CERTIFICATI BIANCHI

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Il meccanismo dei Certificati Bianchi (o Titoli di Efficienza Energetica – TEE) è stato introdotto dai decreti ministeriali del 24 aprile 2001, con la finalità di incentivare la realizzazione di interventi di efficienza energetica negli usi finali per ottemperare agli obiettivi nazionali di risparmio in capo ai soggetti obbligati. I TEE sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica. Un certificato equivale al risparmio di 1 tonnellata equivalente di petrolio (tep). Il meccanismo Certificati Bianchi (CB) è stato gradualmente modificato nel corso degli anni, coerentemente con l’evoluzione legislativa. Nel periodo 2006-2023 complessivamente sono stati certificati risparmi addizionali di energia primaria pari a circa 29,3 Mtep e riconosciuti 58,5milioni di titoli di efficienza energetica.

CONSUMI FINALI DI ENERGIA ELETTRICA PER SETTORE ECONOMICO

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I consumi finali di energia elettrica sono cresciuti costantemente dal 1990 al 2008 per poi flettere per effetto della crisi economica. Dal 2015 i consumi tornano a crescere fino a raggiungere un livello stabile dal 2017. In seguito agli effetti della pandemia di SARS-CoV-2 i consumi del 2020 si sono ridotti del 5,7% rispetto all’anno precedente con un rimbalzo del 6,2% nel 2021. Nel 2022 si registra un decremento dell’1,8% rispetto al 2021, attestandosi al valore di 24,7 Mtep. La quota dei consumi nell'industria è scesa dal 51,7% nel 1990 al 38,9% nel 2022, quella del settore civile (terziario e residenziale) è aumentata dal 43,2% al 55,6%, quella dell’agricoltura e pesca è rimasta quasi costante intorno al 2%, mentre quella dei trasporti, con delle fluttuazioni, si mantiene pari al 3,1%. 

CONSUMI FINALI E TOTALI DI ENERGIA PER SETTORE ECONOMICO

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L'indicatore misura l'energia consumata dagli utenti finali e l’energia totale consumata dal Paese. A partire dal 1990 si registra un andamento crescente dell’energia disponibile per i consumi finali, con un picco raggiunto nel 2005. Successivamente si rileva un’inversione di tendenza fino a un minimo toccato nel 2014. Fino al 2018 si osserva una ripresa dei consumi finali seguita dalla flessione nel 2019 e dalla repentina riduzione nel 2020 a causa del lockdown delle attività economiche per contenere la diffusione della pandemia di SARS-CoV-2, seguita dalla ripresa dei consumi nel 2021, per poi diminuire nel 2022. Nel 2022 l’energia disponibile per il consumo finale, contabilizzata secondo la metodologia adottata da Eurostat, è pari a 112,0 Mtep, -6,9% rispetto al 2021.

CONSUMI TOTALI DI ENERGIA PER FONTI PRIMARIE

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L'analisi del contributo delle diverse fonti energetiche primarie al consumo interno lordo di energia mostra che il ruolo predominante dei prodotti petroliferi si sta riducendo a favore dell’incremento del gas naturale (37,9% del totale nel 2022) e delle fonti rinnovabili (19,0% del totale nel 2022). La maggiore diversificazione e l’incremento del ruolo delle fonti rinnovabili hanno effetti positivi sul livello di autosufficienza energetica dell’Italia, tra i più bassi tra i paesi industrializzati.

DIPENDENZA ENERGETICA

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L'indicatore mostra la dipendenza dell'economia nazionale dalle importazioni di diverse fonti energetiche per soddisfare il proprio fabbisogno. La diminuzione della quota di petrolio e l’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili determina la diminuzione della dipendenza energetica nazionale. A partire dal 2007 si osserva una riduzione della dipendenza energetica, passata dal valore massimo registrato nel 2006 dell'85,5% al minimo del 75,1% del 2020. Nel 2021 la dipendenza fa registrare il 76,9%, in risalita rispetto all’anno precedente; nel 2022, la dipendenza continua a crescere fino al 78,7%.

INTENSITÀ ENERGETICHE FINALI SETTORIALI E TOTALE

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Il confronto interno all’Unione Europea mette in evidenza che l’intensità energetica primaria e finale dell’Italia resta più bassa della media europea per effetto della storica carenza di fonti primarie di energia (che ha favorito la creazione di comportamenti e infrastrutture parsimoniose nell’uso dell’energia e una struttura produttiva non eccessivamente energivora), della forte fiscalità (che ha aumentato il costo delle fonti energetiche all’utenza finale oltre i valori degli altri paesi), del più basso reddito pro capite, del clima relativamente mite. Secondo una graduatoria crescente dei valori di intensità energetica primaria l’Italia si colloca al 7° posto tra i paesi europei.

QUOTA DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI NEI CONSUMI FINALI

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In Italia, la quota di energia da fonti rinnovabili nel 2020 è stata del 20,4% rispetto al consumo finale lordo, un valore superiore all’obiettivo del 17% per il 2020. Nel 2021 la quota è scesa al 18,9%; nel 2022 si è attestata al 19,1%, registrando un incremento di 0,2 punti percentuali rispetto all'anno precedente.

RAPPORTO TRA I CONSUMI FINALI DI ENERGIA E I CONSUMI TOTALI DI ENERGIA

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Il rapporto tra i consumi finali di energia e i consumi totali di energia misura l'efficienza complessiva della conversione dell'energia contenuta nelle fonti primarie. La differenza tra queste due grandezze corrisponde alle perdite nei processi di conversione (come la produzione di elettricità e la raffinazione del petrolio), ai consumi interni degli impianti di produzione di elettricità e alle perdite nella distribuzione. Dal 1990 al 2022 il rapporto medio del nostro Paese (70,6%) è superiore alla media europea (62,6%). Negli ultimi anni si osserva un significativo incremento del rapporto.