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SITI DI ESTRAZIONE DI RISORSE ENERGETICHE
Abstract:
L'indicatore quantifica le attività di estrazione di risorse minerarie energetiche (petrolio, gas, vapore) presenti sul territorio nazionale, in termini di ubicazione dei siti, quantità di risorse estratte, riserve disponibili. Indirettamente fornisce indicazioni sulla presenza di potenziali problematiche ambientali. A livello territoriale, la maggiore produzione di idrocarburi si registra in Basilicata per la terra ferma e nella zona “A” - Mare Adriatico settentrionale e centrale per le aree marine. La Toscana è invece la regione con maggior quantità estratta di risorse geotermiche.
Descrizione:
L'indicatore considera gli insediamenti estrattivi di risorse energetiche, cioè idrocarburi e fluidi geotermici. Definisce la diffusione sul territorio delle concessioni di coltivazione e ricerca e, quindi, anche dei relativi impianti di servizio (per esempio: bacini di decantazione e discariche di materiali di perforazione). Fornisce informazioni sull'entità delle risorse estratte, sulle riserve disponibili e, indirettamente, sulla potenziale esistenza di focolai di diffusione di sostanze inquinanti. Gli insediamenti sopra citati rappresentano un'importante risorsa economica ma sono anche indice di possibile degrado del territorio. Oltre al consumo di risorse fossili non rinnovabili, le attività collegate all'estrazione possono infatti determinare fenomeni di inquinamento, con peggioramento della qualità dell'aria, del suolo e delle acque superficiali/sotterranee, innesco di fenomeni di subsidenza, alterazioni del paesaggio.
Scopo:
Quantificare le attività antropiche di estrazione di risorse minerarie energetiche in termini di risorse disponibili e di potenziale impatto ambientale-paesaggistico.
Rilevanza:
È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
È in grado di descrivere il trend senza necessariamente fornire una valutazione dello stesso
È semplice, facile da interpretare
È sensibile ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente e/o delle attività antropiche
Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull’ambiente o delle risposte della società, anche in relazione agli obiettivi di specifiche normative
Fornisce una base per confronti a livello internazionale
Misurabilità:
Adeguatamente documentati e di fonte nota
Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
Un’ “adeguata” copertura spaziale
Un’ “idonea” copertura temporale
Solidità:
È basato su standard nazionali/internazionali e sul consenso nazionale/internazionale circa la sua validità
È ben fondato in termini tecnici e scientifici
Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
Comparabilità nel tempo
Comparabilità nello spazio
Principali riferimenti normativi e obiettivi:
I giacimenti di idrocarburi sono patrimonio indisponibile dello Stato. La normativa nazionale fa riferimento, oltre che al RD n. 1443 del 29/07/27, alle Leggi n. 6/1957 e n. 613/1967 relativamente alle attività in terraferma e in offshore, alla Legge 9/1991 di attuazione del Piano Energetico Nazionale (PEN) 1988, al D.Lgs 625/1996 di attuazione della normativa comunitaria sul "licensing", al D.Lgs 164/2000 di apertura del mercato del gas, alla Legge 239/2004 di riordino del settore energetico e alla Legge 99/2009 relativa all'internazionalizzazione delle imprese che comprende anche disposizioni in materia di energia. Quest'ultima stabilisce, tra l'altro, i criteri per il rilascio, tramite procedimento unico, dei permessi di ricerca e delle concessioni di coltivazione, modificando in parte la Legge 239/04. La concessione di coltivazione costituisce titolo per la costruzione degli impianti e delle opere necessarie che sono considerate di pubblica utilità. La perforazione dei pozzi esplorativi, la costruzione degli impianti e delle opere connesse è soggetta a valutazione d'impatto ambientale. Per quanto riguarda gli aspetti ambientali il DL 152/06 definisce le aree in cui sono vietate le attività di ricerca, di prospezione e di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare e disciplina la procedura di VIA. A seguito dell'incidente alla piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico è entrato in vigore il Dlgs 29 giugno 2010, n.128 che contempla specifiche disposizioni relative alla ricerca/coltivazione degli idrocarburi in off-shore, in particolare è istituito il divieto delle attività all'interno di aree marine e costiere a qualsiasi titolo tutelate dal punto di vista ambientale e nelle zone marine poste entro 12 miglia all'esterno delle stesse. L'art. 35 del DLgs 22 giugno 2012, n.83 (Decreto Sviluppo) estende tale divieto all'intera linea di costa nazionale fatte salvi i titoli abilitativi già rilasciati, con le relative attività di manutenzione, sino al termine della vita utile del giacimento ed i titoli i cui procedimenti abilitativi risultavano in corso. Questi ultimi e quindi la possibilità di nuove concessioni, sono definitivamente esclusi dalle Legge 2018/2015 (legge stabilità 2016). Attualmente, per effetto della Legge 11 febbraio 2019, n. 12 sono sospesi, fino all’adozione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI), i procedimenti amministrativi per il conferimento di nuovi permessi di prospezione e di ricerca di idrocarburi, ed i permessi già in essere, sia per aree in terraferma che in mare, con conseguente interruzione delle relative attività. La sospensione non riguarda le istanze di concessione di coltivazione già presentate né le attività di coltivazione in essere, ed ha una durata di 18 mesi, termine entro il quale deve essere realizzato il PiTESAI.
