Accordo di partenariato 2014-2020
L'Accordo di Partenariato 2014-2020 tra l'Italia e l'Unione Europea riguardava le politiche di coesione e il relativo utilizzo dei fondi strutturali e di investimento europei per sostenere lo sviluppo economico e sociale nelle diverse regioni italiane. Nell'ambito del progetto ISPRA Statistiche ambientali per le politiche di coesione 2014-2020 a valere sul PON GOVernance e Capacità Istituzionale 2014-2020 sono stati popolati gli indicatori di rilevanza ambientale dell’Accordo di Partenariato o comunque indicatori “di rilevanza ambientale” utili alle amministrazioni regionali e locali per monitorare le politiche di coesione 2014-2020.

L'indicatore rappresenta la serie storica delle emissioni di gas serra nazionali dal 1990 al 2022, per settore di provenienza. Dall’analisi dei dati si registra, nel 2022, una riduzione sensibile delle emissioni rispetto al 1990 (-21%), spiegata dalla recessione economica che ha frenato i consumi negli ultimi anni ma anche da un maggiore utilizzo di energie rinnovabili, con conseguente riduzione delle emissioni di CO2 provenienti dal settore energetico (-20 % rispetto al 1990).
Per il 62% dei siti è disponibile almeno un dato di superficie (amministrativa o tecnica). I siti per i quali è nota la superficie amministrativa sono 21.711, pari al 56% dei procedimenti. Tra i procedimenti in corso il 59% dei siti è in fase di notifica, il 21% sta sviluppando o ha sviluppato il modello concettuale, mentre il 20% ha interventi approvati.
Per il 97% dei siti con procedimento di bonifica in corso, lo stato della contaminazione è noto: 6.400 sono potenzialmente contaminati, 3.974 sono contaminati e 5.502 sono in attesa di accertamenti analitici. Tra i procedimenti conclusi, solo nel 30% dei casi è stato necessario un intervento, mentre nel restante 70% il procedimento si è chiuso senza interventi.

L'indicatore mostra la quantità di rifiuti speciali smaltiti in discarica per categoria e per tipologia di rifiuti e il numero di discariche. Nel 2022, i quantitativi di rifiuti speciali complessivamente smaltiti in discarica ammontano a circa 8,9 milioni di tonnellate, pari al 5% del quantitativo totale dei rifiuti speciali gestiti a livello nazionale (177 milioni di tonnellate). Rispetto al 2021, si rileva un decremento pari a circa 1,3 milioni di tonnellate (-12,6%), mentre, rispetto al 2020 (anno dell’emergenza epidemiologica da COVID-19), si registra una riduzione di 975 mila tonnellate (-9,9%). Il numero totale delle discariche operative è pari a 261: 118 discariche per rifiuti inerti (45% del totale degli impianti operativi), 132 discariche per rifiuti non pericolosi (51% del totale) e 11 discariche per rifiuti pericolosi (4% del totale). Analizzando il triennio 2020 - 2022, si assiste a una progressiva diminuzione del numero totale delle discariche operative che passano da 285 del 2020, a 270 nel 2021 e 261 nel 2022.

Nel 2022, la percentuale di raccolta differenziata è pari al 65,2% della produzione nazionale ( 29,1 milioni di tonnellate ) (+1,2 punti percentuali rispetto al 2021), raggiungendo così l’obiettivo fissato dalla normativa per il 2012 (65%).

Nel 2022, i quantitativi di rifiuti urbani complessivamente smaltiti in discarica ammontano a circa 5,2 milioni di tonnellate, e il numero delle discariche operative è pari a 117 impianti. Si registra una riduzione, rispetto al 2021, delle quantità totali di rifiuti urbani smaltiti in discarica pari al 7,9% (-446 mila tonnellate) e una riduzione del numero degli impianti pari al 3,8% (-9 impianti).

L’indicatore si basa sui dati di concentrazione di PM10 in atmosfera misurati nel corso del 2023 nelle stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio nazionale, raccolti e archiviati in ISPRA nel database InfoAria, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2008/50/CE (e dal decreto legislativo di recepimento D.Lgs. 155/2010) e dalla Decisione 2011/850/EU. Le stazioni di monitoraggio che hanno misurato e comunicato dati di PM10 sono 573. Le serie di dati con copertura temporale sufficiente per la verifica dei valori di riferimento sono 541. Non sono stati registrati superamenti del valore limite annuale, mentre il valore limite giornaliero è stato superato in 63 stazioni (pari al 12% dei casi). Risultano infine superati nella maggior parte delle stazioni di monitoraggio sia il valore di riferimento annuale dell’OMS (91% dei casi), sia quello giornaliero (84% dei casi).

L’indicatore descrive le emissioni di gas serra (CH4, N2O, CO2) in atmosfera prodotte dal settore agricolo, dovute principalmente alla gestione degli allevamenti e all’uso dei fertilizzanti e permette di valutare il peso del settore rispetto al totale di emissione nazionale e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione. L'andamento delle emissioni di gas serra del settore agricoltura a partire dal 1990 è in tendenziale diminuzione; tuttavia, ulteriori interventi di riduzione dovranno essere intrapresi per raggiungere gli obiettivi stabiliti nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), del Protocollo di Kyoto e delle Direttive europee. In particolare, l’obiettivo al 2030 per l’Italia fissato dal Regolamento Effort Sharing (2023/857/EC) è pari a -43,7% di riduzione delle emissioni complessive di gas serra dei settori agricoltura, civile, trasporti, rifiuti e impianti industriali non inclusi nella Direttiva EU-ETS (European Union Emission Trading Scheme), rispetto ai livelli del 2005. Nel 2022, le emissioni di gas serra dall’agricoltura hanno un peso marginale rispetto al totale delle emissioni dei settori del Regolamento Effort Sharing, pari all’11,2%; mentre la riduzione delle emissioni di gas serra del settore agricoltura rispetto al 2005 è pari a -12,2%.

