CONTRIBUTO DELLE FORESTE NAZIONALI AL CICLO GLOBALE DEL CARBONIO

Autori: 
Marina Vitullo
Immagine abstract
Abstract: 
L’indicatore fa riferimento allo stock di carbonio, ovvero la quantità di carbonio fissata in Italia nei diversi serbatoi forestali, e alla variazione di stock di carbonio (carbon sink), che tiene conto del carbonio assorbito e alla quantità rilasciata (emissioni) per effetto di incendi, prelievi e mortalità naturale degli ecosistemi forestali nazionali. Il carbon stock e il carbon sink rappresentano indicatori efficaci per valutare lo stato delle risorse forestali di una nazione, essendo influenzati dalla produttività delle foreste e, in senso negativo, dai disturbi sia naturali sia antropici cui sono soggette (incendi, prelievi, parassiti e patogeni, mortalità naturale, ecc.). Gli stock di carbonio nelle foreste italiane sono in aumento, segnando un bilancio positivo tra le emissioni e gli assorbimenti di gas serra (carbon sink). Ciò è legato da una parte alle politiche di conservazione e di tutela delle foreste; dall'altra, a causa di complessi motivi economici e sociali, a una riduzione del volume dei prelievi legnosi. Maggiore preoccupazione destano le emissioni legate agli incendi. L'andamento del carbon sink, nel periodo 1990-2019 è fortemente condizionato dalla riduzione di assorbimento di gas serra connesse alle superfici percorse annualmente dagli incendi. È particolarmente evidente, infatti, l'effetto delle perdite di biomassa dovute a incendi nel 1990, 1993, 2007 e nel 2017 sul trend del carbon sink. Da ciò si intuisce il ruolo chiave degli incendi sul contributo che le foreste nazionali possono dare al ciclo globale del carbonio.
Descrizione: 
Le foreste hanno un ruolo importante nel ciclo globale del carbonio. Le foreste, infatti, rappresentano il bioma con la più alta densità di carbonio, da poche decine fino a diverse centinaia di tonnellate di anidride carbonica (CO2) per ettaro; inoltre, esse sono il bioma più diffuso sul pianeta, estendendosi su 3,9 miliardi di ettari, circa il 30% delle terre emerse. Si stima che le foreste globali immagazzinino oltre 1.100 miliardi di t di carbonio (GtC) nei loro diversi serbatoi (biomassa viva e morta e suolo). Inoltre scambiano grandi masse di carbonio con l'atmosfera attraverso l'assorbimento di CO2 con la fotosintesi e il rilascio attraverso la respirazione delle piante e del suolo e i vari tipi di disturbo cui sono soggette (incendi, uragani, attacchi di patogeni e parassiti, pascolo, prelievi legnosi e interventi selvicolturali). L'indicatore fa riferimento al carbon stock, vale a dire alla quantità di carbonio fissata in Italia nei diversi serbatoi forestali, e alla variazione di stock di carbonio (carbon sink), che tiene conto del carbonio assorbito e alla quantità rilasciata (emissioni) per effetto di incendi, prelievi e mortalità naturale degli ecosistemi forestali nazionali. Il carbon stock e il carbon sink rappresentano indicatori efficaci per valutare lo stato delle risorse forestali di una nazione, essendo influenzati dalla produttività delle foreste e, in senso negativo, dai disturbi sia naturali sia antropici cui sono soggette (incendi, prelievi, parassiti e patogeni, mortalità naturale, ecc.). Essi sono utili per valutare anche il livello di conservazione e di sostenibilità della gestione forestale. Il carbon stock e il carbon sink, inoltre, indicano il contributo che le foreste nazionali possono dare alla mitigazione dell'effetto serra e al raggiungimento degli obiettivi di contenimento delle emissioni di gas climalteranti che il nostro Paese ha assunto nell'ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC).