Le attività di ricerca, concessione e coltivazione delle risorse geotermiche sono disciplinate dal D.Lgs 22/2010, revisione della Legge 896/1986. Il decreto stabilisce di interesse nazionale le risorse ad alta entalpia (T>150°C) o utilizzabili per un progetto geotermico di almeno 20MWt e di interesse locale quelle a media (150-90°C) e bassa (T<90°C) entalpia. Annualmente il MISE deve produrre, sulla base dei rapporti dei gestori e delle informazioni fornite da Regioni/comuni, una relazione pubblica su stato e prospettive della geotermia italiana. Rende, inoltre, disponibile l'inventario delle risorse geotermiche del quale cura l'aggiornamento.
Il Dlgs 83/2012 inserisce l'energia geotermica tra le fonti energetiche strategiche.
Le attività di ricerca, concessione e coltivazione delle risorse geotermiche sono disciplinate dal D.Lgs 22/2010, revisione della Legge 896/1986. Il decreto stabilisce di interesse nazionale le risorse ad alta entalpia (T>150°C) o utilizzabili per un progetto geotermico di almeno 20MWt e di interesse locale quelle a media (150-90°C) e bassa (T<90°C) entalpia. Annualmente il MISE deve produrre, sulla base dei rapporti dei gestori e delle informazioni fornite da Regioni/comuni, una relazione pubblica su stato e prospettive della geotermia italiana. Rende, inoltre, disponibile l'inventario delle risorse geotermiche del quale cura l'aggiornamento.
Il Dlgs 83/2012 inserisce l'energia geotermica tra le fonti energetiche strategiche.
DPSIR:
Pressione, Stato
Tipologia indicatore:
Descrittivo (tipo A)
Riferimenti bibliografici:
MISE-DGISSEG-UNMIG (2020) - Data Book 2020. Attività 2019. Ministero dello Sviluppo Economico, Roma.
https://unmig.mise.gov.it/index.php/it/dati
MISE-DGISSEG-UNMIG (2020) - Il Mare. Numero speciale BUIG, ottobre 2020
https://www.terna.it/it/sistema-elettrico/statistiche/pubblicazioni-statistiche
https://www.unionegeotermica.it/la-geotermia-in-italia/
https://www.regione.toscana.it/-/geotermia
https://unmig.mise.gov.it/index.php/it/dati
MISE-DGISSEG-UNMIG (2020) - Il Mare. Numero speciale BUIG, ottobre 2020
https://www.terna.it/it/sistema-elettrico/statistiche/pubblicazioni-statistiche
https://www.unionegeotermica.it/la-geotermia-in-italia/
https://www.regione.toscana.it/-/geotermia
Limitazioni:
Non sono disponibili informazioni omogenee a scala nazionale sullo stato ambientale dei siti di estrazione di risorse energetiche.
Ulteriori azioni:
Migliorare l'informazione relativa alle problematiche ambientali dei siti di estrazione di risorse energetiche.
Frequenza rilevazione dati:
Annuale
Accessibilità dei dati di base:
Acquisizione dei dati dal rapporto annuale dell'UNMIG (Ufficio nazionale Minerario per gli idrocarburi e le Georisorse) aggiornati con i dati pubblicati sul sito https://unmig.mise.gov.it/index.php/it/dati e sul relativo webgis. Per la geotermia, integrazione dei dati UNMIG con quelli di regione Toscana, UGI e TERNA.
Fonte dei dati di base:
MSE (Ministero dello sviluppo economico)
Regione Toscana
Terna - Rete Elettrica Nazionale S.p.A.
