Goal 14: Life below water

Conserve and sustainably use the oceans, seas and marine resources for sustainable development

OVEREXPLOITED FISH STOCKS

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Data aggiornamento scheda:

During the 2007-2022 period, the majority of the assessed fish stocks are in a state of overexploitation: the fishing-induced mortality is higher than that necessary for a sustainable exploitation of the resources in the long term under average environmental conditions.

In the 2020-2022 triennium, the lowest values in the historical series were recorded, with approximately 60% of stocks classified as overexploited, indicating a relative improvement.

This indicator, based on internationally validated analytical stock assessments, reflects the overall trend in the exploitation status of commercially fished stocks, highlighting the condition of harvested resources. The indicator is also associated with the percentage coverage of landed fish stocks for which stock assessments are available. The analysis is conducted at both the national and subregional levels, following the geographic division defined by the Marine Strategy Framework Directive.

STOCK ITTICI IN SOVRASFRUTTAMENTO

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Nel periodo considerato (2007-2022) si osserva che la maggioranza degli stock ittici valutati si trova in uno stato di sovrasfruttamento: la mortalità indotta dalla pesca risulta superiore a quella necessaria per conseguire uno sfruttamento sostenibile delle risorse nel lungo periodo in condizioni ambientali medie.
Nel triennio 2020-2022 sono stati rilevati i valori più bassi della serie storica, con circa il 60% degli stock sovrasfruttati, evidenziando un relativo miglioramento. L’indicatore, basato sulle valutazioni analitiche degli stock validate a livello internazionale, mostra la tendenza complessiva dello stato di sfruttamento degli stock ittici oggetto di pesca commerciale al fine di evidenziare lo stato delle risorse oggetto di prelievo. L’indicatore è associato alla valutazione della copertura percentuale degli sbarcati per i quali sono disponibili gli stock assessment. L'analisi è condotta a livello nazionale e di sottoregione secondo la ripartizione geografica indicata dalla Direttiva Quadro Strategia Marina.

AQUACULTURE COMPANIES AND PRODUCTION

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The indicator estimates the size of national aquaculture in terms of the number of active facilities and production volumes, as well as production trends in relation to the objectives set in the Strategic Aquaculture Plan 2014-2020 and the Operational Program of the European Maritime and Fisheries Fund (EMFF OP) 2014-2020.

In 2020, Veneto remained the leading region in Italy in terms of the number of facilities (26%), while Emilia-Romagna was the largest producer by volume (26%). Five regions (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, and Sardinia) host 71% of Italy’s aquaculture facilities. Emilia-Romagna, Veneto, and Friuli are confirmed the main producers, and together with Marche and Tuscany, they account for 69% of national production.

Most coastal regions, depend on marine aquaculture, with facilities located in transitional, coastal, and marine environments.

The year 2020 was negatively impacted by the Covid-19 pandemic: the Italian aquaculture production was 122,760 tons, of which 61% were bivalve shellfish and 39% were fish. Crustacean farming remains a minor sector, with a production of only 0.5 tons. Alien species account for 49% of national production. Due to the production decline recorded in 2020, overall aquaculture production between 2013 and 2020 decreased by 13%, failing to meet the growth projections set by the Ministry of Agricultural, Food and Forestry Policies (MiPAAF).

AZIENDE IN ACQUACOLTURA E PRODUZIONI

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L’indicatore stima la dimensione dell’acquacoltura nazionale, come numero di impianti attivi e produzioni e i trend di crescita rispetto agli obiettivi programmati nel Piano Strategico Acquacoltura 2014-2020 e il Programma Operativo del Fondo Europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMP) 2014-2020. Nel 2020 il Veneto si conferma la prima regione in Italia per numero di impianti (26%), mentre l’Emilia-Romagna è la prima regione per volumi di produzione (26%). Cinque regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Sardegna) ospitano il 71% degli impianti di acquacoltura. Emilia-Romagna, Veneto e Friuli si confermano i principali poli produttivi e insieme a Marche e Toscana coprono il 69% della produzione Nazionale. Nella maggior parte delle regioni costiere prevale l’utilizzo della risorsa idrica salmastra/salata, con impianti localizzati in ambienti di transizione, costieri e marini. Il 2020 è stato un anno fortemente influenzato dalle conseguenze della pandemia da Covid 19: la produzione italiana d’acquacoltura censita è di 122.760 tonnellate, il 61% sono molluschi, il 39% sono pesci. La crostaceicoltura si conferma un settore minoritario, con una produzione di sole 0,5 tonnellate. Le specie non indigene contribuiscono al 49% della produzione nazionale. In conseguenza del calo della produzione registrato nel 2020, le produzioni d’acquacoltura nel periodo 2013–2020 sono diminuite del 13%, disattendendo le stime di crescita indicate dal MiPAAF.

