Descrizione 1
Giulio Vulcano
Lo spreco complessivo nel sistema alimentare italiano (spreco alimentare sistemico) ammonta al 66% dell’energia alimentare prodotta. Si registra un aumento dello spreco del 17% rispetto al 2015 in termini di kcal per persona al giorno. La situazione è molto lontana dagli obiettivi istituzionali di dimezzare o ridurre gli sprechi entro il 2030.
L'indicatore stima lo spreco complessivo nel sistema alimentare (spreco alimentare sistemico) in Italia. Esso aggrega dati su alcune tra le maggiori forme di spreco: perdite e rifiuti alimentari (convenzionalmente indicati come "spreco alimentare"), sovralimentazione, perdite edibili nette da allevamenti animali. Gli sprechi pre fornitura sono rappresentati dalle perdite che avvengono a partire dal momento dei prelievi (raccolti, caccia, pesca, ecc.) e durante le fasi di conservazione, trasporto, trasformazione e distribuzione all'ingrosso. Gli sprechi post fornitura sono i rifiuti nelle fasi di distribuzione al dettaglio e di consumo. La sovralimentazione media è calcolata rispetto al fabbisogno medio raccomandato dalle Organizzazioni internazionali di tutela della salute. Lo spreco negli allevamenti rappresenta la perdita netta edibile che avviene nella conversione in derivati animali dei mangimi potenzialmente edibili per l'uomo.
Stimare lo spreco complessivo nel sistema alimentare (spreco alimentare sistemico) in Italia e le diverse forme di spreco che vi concorrono. Comprendere il fenomeno dello spreco alimentare in ottica sistemica/olistica così da relazionarlo in modo complesso ai fenomeni e processi alimentari e ai loro impatti ambientali e sociali. Contribuire a orientare strategie e pratiche di resilienza socioecologica dei sistemi alimentari.
SDG 12.3 dell'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sotenibile, cioè dimezzare, entro il 2030, lo spreco alimentare pro-capite (misurato in kcal/persona/giorno) a livello di vendita al dettaglio e del consumo, nonché ridurre le perdite di cibo (misurate in kcal/persona/giorno) nelle filiere di produzione e di fornitura, comprese le perdite post-raccolto. Questi obiettivi hanno come riferimenti iniziali i valori del 2015.
Obiettivo 16 del Global Biodiversity Framework (Convenzione ONU sulla diversità biologica) che riprende il SDG 12.3 relativamente allo spreco alimentare pro-capite a livello di vendita al dettaglio e del consumo.
Direttiva UE 2018/851, la quale indica di contribuire al raggiungimento dell'obiettivo SDG 12.3.
L'obiettivo SDG 12.3 è correlato anche all'obiettivo strategico III.7 "Garantire la sostenibilità di agricoltura e silvicoltura lungo l’intera filiera" della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Delibera Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica 22.12.2017).
L.166/201 "Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi".
Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (adottato dal Ministero dell'ambiente con Decreto direttoriale del 7 ottobre 2013) che prevede alla Misura III la promozione della filiera alimentare corta per la prevenzione dello spreco alimentare.
Descrizione 2
CREA, 2023, Report 2023 dell'Osservatorio sulle eccedenze, recuperi e sprechi alimentari, Consiglio per la Ricerca e l'Economia Agraria
Di Veroli et al., 2024, Food waste behaviors of the families of the Cilento Bio-District in comparison with the national data: elements for policy actions, Front. Sustain. Food Syst. 8:1385700, doi: 10.3389/fsufs.2024.1385700
EEA, 2021, Growth without economic growth, Briefing paper No. 28/2020
FAO, 2023, Tracking progress on food and agriculture-SDG indicators 2023
ISPRA, Vulcano G., Ciccarese L., 2017, "Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali – Rapporto di sintesi", Rapporti 267/2017
ISPRA, Vulcano G., Ciccarese L., 2019, "Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali", Rapporti 279/2018, ISBN 978-88-448-0882-2
Smil V., 2004, Improving efficiency and reducing waste in our food system, Environmental sciences, 1(1), pp. 17-26
Stuart T., 2009, Waste: uncovering the global food scandal, Penguin
SNPA, Vulcano G, 2019, "Approccio sistemico alla definizione dello spreco alimentare", in “Rapporto ambiente - SNPA. Edizione 2018. Doc. n. 07/2019”, SNPA, Rapporti 07/2019
Vulcano, 2024, "Reti agroecologiche e mutuali, scenari post-crescita", in "Bioeconomia e territori: oltre la crescita", Società dei Territorialisti
Willet et al., 2019, "Food in the Anthropocene: the EAT– Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems", Lancet 2019; 393: 447–92
WRI, 2013, Reducing food losses and waste - Creating a sustainable food future, installment two, working paper World Resources Institute
Mancanza di uno dei dati nazionali (perdite pre fornitura) compensata con il dato medio europeo. Serie temporale ancora breve.