Descrizione della metodologia di elaborazione:
Elaborazione tramite foglio di calcolo e applicazioni GIS dei dati UNMIG per gli idrocarburi e dei dati UNMIG, Regione Toscana, UGI e Terna per le risorse geotermiche
Core set:
7EAP - Dati sull'ambiente
Altri Core set:
Non compilato
Periodicità di aggiornamento:
Annuale
Copertura spaziale:
Nazionale, Regionale
Copertura temporale:
1982-2020
L'indicatore fornisce un quadro esauriente delle georisorse energetiche liquide e gassose del sottosuolo nazionale e delle relative pressioni sull’ambiente. I dati provengono da fonti attendibili ed affidabili e sono aggiornati con regolarità. Sono elaborati secondo standard internazionali, garantiscono affidabilità e comparabilità sia a livello temporale sia spaziale e possono essere confrontati con dati internazionali. E’ rappresentativo dei cambiamenti delle pressioni sull’ambiente in relazione con le politiche economiche ed ambientali. |
Stato:
Non definibile
Descrizione/valutazione dello stato:
L'indicatore ha il duplice obiettivo di quantificare le georisorse disponibili e di valutare il potenziale impatto sull'ambiente dei siti di estrazione. Nel territorio nazionale sono vigenti 189 concessioni per coltivazione di idrocarburi (64 in area marina), 65 permessi di ricerca (21 a mare) e 15 concessioni di stoccaggio gas cui si sommano 12 concessioni e 33 permessi di ricerca per le risorse geotermiche. In terraferma le maggiori pressioni sull’ambiente si registrano in Basilicata. Nelle aree marine il maggior numero di impianti è localizzato nell’Adriatico centrale e settentrionale. La sospensione delle attività di ricerca sino all'adozione del PiTESAI ha sicuramente mitigato l'impatto ambientale sul territorio e nel mare ma ancora non si dispone di un quadro omogeneo dello stato ambientale dei siti di estrazione.
Trend:
Non definibile
Descrizione/valutazione del trend:
Nel 2019 è continuato il decremento dell'estrazione di gas unitamente ad una diminuzione delle produzione di olio. In diminuzione anche i titoli minerari. Il trend è negativo per quanto riguarda gli aspetti economici e di gestione delle georisorse nazionali, stabile con andamento verso la positività dal punto di vista ambientale. Un bilancio più preciso del trend ambientale sarà possibile a valle dell'adozione del PiTESAI.
Variabili:
Numero ed estensione areale dei titoli minerari per idrocarburi e geotermia, valori di produzione, aree effettivamente utilizzate.
Allegati:
Al 31 dicembre 2020 risultano vigenti, per gli idrocarburi, 189 concessioni di coltivazione (64 in mare) e 65 permessi di ricerca (21 in mare) (Tabella 1 e Figura 2); la superficie in terraferma impegnata dai titoli citati (22.470 km2) corrisponde a circa il 7,4% del territorio nazionale. Le regioni con la più ampia porzione di territorio impegnata da titoli minerari per idrocarburi risultano Emilia-Romagna (51), Lombardia (24), Basilicata (23), Sicilia (20) e Marche (18) con un'elevata concentrazione di concessioni di coltivazione nelle province di Matera (16), Bologna (14), Foggia (11) e Fermo (11). Nel sottosuolo marino la Zone A e B si contraddistinguono per l'elevato numero di concessioni (34 e 20) (Tabella 1). Sono vigenti anche 15 concessioni per lo stoccaggio del gas naturale, tramite iniezione in giacimenti esauriti, concentrate nella Pianura Padana (6 in Lombardia e 5 in Emilia Romagna)(Tabella 3). La superficie impegnata dai titoli non riflette, però, il reale impatto sul territorio poiché le aree dei titoli sono definite, da normativa vigente, come archi di meridiano e parallelo approssimati di 1° e risultano pertanto molto superiori a quelle realmente occupate dall’insieme degli impianti. Il consumo effettivo di suolo dovuto alle attività di coltivazione in Italia è pari a circa 15,6 km2, corrispondente allo 0,005% del territorio nazionale (Tabella 4). Il massimo valore del consumo di suolo si raggiunge in Emilia Romagna dove ammonta allo 0,022% del territorio regionale (Tabella 4). All’interno del titolo le zone non utilizzate dagli impianti restano liberamente fruibili per gli altri usi. Ciò vale anche per i titoli relativi alle risorse geotermiche (Tabella 2) e per le attività di stoccaggio di gas naturale (Tabella 3).
La quantità di materiale estratto nel 2019 mostra una diminuzione della produzione di olio associata al continuo decremento della produzione di gas (Tabella 5, Figura 1). La produzione di olio è concentrata in terraferma (89,5% del totale nazionale) grazie ai giacimenti della Basilicata e della Sicilia che rappresentano rispettivamente il 77,4% ed il 10,6% del totale della produzione nazionale di oilo.
La maggior parte del gas è, invece, prodotto nei pozzi a mare (58,7% del totale nazionale) e in particolare in quelli localizzati nella Zona A (33% del totale nazionale) e in misura minore nelle Zona B e D. In terraferma una significativa produzione di gas è presente solo in Basilicata dove si estrae il 30% del totale nazionale (Tabella 7, Figura 3).