L'indicatore di Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS) fornisce una valutazione della qualità chimica dei corpi idrici sotterranei italiani in base al confronto delle concentrazioni di alcuni inquinanti rispetto agli Standard di Qualità Ambientale e ai Valori Soglia delle tabelle 2 e 3 del DM 6/7/2016. A seconda se vengono rispettati o meno i limiti di concentrazione tabellari, lo stato chimico di un corpo idrico può risultare in stato buono o scarso e concorre, insieme allo stato quantitativo, a definire lo stato complessivo delle acque sotterranee. L’indicatore è stato popolato a partire dai dati di classificazione dei corpi idrici del Reporting WISE del 3° Piano di Gestione (PdG). A livello nazionale, nel sessennio di classificazione 2016-2021 inerente al 3° PdG, si evidenzia un aumento dei corpi idrici sotterranei classificati in stato chimico buono, che raggiungono il 70% del totale (rispetto al 58% del 2° PdG), con una percentuale di corpi idrici in stato scarso del 27%. A livello di distretto, le percentuali di corpi idrici che raggiungono lo stato chimico buono variano dal 56%, registrato nel Distretto Sicilia, all'85% nel Distretto Alpi Orientali. In tutti i distretti idrografici i corpi idrici in stato sconosciuto sono in netta riduzione rispetto al ciclo precedente, con la totalità di corpi idrici classificati nei Distretti Alpi Orientali, Appennino Meridionale e Sicilia.

L’indicatore fornisce la stima su base nazionale e regionale dello stato conservazione delle coste italiane nel 2020 e dei cambiamenti per erosione o per avanzamento subiti dal 2006, utile per la valutazione della vulnerabilità delle aree costiere e del rischio a cui sono esposti centri urbani, infrastrutture e attività socio-economiche che si sviluppano in prossimità della costa. Nel 2020 si riscontra una significativa instabilità su 1.913 km di litorali, di cui 943 km per erosione e 970 km per avanzamento, tuttavia, rispetto ai precedenti rilievi (1950-2000, 2000-2006), si registra a livello nazionale una lieve tendenza a una maggiore stabilità e a un aumento dei tratti di costa in avanzamento.

L'indicatore valuta le emissioni dei gas serra prodotte dal settore dei trasporti per verificare il raggiungimento degli obiettivi nazionali e internazionali. Nel 2022 in Italia i trasporti sono responsabili del 26,6% delle emissioni totali di gas serra. Nel periodo 1990 - 2019 le emissioni del settore trasporti (esclusi i trasporti internazionali/bunkers) crescono del 4,1%; nel 2020 si verifica una marcata riduzione (-18,6%, rispetto al 2019) fondamentalmente imputabile alle misure di restrizione della mobilità dovute alla crisi pandemica, successivamente, dal 2020 al 2021, si registra un aumento delle emissioni pari al 18,9%. Nel 2022, si stima un aumento del 6,7% rispetto all'anno precedente e un ritorno ai livelli pre-pandemia. Nel complesso le emissioni del settore dal 1990 al 2022 aumentano del 7,4%. Varie criticità caratterizzano il sistema dei trasporti nazionali, distante dagli ambiziosi obiettivi al 2030 e al 2050 sull’abbattimento delle emissioni dei gas serra a livello europeo.

La Direttiva Habitat (92/43/CEE) rappresenta uno dei principali pilastri della politica comunitaria per la conservazione della natura. L’indicatore si basa sui dati forniti dall’Italia per il reporting periodico richiesto agli Stati membri dall’art. 17 della Direttiva. La scheda contiene una sintesi generale del IV Report italiano, riferito ai dati dei monitoraggi effettuati dalle regioni e dalle province autonome nel periodo 2013-2018. In particolare, si evidenzia lo stato di conservazione complessivo riscontrato per gli habitat terrestri e delle acque interne presenti sul territorio nazionale e la ripartizione dello stato di conservazione nelle regioni biogeografiche italiane. Viene inoltre mostrato il numero di valutazioni da effettuare dalle singole regioni e arovince autonome per il monitoraggio degli habitat al fine di fornire quantificazione dell'intensità di lavoro prevedibile. La tendenza rispetto al precedente ciclo di rendicontazione risulta negativa con una diminuzione delle valutazioni favorevoli. Attualmente sono in stato di conservazione favorevole solo l’8% dei casi a fronte del 49% di valutazioni di stato inadeguato e del 40% di valutazione di stato cattivo. Si rileva pertanto una situazione generale problematica, che allontana, ancor di più rispetto al passato, il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla normativa.

L'indicatore fornisce una stima della popolazione a rischio frane (rischio di danni alla persona: morti, dispersi, feriti, evacuati) su base nazionale, regionale, provinciale e comunale. In Italia la popolazione a rischio frane residente nelle aree a pericolosità PAI elevata e molto elevata (P3+P4) ammonta a 1.303.666 abitanti, pari al 2,2% del totale.

L'indicatore fornisce un quadro della popolazione residente in aree allagabili (popolazione esposta a rischio di alluvioni) su base nazionale, regionale, provinciale e comunale. In Italia, la popolazione residente in aree a pericolosità/probabilità elevata è il 4,1% del totale nazionale (2.431.847 abitanti); quella esposta a pericolosità/probabilità media è l’11,5% (6.818.375 abitanti) mentre la popolazione in aree a pericolosità/probabilità bassa è pari al 20,6% (12.257.427 abitanti).