NITROGEN AND PHOSPHORUS BALANCE FROM AQUACULTURE FACILITIES IN MARINE ENVIRONMENT

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The indicator provides an estimate of the input and removal of nitrogen and phosphorus in coastal environments where aquaculture activities take place. Specifically, fish farming contributes to the release of these nutrients, while mussel farming facilitates their removal.

The balance between the nutrient input from farmed fish and the nutrient removal by bivalve shellfish allows for a regional-level assessment of the net quantitative contribution of aquaculture to trophic processes along the Italian coastline.

At the national level, in 2020, estimates of the nitrogen and phosphorus balance from intensive fish farming and mussel farming showed a reduction compared to 2019. This decrease was due to:

  • A decline in nutrient input resulting from lower fish production
  • A decrease in nutrient removal due to the reduction in mussel production

    At the regional level, in Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo, Molise, and Marche, the removal of nitrogen and phosphorus by mussels exceeded the input from farmed fish.

BILANCIO DI AZOTO E FOSFORO DA IMPIANTI DI ACQUACOLTURA IN AMBIENTE MARINO

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L'indicatore fornisce una stima dell'apporto e della sottrazione di azoto e fosforo, operata rispettivamente dai pesci e dai mitili nell'ambiente costiero in cui si svolgono le attività di allevamento. Il bilancio tra l’immissione di nutrienti da parte dei pesci allevati e la sottrazione da parte dei molluschi consente di stimare, a livello regionale, il contributo quantitativo netto dell'acquacoltura nei processi trofici lungo le coste italiane. A livello nazionale, nel 2020, la stima del bilancio di azoto e fosforo derivante dalle attività di allevamento intensivo di specie ittiche e di mitili evidenzia, una riduzione, rispetto al 2019, dell'apporto di tali nutrienti dovuto al decremento della produzione di pesci allevati e una diminuzione della sottrazione di tali nutrienti dovuta al decremento della produzione di mitili allevati. A livello regionale, in Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo, Molise e Marche la sottrazione di azoto e fosforo, operata dai mitili, è maggiore della immissione operata dai pesci.

BATHING WATERS QUALITY CLASSIFICATION

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The quality of bathing waters is fundamental for safeguarding citizens' health and also plays an important role from the perspective of protecting the natural environment and in terms of economic aspects in the tourism sector. For this reason, specific monitoring is carried out throughout the entire bathing season.
For the 2023 bathing season, more than 31,000 samples of sea and lake water were collected and analyzed over a total of more than 5,000 km of coastline designated for bathing.
At the municipal level, the kilometers of coastline are divided into more or less extensive bathing waters, for a total of 5,490 bathing waters.
The results of the analyses, in addition to ensuring the absence of health and hygiene risks during the season, also made it possible to classify the waters.
The classification was made using the monitoring results from the 2023 bathing season and those of the previous three seasons (2022-2021-2020).
At the national level, most of the waters fall into the excellent class (90.6%), however, critical issues still persist due to the presence of waters in the poor class (1.3%) and not classifiable (0.5%), for which it is not possible to express a quality judgment.
Also at the regional level, the percentage of waters in the excellent class is the highest and in some cases equals 100%.
In almost all regions, the waters in the sufficient and poor classes are decreasing, but the presence of the latter still prevents the full achievement of the directive’s objective.

CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE

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La qualità delle acque di balneazione è fondamentale per la salvaguardia della salute dei cittadini e riveste un ruolo importante anche dal punto di vista della protezione dell'ambiente naturale e per gli aspetti economici nel settore del turismo. Per tale motivo vengono effettuati specifici monitoraggi durante tutta la stagione balneare. Relativamente alla stagione balneare 2023 sono stati raccolti e analizzati oltre 31.000 campioni di acqua marina e lacustre su un totale di oltre 5.000 km di costa adibita alla balneazione. A livello comunale i km di costa sono suddivisi in acque di balneazione più o meno estese, per un totale di 5.490 acque di balneazione. I risultati delle analisi, oltre a garantire durante la stagione l'assenza di rischi igienico sanitari, hanno anche permesso di classificare le acque. La classificazione è stata fatta utilizzando i risultati del monitoraggio effettuato durante la stagione balneare 2023 e quelli delle tre stagioni precedenti (2022-2021-2020). A livello nazionale la maggior parte delle acque è in classe eccellente (90,6%), tuttavia permangono ancora delle criticità dovute alle presenze di acque in classe scarsa (1,3%) e non classificabili (0,5%), per le quali non è possibile esprimere un giudizio di qualità. Anche a livello regionale la percentuale delle acque in classe eccellente è quella più elevata e in alcuni casi è pari al 100%. In quasi tutte le regioni diminuiscono le acque in classe sufficiente e scarsa ma la presenza di queste ultime ancora impedisce il raggiungimento pieno dell'obiettivo della direttiva.

CHEMICAL STATUS OF COASTAL MARINE WATERS

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Coastal marine waters are “surface waters located inside an imaginary line, every point of which is one nautical mile seaward from the nearest point of the baseline used to determine the limit of territorial waters, and which may extend up to the outer limit of transitional waters” (Paragraph 1 of Article 74 of Legislative Decree 152/2006). The legislation (Legislative Decree 152/2006) mandates the achievement of a “good” status of water bodies (chemical + ecological) by the dates set by current legislation; failure to achieve environmental objectives results in the implementation of remediation measures. Based on the analysis of data reported by the Districts in the 3rd Reporting to the European Commission for the 2016–2021 six-year period (3rd RBMP), the chemical status of Italian coastal marine waters appears heterogeneous. This heterogeneity is evident both in terms of the number of water bodies identified per district and their classification. The Eastern Alps and Po River Districts have all water bodies in a “not good” chemical status, while in Sicily and the Southern Apennines District, over 60% of the water bodies are in a “not good” status. The Northern Apennines, Central Apennines, and Sardinia Districts, instead, register more than 50%, more than 90%, and more than 80%, respectively, in a “good” chemical status. At the national level, 51% of coastal marine water bodies are in good chemical status. Comparing the 2nd and 3rd RBMPs, in the 2nd RBMP, water bodies with unknown chemical status amounted to 26% (147 out of 561), whereas in the 3rd RBMP, only one water body has an unknown status. Generally, water bodies in good chemical status are comparable between the two RBMPs—52% and 51%, respectively—while water bodies in not good chemical status increased in the 3rd RBMP (49%).

STATO CHIMICO DELLE ACQUE MARINO COSTIERE

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Le acque marino costiere sono “le acque superficiali situate all'interno rispetto a una retta immaginaria distante, in ogni suo punto, un miglio nautico sul lato esterno dal punto più vicino della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali e che si estendono eventualmente fino al limite esterno delle acque di transizione” (Comma 1 dell’articolo 74 del D.Lgs. 152/2006). La normativa (D.Lgs. 152/2006) impone il raggiungimento del “buono" stato dei corpi idrici (chimico + ecologico) entro le date fissate dalla normativa vigente, al mancato raggiungimento degli obiettivi ambientali conseguono le misure di risanamento. In base all’analisi dei dati riportati dai Distretti nel 3° Reporting alla Commissione europea relativo al sessennio 2016-2021 (3° PdG), lo stato chimico delle acque marino costiere italiane risulta eterogeneo. Tale disomogeneità si esprime sia a livello di numero di corpi idrici identificati per distretto sia per classificazione. I Distretti delle Alpi Orientali e del Fiume Po presentano la totalità dei corpi idrici in stato chimico non buono, mentre Sicilia e il Distretto dell’Appennino Meridionale oltre il 60% dei corpi idrici. I Distretti dell’Appennino Settentrionale, Appennino Centrale e della Sardegna registrano, invece, rispettivamente più del 50%, più del 90% e più dell’80% in stato chimico buono. A livello nazionale il 51% dei corpi idrici marino costieri è nello stato chimico buono. Dal confronto tra il 2° PdG e 3° PdG emerge che nel 2° PdG i corpi idrici con stato chimico sconosciuto erano il 26% (147 corpi idrici su 561 totali), mentre nel 3° PdG un solo corpo idrico è in stato sconosciuto. In termini generali, i corpi idrici nello stato chimico buono sono comparabili nei due PdG, rispettivamente il 52% e il 51%, mentre sono aumentati i corpi idrici nello stato chimico non buono nel 3° PdG (49%).

