrittore 8 della Direttiva Quadro sulla Strategia Marina 2008/56/CE (MSFD) al fine di conseguire il buono stato ambientale delle acque marine, attraverso la graduale eliminazione dell’inquinamento, richiede specificatamente la valutazione della presenza dei contaminanti chimici e dei loro effetti nelle matrici ambientali. Nel triennio 2021-2023 è stato svolto da ISPRA il monitoraggio della Sottoregione Mar Adriatico (MAD), Sottoregione Mar Ionio e Mediterraneo Centrale (MIC) e Sottoregione Mar Mediterraneo Occidentale (MWE) i cui dati sono stati elaborati e integrati con quelli consegnati dalle Agenzie regionali e gli istituti zooprofilattici sperimentali.

Da questo monitoraggio si evince che per lo studio della concentrazione dei contaminanti la percentuale di copertura dei dati, sebbene differente per le varie matrici e sottoregioni, ha mostrato un miglioramento, permettendo il raggiungimento della valutazione del GES per la matrice sedimento in due MRU e per la matrice biota nella MRU Mar Adriatico.

MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA - MICRORIFIUTI NELLO STRATO SUPERFICIALE DELLA COLONNA D'ACQUA

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L’Italia, in applicazione alla Direttiva Quadro per la Strategia Marina, ha attuato dal 2015 un esteso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, inclusi i microrifiuti presenti nello strato superficiale della colonna d’acqua. Tale monitoraggio è condotto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (di cui ISPRA fa parte), sotto il coordinamento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). La composizione, quantità e distribuzione dei microrifiuti superficiali sono parametri essenziali per raggiungere il buono stato ambientale delle acque marine, obiettivo della Direttiva. I microrifiuti sono particelle con dimensioni inferiori ai 5 mm, la cui origine è difficile da identificare una volta disperse nell’ambiente. Queste particelle derivano sia da fonti primarie, come pellets e microgranuli utilizzati in cosmetica o prodotti abrasivi, sia da fonti secondarie, come la frammentazione di macrorifiuti. Con l’elaborazione dei dati effettuata dal 2016 al 2022 è stato possibile definire un valore mediano di densità delle microparticelle presenti nei nostri mari, pari a 0,04 microparticelle su m2,ossia 40.000 microparticelle su km2. Tale valore si conferma aggiungendo alla serie di dati anche quelli del 2023. A livello di Mediterraneo, la Convenzione di Barcellona ha fissato un valore soglia di 0,000845 microparticelle per m² (845 microparticelle per km²), pertanto, rispetto a questo valore, l’Italia è ancora distante dal raggiungimento del buono stato ambientale.

MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA – RIFIUTI MARINI SPIAGGIATI

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La Strategia Marina (Direttiva 2008/56/CE) rappresenta un importante strumento di governance del sistema mare, promuovendo l’adozione di strategie mirate alla salvaguardia dell’ecosistema marino per il raggiungimento del Buono Stato Ambientale. Il Buono Stato Ambientale è valutato sulla base di 11 temi o descrittori qualitativi e, fra questi, il descrittore 10 prevede che le proprietà e le quantità di rifiuti marini non provochino danni all’ambiente costiero e marino. L’Italia realizza dal 2015 un esteso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, compresi quelli spiaggiati. Nel 2023, la mediana dei rifiuti marini totali spiaggiati sui litorali italiani è risultata di 250 rifiuti ogni 100 m, il valore più basso dell’intera serie storica. Si tratta però di una densità ancora nettamente superiore al valore soglia di 20 rifiuti ogni 100 m, stabilito a livello europeo come requisito per il raggiungimento del Buono Stato Ambientale. Come negli anni precedenti, le plastiche monouso sono il rifiuto spiaggiato più comune rappresentando il 13% del totale; tuttavia, per questa tipologia di rifiuti si osserva un netto calo rispetto al 2022 (29%) che, se confermato nei prossimi anni, potrebbe rappresentare un primo risultato significativo dell'efficacia del Programma di Misure della Strategia Marina e, in particolare, dell’applicazione della Direttiva 2019/904 per la riduzione della plastica monouso.


