AZIENDE IN ACQUACOLTURA E PRODUZIONI

Autori: 
Valeria Donadelli, Giovanna Marino
Abstract: 
L’indicatore stima la dimensione dell’acquacoltura nazionale, come numero di impianti attivi e produzioni e i trend di crescita rispetto agli obiettivi programmati nel Piano Strategico Acquacoltura 2014-2020 e il Programma Operativo del Fondo Europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMP) 2014-2020. Nel 2018 il Veneto si conferma la prima regione in Italia per numero di impianti (25%), mentre l’Emilia-Romagna è la prima regione per volumi di produzione (24%). In Veneto si registra rispetto al 2016 una riduzione netta nella produzione di molluschi bivalvi (-5.045t). Cinque regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Sardegna) ospitano il 66,6% degli impianti di acquacoltura e contribuiscono per il 66,8% alla produzione nazionale. Nella maggior parte delle regioni costiere prevale l’utilizzo della risorsa idrica salmastra/salata, con impianti localizzati in ambienti di transizione, costieri e marini. La produzione italiana d’acquacoltura censita per l'anno 2018 è di 152.534 tonnellate, il 60,7 % sono molluschi, il 39% sono pesci e 0,01% sono crostacei. Le produzioni d’acquacoltura nel periodo di riferimento 2013 – 2018 sono cresciute complessivamente del 8,3%, con un trend su base annua del +1,7% in linea con le stime di crescita indicate dal MiPAAF. Il settore della molluschicoltura è quello che presenta più criticità e oscillazioni nei volumi di produzione e richiede azioni di supporto specifiche per ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici, migliorare la qualità ambientale nelle aree destinate alla vita dei molluschi e superare le difficoltà burocratico - amministrative nel rilascio e rinnovo delle concessioni demaniali marittime.
Descrizione: 
L’indicatore stima la dimensione dell’acquacoltura nazionale, come numero di impianti attivi e produzioni di piscicoltura, molluschicoltura e crostaceicoltura e per le principali specie allevate. Le produzioni sono analizzate anche in relazione alla risorsa idrica utilizzata per l’allevamento (acqua dolce o salmastra/salata). L’indicatore è elaborato sulla base dei dati censiti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF) ai sensi del Regolamento (CE) n. 762/2008, che abroga il Regolamento (CE) n. 788/96 del Consiglio per la raccolta e la trasmissione annuale dei dati statistici (Eurostat) sull’acquacoltura da parte degli Stati membri. Alcuni dati tecnico produttivi sono stati rivisti sulla base di censimenti forniti dalle Associazione di Produttori e di dati rilevati presso le aziende. L'indicatore confronta il dato di produzione e numero di impianti d'acquacoltura per le tre tipologie produttive, piscicoltura, molluschicoltura e crostaceicoltura nel 2018 con riferimento al periodo 2013-2018 per la programmazione comunitaria e alla serie storica (1994-2016). L’indicatore è elaborato su base nazionale e per tutte le venti Regioni dove l'acquacoltura è sviluppata in ambienti di acqua dolce, costieri e marini.
L’aggiornamento sulle specie non indigene allevate e relative produzioni (riportato nelle precedenti edizioni) è in corso d’aggiornamento.
Scopo: 
Fornire informazioni utili sullo stato dell’acquacoltura in Italia e valutare il raggiungimento degli obiettivi di crescita e sviluppo dell'acquacoltura, di cui al Piano Strategico Acquacoltura, 2014-2020 e al Programma Operativo FEAMP 2014-2020, secondo la decisione della CE C(2015)8452.
