EMISSIONI DI INQUINANTI ATMOSFERICI DAI TRASPORTI

Data aggiornamento scheda:

L'indicatore consente di valutare le emissioni dei principali inquinanti atmosferici prodotte dal settore dei trasporti. In Italia, le emissioni nocive prodotte dal trasporto stradale sono diminuite notevolmente negli ultimi anni, grazie all’introduzione di catalizzatori, di filtri per particolato fine e di altre tecnologie installate nei veicoli. Dal 1990 al 2022 le emissioni su strada di composti organici volatili non metanici si riducono dell’88,2%, le emissioni di ossidi di azoto del 74,8% e quelle di particolato fine del 75,0%. Le emissioni di ossidi di zolfo, ormai quasi assenti nel trasporto stradale, sono ancora rilevanti nel trasporto via mare. Le stime del 2020 riflettono gli effetti della pandemia, mentre nel 2021 e 2022 si assiste ad una graduale ripresa. Le emissioni inquinanti in atmosfera vengono monitorate a livello nazionale ai fini della verifica del rispetto degli impegni di riduzione imposti a livello europeo, con l’obiettivo di conseguire livelli di qualità dell'aria che non comportino significativi impatti negativi e rischi significativi per la salute umana e l'ambiente.

EMISSIONI DI METALLI PESANTI (CD, HG, PB): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALE

Data aggiornamento scheda:

L'indicatore rappresenta la serie storica delle emissioni nazionali di metalli pesanti dal 1990 al 2022, per settore di provenienza. Dal 1990 si rileva una riduzione delle emissioni per tutti i metalli. In particolare, le emissioni di cadmio, mercurio e piombo sono in linea con gli obiettivi fissati a livello internazionale dal Protocollo di Aarhus, essendosi ridotte rispetto ai valori del 1990 rispettivamente del -63%, -64% e -95%.

EMISSIONI DI PARTICOLATO (PM10): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALE

Data aggiornamento scheda:

L'indicatore rappresenta l'andamento delle emissioni nazionali di particolato (PM10) per settore di provenienza dal 1990 al 2022, evidenziando a livello totale una marcata riduzione negli anni (-40,5%). Il settore del trasporto stradale, che contribuisce alle emissioni totali con una quota emissiva del 10% nel 2022, presenta una riduzione nell’intero periodo pari al 65,6%. Le emissioni provenienti dalla combustione non industriale, nel medesimo periodo, crescono circa del 37,6%, rappresentando nel 2022 il settore più importante con il 45,3% di peso sulle emissioni totali.

EMISSIONI DI PARTICOLATO FINE (PM2,5): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALE

Data aggiornamento scheda:

L'indicatore rappresenta l'andamento delle emissioni nazionali di particolato (PM2,5) per settore di provenienza dal 1990 al 2022, evidenziando a livello totale una marcata riduzione negli anni (-39%). Il settore del trasporto stradale, che contribuisce alle emissioni totali con una quota emissiva del 9,3% nel 2022, presenta una riduzione nell’intero periodo pari al 75%. Le emissioni provenienti dalla combustione non industriale, nel medesimo periodo, crescono di quasi il 38%, rappresentando nel 2022 il settore più importante con il 63,8% di peso sulle emissioni totali.

EMISSIONI DI PRECURSORI DI OZONO TROPOSFERICO (NOX E COVNM): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALE

Data aggiornamento scheda:

L’indicatore rappresenta l’andamento nazionale dei valori di emissione dei precursori di ozono troposferico: ossidi di azoto e composti organici volatili non metanici, distinti per settore di provenienza. Si evidenzia la marcata decrescita dal 1990 al 2022 (-71% per NOx, e -58% per COVNM), determinata dalla forte diminuzione delle emissioni derivanti dal trasporto.