ECOLOGICAL STATUS OF COASTAL MARINE WATERS

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Coastal marine waters are defined as “surface waters situated inside an imaginary line one nautical mile away, at every point, on the outer side from the nearest point of the baseline used to define the territorial sea limit, and potentially extending to the outer boundary of transitional waters.” The legislation (Legislative Decree 152/2006) mandates achieving "good" status (ecological + chemical) for water bodies by the deadlines set by current regulations; failure to meet environmental goals entails remediation measures. Based on the analysis of data reported by Districts in the 3rd Reporting to the European Commission for the six-year period 2016–2021 (3rd WMP), the ecological status of Italian coastal marine waters is heterogeneous. This heterogeneity is expressed in both the number of water bodies identified per district and their ecological classification. The Eastern Alps, Northern Apennines, Central Apennines, Sicily, and Sardinia Districts show a percentage of water bodies in good and high ecological status greater than or equal to 70%. Specifically, in the Sardinia District, more than 40% of water bodies are in high status. Nationally, more than 60% of water bodies (261 out of 394 total) are in good and high ecological status. Comparing data from the 2nd WMP and the 3rd WMP shows that in the 2nd WMP, 27% of water bodies had unknown ecological status (149 out of 561 total), while in the 3rd WMP, only one water body is in unknown ecological status. In general terms, the proportion of water bodies in good and high ecological status increased from 55% in the 2nd WMP to 66% in the 3rd WMP.

STATO ECOLOGICO DELLE ACQUE MARINO COSTIERE

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Le acque marino costiere sono “le acque superficiali situate all'interno rispetto a una retta immaginaria distante, in ogni suo punto, un miglio nautico sul lato esterno dal punto più vicino della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali e che si estendono eventualmente fino al limite esterno delle acque di transizione". La normativa (D.Lgs. 152/2006) impone il raggiungimento del “buono" stato dei corpi idrici (ecologico + chimico) entro le date fissate dalla normativa vigente; al mancato raggiungimento degli obiettivi ambientali conseguono le misure di risanamento. In base all’analisi dei dati riportati dai Distretti nel 3° Reporting alla Commissione europea relativo al sessennio 2016-2021 (3° PdG), lo stato ecologico delle acque marino costiere italiane risulta eterogeneo. Tale disomogeneità si esprime sia a livello di numero di corpi idrici identificati per distretto sia per classificazione ecologica. I Distretti delle Alpi Orientali, Appennino Settentrionale, Appennino Centrale, Sicilia e della Sardegna presentano, tuttavia, una percentuale di corpi idrici in stato ecologico buono ed elevato maggiore o uguale al 70%. In particolare, nel Distretto della Sardegna i corpi idrici in stato elevato sono più del 40%. A livello nazionale i corpi idrici in stato ecologico buono ed elevato sono più del 60% sul totale (261 corpi idrici su 394 totali). Dal confronto tra i dati del 2° PdG e 3° PdG emerge che nel 2° PdG i corpi idrici con stato ecologico sconosciuto erano il 27% (149 corpi idrici su 561 totali), mentre nel 3° PdG solo un corpo idrico è in stato ecologico sconosciuto. In termini generali, si passa dal 55% dei corpi idrici nello stato ecologico buono ed elevato del 2° PdG al 66% del 3° PdG.