NUMERO DEI CASI DI ALTE MAREE

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L'indicatore riporta il numero dei casi annui dei massimi di marea, suddivisi per classi di altezza, rilevati presso la stazione di Venezia - Punta della Salute, rappresentativa del centro storico cittadino. Monitorare l'andamento delle classi di marea alta e medio-alta (superiore agli 80 cm rispetto al piano di riferimento ZMPS) consente di controllare la pressione esercitata sia sul centro storico veneziano (effetti sulla tenuta delle rive e degli edifici), sia sulla laguna circostante (effetti ambientali sulla vegetazione degli habitat barenali e sulla maggiore erosione delle rive naturali). Nell’ultimo quinquennio, il 2019 è stato un anno eccezionale poiché si sono verificati ben 28 casi di “acqua alta”, cioè superamenti della soglia 110 cm sullo ZMPS, valore record dell’intera serie storica. A partire dal 2020, l’entrata in funzione delle barriere mobili contro le inondazioni da alta marea (sistema "Mo.S.E.”) ha portato a una differenziazione del numero di casi di acqua alta tra laguna e mare. Il 2023 ha fatto registrare 18 casi di “acqua alta” in mare e nessun superamento a Venezia, grazie all’azionamento del Mo.S.E. che ha difeso la città.

PERCENTUALE DI ACQUE REFLUE DEPURATE

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La percentuale di acque reflue depurate esprime la quantità di carico organico biodegradabile che raggiunge gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane rispetto al carico organico totale prodotto dagli agglomerati (maggiori o uguali a 2.000 a.e.) presenti sul territorio nazionale. Nel 2022-2023, detta percentuale è pari al 93,51%, in aumento rispetto a quella del 2020 (93,3%).

RITARDO DI PROPAGAZIONE DELLA MAREA NELLA LAGUNA DI VENEZIA

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Un monitoraggio continuo nel tempo delle variazioni del ritardo di propagazione della marea astronomica consente di evidenziare i cambiamenti idrodinamici e quindi morfologici interni alla Laguna di Venezia, che deve la sua sopravvivenza al mantenimento di delicatissimi equilibri ambientali. I ritardi di propagazione della marea all'interno della laguna sono calcolati rispetto al golfo di Venezia, appartenente alla stessa area da un punto di vista geologico, ma esente dall'intervento antropico che contraddistingue l'ambiente lagunare considerato. I ritardi di propagazione della marea sono maggiori quanto più grande è la distanza del punto di osservazione dalla bocca di porto da cui è alimentato. L'onda di marea impiega circa 35/40 minuti per entrare in laguna attraversando i restringimenti delle tre bocche di porto, mentre occorrono circa tre ore per raggiungere le aree più interne e remote.

UPWELLING

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L'upwelling è un fenomeno fisico dovuto all'azione di vento e correnti che possono generare una corrente di risalita, orientata verso il largo e ortogonale alla costa.
Questo fenomeno ha un notevole impatto sulla fauna ittica locale e per questo di grande interesse. L'individuazione delle aree più favorevoli al generarsi di questo fenomeno è stata realizzata utilizzando i dati di velocità e direzione del vento forniti dalla Rete Mareografica Nazionale (RMN) gestita da ISPRA. Questi dati opportunamente elaborati consentono di individuare le zone costiere che con più probabilità sono maggiormente esposte al fenomeno dell’upwelling come, ad esempio, la zona di Carloforte in Sardegna che si conferma essere tra le più favorevoli alla generazione di tale variabile.

ACQUE INTERNE SUPERFICIALI – ELEMENTI DI QUALITA’ BIOLOGICA NEI FIUMI

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L’indicatore deriva dall’applicazione della normativa di riferimento per la determinazione dello stato ecologico delle acque superficiali ai sensi della Direttiva 2000/60/CE. Per il 2021 nell’ambito del flusso dati Soe WISE2 sono stati trasmessi i dati relativi a 732 stazioni di monitoraggio per l’EQB Macrobenthos che nel 54% di esse raggiunge lo stato ecologico "buono o superiore". Nel restante 46% delle stazioni si registra uno stato di qualità inferiore al buono. Per l'EQB Diatomee nel 2021 sono stati trasmessi i dati di 656 stazioni di monitoraggio: nel 74% di esse si rileva uno stato ecologico "buono o superiore", il restante 26% presenta uno stato ecologico inferiore al buono. In riferimento al flusso dati SoE WISE2 del 2022, per l'EQB Macrobenthos sono stati trasmessi i dati relativi a 654 stazioni di monitoraggio e nel 53% di esse si raggiunge lo stato ecologico "buono o superiore". Nel restante 47% delle stazioni si registra uno stato di qualità inferiore al buono; per l’EQB Diatomee sono stati trasmessi i dati di 587 stazioni di monitoraggio: il 69% di esse presenta uno stato ecologico "buono o superiore", nel restante 31% si registra uno stato ecologico inferiore al buono.

