EEA/ECHA - Strategia per la sostenibilità delle sostanze chimiche

L'Agenzia europea per l'ambiente (EEA), l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e la Commissione europea (CE) hanno sviluppato un nuovo quadro di indicatori specifico, descritto nell' “EU indicator framework for chemicals (EEA Report 02/2024)”. Gli obiettivi di tale quadro sono monitorare i determinanti e i relativi impatti dell'inquinamento chimico, misurare l'efficacia dell’attuale legislazione e identificare le eventuali azioni future da porre in essere. Il quadro fa parte delle azioni implementate a sostegno della “Strategia UE in materia di sostanze chimiche per un ambiente sostenibile e privo di sostanze tossiche” (CSS), in linea con il Green Deal europeo. Tale strategia si prefigge due obiettivi: prevenire danni all’ambiente e alla salute dell’uomo (causati da sostanze chimiche pericolose e dai loro effetti tossici) e sostenere l'industria UE nella produzione di sostanze chimiche sicure e sostenibili.

Di seguito vengono indicati gli indicatori ISPRA che hanno una corrispondenza (non sempre univoca) con i relativi indicatori europei del suddetto core-set. In alcuni casi, un singolo indicatore ISPRA descrive uno o più indicatori del core-set europeo, o viceversa, più indicatori ISPRA descrivono un singolo indicatore del core-set di riferimento. 

Data aggiornamento scheda:

L'indicatore rappresenta l'andamento delle emissioni nazionali di composti organici persistenti per settore di provenienza, dal 1990 al 2022. L’obiettivo del conseguimento di valori di emissione inferiori a quelli del 1990, è stato conseguito sia per gli IPA (-30%) sia per diossine e furani (-43%), seppure con andamenti differenti.

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L’indicatore descrive lo stato dei 42 Siti contaminati d’Interesse Nazionale (SIN) che coprono complessivamente 148.594 ettari di superficie terrestre (0,49% del territorio italiano) e 77.136 ettari di aree marine. La problematica riguarda tutte le regioni italiane, eccetto il Molise. Al 30 giugno 2024 per il 65% dell’estensione totale dei 36 SIN considerati sono disponibili informazioni sullo stato di avanzamento delle procedure: la caratterizzazione è completata nel 59% dei suoli e nel 55% delle acque sotterranee, mentre gli interventi di bonifica/messa in sicurezza sono stati approvati con decreto nel 13% della superficie per i suoli e nel 17% delle acque sotterranee. Il 17% dei suoli e il 6% delle acque sotterranee hanno concluso l’iter. Le informazioni offerte dall’indicatore delineano un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali e delle risposte della società in relazione a obiettivi normativi e di sostenibilità.

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L’indicatore fornisce informazioni sui siti oggetto di procedimento di bonifica regionale, basandosi sui dati estratti dalle anagrafi e banche dati regionali. Nel 2023 risultano registrati 38.556 siti, di cui 22.191 hanno completato il procedimento di bonifica.

Per il 62% dei siti è disponibile almeno un dato di superficie (amministrativa o tecnica). I siti per i quali è nota la superficie amministrativa sono 21.711, pari al 56% dei procedimenti. Tra i procedimenti in corso il 59% dei siti è in fase di notifica, il 21% sta sviluppando o ha sviluppato il modello concettuale, mentre il 20% ha interventi approvati.

Per il 97% dei siti con procedimento di bonifica in corso, lo stato della contaminazione è noto:  6.400 sono potenzialmente contaminati, 3.974 sono contaminati e 5.502 sono in attesa di accertamenti analitici. Tra i procedimenti conclusi, solo nel 30% dei casi è stato necessario un intervento, mentre nel restante 70% il procedimento si è chiuso senza interventi.

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Nel 2022, anno segnato dal delicato contesto geopolitico internazionale, la produzione dei rifiuti speciali generati dal sistema produttivo nazionale (attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, ma anche di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale) fa registrare una flessione rispetto al 2021, analogamente a quanto rilevato per i rifiuti urbani, attestandosi a 161,4 milioni di tonnellate (-2,1%, corrispondente a 3,4 milioni di tonnellate). I rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93,8% del totale dei rifiuti prodotti, diminuiscono di 2,7 milioni di tonnellate (-1,8%), quelli pericolosi di quasi 680 mila tonnellate (-6,4%). 

