Descrizione 1
Angelo Santini, Fabio Tatti
Nel 2023, l’economia italiana ha registrato una crescita più contenuta rispetto ai precedenti anni del Prodotto Interno Lordo e della Spesa per consumi finali sul territorio nazionale, rispettivamente pari, in rapporto al 2022, allo 0,7% e allo 0,4%. La produzione dei rifiuti urbani mostra un lieve incremento (+0,7%) dopo il calo dell’1,8% osservato nel precedente biennio 2021-2022.
L’indicatore misura la quantità totale di rifiuti urbani prodotti in Italia rapportata al PIL (valori concatenati, anno di riferimento 2015), nonché alla spesa delle famiglie (valori concatenati, anno di riferimento 2015).
Misurare la quantità totale di rifiuti prodotti e la correlazione tra produzione dei rifiuti e indicatori socio economici.
Direttiva 2008/98/CE, D.Lgs. n. 152/2006 D.Lgs. n. 205/2010 Decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, 26 maggio 2016 recante “Linee guida per il calcolo della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani”.
Il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, previsto dall’articolo 180, comma 1-bis del D.Lgs. n. 152/2006 ed emanato dal MASE con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013, individua la produzione dei rifiuti urbani per unità di PIL come uno dei parametri oggetto di monitoraggio per la valutazione dell’efficacia delle misure intraprese. Per tale parametro è, infatti, fissato un obiettivo di riduzione del 5%, misurato in relazione ai valori del 2010, da conseguire entro il 2020.
Descrizione 2
ISPRA - Rapporto Rifiuti Urbani (edizioni varie)
Qualificazione dati
I dati sulla produzione su scala nazionale, per macroarea geografica, regione, provincia e comune sono liberamente consultabili e scaricabili dal sito www.catasto-rifiuti.isprambiente.it, mentre i dati sugli indicatori economici possono essere reperiti presso l'Istat (http://dati.istat.it/).
Nazionale
2002-2023
Qualificazione indicatore
L'indicatore è ottenuto rapportando la quantità totale di rifiuti urbani prodotti in Italia al PIL (valori concatenati, anno di riferimento 2015), nonché a quello dei consumi delle famiglie residenti e non residenti sul territorio economico (valori concatenati, anno di riferimento 2015).
Nel 2023 i rifiuti prodotti fanno registrare un leggero aumento (+0,7%) così come il PIL (+0,4%) e i consumi delle famiglie (+0,7%). In riferimento all’obiettivo di prevenzione dei rifiuti (Decreto Direttoriale 7 ottobre 2013) che stabilisce una riduzione del 5% al 2020 della produzione dei rifiuti urbani per unità di PIL rispetto al 2010, nel 2023, con una riduzione del 14,5% rispetto al 2010, si è raggiunto l’obiettivo prefissato (Figura 2).
Dal 2013 fino al 2019 si osserva una crescita molto più contenuta della produzione dei rifiuti rispetto a quella degli indicatori socio-economici. Situazione diversa nel 2020, dove la produzione dei rifiuti urbani decresce in maniera moderata rispetto agli indicatori socio-economici (Figura 1). Analizzando l’intera serie storica (2002-2023) si denota un andamento decrescente per entrambi i rapporti: -7,6% per la produzione dei rifiuti urbani rispetto al PIL; -4,6% per la produzione di rifiuti urbani rispetto alla spesa delle famiglie (Figura 2).
L’andamento, in parte altalenante, della produzione dei rifiuti osservato negli anni, può essere correlato a diversi fattori, anche combinati tra loro, tra cui l’introduzione di nuove disposizioni normative che hanno, ad esempio, modificato la definizione o le modalità di contabilizzazione della raccolta e della gestione del rifiuto urbano, o motivazioni sanitarie o socio-economiche, quali la pandemia del 2020 e la crisi internazionale del 2022, che hanno influito sui consumi e, conseguentemente, sulla produzione dei rifiuti. In termini generali il dato del 2023, pur se in lieve aumento rispetto al 2022, sembra, in ogni caso, riflettere l’andamento tendenzialmente in calo riscontrato nel lungo periodo, con una produzione dei rifiuti ricompresa, a partire dal 2012, tra i 29 e i 30 milioni di tonnellate (Figura 1). In relazione ad effetti dovuti a modifiche normative, il dato della produzione può essere influenzato dall’introduzione, nel d.lgs. n. 152/2006, dell’articolo 198, comma 2-bis, avvenuta con il d.lgs. n. 116/2020. Tale comma prevede la possibilità, per le utenze non domestiche, di conferire i propri rifiuti urbani al di fuori del servizio pubblico di raccolta, nel caso in cui esse siano in grado di dimostrare di destinare i suddetti rifiuti a soggetti che ne garantiscono il recupero. I rifiuti ricadenti in tali fattispecie possono, quindi, non essere più interamente contabilizzati, a differenza degli anni passati, all’interno del dato di produzione e raccolta differenziata dei rifiuti urbani e rientrare, di conseguenza, nell’alveo gestionale dei rifiuti speciali. Esaminando con maggior dettaglio il trend della produzione dei rifiuti urbani rispetto ai consumi delle famiglie, attraverso il rapporto dei valori annuali dei due indicatori si rileva, che tra il 2013 e il 2014 essi hanno un analogo andamento (il rapporto si mantiene sostanzialmente costante), mentre tra il 2014 e il 2015 un trend discordante (riduzione della produzione e aumento dei consumi con conseguente calo del valore del rapporto). Nel 2016, si osserva una crescita per entrambi gli indicatori, con un aumento leggermente più marcato per la produzione di rifiuti urbani; nel 2017 la crescita dei consumi è accompagnata da un calo della produzione degli RU (riduzione del rapporto) e nel 2018 si osserva una nuova crescita di entrambi gli indicatori, anche in questo caso più sostenuta per i rifiuti (aumento del rapporto). Nel 2019, si rileva un lieve calo della produzione di rifiuti urbani a fronte dell’aumento dei consumi, con conseguente riduzione del rapporto, mentre nel 2020 il rapporto aumenta significativamente in considerazione del calo registrato per entrambi gli indicatori e più sostenuto per le spese delle famiglie. Nel 2021, tornano ad aumentare sia la produzione dei rifiuti, sia i consumi con un calo del rapporto dovuto all’aumento più sostenuto dell’indicatore socioeconomico. Il calo del rapporto prosegue nel 2022, legato all’incremento delle spese delle famiglie a fronte della riduzione della produzione dei rifiuti, e nel 2023, anno in cui si registra un aumento sia della produzione dei rifiuti sia dei consumi ma più sostenuto per quest’ultimi (Figura 2).