EMISSIONI DI SOSTANZE ACIDIFICANTI (SOx, NOx, NH3): TREND E DISAGGREGAZIONE SETTORIALE

Data aggiornamento scheda:

L'indicatore descrive l'andamento delle emissioni nazionali di sostanze acidificanti SOx, NOx e NH3, sia a livello totale sia settoriale, evidenziandone il trend decrescente dal 1990 al 2022 (-72,3%). Con riferimento alla Direttiva 2016/2284 del Parlamento europeo e del Consiglio, concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici, che definisce gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni rispetto al 2005, applicabili dal 2020 al 2029 e a partire dal 2030, gli ossidi di zolfo e l’ammoniaca raggiungono la percentuale di riduzione imposta per il 2020 già dal 2009; mentre gli ossidi di azoto la raggiungono nel 2014.

ESPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE AGLI INQUINANTI ATMOSFERICI OUTDOOR - NO2

Data aggiornamento scheda:

Sono state elaborate le stime dell’esposizione media annuale pesata per la popolazione (“Population Weighted Exposure”, PWE) al biossido di azoto (NO2) aggregata a livello comunale, mediante l’uso integrato di misure e modelli statistici. I dati ottenuti, relativi al periodo 2016-2022, permettono il confronto della PWE tra tutti i comuni e di avere un quadro completo dell’esposizione media a livello nazionale.
Nel 2022, l’82% della popolazione è stato esposto a livelli superiori al valore guida dell’OMS (10 µg/m3).
La media nazionale della PWE è stata pari a 12 µg/m³ (range minimo-massimo: 3 – 38 µg/m3).
Nel periodo 2016- 2022, si osserva una tendenza alla riduzione dei livelli di esposizione pari mediamente al 25%, legato principalmente alla riduzione delle emissioni da traffico veicolare.

ESPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE AGLI INQUINANTI ATMOSFERICI OUTDOOR - OZONO

Data aggiornamento scheda:

Sono state elaborate le stime dell’esposizione media annuale pesata per la popolazione (“Population Weighted Exposure”, PWE) all’ozono (O3) aggregata a livello comunale, mediante l’uso integrato di misure e modelli statistici. I dati ottenuti, relativi al periodo 2016-2022, permettono il confronto della PWE tra tutti i comuni e di avere un quadro completo dell’esposizione media a livello nazionale.
Nel 2022, il 100% della popolazione è stato esposto a livelli superiori al valore guida dell’OMS (60 µg/m3 come media della distribuzione dei massimi giornalieri delle medie mobili di 8 ore nel periodo che va da aprile a settembre).
La media nazionale della PWE è stata pari a 104 µg/m3 (range minimo-massimo: 64 – 134 µg/m3).
Nel periodo osservato non si rileva una tendenza alla riduzione dei livelli di esposizione.

ESPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE AGLI INQUINANTI ATMOSFERICI OUTDOOR - PM10

Data aggiornamento scheda:

Sono state elaborate le stime dell’esposizione media annuale pesata per la popolazione (“Population Weighted Exposure”, PWE) al PM10 aggregata a livello comunale, mediante l’uso integrato di misure e modelli statistici. I dati ottenuti, relativi al periodo 2016-2022, permettono il confronto della PWE tra tutti i comuni e di avere un quadro completo dell’esposizione media a livello nazionale.
Nel 2022, il 97% della popolazione è stato esposto a livelli superiori al valore guida dell’OMS (15 µg/m3).
Nel periodo osservato non si rileva una tendenza alla riduzione dei livelli di esposizione: la media nazionale, nel 2022, assume lo stesso valore del 2016 (21 µg/m3), mentre nel 2017 raggiunge il valore più elevato (23 µg/m3).

ESPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE AGLI INQUINANTI ATMOSFERICI OUTDOOR - PM2.5

Data aggiornamento scheda:

Sono state elaborate le stime dell’esposizione media annuale pesata per la popolazione (“Population Weighted Exposure”, PWE) al PM2,5 aggregata a livello comunale, mediante l’uso integrato di misure e modelli statistici. I dati ottenuti, relativi al periodo 2016-2022, permettono il confronto della PWE tra tutti i comuni e di avere un quadro completo dell’esposizione media a livello nazionale.
Nel 2022, il 100% della popolazione è stato esposto a livelli superiori al valore guida dell’OMS (5 µg/m3). La media nazionale della PWE è stata pari a 14 µg/m3 (range minimo-massimo: 6 – 25 µg/m3).
Nel periodo 2016- 2022, la media nazionale passa da 15 µg/m3 del 2016 a 14 µg/m3 del 2022, facendo registrare una riduzione pari al 7%.