RILEVANZA - L'indicatore: 
È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
È in grado di descrivere il trend senza necessariamente fornire una valutazione dello stesso
È semplice, facile da interpretare
Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull’ambiente o delle risposte della società, anche in relazione agli obiettivi di specifiche normative
Fornisce una base per confronti a livello internazionale
Ha una soglia o un valore di riferimento con il quale poterlo confrontare
MISURABILITÀ - I dati utilizzati per la costruzione dell’indicatore sono/hanno: 
Adeguatamente documentati e di fonte nota
Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
Un’ “adeguata” copertura spaziale
Un’ “idonea” copertura temporale
SOLIDITÀ - L'indicatore: 
È basato su standard nazionali/internazionali e sul consenso nazionale/internazionale circa la sua validità
È ben fondato in termini tecnici e scientifici
Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
Comparabilità nel tempo
Comparabilità nello spazio
Principali riferimenti normativi e obiettivi: 
Gli obiettivi europei di crescita e sviluppo sostenibile sono fissati dalla Politica Comune della Pesca (Regolamento 1380/2013/UE) per il periodo 2014-2020 e mirano a promuovere la crescita e aumentare le produzioni dell’acquacoltura negli Stati membri, ridurre la dipendenza europea dalle importazioni di prodotti ittici (-70%) e favorire lo sviluppo dell’acquacoltura nelle aree costiere e rurali. A livello nazionale, gli obiettivi di crescita dell’acquacoltura attesa sono stati fissati nel Piano Strategico Acquacoltura 2014-2020 (PSA), redatto ai sensi dell’art.34 della PCP e nel Programma Operativo del Regolamento per il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP, Regolamento 508/2014/EU), approvati dalla Commissione europea nel novembre 2015 (decisione della CE C(2015)8452). Nel 2023 è atteso un aumento delle produzioni totali del 35% rispetto al 2013 per un volume di oltre 192.000 tonnellate di prodotti ittici allevati (PO FEAMP. Priorità 2, Obiettivo 4, indicatore 2.1) e un aumento del valore corrispettivo del 47% per un valore di oltre 580 milioni di euro (indicatore 2.1), rispetto al 2013. La crescita è attesa grazie alla diversificazione dei processi di produzione e dei prodotti, la modernizzazione e l’ampliamento degli impianti esistenti e la realizzazione di nuovi insediamenti produttivi, un miglioramento dell’utilizzo dello spazio marino e costiero e l’identificazione di nuove Zone Allocate per l’Acquacoltura (AZA). L’indicatore assume una crescente rilevanza in relazione alle nuove strategie di crescita blu (COM (2012) 494 final), di transizione energetica e sviluppo sostenibile promosse dalla Commissione europea (Green Deal, 2019; Farm to Fork Strategy, 2020).
DPSIR: 
Determinante
Tipologia indicatore: 
Descrittivo (tipo A)
Riferimenti bibliografici: 
COM (2020) 381 final. Una strategia “Dal produttore al consumatore” per un Sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.
FAO. 2020.The State of World Fisheries and Aquaculture. 2020. Sustainability in action. Rome.
ISPRA, 2011, Annuario dei dati ambientali
ISPRA, 2012, Annuario dei dati Ambientali
ISPRA, 2013, Annuario dei dati Ambientali
ISPRA, 2014-2015, Annuario dei dati Ambientali
ISPRA, 2016, Annuario dei dati Ambientali
ISPRA, 2018, Annuario dei dati Ambientali
Marino G., Petochi T., Cardia F. (2020). "Assegnazione di Zone Marine per l'Acquacoltura (AZA). Guida Tecnica", 214 p., Documenti Tecnici ISPRA 2020 . https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/documenti-tecnici/assegnazione-di-zone-marine-perlacquacoltura-aza-guida-tecnica
MiPAAF (2014). Piano Strategico per l’Acquacoltura in Italia (2014-2020). pp.282. https://pofeamp.politicheagricole.it/documents/17/2_Programma_operativo_Feamp.pdf
Limitazioni: 
-
Ulteriori azioni: 
Sistemi digitali e innovativi per la trasmissione dei dati di produzione dalle aziende alle amministrazioni competenti, con risparmio di risorse e migliore affidabilità dei dati ottenuti per il censimento sui dati tecnico-produttivi dell’acquacoltura.
Frequenza rilevazione dati: 
Annuale
Accessibilità dei dati di base: 
L’indicatore utilizza i dati MiPAAF censiti ai sensi del Regolamento (CE) n. 762/2008, i dati censiti dalle Associazione di categoria API (Associazioni Piscicoltori Italiani), AMA (Associazione Mediterranea Acquacoltori) e FEAP (Federation of European Aquaculture Producers) e i dati pubblicati dall’Ufficio statistico dell’Unione Europea (EUROSTAT).
