- Macro aree
- Biosfera
Biosfera
- CONSUMO DI SUOLO IN AREE PROTETTEAll’interno delle aree incluse nell'EUAP (Elenco Ufficiale Aree Protette), il suolo consumato nel 2021 è pari a 58.529 ettari totali (1,9% del territorio). Il consumo di suolo avvenuto tra il 2020 e il 2021 è di 75 ettari. I valori più elevati si raggiungono in Campania (3,8%) e in Veneto (3,2%). Complessivamente tra il 2006 e il 2021 all’interno delle aree protette italiane si sono persi 1.641 ettari.RETE NATURA 2000La Rete Natura 2000 è costituita in Italia da 2.637 siti, per una superficie totale al netto delle sovrapposizioni, di 5.844.708 ettari a terra, pari al 19,4% del territorio nazionale e una superficie a mare di 2.071.688 ettari pari al 13,4% delle acque (dati aggiornati al dicembre 2021). Nell’ultimo biennio si è registrato un incremento delle aree tutelate soprattutto in ambito marino con la progressiva definizione della Rete a mare. La copertura della Rete a livello nazionale è importante anche in relazione ai target della nuova Strategia europea per la Biodiversità al 2030 che chiede di ampliare nell'UE le zone protette arrivando almeno al 30% della superficie terrestre e al 30% delle aree marine. In Italia le percentuali di copertura sono piuttosto eterogenee nelle diverse regioni e province autonome, passando dal 12% (Emilia-Romagna) al 36% (Abruzzo) per le superfici a terra, e da percentuali inferiori all’1% (Marche) al 27% (Toscana) per le superfici a mare. Sono state designate complessivamente 636 ZPS e 2.358 SIC-ZSC (di cui 357 di tipo C, ovvero SIC-ZSC coincidenti con ZPS). Prosegue il processo di trasformazione dei SIC in ZSC con 2.297 ZSC designate nel febbraio 2022.SUPERFICIE NAZIONALE PROTETTA TERRESTRE E MARINALa Commissione europea ha adottato la Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 (SEB 2030, COM(2020) 380 final) che tra i suoi obiettivi chiede agli Stati membri di proteggere almeno il 30% di territorio nazionale e il 30% dei mari e che almeno un terzo di queste zone sia rigorosamente protetto. Tali obiettivi sono ripresi nella Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 (SNB 2030). L’indicatore integra i dati spaziali relativi ai principali sistemi di aree di tutela della biodiversità esistenti nel nostro Paese (aree protette e Rete Natura2000), e calcola la superficie italiana attualmente tutelata a terra e a mare, ne valuta la variazione dal 1991 al 2021 e mostra la distanza tra la percentuale di superficie terrestre e marina protetta e il target del 30% posto dalla SEB 2030. I dati utilizzati per calcolare l’estensione della superficie protetta sono il CDDA e la banca dati Natura2000; non sono incluse le OECM poiché vanno ancora definite le tipologie di aree che possano rientrarvi. La copertura nazionale di superficie protetta, al netto delle sovrapposizioni tra aree protette e siti Natura2000, ad oggi è di circa 3.920.174 ettari a mare, pari all’11,2% delle acque territoriali e ZPE (Zona di Protezione Ecologica) italiane, e di circa 6.530.473 a terra, pari al 21,7% del territorio italiano. L’estensione delle aree di sovrapposizione, ovvero di quelle aree che rientrano sia in un’area protetta sia in un sito Natura2000, è aumentata nel tempo arrivando, nel 2021, a 774.792 ettari a mare e 2.446.563 a terra. I trend mostrano che la percentuale nazionale di superficie protetta si è stabilizzata a partire dal 2006 per il mare e dal 2011 per la parte terrestre. Per il raggiungimento dell’obiettivo del 30% fissato dalla SEB 2030 esiste dunque uno scarto di un ulteriore 19% circa di superficie marina da sottoporre a tutela (pari a circa 6.600.000 ettari) e di un 8% di superficie terrestre (pari a circa 2.500.000 ettari).ZONE UMIDE D'IMPORTANZA INTERNAZIONALELe zone umide italiane ad oggi inserite nell’elenco ufficiale dei siti della Convenzione di Ramsar sono 57, per un totale di 72.288 ettari. Inoltre sono stati emanati nel 2011, 2013 e 2016 tre Decreti Ministeriali per l’istituzione di ulteriori 9 aree. Complessivamente i 66 siti Ramsar italiani (57 designati e 9 in via di designazione) sono distribuiti in 15 regioni e coprono 79.826 ettari. Le regioni con aree più estese e più numerose sono l'Emilia-Romagna (10 aree pari a 23.112 ha), la Toscana (11 aree, 19.306 ha) e la Sardegna (9 aree, 13.308 ha). Non è sufficientemente noto il livello di attuazione degli strumenti di tutela e di gestione di queste aree, necessari per garantire la conservazione di habitat, flora e fauna.