MARINE STRATEGY MONITORING – BEACH LITTER

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The Marine Strategy (Directive 2008/56/EC) represents an important governance tool for the marine system, promoting the adoption of strategies aimed at safeguarding the marine ecosystem to achieve Good Environmental Status. Good Environmental Status is assessed based on 11 themes or qualitative descriptors, and among these, Descriptor 10 requires that the properties and quantities of marine litter do not cause harm to the coastal and marine environment. Since 2015, Italy has been implementing an extensive monitoring program for marine litter, including beach litter. In 2023, the median of total marine litter stranded on Italian shores was 250 items per 100 m, the lowest value in the entire historical series. However, this is still a density significantly higher than the threshold value of 20 items per 100 m, established at the European level as a requirement for achieving Good Environmental Status. As in previous years, single-use plastics are the most common type of beach litter, representing 13% of the total; however, for this type of litter, there is a sharp decline compared to 2022 (29%), which, if confirmed in the coming years, could represent a significant first result of the effectiveness of the Marine Strategy Measures Program and, in particular, the application of Directive 2019/904 for the reduction of single-use plastics.


MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA – RIFIUTI MARINI SPIAGGIATI

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La Strategia Marina (Direttiva 2008/56/CE) rappresenta un importante strumento di governance del sistema mare, promuovendo l’adozione di strategie mirate alla salvaguardia dell’ecosistema marino per il raggiungimento del Buono Stato Ambientale. Il Buono Stato Ambientale è valutato sulla base di 11 temi o descrittori qualitativi e, fra questi, il descrittore 10 prevede che le proprietà e le quantità di rifiuti marini non provochino danni all’ambiente costiero e marino. L’Italia realizza dal 2015 un esteso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, compresi quelli spiaggiati. Nel 2023, la mediana dei rifiuti marini totali spiaggiati sui litorali italiani è risultata di 250 rifiuti ogni 100 m, il valore più basso dell’intera serie storica. Si tratta però di una densità ancora nettamente superiore al valore soglia di 20 rifiuti ogni 100 m, stabilito a livello europeo come requisito per il raggiungimento del Buono Stato Ambientale. Come negli anni precedenti, le plastiche monouso sono il rifiuto spiaggiato più comune rappresentando il 13% del totale; tuttavia, per questa tipologia di rifiuti si osserva un netto calo rispetto al 2022 (29%) che, se confermato nei prossimi anni, potrebbe rappresentare un primo risultato significativo dell'efficacia del Programma di Misure della Strategia Marina e, in particolare, dell’applicazione della Direttiva 2019/904 per la riduzione della plastica monouso.


CLEAN COAST INDEX (CCI)

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Any solid material, manufactured or processed by humans, abandoned or lost in the marine and coastal environment or that reaches the sea in any way is defined as marine litter. Italy, with Legislative Decree No. 190/2010 transposing the Marine Strategy Framework Directive, has been conducting an intensive marine litter monitoring program since 2015, including beach litter. Twice a year, in spring and autumn, the coastal Regional Environmental Protection Agencies (ARPA) carry out monitoring of solid waste present in sample areas of 69 reference beaches along the national coastline. To assess the cleanliness of the beaches based on the density of litter present in the monitored sample areas, the Clean Coast Index (CCI) was calculated, an indicator developed and applied internationally.

In 2023, the CCI was calculated for 69 beaches both in spring and autumn. In spring, 80% of the monitored beaches were clean or very clean compared to 12% of dirty or very dirty beaches. In autumn, 77% of the beaches were clean or very clean, while 12% were dirty or very dirty. The rest of the beaches were fairly clean. Compared to the previous year, the percentage of clean or very clean beaches increased in autumn (75% in 2022), while in spring it remained the same.

CLEAN COAST INDEX (CCI)

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Qualsiasi materiale solido, fabbricato o trasformato dall'uomo, abbandonato o perso in ambiente marino e costiero o che arrivi al mare in qualsiasi modo è definito un rifiuto marino. L’Italia, con il Decreto Legislativo n. 190/2010 di recepimento della Direttiva Quadro sulla Strategia per l'Ambiente Marino, effettua dal 2015 un intenso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, inclusi quelli spiaggiati. Due volte l’anno, in primavera e autunno, le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) costiere realizzano il monitoraggio dei rifiuti solidi presenti in aree campione di 69 spiagge di riferimento lungo il litorale nazionale. Per valutare il grado di pulizia delle spiagge sulla base della densità dei rifiuti presenti nelle aree campione monitorate è stato calcolato il Clean Coast Index (CCI), un indicatore sviluppato e applicato a livello internazionale.