Il settore dell’edilizia continua a registrare ancora un aumento, pur se più contenuto rispetto al precedente anno, legato agli incentivi disposti dal Governo per la ristrutturazione degli immobili mirati alla riqualificazione energetica degli edifici unitamente alle attività dei cantieri destinati alla costruzione di infrastrutture e opere pubbliche e di edilizia abitativa e commerciale. 

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Il Descrittore 8 della Direttiva Quadro sulla Strategia Marina 2008/56/CE (MSFD) al fine di conseguire il buono stato ambientale delle acque marine, attraverso la graduale eliminazione dell’inquinamento, richiede specificatamente la valutazione della presenza dei contaminanti chimici e dei loro effetti nelle matrici ambientali. Nel triennio 2021-2023 è stato svolto da ISPRA il monitoraggio della Sottoregione Mar Adriatico (MAD), Sottoregione Mar Ionio e Mediterraneo Centrale (MIC) e Sottoregione Mar Mediterraneo Occidentale (MWE) i cui dati sono stati elaborati e integrati con quelli consegnati dalle Agenzie regionali e gli istituti zooprofilattici sperimentali.

Da questo monitoraggio si evince che per lo studio della concentrazione dei contaminanti la percentuale di copertura dei dati, sebbene differente per le varie matrici e sottoregioni, ha mostrato un miglioramento, permettendo il raggiungimento della valutazione del GES per la matrice sedimento in due MRU e per la matrice biota nella MRU Mar Adriatico.

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L'indicatore mette in relazione le emissioni complessive in atmosfera generate dai processi produttivi del settore chimico e petrolchimico con le quantità complessive prodotte, per valutare le emissioni specifiche generate dalla produzione di un'unità di prodotto. Nel 2020, rispetto al 2019, le emissioni specifiche di NOx sono diminuite del 16%, le emissioni specifiche di SOx sono aumentate del 58% mentre per le emissioni specifiche di COVNM e CO si osservano riduzioni del 3% e del 8% rispettivamente.

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Negli ultimi cento anni la produzione globale di sostanze chimiche è aumentata in maniera esponenziale, passando da 1 milione di tonnellate nel 1930 alle diverse centinaia di milioni di tonnellate attuali. L’Unione Europea (UE) è il secondo produttore mondiale dopo la Cina e si stima che sul mercato europeo siano presenti più di 100.000 sostanze chimiche. L’Italia con un valore della produzione di oltre 66 miliardi di euro, è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, e il dodicesimo a livello mondiale. Le imprese chimiche attive in Italia sono circa 2.800 e occupano oltre 112.000 addetti, ma l’uso dei prodotti chimici interessa tutti i settori produttivi. La regolamentazione europea delle sostanze chimiche è probabilmente la più ambiziosa a livello mondiale, il suo scopo è di assicurare un elevato livello di protezione della salute umana e dell'ambiente. Le norme principali di riferimento sono il Regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) e il Regolamento CLP (Classification, Labelling and Packaging). La sicurezza nella gestione delle sostanze chimiche è in primo luogo a carico delle imprese che le producono, le importano o le utilizzano. L'ECHA (European Chemicals Agency) e le autorità competenti degli Stati membri dell'UE svolgono un’attività di controllo sugli adempimenti delle imprese e possono intervenire con provvedimenti specifici qualora si dimostri che il rischio delle sostanze per l’uomo e l’ambiente non sia adeguatamente controllato. L’indicatore, attraverso il monitoraggio dei processi regolamentari, fornisce gli elementi per valutare il progresso nel conseguimento degli obiettivi di sicurezza stabiliti dalla normativa.