- CONSISTENZA E LIVELLO DI MINACCIA DI SPECIE VEGETALIL’Italia ospita un patrimonio floristico di grande rilievo per ricchezza di specie e sottospecie (2.704 licheni, 1.209 briofite e 8.249 entità vascolari) e per valore biogeografico. Secondo i dati aggiornati al gennaio 2022, il 21,1% delle 8.249 entità della flora vascolare italiana (pari a 1.739 entità) è endemica, ovvero esclusiva del nostro territorio, e di queste, 1.164 sono anche esclusive regionali, cioè con areale ristretto a una sola regione. L’indicatore mostra anche lo stato di rischio IUCN della nostra flora per un contingente di 2.430 entità vascolari (che rappresentano il 29,5% della flora vascolare italiana), per le quali sono identificate anche le pressioni prevalenti. Purtroppo, lo stato di conservazione non può essere considerato soddisfacente poiché delle 2.430 entità vascolari valutate dalle Liste Rosse italiane il 2,2% (pari a 54 entità) sono estinte o probabilmente estinte e il 24,3% (590 entità) è a rischio di estinzione. Le pressioni antropiche correlate ai cambiamenti di uso del suolo continuano ad agire sul nostro territorio e rappresentano attualmente uno dei maggiori driver del rischio di estinzione delle specie vegetali. La Lista Rossa della flora vascolare indica tra le pressioni più rilevanti le modifiche dei sistemi naturali (il 39% dei 2.430 taxa valutati sono soggetti a questa forma di pressione), lo sviluppo agricolo (27%) e residenziale (27%) e il disturbo antropico diretto sugli ambienti naturali (20%).DIFFUSIONE DI SPECIE ALLOCTONE ANIMALI E VEGETALIL'indicatore fornisce un quadro dell'attuale presenza in Italia di specie alloctone animali e vegetali e dei trend di introduzione nell'ultimo secolo, attraverso la consistenza numerica, il numero medio di nuove specie alloctone introdotte ogni anno e la distribuzione delle specie invasive di rilevanza unionale. Il numero di specie alloctone in Italia è in progressivo e costante aumento; sulla base dei dati attualmente disponibili le specie esotiche (o ancora di status incerto) introdotte nel nostro Paese sono state più di 3.600 (di cui 3.498 attualmente presenti). Il numero medio di specie aliene introdotte per anno è aumentato in modo esponenziale nel tempo, arrivando a 16 specie all'anno nel decennio scorso (2010-2019). Anche il numero cumulato di specie introdotte in Italia a partire dal 1900 conferma questo andamento, con un aumento in 120 anni di oltre il 500%.DISTRIBUZIONE DEL VALORE ECOLOGICO SECONDO CARTA DELLA NATURAL'indicatore, basato sulle elaborazioni prodotte nell’ambito del progetto Carta della Natura, mostra la distribuzione del Valore Ecologico nel territorio di 16 regioni italiane, fornendone una rappresentazione fondata su una suddivisione in classi. Il Valore Ecologico è inteso come sinonimo di pregio naturale ed è calcolato, a partire dalle carte degli habitat regionali, per ogni poligono cartografato, con esclusione dei poligoni riferiti agli ambienti costruiti, totalmente cementificati. L’indicatore fornisce un quadro del mosaico ambientale nei diversi ambiti regionali, dal quale si evidenziano le aree di maggior pregio, anche in riferimento al loro stato di protezione. Le elaborazioni mostrano la percentuale di protezione di ogni territorio regionale e la composizione, in termini di Valore Ecologico, delle aree protette e di quelle esterne a esse. Il sistema delle aree protette (aree EUAP, siti Natura 2000 e aree Ramsar) interessa in media meno del 24% del territorio nelle 16 regioni esaminate, superando il 30% solo in Abruzzo, Campania e Valle d’Aosta. È emersa una buona rispondenza tra le aree protette e i territori caratterizzati dalle classi di Valore Ecologico più alto, con una copertura media del 49,4%; ne rimangono però fuori porzioni significative, variabili da regione a regione, con possibilità di individuare nuove aree da proteggere.FRAMMENTAZIONE DEL TERRITORIO NATURALE E AGRICOLOLa frammentazione del territorio è il processo che genera una progressiva riduzione della superficie degli ambienti naturali e seminaturali e un aumento del loro isolamento. Tale processo, responsabile della trasformazione di patch di territorio di grandi dimensioni in parti di territorio di minor estensione e più isolate, è frutto principalmente