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L'indicatore monitora la diffusione degli agriturismi, una forma di turismo integrato nel territorio che contribuisce a ridurre l'impatto delle infrastrutture sulla biodiversità e sul paesaggio. Tra il 2003 e il 2023, il settore ha registrato una crescita del 101%, passando da 13.000 a oltre 26.000 aziende agrituristiche. Le strutture che offrono alloggio sono aumentate del 97%. Inoltre, le attività "green", in particolare le osservazioni naturalistiche, hanno visto un incremento significativo.



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Il turismo continua a essere strategico per l’economia italiana, ma la sua attrattiva dipende da un ambiente salubre. L’indicatore quantifica le emissioni atmosferiche generate dai viaggi turistici su strada in Italia. Nel 2023, l’automobile rimane il principale responsabile di tutte le sostanze inquinanti considerate: 93,7 % del CO, 96,1 % dei VOC, 90,2 % dei NOx, 86,2 % del PM2,5 e 93,4 % della CO₂. I veicoli “ricreazionali” – camper, caravan e furgoni – incidono soprattutto su PM2,5 (11,9%) e NOx (8,1%). Dopo il picco post-pandemico del 2022, le emissioni totali sono diminuite nel 2023 di circa 11-18% a seconda dell’inquinante, restando comunque inferiori ai livelli pre-pandemici del 2019, tuttavia questo confronto può essere stato influenzato da un  miglioramento della metodologia.



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Nel 2023, i flussi turistici alle frontiere continuano a crescere, con un totale di 85,7 milioni di visitatori stranieri, segnando un aumento del 14,7% rispetto al 2022. Il transito attraverso le frontiere stradali si conferma la modalità più utilizzata (49,4%), seguito da quello aeroportuale (47,0%). Gli italiani continuano a prediligere l'automobile come principale mezzo di trasporto per i loro viaggi (69,5%), con un leggero calo rispetto all'anno precedente. Tuttavia, l'uso del treno rimane marginale (11,2%), indicando una limitata transizione verso mezzi di trasporto più sostenibili.



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L’indicatore quantifica la pressione del turismo sul sistema di gestione dei rifiuti urbani in Italia. Esso rappresenta oggi un proxy riconosciuto per il monitoraggio del Goal 12 dell’Agenda 2030 (SDG 12.b.1). Dal 2023, la metodologia è stata arricchita includendo non solo i pernottamenti ufficiali nelle strutture ricettive, ma anche le presenze in alloggi gratuiti (seconde case, abitazioni di amici/parenti) e le escursioni giornaliere senza pernottamento. L’inclusione di queste componenti consente una stima più realistica e completa della popolazione turistica equivalente e, quindi, della quantità di rifiuti generati per abitante-equivalente. Nel 2023 l’indicatore ha raggiunto 15,7 kg/ab eq secondo la nuova metodologia, segnando un incremento del 53% rispetto al valore stimato con il metodo tradizionale (10,1 kg/ab eq). 



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Durante gli anni della pandemia, 2020 e 2021, il settore turistico italiano ha subito una drastica riduzione dell'attività economica a causa delle restrizioni sui viaggi e delle misure di contenimento del virus. Questa contrazione ha portato a una diminuzione significativa del valore aggiunto prodotto dal settore. Tuttavia, le emissioni di CO₂ equivalente non sono diminuite in proporzione, poiché alcune fonti di emissione, come il mantenimento delle infrastrutture turistiche e le emissioni indirette legate al settore, sono rimaste relativamente costanti. Di conseguenza, l'intensità di emissione, misurata in tonnellate di CO₂ equivalente per milione di euro, è aumentata in questi anni, poiché le stesse o simili quantità di emissioni erano associate a un minor output economico.

Nel 2022, con la ripresa delle attività turistiche e l'aumento del valore aggiunto prodotto, l'intensità di emissione è diminuita significativamente, tornando sotto i livelli del periodo pandemico. Questo risultato riflette una maggiore efficienza del settore, dove la crescita economica ha superato l'incremento delle emissioni. Tuttavia, l'Italia si posiziona ancora sopra la media europea, indicando margini di miglioramento nella sostenibilità ambientale del turismo.



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L'indicatore analizza le emissioni medie di CO₂ per passeggero aereo, fornendo una misura dell'impatto ambientale del trasporto aereo nel settore turistico. Esso si basa sulla divisione delle emissioni totali di CO₂ dei voli passeggeri per il numero di passeggeri trasportati. Nel 2023, il valore delle emissioni si riduce a 77 kg CO₂ per passeggero, confermando un miglioramento dell'efficienza energetica del settore aereo italiano. Tuttavia, nonostante il progresso, l'Italia rimane sopra ai livelli di alcuni paesi europei più virtuosi, indicando la necessità di strategie aggiuntive per la decarbonizzazione del settore.