In terraferma risultano produttivi al 31/12/2020, 854 pozzi, dei quali 443 eroganti olio o gas, con una maggior concentrazione in Emilia-Romagna (197) e in Sicilia (100) e, a livello provinciale, a Bologna (124 pozzi gas), Firenze (43 gas), Modena (28 gas, 7 olio) e Caltanissetta (53 olio). Gli altri pozzi produttivi non stavano erogando al momento della rilevazione. In area marina su 712 pozzi produttivi ne risultano eroganti 264 dai quali viene estratto in larga prevalenza gas naturale (204), in particolare nella Zona A (142). (Tabella 1)
Le riserve di idrocarburi italiani vengono calcolate con i criteri definiti a livello internazionale e vengono suddivise in certe, possibili e probabili. Nel 2019 (Tabella 6) le riserve di gas certe si attestano a 45.776 milioni di metri cubi standard, il 44,6% delle quali ubicate in aree marine. Le riserve di olio recuperabili con certezza sono stimate in 72,9 milioni di tonnellate concentrate in terraferma (94,9%), soprattutto nell'Italia meridionale e per la maggior parte in Basilicata. Questa ripartizione, che evidenzia un maggior riserva di olio rispetto al gas, si riflette nell’andamento storico delle estrazioni (Tabella 5, Figura 1). La produzione di gas ha raggiunto il suo picco storico nel 1994, quando copriva il 40% del fabbisogno nazionale, cui ha seguito un progressivo declino. Al contrario la produzione di olio si è mantenuta, negli ultimi 40 anni, tra 4 e 6Gt annui. L’andamento della produzione del gas naturale è indicativo di un progressivo esaurimento dei giacimenti non compensato dall’entrata in produzione di nuovi ritrovamenti. Lo sfruttamento dei due più promettenti giacimenti a gas rinvenuti è bloccato per cause diverse. Il primo (Nord Adriatico) per gli impatti sull’area di Venezia mentre l’altro (Argo-Cassiopea-Panda nell’offshore di Gela) è ancora sospeso. La produzione di olio, invece, non mostra ancora un evidente picco di produzione con la conseguente decrescita, ciò significa che i giacimenti sfruttati sarebbero ancora in condizione di garantire, con investimenti tecnologici in sito, un buon quantitativo di olio.
La Figura 2 riporta, oltre ai titoli minerari, anche la perimetrazione delle aree marine che erano aperte, prima della L.12/2019, a istanze di ricerca di idrocarburi, cioè oltre le 12 miglia dalle linee di costa e dalle aree a qualsiasi titolo protette. Le problematiche derivanti dai processi di estrazione dovrebbero essere inquadrate e valutate nel contesto geopolitico del Mediterraneo centrale, considerando che i paesi confinanti hanno aperto alla ricerca e alla coltivazione la quasi totalità dei loro fondali marini (Figura 4).
Una parziale alternativa ai combustibili fossili è rappresentata dallo sfruttamento del calore terrestre che può essere estratto dal sottosuolo (geotermia) e utilizzato per la produzione di energia elettrica (risorse ad alta e media entalpia, T>90°) o per usi diretti (media e bassa entalpia, T<90°).
Per il suo assetto geologico, l'Italia è un paese ad elevato potenziale geotermico. I fluidi geotermici a temperatura abbastanza elevata per permettere la produzione di energia elettrica (media ed alta entalpia) sono localizzati nelle zone ad elevato flusso di calore spesso corrispondenti ad apparati vulcanici estinti o attivi, come nella fascia costiera tosco-laziale-campana, nelle isole vulcaniche del Tirreno e nell'area etnea (Figura 5). Al contrario le risorse a media-bassa entalpia, utilizzabili per usi diretti (riscaldamento/raffrescamento di edifici tramite pompe di calore geotermiche, balneazione, termalismo, serricultura, acquacultura ecc..) si trovano anche in molte altre aree del territorio nazionale. Con le pompe di calore geotermiche possono essere sfruttate anche risorse a bassa temperatura presenti ovunque e a piccola profondità. Le risorse geotermiche oggetto di titolo minerario sono concentrate nell’area tosco-laziale. Su un totale nazionale di 45 titoli di concessione e ricerca, 28 ricadono nel territorio toscano e 9 in quello laziale (Figura 5, Tabella 2 ). Di questi titoli uno ricade in entrambe le regioni. La produzione geotermoelettrica è concentrata nelle zone di Larderello e Monte Amiata, in Toscana, dove 9 concessioni, nel 2019, hanno prodotto 6,07 TWh (Figura 6).
Anche lo sfruttamento dell’energia geotermica può provocare impatti ambientali non trascurabili, sebbene notevolmente inferiori a quelli di fonti energetiche tradizionali, ed attualmente quasi totalmente mitigati con l’utilizzo delle nuove tecnologie di abbattimento delle emissioni. La situazione ambientale dei campi toscani è, comunque, costantemente monitorata dall’ARPA competente.