Nel 2023 il CCI è stato calcolato per 69 spiagge sia in primavera sia in autunno. In primavera, l’80% delle spiagge monitorate sono risultate pulite o molto pulite contro il 12% di spiagge sporche o molto sporche. In autunno, il 77% delle spiagge sono risultate pulite o molto pulite, mentre il 12% sporche o molto sporche. Il resto delle spiagge è risultato abbastanza pulito. Rispetto all’anno precedente, la percentuale di spiagge pulite o molto pulite è aumentata in autunno (75% nel 2022), mentre in primavera si è mantenuta uguale.

MARINE STRATEGY MONITORING - MICRO-LITTER IN THE SURFACE LAYER OF THE WATER COLUMN

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Italy, in application of the Marine Strategy Framework Directive, has implemented an extensive marine litter monitoring program since 2015, including micro-litter present in the surface layer of the water column. This monitoring is conducted by the National System for Environmental Protection (of which ISPRA is a part), under the coordination of the Ministry of Environment and Energy Security (MASE). The composition, quantity, and distribution of surface micro-litter are essential parameters for achieving the good environmental status of marine waters, the objective of the Directive. Micro-litter are particles smaller than 5 mm, whose origin is difficult to identify once dispersed in the environment. These particles derive from both primary sources, such as pellets and microbeads used in cosmetics or abrasive products, and secondary sources, such as the fragmentation of macro-litter. With the data processing carried out from 2016 to 2022, it was possible to define a median density value of micro-particles present in our seas, equal to 0.04 micro-particles per m², or 40,000 micro-particles per km². This value is confirmed by adding the 2023 data to the series. At the Mediterranean level, the Barcelona Convention has set a threshold value of 0.000845 micro-particles per m² (845 micro-particles per km²), therefore, compared to this value, Italy is still far from achieving good environmental status.

MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA - MICRORIFIUTI NELLO STRATO SUPERFICIALE DELLA COLONNA D'ACQUA

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L’Italia, in applicazione alla Direttiva Quadro per la Strategia Marina, ha attuato dal 2015 un esteso programma di monitoraggio dei rifiuti marini, inclusi i microrifiuti presenti nello strato superficiale della colonna d’acqua. Tale monitoraggio è condotto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (di cui ISPRA fa parte), sotto il coordinamento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). La composizione, quantità e distribuzione dei microrifiuti superficiali sono parametri essenziali per raggiungere il buono stato ambientale delle acque marine, obiettivo della Direttiva. I microrifiuti sono particelle con dimensioni inferiori ai 5 mm, la cui origine è difficile da identificare una volta disperse nell’ambiente. Queste particelle derivano sia da fonti primarie, come pellets e microgranuli utilizzati in cosmetica o prodotti abrasivi, sia da fonti secondarie, come la frammentazione di macrorifiuti. Con l’elaborazione dei dati effettuata dal 2016 al 2022 è stato possibile definire un valore mediano di densità delle microparticelle presenti nei nostri mari, pari a 0,04 microparticelle su m2,ossia 40.000 microparticelle su km2. Tale valore si conferma aggiungendo alla serie di dati anche quelli del 2023. A livello di Mediterraneo, la Convenzione di Barcellona ha fissato un valore soglia di 0,000845 microparticelle per m² (845 microparticelle per km²), pertanto, rispetto a questo valore, l’Italia è ancora distante dal raggiungimento del buono stato ambientale.

FISHING EXPLOITATION RATE OF NATIONAL FISHERY RESOURCES

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During the period considered (2007-2022), the average exploitation rate of fish stocks (i.e., the mean ratio between current fishing mortality and the mortality associated with the Maximum Sustainable Yield; Fcurr/FMSY) exceeded the sustainability threshold. The indicator, estimated on internationally validated analytical stock assessments, highlights the overall trend in the exploitation rate of commercially fished stocks, providing insight into the quantitative trends in fishing pressure.

A peak in the average exploitation rate was observed in 2012 and 2013, with values exceeding 3, followed by a declining trend, reaching its lowest point in 2022 (average value of 1.12). The analysis is conducted at the National level and by Sub-Region, following the geographical scale defined by the Marine Strategy Framework Directive (MSFD; 2008/56/EC).

