MONITORAGGIO STRATEGIA MARINA - PERDITA FISICA

    Descrizione 1
    Data aggiornamento scheda
    Autori

    Filippo D'Ascola, Paola La Valle, Daniela Paganelli, Raffaele Proietti, Marina Pulcini, Laura Sinapi, Benedetta Trabucco

    Abstract
    Abstract

    La perdita fisica definisce la superficie di fondo marino persa a causa delle modifiche permanenti del substrato e/o della morfologia del fondo marino indotte da attività e/o opere antropiche, quali ad esempio opere di difesa costiera, infrastrutture portuali, cavi e condotte ecc. Essa concorre a definire il livello di integrità del fondo marino, come definito ai sensi della Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (2008/56/CE) e della Decisione (UE) 2017/848; la Direttiva si basa su un approccio integrato e pone come obiettivo agli Stati membri di raggiungere il buono stato ambientale (GES) per le proprie acque marine. La perdita fisica viene calcolata per le tre Marine Reporting Unit (MRU) di competenza dello Stato italiano: “Mar Adriatico”, “Mar Ionio e Mediterraneo centrale” e “Mar Mediterraneo occidentale”. Per il primo popolamento dell'indicatore “perdita fisica” vengono utilizzati i dati aggiornati al 2021, ovvero, per ogni tipo di opera, i dati disponibili più recenti; tali dati costituiranno la baseline di riferimento per i popolamenti futuri. L’indicatore perdita fisica permette di valutare da un lato l’entità totale del fenomeno studiato e l’incidenza delle diverse tipologie di opere e/o attività sulla perdita fisica totale; dall’altro incidenza e distribuzione della perdita fisica in rapporto ai diversi tipi di habitat (Broad Habitat Types e Other Habitat Types sensu MSFD) presenti nei mari italiani.

    Descrizione

    La perdita fisica permette di quantificare l'estensione dei fondi marini interessati da modifiche permanenti dovute ad alterazioni della morfologia e/o della natura del substrato, imputabili ad attività e/o opere antropiche, quali: opere di difesa costiera, infrastrutture portuali, cavi e condotte, piattaforme offshore, parchi eolici, pozzi per l’estrazione e la ricerca di idrocarburi (di seguito pozzi), rigassificatori e relitti. Essa viene calcolata su tutto il territorio nazionale, con specifico riferimento alle tre Marine Reporting Unit (MRU) di competenza dello Stato italiano: “Mar Adriatico”, “Mar Ionio e Mediterraneo centrale” e “Mar Mediterraneo occidentale”. Il calcolo della perdita fisica è effettuato utilizzando la superficie reale per opere di difesa costiera e infrastrutture; in tutti gli altri casi, è rappresentato il footprint, definito sulla base di specifici buffer (Foden et al., 2011; Paganelli et al, 2017; HELCOM, 2018). I dati sono aggiornati al 2021; in particolare, per ogni categoria di opera sono stati considerati i dati disponibili più recenti: per porti e opere di difesa costiera i dati sono aggiornati al 2018, per cavi, condotte e relitti i dati, forniti da IIM, sono aggiornati al 2020, mentre nei restanti casi i dati sono aggiornati al 2021. Viene calcolata anche l'estensione della perdita fisica per tipo di habitat, utilizzando i Broad Habitat Types (BHT) sensu MSFD; per gli Other Habitat Types (OHT) nello specifico è stata calcolata l’estensione della perdita fisica sull’habitat Posidonia beds, derivati dalla classificazione EUNIS livello 3 (Evans et al., 2014; 2016).

    Scopo

    Quantificare l’estensione di fondo marino perso a causa di attività e/o opere antropiche e descrivere il contributo fornito per tipo di attività e per tipo di habitat; valutare l’impatto che tali attività hanno sul fondo marino e contribuire alla valutazione dell’integrità del fondo ai sensi del D6 sensu MSFD. L’indicatore permetterà di valutare le variazioni nel tempo della perdita fisica, totale e per tipo di habitat, nelle tre MRU presenti sul territorio italiano.