Scopo: 
Fornire una stima della capacità di fissazione di carbonio da parte delle foreste italiane e del loro ruolo nelle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici e di raggiungimento degli impegni internazionali, dal Protocollo di Kyoto all'accordo di Parigi, e nell'ambito degli impegni comunitari del Quadro 2030 per il clima e l'energia.
RILEVANZA - L'indicatore: 
È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
È in grado di descrivere il trend senza necessariamente fornire una valutazione dello stesso
È sensibile ai cambiamenti che avvengono nell’ambiente e/o delle attività antropiche
Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull’ambiente o delle risposte della società, anche in relazione agli obiettivi di specifiche normative
Fornisce una base per confronti a livello internazionale
MISURABILITÀ - I dati utilizzati per la costruzione dell’indicatore sono/hanno: 
Adeguatamente documentati e di fonte nota
Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
Un’ “adeguata” copertura spaziale
Un’ “idonea” copertura temporale
SOLIDITÀ - L'indicatore: 
È basato su standard nazionali/internazionali e sul consenso nazionale/internazionale circa la sua validità
È ben fondato in termini tecnici e scientifici
Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
Comparabilità nel tempo
Comparabilità nello spazio
Principali riferimenti normativi e obiettivi: 
Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC)
Linee guida Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)
Protocollo di Kyoto (PK)
Accordo di Parigi
Regolamento (UE) 2018/841
Regolamento (UE) 2018/842
L’UNFCCC, riconoscendo che i cambiamenti climatici sono una delle minacce più serie per l’umanità, ha definito un quadro operativo per arginare il continuo aumento della concentrazione in atmosfera dei gas serra. La stessa UNFCCC - riconoscendo la funzione di mitigazione dell’effetto serra da parte delle foreste - richiede alle nazioni di adottare misure per migliorare e conservare gli ecosistemi, e segnatamente le foreste, che possono agire come riserve e assorbitori (sink) di gas a effetto serra.
Nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e del relativo Protocollo di Kyoto, ogni Stato aderente, e inscritto nell’Annesso I (paesi industrializzati e le cosiddette economie in transizione), deve compilare annualmente l’Inventario nazionale delle emissioni e degli assorbimenti dei gas a effetto serra, non inclusi nel Protocollo di Montreal, riportando la serie storica, dal 1990, delle emissioni nel National Inventory Report – NIR, secondo le linee guida redatte a livello internazionale dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e adottate dalla Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione.
Il settore LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry), uno dei cinque settori dell’Inventario nazionale, riporta le stime relative agli assorbimenti e alle emissioni di gas serra derivanti dalle attività di uso delle terre, cambiamento di uso delle terre e gestione forestale. Tra i diversi usi delle terre, quello forestale è senz’altro il più rilevante, a causa degli ingenti serbatoi di carbonio e dei relativi flussi di gas serra generati dalla gestione forestale e dai cambiamenti di utilizzo delle terre da e verso l’uso forestale.
Il Protocollo di Kyoto (PK) prevede per ogni Paese un target relativamente alla riduzione dei gas serra rispetto al 1990 e la possibilità, sulla base di quanto stabilito negli art. 3.3, 3.4, di utilizzare i sink di carbonio (C) per la riduzione del bilancio netto nazionale delle emissioni di gas serra; per il primo periodo d’impegno (2008 – 2012), l’Italia aveva l’obbligo di ridurre del 6,5% le emissioni dei gas serra stimate nel 1990 (base year) mentre, per il secondo periodo d’impegno (2013-2020), gli impegni di riduzione coincidono, per l’Italia e per l’Unione Europea, con quelli assunti a livello comunitario nell’ambito del pacchetto clima-energia 2020 (in particolare per i settori non-ETS, l’Italia deve raggiungere al 2020 una riduzione