Descrizione 1
Roberto Sannino, Federico Silvestri
L’indicatore considera i fertilizzanti distribuiti in agricoltura, cioè i mezzi tecnici impiegati essenzialmente per la crescita delle colture agrarie. Analizza la loro distribuzione territoriale e nel tempo, per una rappresentazione complessiva dell’impatto ambientale in funzione dei quantitativi e tipologie di fertilizzanti immessi in commercio.
Nel 2023 sono stati immessi in commercio oltre 4,5 milioni di tonnellate di fertilizzanti.
Il 40,7% è costituito dai concimi minerali (semplici, composti, a base di meso e microelementi), che costituiscono da sempre la tipologia più venduta, con l’unica eccezione nel 2022 e nonostante una riduzione nel lungo periodo (2000 - 2023).
Seguono i fertilizzanti organici (ammendanti e concimi organici), con un dato di vendita leggermente inferiore (39,8%) e una crescita nel lungo periodo (2000 - 2023). La categoria più venduta è quella degli ammendanti, con oltre 1,2 milioni di tonnellate. Il loro volume di vendita, abbastanza stabile da diversi anni, è per il secondo anno consecutivo più alto rispetto ai minerali semplici, che rappresentano la categoria prevalente tra i concimi minerali (64,7%).
L’indicatore consente di valutare i quantitativi di fertilizzanti immessi annualmente al consumo per uso agricolo e di confrontare gli orientamenti della distribuzione nel tempo e sul territorio. I dati utili sono forniti dall’ISTAT e provengono dall’annuale rilevazione censuaria svolta presso le imprese che distribuiscono fertilizzanti con il marchio proprio o con marchi esteri.
La rilevazione ISTAT considera le diverse tipologie di fertilizzanti, quali i concimi minerali, organici e organo-minerali, cioè i prodotti la cui funzione principale è fornire elementi nutritivi alle piante, gli ammendanti e correttivi, cioè le sostanze adatte principalmente a modificare e migliorare la struttura e le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del suolo, i materiali di coltivazione di diversa natura rispetto al terreno agrario (substrati di coltivazione) e altri prodotti che agiscono sull’assorbimento degli elementi nutritivi o sulle anomalie di tipo fisiologico (prodotti ad azione specifica). Non comprende i fertilizzanti distribuiti per un uso non agricolo.
L’indicatore analizza i dati in rapporto alle diverse categorie di fertilizzanti. Ne rappresenta il contenuto in elementi nutritivi messo a disposizione delle piante, prendendo in considerazione quelli principali (azoto, fosforo e potassio), quelli secondari nel loro complesso (calcio, magnesio e zolfo), il totale dei microelementi (boro, rame, ferro, ecc.) e il contenuto in sostanza organica.
Rappresentare il quantitativo di fertilizzanti distribuiti per uso agricolo e valutare la loro dinamica di distribuzione, su base nazionale e regionale. L’indicatore fornisce dati attendibili per una rappresentazione complessiva della pressione ambientale associata alla distribuzione dei fertilizzanti.
Il Decreto legislativo 29 aprile 2010 n. 75 e s.m.i. disciplina la produzione e l’immissione in commercio (nel territorio nazionale) dei fertilizzanti minerali e organici. Emerge la necessità della sua revisione, al fine di adeguarne i contenuti rispetto alle disposizioni del Regolamento 5 giugno 2019 n. 2019/1009 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo alla messa a disposizione sul mercato comunitario di prodotti fertilizzanti con marcatura CE, che dal 16 luglio 2022 ha abrogato il precedente Regolamento (CE) 2003/2003.
Nella prospettiva dello sviluppo dell’economia circolare e in un contesto di tutela della salute umana, animale o vegetale, della sicurezza e dell’ambiente, il nuovo Regolamento europeo fertilizzanti supporta l’esigenza di utilizzare materiali riciclati o organici nella concimazione.
Al fine del recupero della sostanza organica è da citare anche la Direttiva 86/278/CEE, sull’utilizzo agronomico dei fanghi di depurazione. La Direttiva 91/676/CEE del Consiglio (Direttiva Nitrati), del 12 dicembre 1991, reca disposizioni per la protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole e introduce misure specifiche per l’applicazione al terreno dei fertilizzanti azotati, con limiti per ettaro nella distribuzione degli effluenti di allevamento e nella concentrazione dei nitrati nelle acque. In particolare, limita l’applicazione di effluenti zootecnici a una quantità pari a 170 kg di N/ha/anno, mentre il limite massimo di concentrazione dei nitrati ammesso nelle acque è pari a 50 mg/l. Di diretta emanazione sono il Decreto Ministeriale 19 aprile 1999 “Codice di buona pratica agricola”, che fornisce gli indirizzi per la corretta utilizzazione dei fertilizzanti azotati, e il testo aggiornato del Decreto Ministeriale 25 febbraio 2016 con le norme tecniche sull’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, delle acque reflue e del digestato.