dei fenomeni di espansione urbana che si attuano secondo forme più o meno sostenibili e dello sviluppo della rete infrastrutturale volta a migliorare il collegamento delle aree urbanizzate mediante opere lineari. Il 44,73% del territorio nazionale risulta nel 2021 classificato a elevata e molto elevata frammentazione. Le regioni con maggior superficie a frammentazione molto elevata sono Veneto (40,44%), Lombardia (33,64%), Puglia (28,54%) e Campania (28,52%). Tale dato conferma la stretta corrispondenza tra frammentazione e densità di urbanizzazione.INDICE DI COPERTURA VEGETALE MONTANA (MOUNTAIN GREEN COVER INDEX)L’indice valuta la percentuale di copertura vegetale in aree montane, definite in accordo con le sei classi altimetriche con quote superiori a 300 m s.l.m. proposte dalla FAO nel 2015 (UNEP- WCMC). Il dato è espresso in termini di superficie vegetale montana totale e con riferimento alla distinzione tra superfici naturali e superfici agricole. Dall’analisi emerge una significativa presenza di aree vegetate soprattutto nelle classi 5 e 6, ossia tra 300 e 1.500 m s.l.m. I cambiamenti riscontrati sono per la maggior parte associabili a una riduzione delle aree vegetate, mentre si registrano degli aumenti nelle Marche (complessivamente la copertura vegetale montana della regione nelle fasce 4 e 5 aumenta di oltre 900 ettari tra il 2012 e il 2021) e nella fascia più bassa della Toscana. Incrementi marginali interessano Molise e Liguria in fascia 5 e Friuli-Venezia Giulia, Basilicata, Emilia-Romagna e Liguria in fascia 4.STATO DI CONSERVAZIONE DELLE SPECIE DI DIRETTIVA 92/43/CEEL'indicatore illustra lo stato di conservazione e le tendenze delle specie italiane tutelate dalla Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) ed è basato sui risultati di sintesi del IV report italiano riferito al periodo 2013-2018 e consegnato alla Commissione Europea nel 2019, relativi a un totale di 349 specie (232 specie animali e 117 specie vegetali) di interesse comunitario presenti sul nostro territorio e nei nostri mari. Nel IV report sono state prodotte complessivamente 337 mappe di distribuzione e 619 schede di reporting (una per ciascuna specie in ogni regione biogeografica di presenza). Le valutazioni del 2019 mostrano che sono in stato di conservazione (SC) sfavorevole (inadeguato o cattivo) oltre la metà delle specie terrestri e delle acque interne, il 54% della flora e il 53% della fauna, e il 22% delle specie valutate in ambito marino. Dal confronto tra i due ultimi periodi di reporting (2007-2012 e 2013-2018), non si rilevano miglioramenti dello SC delle specie, unico segnale positivo è l’aumento delle conoscenze, con una diminuzione dei casi con SC sconosciuto. L’indicatore mostra l’urgente necessità di un maggiore impegno per la conservazione delle specie tutelate dalla Direttiva Habitat, anche in relazione al target della nuova Strategia Europea per la Biodiversità, che stabilisce che almeno il 30% di specie e habitat in SC sfavorevole migliori il suo stato entro il 2030 o mostri almeno un trend di miglioramento.STATO DI SALUTE DELLE POPOLAZIONI DI UCCELLI MIGRATORIL'indicatore fornisce un quadro dello stato di salute delle popolazioni di uccelli passeriformi migratori comuni in Europa attraverso una valutazione della resilienza delle specie migratrici al cambiamento climatico. L’aumento delle temperature primaverili dovute al riscaldamento globale comporta un anticipo stagionale dell’attività vegetativa e quindi del picco di presenza di insetti. Di conseguenza, se i migratori non anticipano in ugual misura l’arrivo ai siti riproduttivi non trovano abbondanza di prede nel momento in cui devono alimentare i pulcini. Un mancato anticipo della data di migrazione si traduce quindi in una bassa resilienza delle popolazioni migratrici ai cambiamenti climatici, con effetti negativi sulla loro sopravvivenza. Viene quindi analizzatala la variazione temporale della data di arrivo dei passeriformi migratori presso i siti di sosta utilizzati dopo l’attraversamento del Sahara e del Mar Mediterraneo durante il viaggio primaverile dall’Africa verso i siti riproduttivi europei. Sulla base dell’analisi della data di migrazione di 10 specie di uccelli contattate in 26 stazioni di inanellamento aderenti al Progetto Piccole Isole di ISPRA nel periodo 1988-2021 (34 anni), si rileva che il 40% delle specie prese in considerazione mostra un anticipo della data di migrazione troppo lento (di circa 1 giorno ogni 9+ anni) per essere definito sufficiente a contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