Fonte dei dati di base: 
Associazioni di categoria
EUROSTAT (Ufficio Statistico delle Comunità Europee)
MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali)
Descrizione della metodologia di elaborazione: 
La raccolta dei dati per l’annualità 2018 (Reg. (CE) 762/2008) ha utilizzato come unità di riferimento l’impresa, figura giuridica regolarmente iscritta alla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura e come unità d’analisi l’impianto, ossia l’unità produttiva che afferisce ad una impresa. Ciascuna impresa può essere costituita da uno o più impianti. Il trend delle produzioni 1994-2016 è stato elaborato integrando i dati censiti per il MiPAAF da ICRAM (1994-2002), Idroconsult (2002-2006), UNIMAR (2007-2014), GRAIA (2015-2016) e CREA (2017-2018). Per le annualità 2015-2018, ISPRA ha operato una revisione dei dati raccolti da GRAIA e CREA, con l’integrazione di dati forniti dalle Associazioni di produttori nazionali API e AMA. Sono riportati i volumi di produzione (t) per tipologia produttiva (piscicoltura, molluschicoltura e crostaceicoltura), per regione; i volumi di produzione (t) delle principali specie allevate, il numero degli impianti attivi per tipo di risorsa idrica (acqua dolce o marino salmastra) e per regione.
Core set: 
EEA - CSI
Periodicità di aggiornamento: 
Annuale
Copertura spaziale: 
Nazionale
Regionale (20/20)
Copertura temporale: 
1994-2018
L’indicatore sintetizza in modo semplice e comprensibile i dati di crescita (volume, valore della produzione e numero d’impianti) dell’acquacoltura in Italia nel 2018 e confronta l’andamento con la serie storica (1994-2016) su dati censiti dal MiPAAF. I dati sono stati censiti da differenti istituti e enti, elaborati da ISPRA, validati con le Associazioni di categoria (API e AMA) e calcolati con le stesse modalità per consentire la comparabilità del dato nel tempo. L’indicatore ha una copertura spaziale completa e copre tutte le 20 regioni dove insistono attività di acquacoltura e i diversi ambienti d’allevamento in acque dolci, salmastre e marine.
Stato: 
Medio
Descrizione/valutazione dello stato: 
Le produzioni d’acquacoltura nel periodo 2013-2018 sono cresciute del 8,3% e tra il 2016 e il 2018 l’incremento rilevato è stato del 3%, da ascrivere principalmente all’aumento delle produzioni di piscicoltura (da 54.842t a 59.970t); sono aumentate le produzioni di pesci marini per l'entrata in funzione di nuovi siti di produzione e la piscicoltura d’acqua dolce mostra una lieve ripresa (da 39.457 t nel 2016 a 41.920 nel 2018) dopo il decremento nel 2016-2017 causato da fenomeni ambientali legati ai cambiamenti climatici, quali crisi di siccità e ridotta disponibilità di risorse idriche, in particolare nel Nord Est, che hanno avuto impatti sulla produzione nazionale di salmonidi (trote).
Per l’allevamento di molluschi bivalvi permane una situazione di oscillazione, con un aumento delle produzioni del 4,1% nel periodo 2013-2018, inferiore alle attese. Dopo l’aumento di produzione registrato nel 2017 (quasi 100.000 tonnellate), si registra un nuovo calo di produzione nel 2018 (92.551t), da porre in relazione principalmente a tre fattori: l’incremento della temperatura e degli eventi meteo marini estremi legati ai cambiamenti climatici; la riduzione della qualità ambientale nelle aree di allevamento di molluschi, dovuta a impatti antropici (e.g. contaminazione microbiologica) e eventi climatici (e.g. fioriture algali); le difficoltà burocratico - amministrative nel rilascio/rinnovo delle concessioni demaniali marittime. La crostaceicoltura si conferma un settore minoritario, con produzioni di 13 tonnellate di mazzancolla, gambero di fiume europeo e gamberetto maggiore, in crescita nel periodo 2013-2018.
Trend: 
Stabile
Descrizione/valutazione del trend: 
L’acquacoltura italiana ha un trend positivo di crescita su base annua del +1,7% nel periodo 2013-2018, con differenze importanti tra i comparti produttivi. Tale aumento non comporta un peggioramento significativo in termini ambientali. Pertanto si è scelto di considerare stabile il trend.