In riferimento alla problematica dell’inquinamento da nitrati di origine agricola, il D.Lgs. 152/99 “Disposizioni sulla tutela delle acque da inquinamento”, aggiornato con il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 recante "Norme in materia ambientale", prevede l'individuazione di aree vulnerabili ai nitrati (ZVN), onde salvaguardare le acque superficiali e sotterranee dalla contaminazione. Da citare sono anche la Direttiva quadro sulle acque 2000/60/EC e la Direttiva 2006/118/CE, che non introducono limiti di impiego ma hanno come obiettivi la protezione delle acque interne, costiere e sotterranee dall’inquinamento e affrontano gli impatti del settore agricolo sulle risorse idriche.
Descrizione 2
ISTAT, mezzi di produzione in agricoltura
Il dato fa riferimento alla quantità commercializzata e non alla quantità realmente utilizzata dagli operatori agricoli.
Disporre di dati sulle quantità distribuite, eventualmente registrate presso aziende agricole e zootecniche rappresentative dei diversi contesti territoriali.
Qualificazione dati
ISTAT, Distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti (concimi, ammendanti e correttivi) [http://dati.istat.it/]
Nazionale, Regionale
1971, 1981, 1985, 1990-2023
Qualificazione indicatore
L'indicatore si basa sui dati statistici messi a disposizione da ISTAT, a seguito dell'indagine censuaria denominata "Rilevazione sulla distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti".
Nel 2023 sono stati immessi in commercio oltre 4,5 milioni di tonnellate di fertilizzanti (Tabella 1). Il 40,7% è costituito dai concimi minerali (semplici, composti, a base di meso e microelementi), nei quali gli elementi nutritivi dichiarati sono presenti sotto forma di composti minerali ottenuti mediante estrazione o processi fisici e/o chimici industriali. I fertilizzanti di natura organica costituiscono il 39,8% del totale e sono rappresentati dai concimi organici, derivati da materiali organici di origine animale o vegetale, e dagli ammendanti. Seguono i correttivi del suolo (10,9%), i concimi organo-minerali (4,7%), cioè i concimi ottenuti da uno/più concimi minerali, matrici organiche e concimi organici, i substrati di coltivazione (2,0%) e i prodotti ad azione specifica (1,8%).
Tra i concimi minerali prevalgono i minerali semplici, quasi 1,2 milioni tonnellate (64,7%), mentre i composti sono 573 mila tonnellate (31%). Il restante 4,3% (80 mila tonnellate) è rappresentato dall’insieme dei concimi a base di meso (calcio, magnesio, zolfo) e microelementi (boro, rame, ferro, ecc.) (Tabella 1). I concimi a base di azoto continuano a essere la tipologia più diffusa tra i minerali, rappresentando oltre i 4/5 dei minerali semplici (87,5%) e la quasi totalità dei minerali compositi (97,6%). In totale, i concimi minerali (semplici e composti) a base di azoto sono 1,6 milioni di tonnellate, pari all’86,8% del totale dei concimi minerali (http://dati.istat.it/).
Tra i fertilizzanti organici, gli ammendanti, pari a oltre 1,2 milioni di tonnellate (70,9%), risultano la tipologia più venduta e tra essi predominano gli ammendanti misti, il 63,4% (circa 812 mila tonnellate), e gli ammendanti vegetali, il 17,2% (http://dati.istat.it/). Il volume di vendita degli ammendanti è inferiore e pari ai 3/4 di quello dei concimi minerali a base di azoto.
Il 31,3% dei fertilizzanti, pari a oltre 1,4 milioni di tonnellate, si presenta come prodotti autorizzati per l’uso nella produzione biologica (http://dati.istat.it/). Di essi, oltre la metà (52,8%) sono distribuiti per conservare e migliorare le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del suolo.