delle emissioni del -13% rispetto al 2005). L’articolo 3.3 del PK stabilisce che gli assorbimenti e le emissioni di gas serra risultanti dalla costituzione di nuove foreste (afforestazione, riforestazione) e dalla conversione delle foreste in altre forme d’uso delle terre (deforestazione), effettuati dopo il 1990, devono essere contabilizzati nei bilanci nazionali delle emissioni. L’articolo 3.4 permette invece la contabilizzazione di assorbimenti ed emissioni di gas serra connessi all’attività di gestione forestali e alle cosiddette attività addizionali, come la gestione delle terre coltivate, la gestione dei pascoli e la rivegetazione, purché abbiano avuto luogo dopo il 1990 e siano state intenzionalmente causate dall’uomo. Tra tali attività l’Italia ha deciso di eleggere, per il periodo 2013-2020, le attività di gestione delle terre coltivate e gestione dei pascoli.
Le politiche su clima ed energia stanno attraversando una fase di profonda revisione a seguito della sottoscrizione dell’Accordo di Parigi, il cui obiettivo è il contenimento dell’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e cercando di limitare l’aumento a 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali. Nell’ambito dell’Accordo di Parigi l’obiettivo, per l’Unione Europea, è la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 40% rispetto all’anno 1990, entro il 2030. Tale obiettivo è ripartito tra i settori Emissions Trading System (ETS) e non-ETS ed è pari, rispettivamente, ad una riduzione del 43% e del 30% rispetto ai livelli del 2005. Il Regolamento 842/2018 Effort Sharing ha fissato gli obiettivi di riduzione per gli Stati Membri per i settori non-ETS, mentre il Regolamento 841/2018 LULUCF definisce gli impegni per il settore LULUCF nel quadro 2030 per il clima e l’energia. All’interno del Regolamento (UE) 2018/841 è sancito il principio denominato “no-debit rule”, il quale prevede che gli Stati membri si impegnino a garantire che le emissioni contabilizzate di gas a effetto serra derivanti dall'uso del suolo siano interamente compensate da una rimozione equivalente di CO2 attraverso le azioni messe in atto nel settore. Sebbene gli Stati membri abbiano già in parte assunto questo impegno individualmente nell'ambito del Protocollo di Kyoto fino al 2020, il regolamento sancisce per la prima volta l'impegno nella legislazione dell'UE per il periodo 2021-2030.
Oltre alla regola del “no-debit”, l’articolo 8 del Regolamento prevede che, entro il 31 dicembre 2018, gli Stati membri presentino alla Commissione i loro piani nazionali di contabilizzazione forestale, che includono un livello di riferimento proposto per le foreste, per il periodo dal 2021 al 2025.
Il livello di riferimento per le foreste è basato sulla continuazione di pratiche sostenibili di gestione forestale, come documentate nel periodo dal 2000 al 2009 e tengono conto del futuro impatto delle caratteristiche dinamiche delle foreste collegate all'età, per non limitare, in modo ingiustificato, l'intensità di gestione forestale. Tale elemento è infatti ritenuto fondamentale per lo sviluppo di pratiche sostenibili di gestione forestale e quindi al mantenimento o al rafforzamento dei pozzi di assorbimento del carbonio a lungo termine.
Il 31 dicembre 2019 la Direzione Generale per il Clima e l’Energia ha trasmesso il Piano Nazionale di contabilizzazione forestale dell’Italia, redatto da ISPRA con il contributo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che include il livello di riferimento proposto per le foreste per il periodo dal 2021 al 2025.
DPSIR: 
Stato
Tipologia indicatore: 
Descrittivo (tipo A)
Riferimenti bibliografici: 
ISPRA, 2021 “Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2019 - National Inventory Report 2021 - Annual Report for submission under the UN Framework Convention on Climate Change and the European Union’s Greenhouse Gas Monitoring Mechanism” ISPRA, Rapporti 341/2021 https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/italian-greenhouse-gas-inventory-1990-2019-national-inventory-report-2021

