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EMISSIONI DI GAS SERRA DALL'AGRICOLTURA
Abstract:
L’indicatore descrive le emissioni di gas serra (CH4, N2O, CO2) in atmosfera prodotte dal settore agricolo, dovute principalmente alla gestione degli allevamenti e all’uso dei fertilizzanti e permette di valutare il peso del settore rispetto al totale di emissione nazionale e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione. L'andamento delle emissioni di gas serra del settore agricoltura a partire dal 1990 è in tendenziale diminuzione, tuttavia ulteriori interventi di riduzione dovranno essere intrapresi per raggiungere gli obiettivi stabiliti nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), del Protocollo di Kyoto e delle Direttive europee. In particolare, gli obiettivi di riduzione al 2020 e al 2030 fissati rispettivamente dalla Direttiva Effort Sharing (406/2009/EC) e dal Regolamento Effort Sharing (842/2018/EC) per l’Italia sono pari a -13% e -33% di riduzione delle emissioni complessive di gas serra dei settori agricoltura, residenziale, trasporti, rifiuti e impianti industriali non inclusi nella Direttiva EU-ETS (European Union Emission Trading Scheme), rispetto ai livelli del 2005. Nel 2019 il peso del settore agricoltura rispetto ai settori della Direttiva Effort Sharing è pari all’11% e rispetto al 2005 la riduzione delle emissioni di gas serra del settore agricoltura è pari a -8,7%.
Descrizione:
La fermentazione enterica dovuta al processo digestivo, in particolare dei ruminanti, la gestione delle deiezioni prodotte dal bestiame, i processi fisico-chimici e biologici che avvengono nei suoli agricoli, la gestione delle risaie e la combustione dei residui agricoli liberano in atmosfera due importanti gas serra: metano (CH4) e protossido di azoto (N2O). Sono imputabili inoltre al settore agricoltura le emissioni di anidride carbonica (CO2) derivanti dall’applicazione al suolo di urea e calce e all'uso di altri fertilizzanti contenenti carbonio. L’indicatore rappresenta le emissioni di questi gas serra di origine agricola, calcolate a partire da indicatori statistici di attività e fattori di emissione, secondo la metodologia di riferimento sviluppata dall' Intergovernmental Panel on Climate Change Change (IPCC, 2006). Le emissioni di CH4 e N2O vengono convertite in equivalenti quantità di biossido di carbonio (CO2 eq.) moltiplicando le emissioni dei due gas per il relativo potenziale di riscaldamento globale (GWP, Global Warming Potential), pari a 298 per N2O e 25 per CH4.
Scopo:
Stimare le emissioni nazionali di gas serra prodotte dal settore agricolo, al fine di verificarne l'andamento e il raggiungimento gli obiettivi di riduzione definiti dalla normativa vigente.
L'indicatore è utile inoltre per valutare il contributo dell'agricoltura rispetto al totale nazionale delle emissioni di gas serra.
L'indicatore è utile inoltre per valutare il contributo dell'agricoltura rispetto al totale nazionale delle emissioni di gas serra.
Rilevanza:
È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
È in grado di descrivere il trend senza necessariamente fornire una valutazione dello stesso
È semplice, facile da interpretare
È sensibile ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente e/o delle attività antropiche
Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull’ambiente o delle risposte della società, anche in relazione agli obiettivi di specifiche normative
Fornisce una base per confronti a livello internazionale
Ha una soglia o un valore di riferimento con il quale poterlo confrontare
Misurabilità:
Adeguatamente documentati e di fonte nota
Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
Un’ “adeguata” copertura spaziale
Un’ “idonea” copertura temporale
Solidità:
È basato su standard nazionali/internazionali e sul consenso nazionale/internazionale circa la sua validità
È ben fondato in termini tecnici e scientifici
Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
Comparabilità nel tempo
Comparabilità nello spazio
Principali riferimenti normativi e obiettivi:
Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (1992) ratificata con legge n. 65 del 15/01/94;
Protocollo di Kyoto (1997) ratificato con legge n. 120 del 01/06/02;
Delibera CIPE del 19/12/2002;
Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto (2012);
Accordo di Parigi (2016);
Regolamento europeo (1999/2018);
Direttiva Effort Sharing (406/2009/EC);
Regolamento Effort Sharing (842/2018/EC).