    Rilevanza
    È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
    È semplice, facile da interpretare.
    È sensibile ai cambiamenti che si verificano nell'ambiente e/o nelle attività umane
    Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull'ambiente e delle risposte della società.
    Fornisce una base per confronti internazionali.
    Solidità
    È basato su standard nazionali/internazionali e sul consenso nazionale/internazionale circa la sua validità
    È ben fondato sul piano tecnico e scientifico.
    Presenta affidabilità e attendibilità dei metodi di misurazione e raccolta dei dati
    Comparabilità nel tempo
    Comparabilità nello spazio
    Misurabilità (dati)
    Adeguatamente documentati e di fonte nota
    Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
    Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
    Un’ “adeguata” copertura spaziale
    Un’ “idonea” copertura temporale
    Principali riferimenti normativi e obiettivi

    I principali riferimenti normativi nazionali ed europei relativi all’indicatore perdita fisica sono: Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino, recepita in Italia con il D. Lgs. 190/2010 e Decisione (UE) 2017/848; DM Ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare 15/02/ 2019 “Aggiornamento della determinazione del buono stato ambientale delle acque marine e definizione dei traguardi ambientali”. Il calcolo della perdita fisica ricade tra gli adempimenti necessari all'implementazione della Direttiva Strategia Marina. La Direttiva prevede che, per prevenirne il degrado e ripristinare gli ecosistemi marini danneggiati, ogni Paese deve mettere in atto le misure necessarie a conseguire (o mantenere) un buono stato ambientale (Good Environmental Status o GES), cioè uno stato in grado di preservare la diversità ecologica e la vitalità di mari e oceani puliti, sani e produttivi, nonché l’utilizzo dell’ambiente marino a un livello sostenibile. Il GES viene determinato sulla base di 11 descrittori qualitativi dell’ambiente marino che fanno riferimento a molteplici aspetti degli ecosistemi marini, tra cui la biodiversità, la contaminazione chimica, le catene trofiche. In tale ambito si inserisce quindi la perdita fisica che è una delle pressioni che concorrono a definire l'integrità del fondo marino, come definita nel Descrittore 6 (uno dei suddetti 11 descrittori).

    DPSIR
    Determinante
    Pressione
    Tipologia indicatore
    Descrittivo (A)
    Riferimenti bibliografici

    Evans D., Condé S. & Royo Gelabert E. (2014). Crosswalks between European marinehabitat typologies - A contribution to the MAES marine pilot. ETC/BD report for the EEA. Evans D., Aish A., Boon, A., Condé, S., Connor, D., Gelabert, E. Michez, N., Parry, M., Richard, D., Salvati, E. & Tunesi, L., 2016. Revising the marine section of the EUNIS Habitat classification - Report of a workshop held at the European Topic Centre on Biological Diversity, 12 & 13 May 2016. ETC/BD report to the EEA. Foden J., Rogers S.I. and Jones A.P. (2011) Human pressures on UK seabed habitats: a cumulative impact assessment. Marine Ecology Progress Series 428, 33–47. HELCOM (2018): Thematic assessment of cumulative impacts on the Baltic Sea 2011-2016. Baltic Sea Environment Proceedings No. 159. Available at: http://www.helcom.fi/baltic-sea-trends/holistic-assessm Paganelli D., P. La Valle, M. Pulcini, R. Proietti, L. Nicoletti, B. La Porta, L. Lattanzi, A. Pazzini, M. Targusi and M. Gabellini (2017). Towards an evaluation of physical loss pressure in the Italian seas for the implementation of the marine strategy framework directive. Journal of the Marine Biological Association of the United Kingdom1-9. Marine Biological Association of the United Kingdom, 2017 doi:10.1017/S0025315417000911.

    Limitazioni

    - assenza di criteri di valutazione; - diverse dimensioni e forma delle aree geografiche di riferimento (MRU).