Il titolo di ogni elemento nutritivo (principali, secondari o mesoelementi, microelementi e sostanza organica) è associato alle caratteristiche del fertilizzante immesso in commercio. Nel 2023 sono stati distribuiti oltre 627 mila tonnellate di azoto, 311 mila tonnellate di fosforo, 134 mila tonnellate di ossido di potassio, 339 mila tonnellate di mesoelementi (calcio, magnesio e zolfo) e 164 mila tonnellate di sostanza organica (Tabella 2). Poco più della metà dell’azoto (54,1%), dell’anidride fosforica (50,4%) e dell’ossido di potassio (53,4%) sono distribuiti nelle quattro regioni della pianura padana (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia - Romagna). Tale concentrazione è determinata dal tipo di agricoltura, in particolare dalle scelte produttive aziendali e dalle tecniche colturali adottate, di conseguenza è da associare alle esigenze nutrizionali delle colture agrarie praticate e alle caratteristiche dei suoli, nonché è da correlare ai fattori ambientali, in primo luogo le variabili ambientali.
Nel periodo 2000-2023, la distribuzione dei fertilizzanti ha un calo di 83 mila tonnellate, pari all’1,8% (Tabella 1). L’elemento di rilievo è il differente andamento nelle varie categorie. L’evoluzione è negativa negli organo-minerali (-207 mila tonnellate, pari a - 49,3%) e soprattutto nei concimi minerali, caratterizzati da una contrazione di quasi 1,6 milioni di tonnellate (- 46,3%), significativa sia per i minerali semplici sia per i composti (rispettivamente -40,3% e -59,7%). Si contrappone il notevole incremento dei correttivi, il cui utilizzo assume un rilievo negli ultimi quindici anni, e la crescita dei fertilizzanti organici, con un aumento di oltre il doppio nei concimi organici (+105%) e soprattutto negli ammendanti (+163%). La tendenza degli ammendanti assume un carattere positivo, in considerazione del loro ruolo nel mantenimento della sostanza organica nei suoli agrari e in generale per la conservazione della biodiversità dei terreni.
Gli ultimi cinque anni (2019 - 2023) sono caratterizzati da una variabilità annuale nella distribuzione dei concimi minerali (Tabella 1). Prendendo in considerazione il valore medio del volume di vendita nell’ultimo quinquennio (oltre 4,4 milioni di tonnellate), nel 2023 emerge un limitato aumento nella distribuzione totale dei fertilizzanti (125 mila tonnellate, il 2,8%), un fenomeno che lascia intendere una certa stabilizzazione nell’impiego complessivo dei fertilizzanti. Considerando le singole tipologie, l’andamento positivo della distribuzione totale interessa sia i concimi minerali (2,3%), dove è limitato ai semplici (0,9%), sia i fertilizzanti organici (10,6%), dove è concentrato nei concimi organici ed è da associare al raddoppio nel loro volume di vendita rispetto al 2022.
Rispetto al mantenimento della fertilità dei suoli, un fenomeno importante non analizzato in questa sede, perché estraneo all’indagine ISTAT, è l’applicazione diretta al suolo o dopo un trattamento di trasformazione (ad esempio la digestione anaerobica) dei materiali organici provenienti dall’attività agricola (reflui zootecnici e residui vegetali). L’impiego nelle aziende agricole di tali sostanze ha la capacità di incidere sulle dinamiche di distribuzione dei fertilizzanti organici, incluso il volume di vendita degli ammendanti immessi in commercio.
Dati
Tabella 1. Fertilizzanti distribuiti per categoria (1998-2001, 2012-2013)
Istat, Rilevazione sulla distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti
a) Dato non rilevato;
b) La rilevazione è iniziata nel 2006.
Tabella 2 - Distribuzione regionale degli elementi nutritivi contenuti nei fertilizzanti (2023)
Istat, Rilevazione sulla distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti
Tabella 3. Elementi nutritivi contenuti nei fertilizzanti (1971, 1981,1985,1990-2023)
ISTAT, Rilevazione sulla distribuzione per uso agricolo dei fertilizzanti
Nel 2023 i concimi minerali (semplici, composti, a base di meso e microelementi) rappresentano nuovamente la tipologia più venduta (Tabella 1), ribaltando il dato del 2022, quando per la prima volta i fertilizzanti organici (ammendanti e concimi organici) hanno presentato un volume di vendita maggiore rispetto al periodo esaminato (2000 - 2023). La prevalenza dei concimi minerali è da associare al loro incremento di vendita, di maggiore entità rispetto al contestuale aumento dei fertilizzanti organici.