IPCC 2006, 2006 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories, Prepared by the National Greenhouse Gas Inventories Programme, Eggleston H.S., Buendia L., Miwa K., Ngara T. and Tanabe K. (eds). Published: IGES, Japan.

Federici S, Vitullo M, Tulipano S, De Lauretis R, Seufert G, 2008. An approach to estimate carbon stocks change in forest carbon pools under the UNFCCC: the Italian case. iForest 1: 86-95 URL: http://www.sisef.it/iforest/contents/?id=ifor0457-0010086

Gasparini, P., Di Cosmo, L., Pompei, E. (Eds.), 2013. Il contenuto di carbonio delle foreste italiane. Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio INFC2005. Metodi e risultati dell’indagine integrativa. Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura.

MATTM, 2019, National Forestry Accounting Plan, https://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/clima/nfap_final_resubmission_2019_clean.pdf

Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio: www.infc.it; https://www.inventarioforestale.org/

ISTAT: www.istat.it

Carabinieri, Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari: https://www.carabinieri.it/arma/oggi/organizzazione/organizzazione-per-la-tutela-forestale-ambientale-e-agroalimentare

United Nations Framework Convention on Climate Change: www.unfccc.int
Limitazioni: 
Non compilato  
Ulteriori azioni: 
Non compilato  
Frequenza rilevazione dati: 
Annuale
Accessibilità dei dati di base: 
ISPRA, Inventario delle emissioni in atmosfera (http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni)
Fonte dei dati di base: 
ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
Descrizione della metodologia di elaborazione: 
Le stime del carbonio presente nei diversi serbatoi forestali sono state effettuate tramite l'uso del modello For-est (Federici et al., 2008) basato sulla metodologia IPCC, per i seguenti serbatoi di carbonio: biomassa epigea e ipogea, necromassa e lettiera. Tale modello, usato per stimare l'evoluzione nel tempo degli stock dei serbatoi forestali italiani, è stato applicato a scala regionale (NUT2), utilizzando, come input per il modello, i dati di superficie e i dati quantitativi, per regione e categoria inventariale, degli inventari forestali nazionali (1985, 2005 e risultati dell'INFC2015) realizzati dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari, Carabinieri; i dati delle superfici forestali percorse da incendi dal Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari - Carabinieri; i dati relativi ai prelievi legnosi forniti dall'ISTAT. Dettagli sulle metodologie e sui dati utilizzati per la stima delle emissioni e degli assorbimenti sono riportati nel NIR (ISPRA, 2021).
Core set: 
7EAP - Dati sull'ambiente
Periodicità di aggiornamento: 
Annuale
Copertura spaziale: 
Nazionale;
Regionale
Copertura temporale: 
1990-2019
L'informazione utilizzata per il popolamento dell'indicatore costituisce un dato importante ai fini della redazione dell'inventario annuale degli assorbimenti e delle emissioni di gas serra, secondo le modalità richieste dagli impegni sottoscritti dall'Italia con l'UNFCCC e con il Protocollo di Kyoto. Le metodologie IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) in uso per misurare gli stock e i flussi del carbonio forestale si basano primariamente sui dati che derivano dagli inventari forestali. I dati raccolti nell'ambito del secondo inventario forestale (INFC2005) e i dati di prima fase del terzo inventario forestale (INFC2015) hanno permesso un'accurata stima del carbonio stoccato nei diversi serbatoi, a livello nazionale e regionale.
Stato: 
Buono
Descrizione/valutazione dello stato: 
Nel 2019 la quantità di carbonio fissato nelle foreste italiane (carbon stock) è stata pari a circa 613,5 milioni di tonnellate di carbonio (MtC). Di queste, 472 Mt C (76,9% del totale) sono stoccate nella biomassa epigea, 98,4 Mt C (16% del totale) nella biomassa ipogea, 16 Mt C nella necromassa (2,6% del totale) e 27,7 MtC nella lettiera (4,4% del totale) (Figura 1).
La ripartizione, a livello regionale, dello stock di carbonio (Figura 2) è fortemente correlata alla frazione di superficie coperta da foreste.
Trend: 
Positivo
Descrizione/valutazione del trend: 
Gli stock di carbonio nelle foreste italiane sono in aumento, segnando un bilancio positivo tra le emissioni e gli assorbimenti di gas serra (carbon sink). Ciò è legato da una parte alle politiche di conservazione (con bassi indici di deforestazione) e di tutela delle foreste; dall'altra, a causa di complessi motivi economici e sociali, a una riduzione del volume dei prelievi legnosi (anche se negli ultimi anni, soprattutto a causa degli alti prezzi dell'energia, si è registrata una ripresa dei prelievi di legna a fini energetici). Un aumento del carbonio sequestrato si registra in quelle aree usate in precedenza per altri scopi e convertite poi in foreste, per via degli interventi di riforestazione (terreni già in precedenza forestali) e afforestazione (terreni in precedenza non forestali), di carattere sia intenzionale, sia naturale (colonizzazione naturale da parte di specie forestali su ex-coltivi o altro). Maggiore preoccupazione destano le emissioni legate agli incendi, che hanno un impatto sulla variazione di carbonio stoccato nei diversi serbatoi forestali.
Commenti: 
Il carbonio sequestrato dai serbatoi forestali italiani è aumentato in maniera costante, principalmente a causa dell'espansione delle superfici coperte da foreste, dovuta prevalentemente a una ricolonizzazione di aree marginali e di terre non più coltivate. Nel 2019, la variazione di stock di carbonio (carbon sink) delle foreste italiane è stata pari a 8,6 MtC (pari a 31,5 Mt di CO2); tale variazione tiene conto degli accrescimenti e delle perdite (dovute ai prelievi legnosi, agli incendi e alle cause naturali). L'andamento del carbon sink, nel periodo 1990-2019 (Figura 3), è fortemente condizionato dalle superfici percorse annualmente dagli incendi, e dalla conseguente riduzione degli assorbimenti di carbonio. È particolarmente evidente, infatti, l'effetto delle perdite di biomassa dovute a incendi nel 1990, 1993, 2007 e nel 2017 sul trend del carbon sink. Da ciò si intuisce il ruolo chiave degli incendi sul contributo che le foreste nazionali possono dare al ciclo globale del carbonio.
  • Titolo  Figura 1: Carbon stock in Italia: ripartizioni nei diversi serbatoi forestali (2019)
    Fonte ISPRA

  • Titolo Figura 2: Carbon stock dei diversi serbatoi forestali per ripartizione regionale (2019)
    Fonte ISPRA

  • Titolo Figura 3: Variazione dello stock di carbonio (carbon sink) nei diversi serbatoi forestali in Italia
    Fonte ISPRA