IMPOSTE AMBIENTALI

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Le informazioni statistiche relative alle imposte ambientali possono essere articolate secondo la categoria di imposta, le unità che le corrispondono, la classe di attività ambientale e la destinazione del gettito. In Italia, le imposte ambientali ammontano nel 2022 a 41,5 miliardi di euro (-24,4% rispetto all'anno precedente). Nel 2022, il gettito delle imposte ambientali corrisponde a circa il 5% del gettito totale delle imposte e contributi sociali e a circa il 2% del Prodotto interno lordo.

PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI

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La produzione nazionale dei rifiuti urbani (RU) si attesta, nel 2022, a circa 29,1 milioni di tonnellate, in calo dell’1,8% (543 mila tonnellate) rispetto al 2021. In termini generali, il dato del 2022 sembra riflettere l’andamento tendenzialmente in calo riscontrato nel lungo periodo.  

QUALITÀ DELLE ACQUE - INQUINAMENTO DA PESTICIDI

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L’indicatore permette di valutare la contaminazione delle acque superficiali e sotterranee da residui di pesticidi immessi nell’ambiente. Il monitoraggio dei pesticidi nelle acque è reso complesso dal numero di sostanze interessate e dall’uso dispersivo. I livelli misurati sono confrontati con i limiti di concentrazione stabiliti dalla normativa vigente. Gli indicatori presentati forniscono un’analisi dell’evoluzione della contaminazione nel decennio 2012-2021 in termini di frequenza di ritrovamento dei pesticidi nelle acque, nonché sul rischio ambientale derivante dal loro utilizzo. I dati del 2021 confermano uno stato di contaminazione già segnalato negli anni precedenti, con superamenti dei limiti soprattutto nelle acque superficiali (28,3% dei punti di monitoraggio); nelle acque sotterranee il 6,8% dei punti supera i limiti normativi.

QUANTITÀ DI RIFIUTI URBANI SMALTITI IN DISCARICA E NUMERO DI DISCARICHE

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Nel 2022, i quantitativi di rifiuti urbani complessivamente smaltiti in discarica ammontano a circa 5,2 milioni di tonnellate, e il numero delle discariche operative è pari a 117 impianti. Si registra una riduzione, rispetto al 2021, delle quantità totali di rifiuti urbani smaltiti in discarica pari al 7,9% (-446 mila tonnellate) e una riduzione del numero degli impianti pari al 3,8% (-9 impianti). 

QUOTA DELLA FLOTTA VEICOLARE CONFORME A DETERMINATI STANDARD DI EMISSIONE

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L'indicatore consente di monitorare per il periodo 2005-2022 la quota della flotta veicolare stradale conforme agli standard di emissione più recenti. Nel 2022 per le automobili è ancora presente una quota non trascurabile di veicoli a benzina di classe Euro 0 (13,7%), mentre per le auto diesel questa quota è molto inferiore e pari al 2,9% circa. Più preoccupante la situazione del parco commerciale, in gran parte con motorizzazioni diesel, dove l’11,2% dei veicoli leggeri (furgoni) e il 27,1% dei veicoli pesanti merci permangono in classe Euro 0.

RETE NATURA 2000

Data aggiornamento scheda:

La Rete Natura 2000 è costituita in Italia da 2.646 siti, per una superficie totale, al netto delle sovrapposizioni, di 5.845.078 ettari a terra pari al 19,4% del territorio nazionale e una superficie a mare di 2.301.047 ettari pari al 6,4% delle acque (dati aggiornati al dicembre 2023). Sono state designate complessivamente 643 ZPS e 2.364 SIC-ZSC (di cui 361 sono SIC-ZSC coincidenti con ZPS). Nel dicembre 2022 i siti erano 2.639 con un aumento di 7 unità nell’ultimo anno e un incremento di superficie di 163 ettari a terra e 229.358 ettari a mare. Le percentuali di copertura della Rete Natura 2000 sono eterogenee nelle regioni e province autonome, oscillando dal 12% al 36% a terra e da valori inferiori all’1% al 30% a mare. La copertura della Rete a livello nazionale è importante anche in relazione ai target della Strategia europea per la Biodiversità al 2030 (SEB2030) che chiede di ampliare nell'UE le zone protette arrivando almeno al 30% della superficie terrestre e al 30% delle aree marine. Al target SEB2030 contribuiscono tutte le aree sottoposte a forme di tutela quali siti N2000, Parchi Nazionali, Regionali e altre aree protette. In ambito regionale l’Abruzzo o la Valle d’Aosta raggiungono il target SEB2030 con i siti N2000 che coprono rispettivamente il 36% e il 30% del loro territorio, mentre si avvicinano al target la provincia autonoma di Trento (28%), il Molise (27%), la Campania (27%) e la Liguria (26%). Le percentuali di tutela dei siti N2000 a mare sono più basse, solo la Puglia (30%) e la Toscana (27%) hanno livelli di protezione prossimi al target. 

SICCITÀ IDROLOGICA

Data aggiornamento scheda:

Le mappe di Standardized Precipitation Index (SPI) a 12 mesi forniscono una valutazione a livello nazionale e a larga scala delle condizioni di siccità idrologica, ottenute utilizzando i dati di precipitazioni raccolti e pubblicati dai servizi idro-meteorologici regionali e delle province autonome e quelli del soppresso Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale (SIMN, ora confluito in ISPRA) del Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali. Il passo temporale di aggregazione a 12 mesi scelto per la valutazione dello SPI è quello che meglio descrive gli effetti della siccità (deficit di precipitazione) sulla portata dei fiumi, sulla ricarica degli invasi e sulla disponibilità di acqua nelle falde. 

Le mappe di SPI a 12 mesi (SPI12) evidenziano come la siccità e i conseguenti problemi di severità idrica hanno continuato a interessare l’Italia nel corso del 2023, sebbene in maniera differenziata rispetto alla situazione critica riscontrata nel 2022. I territori del Nord e Centro Italia nei primi quattro mesi dell’anno sono stati caratterizzati da situazioni di siccità severa ed estrema, che si sono però attenuate nel corso del 2023. Tali situazioni hanno poi iniziato a interessare i territori del Sud e delle Isole maggiori.

L'analisi mostra che i mesi da gennaio ad aprile sono stati quelli maggiormente caratterizzati da una condizione di siccità estrema su una scala temporale di 12 mesi (SPI12 ≤ –2,0), come effetto del deficit di precipitazione riscontrato nel 2022 e nei primi mesi del 2023 sull'Italia settentrionale. Tuttavia, la massima estensione raggiunta da tale condizione non ha superato il 10% del territorio italiano (la massima estensione si è avuta  a febbraio 2023 con il 9,9% del paese affetto da siccità estrema), interessando in particolare l'area a cavallo tra il Piemonte e la Lombardia (afferente al Distretto Idrografico del Fiume Po) e quella tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia (afferente al Distretto Idrografico delle Alpi Orientali). Rilevante nei primi 4 mesi dell'anno anche la percentuale del territorio nazionale colpito da siccità moderata e severa (circa il 30%) al passo di aggregazione di 12 mesi. 

ACQUE MARINO COSTIERE - ELEMENTO DI QUALITA' BIOLOGICA CLOROFILLA A

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Il parametro “clorofilla” è l’unico indicatore diretto di biomassa fitoplanctonica a disposizione e ha assunto il ruolo di metrica per la classificazione dello stato ecologico secondo l’Elemento di Qualità Biologica - EQB Fitoplancton acque costiere (DM 260/2010). La clorofilla, infatti, risulta particolarmente sensibile alle variazioni dei livelli trofici determinati dagli apporti dei carichi di nutrienti (N e P), provenienti dai bacini afferenti alla fascia costiera. Nel 2020 lo stato elevato sia attesta al 71,4%, lo stato buono al 12,3% e lo stato sufficiente al 16,2%. Si può notare un generale miglioramento dello stato per Campania e Marche, mentre peggiorano Emilia-Romagna e Sardegna. Marche, Liguria e Abruzzo mantengono tutte le stazioni nello stato elevato.