A livello europeo, gli obiettivi di riduzione delle emissioni complessive di gas serra al 2020 sono fissati dal Regolamento europeo (525/2013), relativo al Meccanismo di Monitoraggio delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea, abrogato dal Regolamento europeo 1999/2018 relativo alla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima, che prevede istituti e procedure per conseguire gli obiettivi e traguardi dell'Unione dell'energia, e in particolare i traguardi dell'Unione fissati per il 2030 in materia di energia e di clima. L'Unione Europea e i suoi Stati membri, nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), del Protocollo di Kyoto e successivamente in base all’Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto del 2012 e all’Accordo di Parigi del 2016, hanno stabilito di ridurre le loro emissioni collettive del 20% entro il 2020 e del 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Considerando le emissioni complessive derivanti dai settori non EU-ETS (European Union Emissions Trading Scheme - EU ETS), che oltre al settore agricoltura includono trasporti, residenziale, rifiuti e impianti industriali non inclusi nella Direttiva EU-ETS, gli obiettivi di riduzione per l’Italia al 2020 e al 2030 sono stabiliti rispettivamente dalla Direttiva Effort Sharing (406/2009) e dal Regolamento Effort Sharing (842/2018/EC) e sono pari a -13% e -33% rispetto alle emissioni di gas serra del 2005. A dicembre 2020, il Consiglio europeo ha approvato la variazione dell’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di gas serra dal 40% al 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Trovare un accordo su questo obiettivo più ambizioso si è reso necessario per raggiungere la neutralità climatica al 2050, come previsto dall’impegno climatico del Green Deal europeo e in linea con quanto stabilito dall’accordo di Parigi.
Protocollo di Kyoto (1997) ratificato con legge n. 120 del 01/06/02;
Delibera CIPE del 19/12/2002;
Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto (2012);
Accordo di Parigi (2016);
Regolamento europeo (1999/2018);
Direttiva Effort Sharing (406/2009/EC);
Regolamento Effort Sharing (842/2018/EC).
A livello europeo, gli obiettivi di riduzione delle emissioni complessive di gas serra al 2020 sono fissati dal Regolamento europeo (525/2013), relativo al Meccanismo di Monitoraggio delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea, abrogato dal Regolamento europeo 1999/2018 relativo alla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima, che prevede istituti e procedure per conseguire gli obiettivi e traguardi dell'Unione dell'energia, e in particolare i traguardi dell'Unione fissati per il 2030 in materia di energia e di clima. L'Unione Europea e i suoi Stati membri, nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC), del Protocollo di Kyoto e successivamente in base all’Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto del 2012 e all’Accordo di Parigi del 2016, hanno stabilito di ridurre le loro emissioni collettive del 20% entro il 2020 e del 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Considerando le emissioni complessive derivanti dai settori non EU-ETS (European Union Emissions Trading Scheme - EU ETS), che oltre al settore agricoltura includono trasporti, residenziale, rifiuti e impianti industriali non inclusi nella Direttiva EU-ETS, gli obiettivi di riduzione per l’Italia al 2020 e al 2030 sono stabiliti rispettivamente dalla Direttiva Effort Sharing (406/2009) e dal Regolamento Effort Sharing (842/2018/EC) e sono pari a -13% e -33% rispetto alle emissioni di gas serra del 2005. A dicembre 2020, il Consiglio europeo ha approvato la variazione dell’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di gas serra dal 40% al 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Trovare un accordo su questo obiettivo più ambizioso si è reso necessario per raggiungere la neutralità climatica al 2050, come previsto dall’impegno climatico del Green Deal europeo e in linea con quanto stabilito dall’accordo di Parigi.