ACQUE INTERNE SUPERFICIALI – ELEMENTI DI QUALITA’ BIOLOGICA NEI LAGHI

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L’indicatore deriva dall’applicazione della normativa di riferimento per la determinazione dello stato ecologico delle acque superficiali ai sensi della Direttiva 2000/60/CE. Dai dati trasmessi nell’ambito del flusso SoE WISE2 riferito al 2021, si rileva che l'EQB Fitoplancton è stato monitorato in 152 stazioni  e nel 69% di esse raggiunge lo stato ecologico "buono o superiore". Nel restante 31% delle stazioni si registra uno stato di qualità inferiore al buono.

In riferimento al flusso dati SoE WISE2 del 2022, l'EQB Fitoplancton è stato monitorato in 124 stazioni e nel 66% di esse raggiunge lo stato ecologico "buono o superiore". Il restante 34% delle stazioni presenta uno stato di qualità inferiore al buono. 

EVAPOTRASPIRAZIONE POTENZIALE

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L'indicatore fornisce, per ciascun mese dell'anno, la valutazione, mediante il metodo di Thornthwaite, dell'altezza d'acqua di evapotraspirazione potenziale cumulata mensile sul suolo naturale (espressa in mm) ragguagliata alla superficie del territorio nazionale. 

Nel 2023, il valore stimato dell'evapotraspirazione potenziale totale annua sul suolo naturale è risultato pari a 783,8 mm, discostandosi del +13% dal valore medio relativo al periodo 1951–2023, stimato in 694,8 mm.

EVAPOTRASPIRAZIONE REALE

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L'indicatore fornisce, per ciascun mese e per l’intero anno, la valutazione dell'altezza d'acqua cumulata mensile e annua (espressa in mm) ragguagliata alla superficie del territorio nazionale che effettivamente si trasferisce in atmosfera per i fenomeni di evaporazione dagli specchi liquidi e dal terreno e di traspirazione della vegetazione e, pertanto, non contribuisce alla formazione della risorsa idrica rinnovabile. Nel 2023, il valore stimato dell'evapotraspirazione reale totale annua è stato pari a 548,3 mm, superiore del 11,2% al valore medio del periodo 1951–2023 stimato in 493,2 mm.

INDICE DI RUNOFF

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L'indicatore fornisce su base annuale la valutazione (espressa in %) del rapporto tra il volume annuo del runoff (ruscellamento superficiale) e il volume annuo di precipitazione. Questo indicatore ha lo scopo di fornire una valutazione della quantità di acqua che si trasforma direttamente in deflusso superficiale rispetto al totale delle precipitazioni e di valutare il trend sul lungo periodo, anche in relazione al possibile impatto dovuto ai cambiamenti climatici. I valori annuali dell'indicatore sono, inoltre, confrontati con il corrispondente valore medio calcolato sull’intero periodo 1951–2023.

Nel 2023 il valore dell’indicatore è risultato uguale al 23,7%, inferiore al valore medio di 25,1% di lungo periodo, registrando ancora un trend negativo, sebbene con uno scarto inferiore, rispetto al 2022, anno soggetto a una persistente siccità e alte temperature, in cui il valore ha raggiunto appena il 18,5%.

INFILTRAZIONE

Data aggiornamento scheda:

L'indicatore fornisce, per ciascun mese e per l’intero anno, la valutazione dell'altezza d'acqua cumulata mensile e annua (espressa in mm), ragguagliata alla superficie del territorio nazionale, che si infiltra in profondità nel terreno a seguito delle precipitazioni. 

Nel 2023, il valore del totale annuo dell’infiltrazione stimato in 175,7 mm è risultato inferiore alla media del periodo 1951‒2023 stimata in 215,7 mm.