AREE PROTETTE MARINE

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Il numero delle aree e la superficie marina protetta sono cresciuti costantemente nel tempo.
Attualmente in Italia sono presenti 39 Aree Protette Marine (APM), istituite in 10 regioni italiane; di queste, 29 sono Aree Marine Protette (AMP).
La Sicilia e la Sardegna sono le regioni in cui ricadono la maggior parte di aree protette marine sia in termini numerici, che di superficie marina protetta.
Tra il 2012 ed il 2019 a livello nazionale la superficie delle APM è aumentata dell’1,9%, grazie all’istituzione nel 2018 delle 2 Aree Marine Protette di Capo Testa - Punta Falcone in Sardegna e di Capo Milazzo in Sicilia.

AREE PROTETTE TERRESTRI

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In Italia, ad oggi, sono state istituite 843 aree protette terrestri (e terrestri con parte a mare) per una superficie protetta di oltre 3 milioni di ettari, pari a circa il 10,5% della superficie terrestre nazionale. Analizzando la serie storica (1922-2019) è possibile apprezzare, soprattutto a partire da metà anni '70, andamenti positivi in termini di aumento nel numero e nella superficie delle aree naturali protette terrestri, mentre dagli anni 2008-2009 si assiste a una certa stabilizzazione dei trend di crescita.

IMPATTO DEL CONSUMO DI SUOLO SULLA PRODUZIONE AGRICOLA

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I servizi ecosistemici sono intesi come flussi di benefici che le persone ricevono dagli ecosistemi, in questo senso, i beni e dunque anche i prodotti agricoli sono considerati come “mezzo” attraverso il quale si fruisce del contributo degli ecosistemi al benessere umano. La produzione di cibo in particolare viene classificata come servizio di approvvigionamento e rappresentata dalla produzione agricola potenziale. La valutazione del servizio è basata sull’identificazione dei processi/funzioni del suolo che ne presiedono la fornitura strettamente dipendenti dalle caratteristiche dei suoli, dalle tipologie di colture e pratiche agronomiche e dalle condizioni climatiche. La produzione di cibo subisce un rilevante impatto delle diverse forme di degrado del suolo, tra le quali il consumo di suolo è uno dei maggiori fattori. L'indicatore fornisce una misura dell'impatto del consumo di suolo sulla produzione agricola con una fotografia aggiornata annualmente. A causa del consumo di suolo tra il 2012 e il 2021 si perde annualmente un quantitativo di oltre 4 milioni di quintali di prodotti agricoli non più prodotti.

NITRATI NELLE ACQUE SOTTERRANEE

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L'indicatore fornisce la percentuale di stazioni di monitoraggio delle acque sotterranee suddivise in classi di qualità in funzione della concentrazione media dei nitrati rilevata nell'arco di un quadriennio di monitoraggio (2016-2019); in particolare il 68,1% delle stazioni presenta una concentrazione media di nitrati inferiore a 25 mg/l; solo il 12,6% dei punti monitorati ha registrato una concentrazione media superiore o pari ai 50 mg/l. Inoltre, da un’analisi del trend dell'ultimo quadriennio (2016-2019) rispetto al quadriennio precedente (2012-2015) si evince un andamento prevalentemente stabile della concentrazione dei nitrati, una diminuzione della concentrazione media nel 37,9% delle stazioni comuni tra i due quadrienni, a fronte di un aumento registrato solo nel 22,7% delle medesime stazioni.

POPOLAZIONE ESPOSTA AL RUMORE

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Elevati livelli di rumore possono influire sullo stato di benessere. Gli effetti del rumore sulla salute comprendono lo stress, la riduzione del benessere psicologico e i disturbi del sonno, ma anche problemi cardiovascolari.