DPSIR:
Pressione
Tipologia indicatore:
Descrittivo (tipo A)
Riferimenti bibliografici:
Cóndor R.D., Di Cristofaro E., De Lauretis R., 2008. Agricoltura: inventario nazionale delle emissioni e disaggregazione provinciale. Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Rapporto ISPRA 85/2008. Roma, Italia. URL: http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/agricoltura-inventario-nazionale-delle-emissioni-e
Cóndor R.D., 2011. Agricoltura: emissioni nazionali in atmosfera dal 1990 al 2009. Rapporto ISPRA 140/2011. Roma, Italia. URL: http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/agricoltura-emissioni-nazionali-in-atmosfera-dal
IPCC, 2006. 2006 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories, Prepared by the National Greenhouse Gas Inventories Programme, Eggleston H.S., Buendia L., Miwa K., Ngara T. and Tanabe K. (eds). Published: IGES, Japan. URL: http://www.ipcc-nggip.iges.or.jp/public/2006gl/vol4.html
ISPRA, 2021[a]. Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2019. National Inventory Report 2021. Rapporto ISPRA 341/2020. URL: http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/national-inventory-report/view
ISPRA, 2021[b]. Serie storiche delle emissioni di gas serra 1990-2019. URL: http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/serie-storiche-delle-emissioni-di-gas-serra/view
ISTAT, 2021. Dati annuali sulla consistenza del bestiame, sulla produzione di latte, sui mezzi di produzione, sulle coltivazioni. Istituto Nazionale di Statistica. URL: http://dati.istat.it/
Cóndor R.D., 2011. Agricoltura: emissioni nazionali in atmosfera dal 1990 al 2009. Rapporto ISPRA 140/2011. Roma, Italia. URL: http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/agricoltura-emissioni-nazionali-in-atmosfera-dal
IPCC, 2006. 2006 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories, Prepared by the National Greenhouse Gas Inventories Programme, Eggleston H.S., Buendia L., Miwa K., Ngara T. and Tanabe K. (eds). Published: IGES, Japan. URL: http://www.ipcc-nggip.iges.or.jp/public/2006gl/vol4.html
ISPRA, 2021[a]. Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2019. National Inventory Report 2021. Rapporto ISPRA 341/2020. URL: http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/national-inventory-report/view
ISPRA, 2021[b]. Serie storiche delle emissioni di gas serra 1990-2019. URL: http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/serie-storiche-delle-emissioni-di-gas-serra/view
ISTAT, 2021. Dati annuali sulla consistenza del bestiame, sulla produzione di latte, sui mezzi di produzione, sulle coltivazioni. Istituto Nazionale di Statistica. URL: http://dati.istat.it/
Limitazioni:
Non compilato
Ulteriori azioni:
Non compilato
Frequenza rilevazione dati:
Annuale
Accessibilità dei dati di base:
ISPRA, Inventario delle emissioni in atmosfera (http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni)
Fonte dei dati di base:
ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
Descrizione della metodologia di elaborazione:
L'indicatore rappresenta la stima delle emissioni nazionali di gas a effetto serra prodotte dal settore agricolo (Cóndor et al., 2008; Cóndor, 2011), elaborate secondo la metodologia descritta nelle linee guida dell'IPCC (IPCC, 2006). Le emissioni del settore agricoltura si riferiscono alle seguenti categorie emissive: fermentazione enterica, gestione delle deiezioni animali, coltivazione delle risaie, suoli agricoli, combustione dei residui agricoli, applicazione al suolo di urea e calce e uso di altri fertilizzanti contenenti carbonio.
La stima delle emissioni viene effettuata nell'ambito della realizzazione dell'inventario nazionale delle emissioni in atmosfera attraverso l'uso di appropriati fattori di emissione e/o modelli di stima. Le emissioni di gas serra vengono quindi convertite in termini di CO2 eq., moltiplicando le emissioni di ciascun gas serra per il relativo potenziale di riscaldamento globale. Nel National Inventory Report - NIR (ISPRA, 2021[a]) è descritta la metodologia di stima e i dati usati, sono riportati i dati di emissione, l’analisi dei trend e delle categorie emissive principali, le attività di controllo e qualità dei dati, la pianificazione delle attività di miglioramento delle stime. Ogni anno i dati di emissione (ISPRA, 2021[b]), comunicati tramite il Common Reporting Format (CRF) e il NIR, vengono inviati al Segretariato dell'UNFCCC.