- CONTROLLI CITESVengono analizzati numero ed esito dei controlli effettuati negli ultimi 12 anni (2010-2021) per verificare il rispetto della Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione (CITES - Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora). Gli illeciti totali accertati nel 2021 sono stati 546 (di cui 259 amministrativi e 287 penali). L’importo totale di euro sanzionati si è più che duplicato negli ultimi anni, con un valore medio di 1.419.485 euro tra il 2019 e il 2021, contro una media che si attestava a 622.641 euro tra il 2010 e il 2016. Permangono alti anche i numeri dei sequestri: 391 effettuati nel 2021 (167 penali e 224 amministrativi).SPESA PRIMARIA PER LA PROTEZIONE DELL'AMBIENTE, USO E GESTIONE DELLE RISORSE NATURALI IN RIFERIMENTO ALLA BIODIVERSITA'Le risorse destinate alla spesa primaria per l’ambiente nel suo complesso sono aumentate dell’8,7%, ma l’incidenza dei tre settori considerati (CEPA 6. Protezione della biodiversità e del paesaggio; CRUMA 11. Uso e gestione delle foreste e 12. Uso e gestione della flora e della fauna selvatiche), sul totale della spesa primaria per l’ambiente spendibile, è diminuita, passando dal 14% al 9,4%.
- DEFOGLIAZIONE DELLA CHIOMA DI SPECIE FORESTALII valori di defogliazione indicano il livello di resilienza o di suscettività delle specie all’impatto causato da deposizioni atmosferiche e inquinanti gassosi. I dati rilevati negli ultimi 25 anni (1997-2021) mostrano un andamento altalenante, con anni di attenuazione e anni di crescita del fenomeno della defogliazione, e sembrano dimostrare che le latifoglie abbiano una maggiore sensibilità all'impatto delle deposizioni atmosferiche e degli inquinanti gassosi.ENTITÀ DEGLI INCENDI BOSCHIVIIl fenomeno degli incendi boschivi, analizzato sulla base dei dati dal 1970 al 2021, presenta un andamento altalenante, con anni di picco (1993, 2007, 2017, 2021) che si alternano ad anni di attenuazione (2013, 2014, 2018). Molto alta l’incidenza degli incendi di origine volontaria, che rappresentano la metà degli eventi registrati, arrivando spesso a superare il 60% (2012, 2014, 2015, 2016, 2020). La presenza degli incendi all’interno delle Aree Protette è alta, con valori eccezionalmente elevati in alcune annate, come il 2021, in cui sono stati percorsi dal fuoco 26.507 ettari.SUPERFICI DI ECOSISTEMI FORESTALI PERCORSE DA INCENDI: STATO E VARIAZIONILo studio della serie di dati relativi alla superficie forestale percorsa da grandi incendi su scala nazionale, regionale e nelle aree protette, nel periodo tra il 2018 ed il 2022, mostra che è possibile valutare l’andamento degli effetti degli incendi analizzandone con precisione l’evoluzione, malgrado la distribuzione e l’estensione annuale delle superfici forestali percorse da incendi mostrino una forte variabilità annuale. In dettaglio, l’anno con la più estesa superficie forestale bruciata risulta essere il 2021 nella grande maggioranza dei dettagli tematici analizzati. Il 2022, nonostante un valore inferiore in termini di superfici forestali percorse da incendi, risulta tuttavia essere il secondo peggior anno in ordine di importanza nella serie storica analizzata. In generale le classi forestali che risultano maggiormente colpite nell’intero periodo sono le latifoglie sempreverdi e le latifoglie decidue, mentre la meno colpita è quella delle foreste temperate sub-alpine quali i lariceti, risultato correlabile con le relative abbondanze di queste coperture forestali sul territorio nazionale. Tranne per poche ma importanti eccezioni, non è possibile individuare un trend di crescita certo del fenomeno in tutte le suddivisioni amministrative considerate, ma il confronto dei valori attuali con le medie nel periodo può fornire considerevoli indicazioni sullo stato e l’evoluzione delle condizioni degli ecosistemi forestali soggette al disturbo degli incendi, permettendo di monitorare e valutare le criticità in tempi rapidi.