Sono necessari finanziamenti per programmi di ricerca specificatamente volti a stimare con accuratezza, in termini di energia alimentare, l'entità di perdite e sprechi convenzionali, sovralimentazione e perdite nette da allevamenti. Andrebbero stimati anche gli altri sprechi presenti nel sistema alimentare, rappresentati dalle quote edibili delle seguenti componenti:
- “mancate produzioni” (non yields) e perdite precedenti i prelievi indirizzati direttamente all'uomo (raccolti, ecc.);
- perdite prima e durante i prelievi indirizzati ad alimentare gli animali allevati;
- foraggi per gli allevamenti animali;
- usi non alimentari (quali quelli industriali, energetici, per trasporti, ecc.);
- perdite di nutrienti essenziali.
Infine, per affrontare finalmente in modo sistemico la questione dello spreco alimentare, i programmi di ricerca dovrebbero integrare l'indicatore mediante dati da analisi di campo sulle differenze in termini di spreco tra filiere alimentari convenzionali e reti alimentari agroecologiche, locali, di piccola scala e mutuali. Come dimostrato da ISPRA (2017, 2019) queste ultime prevengono strutturalmente gli sprechi e gli effetti ambientali, abbattendoli drasticamente. In tal senso i dati prodotti potrebbero aiutare ad applicare più diffusamente queste pratiche.
Qualificazione dati
CREA Osservatorio sulle eccedenze, recuperi e sprechi alimentari ( https://www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/osservatorio-sugli-sprechi-alimentari
https://creafuturo.crea.gov.it/9034/ )
ISTAT, Censimento della popolazione ( https://www.istat.it/statistiche-per-temi/censimenti/popolazione-e-abitazioni/risultati/ )
FAOSTAT, Database ( https://www.fao.org/faostat/en/#data/FBS )
Nazionale
2015, 2021
Qualificazione indicatore
Per la definizione dello spreco alimentare si utilizza l'approccio sistemico e le metodologie riportate nelle pubblicazioni ISPRA (2017, 2019). Lo spreco sistemico, espresso in kcal/persona/giorno o in percentuale, rappresenta la parte dell'energia alimentare prodotta che è stata dispersa in varie forme (sprechi convenzionali, sovralimentazione, trasformazione negli allevamenti). Questo input sistemico è calcolato come somma di quello convenzionale derivante dai prelievi produttivi (raccolti, macellazioni, caccia, pesca, ecc.) e di quello destinato ad alimentare gli allevamenti animali, sottraendo poi la quota di derivati animali prodotti. Il fattore di conversione animale dei prodotti edibili che è utilizzato per il calcolo deriva dalla letteratura (Smil, 2004; Stuart, 2009; ISPRA, 2019). Lo spreco convenzionale è dato dalla somma di quelli pre e post fornitura. La fornitura è la quantità di prodotti/energia alimentare resa disponibile per il consumo. Allo spreco post fornitura in fase di consumo si aggiunge quello in fase di vendita al dettaglio, assunto circa l'1% dello spreco convenzionale totale (ISPRA, 2019). La sovralimentazione viene calcolata per differenza tra il consumo e il fabbisogno medio raccomandato. Le variazioni rispetto ai dati precedenti (2015) sono espresse in percentuale.
Mediamente in Italia nel 2021 lo spreco sistemico di input edibili, comprendente sovralimentazione e uso in allevamenti, è di circa 4.877 kcal/persona/giorno. Ciò implica che è sprecato (al netto delle variazioni di riserve) almeno il 66% dell’energia alimentare contenuta nella produzione primaria edibile (a inizio prelievi) destinata direttamente o indirettamente all’uomo. Lo spreco convenzionale (perdite e rifiuti alimentari) è di 1.020 kcal/persona/giorno, ovvero circa il 25% dell'input produttivo. La fornitura di derivati animali rappresenta circa il 32% di quella complessiva. La sovralimentazione media rappresenta circa il 24% in più del fabbisogno medio raccomandato (Tabella 1). L'indicatore mostra quindi uno stato che dovrebbe risultare molto allarmante.
Rispetto ai dati relativi al 2015 tutte le variabili sono in peggioramento. Lo spreco sistemico aumenta del 17%. Quello convenzionale del 6%. Quello pre-fornitura del 2% (l'obiettivo istituzionale è la riduzione). Quello post-fornitura aumenta del 9% (l'obiettivo istituzionale è il dimezzamento). Quello da allevamenti aumenta quasi del 19%. La sovralimentazione addirittura del 32% circa. A fronte di una riduzione della popolazione residente del 2,7% (ISTAT, 2022) si assiste invece a un aumento di circa il 14% dello spreco sistemico italiano in kcal/giorno.