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L’indicatore permette di valutare la contaminazione delle acque superficiali e sotterranee da residui di pesticidi immessi nell’ambiente. Il monitoraggio dei pesticidi nelle acque è reso complesso dal numero di sostanze interessate e dall’uso dispersivo. I livelli misurati sono confrontati con i limiti di concentrazione stabiliti dalla normativa vigente. Gli indicatori presentati forniscono un’analisi dell’evoluzione della contaminazione nel decennio 2012-2021 in termini di frequenza di ritrovamento dei pesticidi nelle acque, nonché sul rischio ambientale derivante dal loro utilizzo. I dati del 2021 confermano uno stato di contaminazione già segnalato negli anni precedenti, con superamenti dei limiti soprattutto nelle acque superficiali (28,3% dei punti di monitoraggio); nelle acque sotterranee il 6,8% dei punti supera i limiti normativi.

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Il monitoraggio chimico dei corpi idrici sotterranei nel periodo 2018-2020 ha evidenziato che le sostanze di origine antropica maggiormente critiche a scala nazionale per lo stato chimico sono il nitrato e il triclorometano. Mentre tra le diverse sostanze di possibile origine naturale presenti nei corpi idrici sotterranei, significativa è la conducibilità elettrica correlata alla presenza dei cloruri che rappresenta un ottimo indicatore di salinizzazione delle acque sotterranee, sia di origine marina per gli acquiferi costieri sia di acque profonde fossili. Nel periodo 2014-2020 la concentrazione dei nitrati è stazionaria nel 78,8% delle stazioni monitorate, in diminuzione nell’11,8% e in aumento nel restante 9,4%. In Abruzzo e in Emilia-Romagna si registrano le percentuali più alte delle stazioni con tendenza in diminuzione (22,8%), mentre nel Lazio la percentuale più alta di stazioni con tendenza in aumento (20,6%). Il triclorometano presenta concentrazioni stazionarie nel 72,6% delle stazioni, una tendenza in diminuzione nel 24,9% e solo nel restante 2,5% una tendenza in aumento. Nelle Marche e in Piemonte si evidenziano alte percentuali con tendenza in diminuzione, rispettivamente 81,4% e 70,7%. La conducibilità elettrica presenta tendenze stazionarie nel 78,6%, in diminuzione nel 4,6% e in aumento nel restante 16,8% In Emilia-Romagna si registra il valore più alto di tendenze in diminuzione (14,5%), mentre nel Lazio si ha la percentuale più alta di tendenze in aumento (25%).

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La strategia europea Farm to Fork fissa due obiettivi da perseguire entro il 2030, che consistono nella riduzione del 50% dell'uso e del rischio di pesticidi chimici e nella riduzione del 50% dell'uso di pesticidi più pericolosi. Al fine di misurare i progressi compiuti verso questi obiettivi sono stati definiti due indicatori basati sulle vendite delle sostanze attive contenute nei prodotti fitosanitari e sulle proprietà pericolose di queste sostanze. Gli indicatori descritti rappresentano l’andamento europeo e nazionale dei progressi compiuti verso gli obiettivi di riduzione dei pesticidi della strategia Farm to Fork. Nel 2022, l’uso e il rischio dei pesticidi chimici mostra una diminuzione a livello europeo del 36% rispetto al periodo di riferimento 2015-2017, per l’Italia la riduzione supera l’obiettivo fissato a livello europeo, raggiungendo il 53%, con una diminuzione di 10 punti percentuali nell’ultimo anno. Per quanto riguarda l’uso dei pesticidi più pericolosi, il decremento nazionale nel 2022 è più rapido di quello europeo, ammontando a una riduzione del 34% in confronto a quella europea del 25% (rispetto al triennio 2015-2017).

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Il monitoraggio chimico dei corsi d'acqua nel 2017 è stato eseguito dalle ARPA/APPA su un totale di 1.867 stazioni di monitoraggio appartenenti a 15 regioni e 2 province autonome.
La rappresentazione dell’indicatore è stata effettuata considerando sia gli Standard di Qualità Ambientale - Medio Annuo (SQA - MA) sia Standard di Qualità Ambientale - Concentrazione Massima Ammissibile ( SQA-CMA) nelle acque superficiali definiti nel D.Lgs. 172/2015.
Su scala nazionale l’87,1% delle stazioni non presenta superamenti degli SQA-MA e il 98,6% delle stazioni non presenta superamenti degli SQA-CMA.