TASSO DI SFRUTTAMENTO DA PESCA DELLE RISORSE ITTICHE NAZIONALI

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Nel periodo considerato (2007-2022) il tasso medio di sfruttamento degli stock ittici (ovvero la media del rapporto tra mortalità da pesca corrente e la mortalità associata al Massimo Rendimento Sostenibile; Fcurr/FMSY) presenta valori superiori alla soglia di sostenibilità. L’indicatore, stimato sulla base delle valutazioni analitiche degli stock ittici validate a livello internazionale, mostra la tendenza complessiva del tasso di sfruttamento degli stock ittici oggetto di pesca commerciale al fine di evidenziare l’andamento quantitativo complessivo della pressione di pesca. In particolare, si osserva un picco nel tasso medio di sfruttamento negli anni 2012 e 2013 (con valori superiori a 3), cui segue un trend di declino con valori minimi riscontrati nel 2022 (valore medio 1,12). L'analisi è condotta a livello nazionale e di sottoregione secondo la ripartizione geografica indicata dalla Direttiva Quadro per la Strategia per l’ambiente marino (MSFD; 2008/56/CE).

EUTROPHICATION

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Eutrophication is a process caused by the enrichment of nutrients, particularly nitrogen and phosphorus compounds, which leads to an increase in primary production and algal biomass, resulting in the alteration of benthic communities and, in general, a decline in water quality. The input of nitrogen and phosphorus into the marine and coastal environment can originate from diffuse sources (river loads, major collectors of agricultural activity, and urban discharges) and point sources (discharges from wastewater treatment plants, industrial activities, and aquaculture operations). Objectives related to eutrophication control and management are set by the Water Framework Directive (WFD, Directive 2000/60/EC), the Marine Strategy Framework Directive (Descriptor 5, Directive 2008/56/EC), and the Nitrates Directive (Directive 91/676/EEC) and Urban Waste Water Treatment Directive (Directive 91/271/EEC), which are particularly focused on pressure management. The causes of eutrophication are primarily linked to nutrient inputs carried into the sea by rivers or coastal settlements, which cause serious negative impacts on the health of marine ecosystems and the sustainable use of goods and services. The main sources of nutrients are related to the agri-livestock and urban sectors.

Environmental assessments regarding eutrophication, in accordance with the requirements of Directive 2008/56/EC, have highlighted the achievement of Good Environmental Status. Therefore, the measures adopted so far under Directive 2000/60/EC, Directive 91/676/EEC, and Directive 91/271/EEC have proven effective in achieving environmental targets.

EUTROFIZZAZIONE

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L’eutrofizzazione è un processo causato dall’arricchimento in nutrienti, in particolare composti dell’azoto e del fosforo, che determina un incremento della produzione primaria e della biomassa algale con conseguente alterazione delle comunità bentoniche e, in generale, diminuzione della qualità delle acque. L’immissione nell’ambiente marino e costiero di azoto e fosforo può derivare da fonti diffuse (carichi fluviali, principali collettori di attività agricole e di scarichi civili) e da fonti puntuali (scarichi derivanti dagli impianti di trattamento delle acque reflue, industriali e derivanti da attività di acquacoltura).
Obiettivi legati al controllo e alla gestione dell'eutrofizzazione sono fissati dalla Direttiva Quadro sulle Acque (WFD, Direttiva 2000/60/CE), dalla Direttiva sulla Strategia Marina (Descrittore 5, Direttiva 2008/56/CE) e dalle Direttive Nitrati (Direttiva 91/676/CEE) e Acque Reflue Urbane (Direttiva 91/271/CEE) maggiormente focalizzate, le ultime due, sulla gestione delle pressioni. Le cause dell’eutrofizzazione sono soprattutto da riferirsi agli apporti di nutrienti veicolati a mare dai fiumi o dagli insediamenti costieri che provocano seri impatti negativi sulla salute degli ecosistemi marini e sull’uso sostenibile di beni e servizi; le principali fonti di nutrienti sono riconducibili al settore agro-zootecnico e a quello civile (insediamenti urbani).

Le valutazioni dello stato ambientale in relazione all'eutrofizzazione, in accordo a quanto previsto dalla Direttiva 2008/56/CE, ha evidenziato il raggiungimento del Buono Stato Ambientale. Pertanto, le misure finora adottate ai sensi della Direttiva 2000/60/EC, della Direttiva 91/676/CEE e della Direttiva 91/271/CEE risultano idonee al raggiungimento dei traguardi ambientali.