Tra i concimi minerali prevalgono i concimi a base di azoto (1,6 milioni di tonnellate, l’86,8% del totale dei prodotti minerali immessi in commercio), che è il principale elemento nutritivo in grado di stimolare la crescita delle piante (e delle alghe), di conseguenza anche responsabile del deterioramento del suolo e delle acque. La tipologia più diffusa sono gli azotati semplici, in prevalenza a base di urea (http://dati.istat.it/), che si caratterizza come il concime minerale solido a più alto titolo di azoto (46% in N), contenente la forma ureica dell’azoto, non direttamente assimilabile dall’apparato radicale delle piante, mobile nel terreno e molto solubile in acqua. Seguono i concimi azotati a base di nitrati e di solfato ammonico, con un volume di vendita complessivo (incluso l’urea) di oltre 930 mila tonnellate, circa i 4/5 dei minerali semplici a base di azoto (http://dati.istat.it/).
Tra i fertilizzanti organici prevalgono gli ammendanti e tra essi l’ammendante misto, con 812 mila tonnellate (pari al 63,4%), e l’ammendante vegetale e compostato verde, con 221 mila tonnellate (17,3%) (http://dati.istat.it/). Il maggiore volume di vendita dell’ammendante misto è da associare alla composizione, avendo come componenti sia i residui e rifiuti di origine vegetale (esempio cortecce, residui colturali e scarti della manutenzione del verde ornamentale), che caratterizzano l’ammendante vegetale e compostato verde, che i rifiuti organici trasformati e stabilizzati, provenienti dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani da raccolta differenziata, dal digestato anaerobico, dai rifiuti di origine animale e di attività agroindustriali e dalla lavorazione del legno e del tessile non trattato. Trattasi, dunque, di fertilizzanti che valorizzano il recupero delle sostanze organiche, secondo i principi dell’economia circolare.
Gli andamenti in crescita nel lungo periodo evidenziano una tendenza abbastanza consolidata nella maggiore propensione all’utilizzo dei fertilizzanti organici in agricoltura. Questa evoluzione è un fenomeno da valutare in modo positivo, data la maggiore capacità dei fertilizzanti organici di contribuire all’aumento della sostanza organica del suolo e la loro minore incidenza sul potenziale inquinamento delle falde e nell’emissione dei gas serra in atmosfera.
L’attitudine all’impiego dei fertilizzanti organici è da correlare alla crescente consapevolezza maturata negli operatori agricoli rispetto alla necessità del ripristino e della conservazione della fertilità dei suoli agrari e alla conseguente decisione di fare ricorso a scelte tecniche aziendali orientate verso una gestione sostenibile del capitale naturale. Le motivazioni sono diverse e comprendono principalmente:
a) la maggiore sensibilità ambientale degli operatori agricoli, sostenuta dall’attenzione crescente dei consumatori verso l’ambiente;
b) il consolidamento della politica agricola a supporto di forme di agricoltura più rispettose degli equilibri ambientali, ad esempio l’agricoltura biologica e l’agricoltura conservativa;
c) le decisioni della politica comunitaria e del legislatore nazionale di valorizzare la sostenibilità ambientale del recupero della sostanza organica, in alternativa allo smaltimento dei rifiuti organici in discarica.
Le considerazioni sulla tendenza positiva nell’apporto di fertilizzanti di natura organica trovano una parziale corrispondenza nell’analisi della distribuzione della parte attiva dei fertilizzanti, ossia gli elementi nutritivi che agiscono direttamente sulla fertilità del suolo e delle piante. Il lungo periodo (Tabella 3 e Figura 1) si caratterizza per un'evoluzione irregolare nella disponibilità di sostanza organica e, soprattutto, il dato assoluto delle ultime tre annualità appare profondamente diverso rispetto ai valori degli anni precedenti, una circostanza che ne impedisce l’interpretazione e la valutazione. Altrettanto difficile è formulare considerazioni tecniche sulla evoluzione degli altri elementi nutritivi principali, in quanto la tendenza nell’impiego è condizionata dalle caratteristiche commerciali dei prodotti fertilizzanti immessi in commercio. In generale, prendendo in considerazione i valori medi del lungo periodo (2000 - 2023) e dell’ultimo quinquennio (2019 -2023), le dinamiche sono diverse per ogni singolo elemento. Infatti, emerge per il potassio un andamento decrescente per entrambi i riferimenti temporali, per l’azoto un andamento differenziato (decrescente nel lungo periodo e crescente nel quinquennio) e per il fosforo un andamento altalenante.