INTERNAL FLOW

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L'indicatore internal flow fornisce la stima annua (espressa in mm) della quantità di risorsa idrica rinnovabile che naturalmente si produce in un determinato territorio per effetto delle precipitazioni che cadono nello stesso territorio. L'indicatore è calcolato per ogni anno dal 1951 al 2023. Il valore medio dell’indicatore ragguagliato al territorio nazionale dell’ultimo trentennio climatologico 1991–2020 è di 441,9 mm, corrispondenti a un volume di 133,5 miliardi di metri cubi, mentre la media di lungo periodo 1951-2023 (cosiddetta Long-Term Annual Average - LTAA) è di 455,7 mm, corrispondenti a 137,7 miliardi di metri cubi.

Nel 2023 il valore dell’indicatore è di 372,2 mm, corrispondenti a 112,4 miliardi di metri cubi. Il 2023 vede pertanto confermarsi il trend negativo sulla disponibilità annua di risorsa idrica, ormai registrato da diversi anni in Italia. Tuttavia, il 2023 può considerarsi un anno in ripresa rispetto al 2022, quando si è raggiunto il minimo storico della disponibilità di risorsa idrica rinnovabile, dal 1951 a oggi, con un valore di 67,0 miliardi di metri cubi. Il valore del 2023 rappresenta una riduzione della disponibilità di risorsa del 18,4% rispetto alla media di lungo periodo 1951–2023 e del 15,8% rispetto all’ultimo trentennio climatologico.

PERCENTUALE DEL TERRITORIO ITALIANO SOGGETTO A DEFICIT E SURPLUS DI PRECIPITAZIONE

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L'indicatore fornisce una valutazione sulle condizioni di umidità (surplus di precipitazione rispetto alla climatologia) e di siccità (deficit di precipitazione rispetto alla climatologia) a cui è soggetto il territorio nazionale, in termini di stato e trend. Per ciascun mese dal 1952 al 2023, la percentuale del territorio italiano soggetto a condizione di deficit e/o di surplus di precipitazione è espressa mediante lo Standardized Precipitation Index (SPI) relativo alla precipitazione aggregata sulla scala temporale di 3 e 12 mesi. 

Il 2023 è stato soggetto, nel complesso, a un deficit di precipitazione di entità minore rispetto a quanto occorso nel 2022. A rendere meno severo nel 2023 il deficit di precipitazione, ha contribuito l’elevato volume di precipitazioni che si è riversato nel mese di maggio, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese, con localmente valori cumulati di pioggia addirittura superiori di oltre 6 volte le medie del periodo. Ciò ha determinato valori massimi di percentuale del territorio nazionale caratterizzati da "siccità estrema" (SPI ≤ –2,0) più contenuti rispetto all'anno precedente, uguali all'8,0% e al 9,9% rispettivamente per la precipitazione cumulata su 3 mesi e quella cumulata su 12 mesi. Per contro, in termini di surplus di precipitazione, sulla scala temporale di 3 mesi, valori massimi nell'anno della percentuale del territorio nazionale caratterizzata da "umidità estrema" (SPI ≥ 2,0) sono stati dell'ordine del 26–28%, mentre valori massimi relativi a "umidità severa o moderata" (1,0 ≤ SPI < 2,0) hanno raggiunto il 46%. Inferiori le percentuali del Paese colpite da "umidità estrema" (massimo 3,4%) e "umidità severa o moderata" (massimo 21,4%) su una scala temporale di 12 mesi.

PRECIPITAZIONI

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L'indicatore fornisce la valutazione (espressa in mm) dell'altezza d'acqua, ragguagliata alla superficie del territorio nazionale, che precipita al suolo (sia in forma liquida sia solida) per ciascun mese e per l'intero anno. 

L'indicatore relativo al 2023 è confrontato, per ciascun mese dell'anno, con i corrispondenti valori medi del periodo 1951–2023 ottenuti mediante la medesima metodologia. Nel 2023 il valore delle precipitazioni totali annue è stato di 923,9 mm, di poco inferiore al corrispondente valore medio di lungo periodo (LTAA).