La stima delle emissioni viene effettuata nell'ambito della realizzazione dell'inventario nazionale delle emissioni in atmosfera attraverso l'uso di appropriati fattori di emissione e/o modelli di stima. Le emissioni di gas serra vengono quindi convertite in termini di CO2 eq., moltiplicando le emissioni di ciascun gas serra per il relativo potenziale di riscaldamento globale. Nel National Inventory Report - NIR (ISPRA, 2021[a]) è descritta la metodologia di stima e i dati usati, sono riportati i dati di emissione, l’analisi dei trend e delle categorie emissive principali, le attività di controllo e qualità dei dati, la pianificazione delle attività di miglioramento delle stime. Ogni anno i dati di emissione (ISPRA, 2021[b]), comunicati tramite il Common Reporting Format (CRF) e il NIR, vengono inviati al Segretariato dell'UNFCCC.
Core set:
Non compilato
Altri Core set:
Non compilato
Periodicità di aggiornamento:
Annuale
Copertura spaziale:
Nazionale
Regionale (20/20)
Regionale (20/20)
Copertura temporale:
1990-2019
L'informazione relativa alle emissioni dei gas serra è rilevante al fine di verificare l'andamento delle emissioni e il raggiungimento gli obiettivi di riduzione previsti dalla normativa. Le stime sono calcolate in conformità ai principi di trasparenza, accuratezza, consistenza, comparabilità, completezza richieste dalla metodologia IPCC di riferimento. |
Stato:
Medio
Descrizione/valutazione dello stato:
Gli obiettivi di riduzione al 2020 e al 2030 fissati rispettivamente dalla Direttiva Effort Sharing (406/2009/EC) e dal Regolamento Effort Sharing (842/2018/EC) per l’Italia sono pari a -13% e -33% di riduzione delle emissioni complessive di gas serra dei settori agricoltura, residenziale, trasporti e rifiuti, rispetto ai livelli del 2005. Nel 2019, le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura sono state pari a 29,5 Mt CO2 eq., il cui peso rispetto ai settori della Direttiva Effort Sharing è pari all’11% (vedi indicatore “Emissioni di gas serra nei settori ETS ed ESD”), e il loro contributo al raggiungimento dell’obiettivo previsto al 2020 è marginale, rispetto al 2005 la riduzione relativa al solo settore agricolo è pari a -8,7%.
Le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura nel 2019 sono state di poco inferiori al 2018 (-0,6%) e pari al 7,1% delle emissioni totali di gas serra. L’analisi per gas evidenzia come il 64,3% delle emissioni derivi dalle emissioni di metano, il 34,3% dalle emissioni di protossido di azoto e solo l’1,5% dipende dall’anidride carbonica (Tabella 1).
Le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura nel 2019 sono state di poco inferiori al 2018 (-0,6%) e pari al 7,1% delle emissioni totali di gas serra. L’analisi per gas evidenzia come il 64,3% delle emissioni derivi dalle emissioni di metano, il 34,3% dalle emissioni di protossido di azoto e solo l’1,5% dipende dall’anidride carbonica (Tabella 1).
Trend:
Stabile
Descrizione/valutazione del trend:
La riduzione delle emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura nel 2019 rispetto ai livelli del 1990 è stata pari al 17,3%, passando da 35,7 Mt CO2 eq. nel 1990 a 29,5 Mt CO2 eq. nel 2019. Analizzando la variazione per categoria emissiva, le emissioni prodotte da fermentazione enterica (CH4) e dalla gestione delle deiezioni animali (CH4 e N2O) sono diminuite rispettivamente dell’14,6% e del 18,9%, quelle derivanti dalla coltivazione del riso (CH4) e dai suoli agricoli (N2O) hanno registrato una riduzione del 15,6% e del 20,6%, rispettivamente.