Nell'ambito della gestione dell'inquinamento acustico, con l'emanazione della Direttiva 2002/49/CE, l'Unione Europea ha definito un approccio comune per evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi dell'esposizione della popolazione al rumore ambientale. L'approccio si fonda sulla determinazione dell'esposizione al rumore ambientale, sull'informazione del pubblico e sull'attuazione di Piani di Azione a livello locale. La popolazione esposta al rumore viene determinata attraverso la mappatura acustica, elaborata sulla base di metodi comuni e condivisi. 

Dalle mappature acustiche risulta elevata la popolazione esposta a livelli di rumore superiori ai livelli raccomandati dall'OMS. Il traffico stradale rappresenta la principale fonte di rumore.

REGISTRO PRTR: EMISSIONI IN ACQUA ( GIÀ REGISTRO INES: EMISSIONI IN ACQUA)

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EPRTR (European Pollutant Release and Transfer Register) è il Registro integrato che l’UE ha realizzato sulla base di quanto previsto dal Regolamento CE 166/2006, allo scopo di mettere a disposizione del pubblico l’informazione relativa agli impatti sull’ambiente derivanti dagli stabilimenti industriali che rientrano nei criteri stabiliti nella normativa. L’indicatore rappresenta le emissioni totali nelle acque superficiali e i trasferimenti di inquinanti nelle acque reflue degli stabilimenti industriali che hanno comunicato tali dati al registro nazionale PRTR. Per il 2020 sono state dichiarate 60 sostanze presenti nelle emissioni in corpo idrico superficiale, mentre con riferimento al trasferimento di inquinanti nelle acque reflue inviate mediante condotta a un trattamento esterno di depurazione le sostanze dichiarate sono state 49. I gruppi di attività PRTR che contribuiscono con percentuali maggiori alle emissioni delle sostanze dichiarate nei reflui e nelle acque superficiali sono generalmente quelle relative "Gestione dei rifiuti e delle acque reflue" e "Industria chimica”.

REGISTRO PRTR: EMISSIONI IN ARIA (GIÀ REGISTRO INES: EMISSIONI IN ARIA)

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EPRTR (European Pollutant Release and Transfer Register) è il Registro integrato che l’UE ha realizzato sulla base di quanto previsto con il Regolamento CE 166/2006, allo scopo di mettere a disposizione del pubblico l’informazione relativa agli impatti sull’ambiente derivanti dagli stabilimenti industriali che soddisfano i criteri stabiliti nella normativa. L’indicatore rappresenta le emissioni totali in aria degli stabilimenti industriali che hanno comunicato tali emissioni al registro nazionale PRTR. Le emissioni in aria dichiarate con riferimento al 2020 sono relative a 34 sostanze (valori non nulli). Confrontando i dati 2020 con quelli 2007, è possibile osservare che per 25 sostanze le emissioni totali nazionali in atmosfera sono in diminuzione (per 23 di queste si osservano riduzioni maggiori del 40%), per 8 sostanze le emissioni complessive sono in aumento (tra queste: l'acido cianidrico +356% sul 2007, gli idrofluorocarburi +19% sul 2007 e l'ammoniaca +109%).

RICCHEZZA ED ABBONDANZA RELATIVE DEGLI UCCELLI IN ITALIA

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L'indicatore contribuisce a misurare l'abbondanza e la ricchezza del popolamento ornitico in Italia, nel corso dell'anno, descritte sulla base di dati di inanellamento, al fine di delineare il ruolo dell'Italia nel contesto della distribuzione spazio-temporale dell'avifauna europea. I dati 2019-2020 confermano l'assoluta rilevanza dell'Italia quale rotta di migrazione di grande importanza tra Europa e Africa, e contribuiscono a definire i periodi critici per le specie utili a fini conservazionistici e gestionali.

STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT TERRESTRI DI DIRETTIVA 92/43/CEE

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La Direttiva Habitat (92/43/CEE) rappresenta uno dei principali pilastri della politica comunitaria per la conservazione della natura. L’indicatore si basa sui dati forniti dall’Italia per il reporting periodico richiesto agli Stati membri dall’art. 17 della Direttiva. La scheda contiene una sintesi generale del IV Report italiano, riferito ai dati dei monitoraggi effettuati dalle regioni e dalle province autonome nel periodo 2013-2018. In particolare, si evidenzia lo stato di conservazione complessivo riscontrato per gli habitat terrestri e delle acque interne presenti sul territorio nazionale e la ripartizione dello stato di conservazione nelle regioni biogeografiche italiane. Viene inoltre mostrato il numero di valutazioni da effettuare dalle singole regioni e arovince autonome per il monitoraggio degli habitat al fine di fornire quantificazione dell'intensità di lavoro prevedibile. La tendenza rispetto al precedente ciclo di rendicontazione risulta negativa con una diminuzione delle valutazioni favorevoli. Attualmente sono in stato di conservazione favorevole solo l’8% dei casi a fronte del 49% di valutazioni di stato inadeguato e del 40% di valutazione di stato cattivo. Si rileva pertanto una situazione generale problematica, che allontana, ancor di più rispetto al passato, il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla normativa.

STATO DI CONSERVAZIONE DELLE SPECIE DI DIRETTIVA 92/43/CEE

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L'indicatore illustra lo stato di conservazione e le tendenze delle specie italiane tutelate dalla Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) ed è basato sui risultati di sintesi del IV report italiano riferito al periodo 2013-2018 e consegnato alla Commissione Europea nel 2019, relativi a un totale di 349 specie (232 specie animali e 117 specie vegetali) di interesse comunitario presenti sul nostro territorio e nei nostri mari. Nel IV report sono state prodotte complessivamente 337 mappe di distribuzione e 619 schede di reporting (una per ciascuna specie in ogni regione biogeografica di presenza). Le valutazioni del 2019 mostrano che sono in stato di conservazione (SC) sfavorevole (inadeguato o cattivo) oltre la metà delle specie terrestri e delle acque interne, il 54% della flora e il 53% della fauna, e il 22% delle specie valutate in ambito marino. Dal confronto tra i due ultimi periodi di reporting (2007-2012 e 2013-2018), non si rilevano miglioramenti dello SC delle specie, unico segnale positivo è l’aumento delle conoscenze, con una diminuzione dei casi con SC sconosciuto. L’indicatore mostra l’urgente necessità di un maggiore impegno per la conservazione delle specie tutelate dalla Direttiva Habitat, anche in relazione al target della nuova Strategia Europea per la Biodiversità, che stabilisce che almeno il 30% di specie e habitat in SC sfavorevole migliori il suo stato entro il 2030 o mostri almeno un trend di miglioramento.

STATO ECOLOGICO DELLE ACQUE SUPERFICIALI INTERNE

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Lo stato ecologico delle acque superficiali è espressione della qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici. La Direttiva 2000/60/CE (recepita in Italia con il D.Lgs. 152/2006) impone il raggiungimento del “buono” stato di qualità dei corpi idrici che è dato dalla valutazione dello stato ecologico e dello stato chimico. L'indicatore fornisce una valutazione dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali - acque interne - basato sui dati di classificazione dei corpi idrici del Reporting WISE 2022 relativi al 3° Piano di Gestione Acque. A livello nazionale, dal confronto dei dati sullo stato di qualità ecologico tra il 2° e il 3° Piano di Gestione emerge una riduzione dei corpi idrici in stato sconosciuto, dal 18% al 10%, anche se ancora presenti. In generale lo stato ecologico non differisce molto dal precedente ciclo di gestione se non per la percentuale di laghi in stato buono, che è aumentata dal 17% al 35%.

SUSSIDI AMBIENTALMENTE FAVOREVOLI E SUSSIDI AMBIENTALMENTE DANNOSI

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Nel 2021 la quinta edizione del Catalogo dei sussidi ambientali individua un totale di 168 misure, da cui scaturiscono 22,4 miliardi di euro (Mld €) di sussidi ambientalmente dannosi e 18,6 Mld € di sussidi ambientalmente favorevoli (rispettivamente +16,3% e -1,7% rispetto all’anno precedente). Sussidi per un importo pari a 11,5 Mld € sono di incerta attribuzione (-15,8% rispetto al 2020). Fra i sussidi ambientalmente dannosi, quelli alle fonti fossili sono pari a 14,5 Mld € nel 2021 (Figura 1 e Tabella 1).