PRELIEVO DI ACQUA PER USO CIVILE

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L’indicatore si riferisce al 2022 ed è elaborato sulla base dei dati Istat relativi all’ultimo “Censimento delle acque per uso civile” effettuato nel 2023 e pubblicati nel  2024. Le informazioni sono fornite a scala nazionale, regionale e per distretto idrografico, suddivise a loro volta in prelievo da corpo idrico superficiale e sotterraneo. I valori del prelievo sono confrontati con quelli rilevati nel precedente "Censimento delle acque per uso civile" del 2020. Anche nel 2022, rispetto al precedente censimento 2020, il prelievo idrico per uso civile in Italia è leggermente diminuito.

SICCITÀ IDROLOGICA

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Le mappe di Standardized Precipitation Index (SPI) a 12 mesi forniscono una valutazione a livello nazionale e a larga scala delle condizioni di siccità idrologica, ottenute utilizzando i dati di precipitazioni raccolti e pubblicati dai servizi idro-meteorologici regionali e delle province autonome e quelli del soppresso Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale (SIMN, ora confluito in ISPRA) del Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali. Il passo temporale di aggregazione a 12 mesi scelto per la valutazione dello SPI è quello che meglio descrive gli effetti della siccità (deficit di precipitazione) sulla portata dei fiumi, sulla ricarica degli invasi e sulla disponibilità di acqua nelle falde. 

Le mappe di SPI a 12 mesi (SPI12) evidenziano come la siccità e i conseguenti problemi di severità idrica hanno continuato a interessare l’Italia nel corso del 2023, sebbene in maniera differenziata rispetto alla situazione critica riscontrata nel 2022. I territori del Nord e Centro Italia nei primi quattro mesi dell’anno sono stati caratterizzati da situazioni di siccità severa ed estrema, che si sono però attenuate nel corso del 2023. Tali situazioni hanno poi iniziato a interessare i territori del Sud e delle Isole maggiori.

L'analisi mostra che i mesi da gennaio ad aprile sono stati quelli maggiormente caratterizzati da una condizione di siccità estrema su una scala temporale di 12 mesi (SPI12 ≤ –2,0), come effetto del deficit di precipitazione riscontrato nel 2022 e nei primi mesi del 2023 sull'Italia settentrionale. Tuttavia, la massima estensione raggiunta da tale condizione non ha superato il 10% del territorio italiano (la massima estensione si è avuta  a febbraio 2023 con il 9,9% del paese affetto da siccità estrema), interessando in particolare l'area a cavallo tra il Piemonte e la Lombardia (afferente al Distretto Idrografico del Fiume Po) e quella tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia (afferente al Distretto Idrografico delle Alpi Orientali). Rilevante nei primi 4 mesi dell'anno anche la percentuale del territorio nazionale colpito da siccità moderata e severa (circa il 30%) al passo di aggregazione di 12 mesi. 

ACQUE DI TRANSIZIONE - ELEMENTO DI QUALITA' BIOLOGICA MACROINVERTEBRATI BENTONICI M-AMBI-TW

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L’indice di classificazione ecologica dell'Elemento di Qualità Biologica macroinvertebrati per le lagune costiere, M-AMBI (Multivariate-Azti Marine Biotic Index), è basato sull’analisi della struttura della comunità macrozoobentonica di fondo mobile e prende in considerazione la tolleranza/sensibilità delle specie, la diversità della comunità e la ricchezza specifica. L’indice M-AMBI risponde alle pressioni di origine antropica che interessano le aree di transizione e descrive lo stato di qualità ecologica in 5 classi: elevato, buono, sufficiente, scarso e cattivo. 
I programmi di monitoraggio attualmente operativi nelle acque di transizione italiane prevedono campionamenti annuali con ciclo triennale: ad oggi sono state effettuate 3 campagne di campionamento in quasi tutte le regioni a partire dal 2014. Nel triennio 2020-2022, dei 92 corpi idrici di transizione su cui è stato applicato l’indice M-AMBI, il 14,1% è in stato ecologico “elevato”, il 32,6% nello stato “buono”, il 21,7% “sufficiente”, il 16,3% nello stato “scarso” e il 15,2% “cattivo. A livello nazionale, per le regioni di cui sono disponibili i dati (6 su 9), il 46,7% dei corpi idrici di transizione ha raggiunto l’obiettivo di qualità “buono” o “elevato”.