Dati
Tabella 1: Spreco alimentare in Italia (2015, 2021)
I dati sullo spreco alimentare pro-capite confermano la tendenza causale dei modelli socio-economici prevalenti già individuata da ISPRA (2017) secondo cui aumenti, rispetto al 2015, della sovrapproduzione di input (convenzionale +5,3%, sistemico +9,7%) amplificano gli aumenti degli sprechi (convenzionale e sovralimentazione +14,6%, sistemico +17,2%). Si convalida ulteriormente l'azione dell'effetto "rimbalzo" o paradosso di Jevons, per cui a crescite delle efficienze industriali corrispondono aumenti di offerta, di spreco e di impatti (EEA, 2021).
Lo spreco negli allevamenti rappresenta la componente maggiore, pari a circa due terzi dello spreco totale. Lo spreco edibile negli allevamenti ammonta al 44% degli input edibili prodotti e comporta un'inefficienza di circa il 77% nella conversione in derivati animali. Lo spreco convenzionale rappresenta il 21% di quello complessivo (14% dell'input) ed è dovuto per il 63% alle fasi post fornitura (9% dell'input), mentre per il 37% alle fasi pre fornitura (5% dell'input). Bisogna però considerare che i dati relativi a quest'ultimo non includono le perdite durante o prima dei prelievi (in campo, ecc.). Lo spreco convenzionale è il 25% circa degli input convenzionali, come succede a livello medio globale (WRI, 2013). Circa il 33% della fornitura disponibile di calorie viene sprecata tra vendita al dettaglio, consumo e sovralimentazione. Spreco al dettaglio e al consumo rappresentano il 17,3% della fornitura, all'incirca simile al dato medio globale. La sovralimentazione rappresenta il 12% dello spreco sistemico (8% dell'input) quindi arrivando quasi a eguagliare lo spreco post fornitura. Essa rappresenta mediamente il 19% del consumo alimentare in Italia, ovvero il 19% delle calorie consumate sono in eccesso rispetto ai fabbisogni medi raccomandati dalle Organizzazioni internazionali di tutela della salute.
In Italia, infatti, circa il 33% della popolazione adulta è in condizioni di sovrappeso a cui si somma circa l'11% che è obesa, mentre circa un terzo (34%) dei bambini tra 6 e 10 anni è in sovrappeso (primato europeo). Questo è dovuto principalmente al consumo di cereali raffinati e prodotti industriali ultraprocessati con eccessi di zuccheri, sali e grassi insalubri. Il consumo di derivati animali è ancora in aumento (+18%) arrivando molto oltre quanto raccomandato dalle Organizzazioni di tutela della salute. Questo è un fattore che incide enormemente sulla produzione di sprechi e che comporta un maggior rischio di sviluppare diabete, infarto e problemi cardiovascolari, obesità e cancro. A ciò si aggiunga che circa il 10% della popolazione italiana vive in povertà assoluta ovvero anche in condizioni di malnutrizione o denutrizione (2,5%), dato sempre in aumento. Complessivamente si può stimare che più di un italiano su due soffra di gravi problemi nutrizionali. Questi dati vanno incrociati con la progressiva concentrazione della produzione a scala medio-grande, l'artificializzazione dei suoli e il tasso di autosufficienza alimentare italiano inferiore all'80%, addirittura prossimo al 50% considerando le importazioni di mangimi e di altri prodotti per gli allevamenti. Inoltre, l'impronta ecologica dei sistemi alimentari corrisponde già da sola all'intera biocapacità italiana (capacità del territorio di rigenerare le risorse e metabolizzare gli scarti); per più del 50% essa è dovuta allo spreco alimentare sistemico (ISPRA, 2019). Ciò avviene in buona parte nelle fasi di importazione e produzione intensiva (60%) più che in quelle di consumo o di smaltimento. Le importazioni sono soprattutto di frumento, soia e mais per i mangimi o di olio di palma, ma ormai anche di frutta e verdura in parte non trascurabile. Da notare infatti che produzione e fornitura continuano ad aumentare proprio grazie alle importazioni industriali dall'estero, altrimenti sarebbero in contrazione.
Di converso, rispetto ai sistemi convenzionali (in cui lo spreco è al 50-60%) si osserva una riduzione media degli sprechi del 67% nel caso di sistemi alimentari regionali, biologici e di medio-piccola scala (spreco al 20-25% come per esempio nei mercati locali degli agricoltori bio) e addirittura fino al 90% nel caso di reti locali, agroecologiche, mutuali/autorganizzate di micro-piccola scala (spreco all'1-5% come per esempio nelle CSA (agricolture supportate da comunità) o nei Gruppi di Acquisto Solidali (ISPRA, 2019; Vulcano, 2024; Di Veroli et al., 2024). Purtroppo, solo il 3% circa dell'alimentazione in Italia riesce a passare stabilmente dalle filiere corte, nonostante vi sia una notevole propensione da parte della popolazione verso di esse.
Dovrebbe risultare evidente che non si sta andando verso politiche e modelli alimentari di consumo e produzione sostenibili. Piuttosto risultano quanto mai necessarie pratiche di resilienza socioecologica in grado di sostituire le modalità e tendenze prevalenti.