Tale andamento è attribuibile fondamentalmente alla contrazione del numero di capi allevati per alcune specie zootecniche, alla riduzione dell’uso di fertilizzanti azotati sintetici e delle superfici e produzioni agricole. La Politica Agricola Comune (PAC), in particolare, con le misure previste dai sostegni diretti agli agricoltori e agli interventi di mercato, ha avuto un ruolo significativo nella contrazione delle emissioni dei gas serra di origine agricola (il sistema delle quote latte, per esempio, ha vincolato la produzione di latte, portando a una riduzione del numero di capi e a un aumento della produttività per capo). Un ulteriore impulso in tal senso è derivato dall’implementazione dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) chiamati ad affrontare le quattro ‘sfide’ previste dell’Health Check della PAC: cambiamenti climatici; energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche e biodiversità. La maggior parte dei PSR ha privilegiato misure specifiche per azioni a favore della riduzione delle emissioni di gas serra. Da una valutazione fatta su tutti i PSR, probabilmente, il principale contributo alla riduzione delle emissioni di gas serra (e del protossido di azoto, in particolare) verrà dalla diminuzione del surplus di azoto. Con la riforma della PAC del 2013, l'attenzione alla sostenibilità ambientale è dimostrata dall’introduzione del pagamento Greening, in base al quale il 30% della dotazione nazionale disponibile per i pagamenti diretti agli agricoltori è subordinato all'osservanza di determinate pratiche agricole sostenibili. Inoltre almeno il 30% degli stanziamenti europei per lo sviluppo rurale dovrà essere riservato a determinate misure di gestione sostenibile delle terre e alla lotta ai cambiamenti climatici. L’orientamento generale della riforma della PAC post 2020 va verso una maggiore ambizione in materia climatico-ambientale con l’ottica di contribuire al conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra che si è data l’Unione Europea.
Tale andamento è attribuibile fondamentalmente alla contrazione del numero di capi allevati per alcune specie zootecniche, alla riduzione dell’uso di fertilizzanti azotati sintetici e delle superfici e produzioni agricole. La Politica Agricola Comune (PAC), in particolare, con le misure previste dai sostegni diretti agli agricoltori e agli interventi di mercato, ha avuto un ruolo significativo nella contrazione delle emissioni dei gas serra di origine agricola (il sistema delle quote latte, per esempio, ha vincolato la produzione di latte, portando a una riduzione del numero di capi e a un aumento della produttività per capo). Un ulteriore impulso in tal senso è derivato dall’implementazione dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) chiamati ad affrontare le quattro ‘sfide’ previste dell’Health Check della PAC: cambiamenti climatici; energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche e biodiversità. La maggior parte dei PSR ha privilegiato misure specifiche per azioni a favore della riduzione delle emissioni di gas serra. Da una valutazione fatta su tutti i PSR, probabilmente, il principale contributo alla riduzione delle emissioni di gas serra (e del protossido di azoto, in particolare) verrà dalla diminuzione del surplus di azoto. Con la riforma della PAC del 2013, l'attenzione alla sostenibilità ambientale è dimostrata dall’introduzione del pagamento Greening, in base al quale il 30% della dotazione nazionale disponibile per i pagamenti diretti agli agricoltori è subordinato all'osservanza di determinate pratiche agricole sostenibili. Inoltre almeno il 30% degli stanziamenti europei per lo sviluppo rurale dovrà essere riservato a determinate misure di gestione sostenibile delle terre e alla lotta ai cambiamenti climatici. L’orientamento generale della riforma della PAC post 2020 va verso una maggiore ambizione in materia climatico-ambientale con l’ottica di contribuire al conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra che si è data l’Unione Europea.
Variabili:
Emissioni di gas serra in agricoltura
Allegati:
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Le emissioni di metano dipendono dal processo digestivo degli animali e in particolare dalla fermentazione enterica (69,8%), dal trattamento e dallo stoccaggio dei reflui zootecnici (21,8%), dalla coltivazione del riso (8,3%) e dalla combustione dei residui agricoli (0,1%). Le emissioni di protossido di azoto dipendono dalla gestione dei reflui zootecnici (20,6%), dai suoli agricoli (che includono le emissioni determinate dall’applicazione al suolo di fertilizzanti sintetici e organici, dall’incorporazione dei residui colturali, dai suoli organici, che complessivamente rappresentano il 79,4% delle emissioni di protossido di azoto) e dalla combustione dei residui agricoli (0,04%). Complessivamente il comparto degli allevamenti contribuisce per circa il 78% alle emissioni totali del settore agricoltura. I dati disaggregati a livello regionale (Figura 2), mostrano come le regioni del bacino padano con più elevata attività agricola e zootecnica (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) contribuiscono per quasi il 60% alle emissioni complessive.