La piscicoltura marina conferma un trend in crescita, con +17,3% rispetto al 2016, grazie alla messa in produzione di nuovi insediamenti produttivi e un trend di crescita su base annua del 8% dal 2013. Anche la piscicoltura d’acqua dolce registra un aumento del volume di produzione del 6% rispetto al 2016 e del 7,4 % rispetto al 2013, non discostandosi dal trend di crescita dell’1,3 % su base annua (PSA 2014-2020). Al contrario i trend di crescita della molluschicoltura non sono positivi nel periodo 2013-2018. Nel 2018 le produzioni sono cresciute solo del +4,1% rispetto al 2013, con un trend su base annua del +0,8%, che è significativamente inferiore al trend atteso del +2,6%. Rispetto al 2016 si registra una lieve diminuzione nelle produzioni (-0,8%). Considerata l’importanza di questo settore produttivo, come fonte di alimenti con una bassa impronta ambientale (Strategia Farm to Fork, 2020) e come servizio di regolazione nell’ambiente marino costiero (cfr Indicatore Bilancio di azoto e fosforo), è auspicabile trovare soluzioni alle criticità sopracitate e sostenere la crescita della molluschicoltura, come programmato nel PSA e nel PO FEAMP 2014-2020. Per quanto riguarda il valore delle produzioni d'acquacoltura, che ha superato i 500 miliardi di euro nel 2018, risulta in crescita del 29,5% nel periodo 2013-2018 e del +5,9% su base annua, con trend positivi rispetto alle previsioni (+3,67% anno).
Commenti: 
Nel 2018 il Veneto si conferma la prima regione in Italia per numero di impianti (25%), mentre l’Emilia-Romagna è la prima regione per volumi di produzione (24% sul totale). In Veneto si registra una riduzione netta di -4.615 tonnellate rispetto al 2016, per una contrazione nella produzione di molluschi bivalvi (-5.045t). Cinque regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Sardegna) ospitano il 66,6 % degli impianti di acquacoltura e contribuiscono per il 66,8 % alla produzione nazionale. Il rapporto tra volumi di produzione e numero di impianti varia da regione a regione, in particolare in funzione del numero di impianti intensivi, semintensivi e estensivi di piscicoltura. Nella maggior parte delle regioni costiere prevale l’utilizzo della risorsa idrica salmastra/salata, con impianti localizzati in ambienti di transizione, costieri e marini (Figura 1). Tutte le regioni che comprendono zone costiere producono sia pesci sia molluschi, ad eccezione della Basilicata e della Toscana (Figura 2).
La produzione italiana d’acquacoltura censita per l'anno 2018 (Tabella 1), è di 152.534 tonnellate, di cui 59.970t di pesci (39%), 92.550 di molluschi (60,7 %) e 12,9 t di crostacei (0,01%).
La troticoltura e la mitilicoltura sono i sistemi di allevamento più importanti (Tabella 1), rappresentando rispettivamente il 24,6% e il 40,3% della produzione nazionale. Per la molluschicoltura, le regioni con le maggiori produzioni sono l’Emilia-Romagna e il Veneto che insieme contribuiscono al 65% della produzione nazionale, altre produzioni significative si rilevano in Puglia, Marche, Sardegna, Campania e Friuli-Venezia Giulia (Figura 2). Da notare per la Puglia un netto calo nella produzione di molluschi rispetto al 2016 (-3.445 tonnellate), legato in parte alla riduzione/riorganizzazione di alcuni impianti (da 64 nel 2016 a 46 nel 2018). Per la piscicoltura, il 56% della produzione nazionale si concentra in 4 regioni, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, prevalentemente in sistemi di acqua dolce, e la Toscana. La piscicoltura marina si basa principalmente sulla produzione di due specie, l’orata e la spigola, per una produzione totale nel 2018 di 16.900 tonnellate che rappresentano il 93% della piscicoltura marina e 11% della produzione nazionale (Tabella 1). La Toscana rappresenta il principale polo produttivo per la piscicoltura marina (26% sul totale), seguita da Lazio, Sardegna, Sicilia e Puglia.

La serie storica delle produzioni (Figura 3) mostra una decrescita della capacità produttiva per il comparto della piscicoltura dopo il 2001, da ascrivere a una riduzione del numero di impianti e delle produzioni di anguilla in intensivo, e ad una significativa diminuzione delle produzioni vallive tradizionali in estensivo di spigola, orata, anguilla e muggini non compensate da altri sistemi innovativi e produzioni. I volumi di produzione dei molluschi dal 1994 al 2001 includono nel computo anche i molluschi bivalvi raccolti su banchi naturali, oltre ai molluschi allevati, per una produzione annua stimata tra 25.000-30.000 tonnellate nel periodo.
Nel periodo di programmazione comunitaria (2014-2020), l’acquacoltura nazionale è cresciuta del 8,3% nel periodo 2013-2018, ma nel caso della molluschicoltura i volumi di produzioni hanno fluttuazioni continue, nella maggior parte dei casi da ascrivere alla qualità ambientale delle acque destinate alla vita dei molluschi, spesso non ottimali che hanno effetti sulle produzioni.
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