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CONSUMI ENERGETICI NEI TRASPORTI

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L'indicatore quantifica il consumo di combustibili nel settore dei trasporti, al fine di contenerlo e/o diversificarlo. I consumi energetici nel settore del trasporto mostrano un andamento crescente dagli anni Novanta e decrescente dal 2007. Negli anni 2018 e 2019 si assiste a una ripresa dei consumi, nel 2020 la marcata riduzione è imputabile alla crisi pandemica, seguita nel 2021 da una ripresa e caratterizzata nel 2022 e 2023 da un ulteriore aumento. Al trasporto su strada e ai combustibili fossili spetta la quota  preponderante. Varie criticità caratterizzano il sistema dei trasporti nazionali, distante dagli ambiziosi obiettivi al 2030 e al 2050 sui consumi dei combustibili nel settore dei trasporti a livello europeo.

CAPACITÀ DELLE RETI INFRASTRUTTURALI DI TRASPORTO

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L'indicatore permette di monitorare lo sviluppo delle reti infrastrutturali di trasporto. Tra il 1990 e il 2022 sono stati costruiti 1.373 km di nuove autostrade (+22,2%). L’Italia, considerando la rete ferroviaria ad alta velocità in funzione, detiene nel 2022, l’ottavo posto nel mondo secondo l’Union Internationale des Chemins de fer (UIC).

DIMENSIONE DELLA FLOTTA VEICOLARE

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L'indicatore misura la dimensione della flotta veicolare che costituisce un importante fattore responsabile della pressione ambientale. Secondo Eurostat, l’Italia presenta il parco veicolare più elevato tra i paesi dell'Unione Europea in rapporto alla popolazione, infatti, nel 2022, il numero di autovetture per mille abitanti è pari a 682, superato solo da Liechtenstein e Islanda.

FISCALITÀ NEI TRASPORTI

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L'indicatore permette di valutare in quale misura i livelli di tassazione corrispondano ai costi esterni e favoriscano l'uso di prodotti più puliti, per muoversi verso un sistema dei prezzi che incorpori meglio i costi ambientali. In merito alle accise applicate negli Stati europei, l’Italia, a giugno 2019, risulta al terzo posto sia per la benzina (incidenza pari al 63,8%) dopo Olanda e Grecia e sia per il gasolio auto (incidenza pari al 59,7%) dopo il Regno Unito e Francia.