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La Bandiera Blu rimane una delle etichette ambientali internazionali più prestigiose per le spiagge e gli approdi turistici. Nel 2024, l’Italia si conferma tra le nazioni con il maggior numero di riconoscimenti, totalizzando 485 Bandiere Blu per le spiagge e 81 per gli approdi turistici, dimostrando un continuo impegno verso la sostenibilità delle località turistiche marine e lacustri.



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L'indicatore illustra il consumo di energia elettrica nel settore turistico, identificato dall’ATECO “Attività dei Servizi di Alloggio e di Ristorazione”. Nel 2023, tale settore rappresenta il 4,2% del consumo complessivo di energia elettrica in Italia. Considerando esclusivamente le attività ricettive, come alberghi, campeggi e altre strutture per brevi soggiorni, questa quota si riduce all’1,5%. Nel 2023, nella sottocategoria "alloggi", l'83,8% dei consumi di energia elettrica è da attribuire agli "alberghi e strutture simili".



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L'indicatore misura la dipendenza del turismo italiano dai mercati internazionali, soprattutto da quelli più distanti, con l'obiettivo di valutare l'impatto ambientale legato ai trasporti a lungo raggio. L'Italia, essendo una destinazione turistica globale, è influenzata dalle distanze che i turisti percorrono per visitarla. L'aviazione, in particolare, gioca un ruolo cruciale, contribuendo alle emissioni di CO2 a cui concorre, inoltre, l’aumento degli arrivi turistici. Tra il 2015 e il 2019, il turismo ha visto una continua crescita, la proporzione fra i turisti nazionali e i turisti provenienti dai paesi lontani è costante; questo andamento si è interrotto con la pandemia COVID-19 nel 2020. Tuttavia, nel 2022 e 2023, il settore ha mostrato una forte ripresa, con una distribuzione territoriale dei turisti provenienti da origini lontane con valori in linea con il periodo precedente.



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L’indicatore permette di quantificare la capacità ricettiva degli esercizi alberghieri, delle strutture complementari e dei bed and breakfast presenti sul territorio. Nonché stimare il grado di utilizzo delle strutture alberghiere. Nel 2023, l’indice di utilizzazione netta alberghiera raggiunge il 51,5%, valore più alto dal 1995. 



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L’indicatore permette il monitoraggio del carico agente sul territorio dovuto al turismo sia in termini di peso (arrivi) sia di sforzo sopportato (presenze). Rileva, inoltre, come alcune regioni e province autonome siano caratterizzate da rapporti “arrivi/abitanti” e “presenze/abitanti” elevati come nel caso della Valle d’Aosta (10,9 e 30,0) e della provincia autonoma di Bolzano (15,7 e 67,2) a fronte di una media nazionale pari rispettivamente a 2,3 e 7,6. Nel 2023 tutti i valori crescono e superano quelli del 2019.



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Le infrastrutture turistiche, in particolare i porti turistici, esercitano pressioni significative sull’ambiente marino e costiero. Questo indicatore monitora la pressione potenziale considerando il numero complessivo di posti barca e la loro distribuzione per km di costa nelle regioni italiane. I dati aggiornati al 2022 indicano un incremento dei posti barca rispetto al 2021, con una distribuzione più accentuata in alcune regioni, che implica un maggiore impatto ambientale sugli ecosistemi locali.



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L'indicatore intende fornire un’idea quantitativa del contributo dei turisti al consumo giornaliero di acqua potabile. Nel 2022, a livello nazionale, il movimento turistico censito ha consumato giornalmente 4 litri di acqua a uso potabile/ab. equivalenti. Nel periodo 2015-2018-2020 si è rilevata prima una crescita dei consumi, che passano da 3,7 a 4 litri/ab. equivalenti, poi un dimezzamento nel 2020, un’anomalia questa imputabile alla pandemia COVID-19 che ha bloccato il mondo intero.



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Tra le infrastrutture per attività turistiche, i campi da golf hanno un forte impatto sull'ambiente circostante. Il consumo di risorse (ad esempio, l'estrazione di acqua, l'occupazione di suolo, ecc.) e l’inquinamento prodotto, per esempio dall’uso di pesticidi, destano le maggiori preoccupazioni. A fronte di ciò, il movimento golfistico italiano sta orientando, sempre più, il suo sviluppo verso un approccio rispettoso per l’ambiente, mediante certificazioni (GEO) o riconoscimenti ambientali. Nel 2022, il numero totale di campi da golf è pari a 367.



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I parchi italiani ospitano nei propri territori circa il 20,2% degli esercizi ricettivi totali e il 24,5% dei posti letto totali.

Si propone un’analisi dell’offerta ricettiva (numero di esercizi e numero di posti letto) e dei “flussi turistici” (arrivi e presenze) nei parchi nazionali e regionali, anche per evidenziare lo sforzo cui è sottoposto il territorio. La Carta Europea per il Turismo Sostenibile nelle Aree Protette (CETS) è stata ottenuta dall’80% dei parchi nazionali e da circa l'11,2% di quelli regionali.