    Fonte dei dati

    MiTE (Ministero della Transizione Ecologica).
    MSE (Ministero dello sviluppo economico)

    Frequenza di rilevazione dei dati
    Variable
    Accessibilità dei dati di base

    L'accessibilità varia in funzione del tipo di dato: - BHT e OHT (EUNIS, livello 3): https://www.emodnet-seabedhabitats.eu/; https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/eunis-habitat-classification - opere di difesa e infrastrutture portuali: elaborazioni ISPRA (digitalizzazione in ambiente GIS) su ortofoto AGEA (dato distribuito da www.pcn.minambiente.it) - piattaforme offshore, pozzi per idrocarburi: dati forniti dal Ministero sviluppo economico - MiSE (DGISSEG), https://unmig.mise.gov.it/index.php/it/dati/webgis-dgs-unmig - per tutti gli altri dati: dati di base forniti dal Ministero della Difesa (Istituto Idrografico della Marina Militare).

    Copertura spaziale

    Nazionale (I)

    Copertura temporale

    Dati aggiornati al 2021. Per ogni categoria di opera sono stati considerati i dati disponibili più recenti. Per porti e opere di difesa costiera: dati aggiornati a dicembre 2018; per cavi, condotte e relitti dati, forniti da IIM, aggiornati a dicembre 2020; per le altre tipologie di opere: dati aggiornati a dicembre 2021.

    Descrizione della metodologia di elaborazione

    L’indicatore perdita fisica è calcolato, per ogni MRU, come somma algebrica della perdita fisica misurata per ogni attività antropica; viene inoltre calcolata la perdita fisica per tipo di habitat – BHT OHT, EUSeaMap 2021, EUNIS livello 3. L’indicatore è espresso in km2 (corrispondenti all'estensione di fondo marino perso) La perdita fisica è rappresentata, per ogni MRU, come: - perdita fisica (in km2) - perdita fisica per tipo di attività (in %) - perdita fisica per tipo di habitat (km2) - per ogni tipo di habitat, come perdita fisica per tipo di attività (%).

    Periodicità di aggiornamento
    Triennale
    Qualità dell'informazione

    L’indicatore perdita fisica è un indicatore semplice e facile da interpretare, e al contempo affidabile e solido. Sintetizza adeguatamente l’andamento della perdita fisica su tutto il territorio nazionale (grazie alla copertura spaziale) e presenta una frequenza temporale di rilevazione del dato che a partire dal prossimo popolamento permetterà il rilevamento dei trend. I dati di base per tutto il territorio nazionale sono affidabili, in quanto provengono da fonti ufficiali e consentono una buona copertura spaziale. La metodologia di calcolo, scaturita dall’applicazione di norme europee e validata anche a livello scientifico, è ripetibile nel tempo e nello spazio. Tuttavia, presenta delle limitazioni in quanto al momento non sono disponibili dei criteri di valutazione e la diversità di forme e dimensioni delle aree geografiche di riferimento (MRU), definite in seno alla Comunità Europea, rendono difficili eventuali confronti tra le diverse MRU . Da considerare infine la possibile sottostima della perdita fisica calcolata per tipo di habitat, in quanto il dato di EUSeaMap è carente in corrispondenza delle infrastrutture portuali.

    Stato
    Non definibile
    Trend
    Non definibile
    Valutazione/descrizione dello stato

    Non è definibile perché mancano i criteri di valutazione. Nei mari italiani la perdita fisica presenta valori assoluti compresi tra i 15-16 km2 rispettivamente per la MRU Mar Ionio e Mar Mediterraneo centrale e quella del Mar Adriatico, mentre raggiunge valori pari a circa 46 km2 nella MRU Mar Mediterraneo occidentale. In termini percentuali i valori, riferiti all’estensione della perdita fisica rispetto a quella della MRU di riferimento, variano dallo 0,007% osservato nella MRU Mar Ionio e Mar Mediterraneo centrale, allo 0,015% della MRU Mar Mediterraneo occidentale, allo 0,026% della MRU Mar Adriatico. In tutte le MRU la perdita fisica è associata principalmente alla presenza di porti. Seguono i contributi di cavi e opere di difesa nelle MRU Mar Ionio e Mar Mediterraneo centrale Mar Mediterraneo occidentale e di opere di difesa e condotte nella MRU Mar Adriatico. Le altre tipologie di opere incidono con valori sempre molto bassi.

    Valutazione/descrizione del trend

    Non è possibile descrivere/valutare il trend in quanto si tratta del primo popolamento dell’indicatore.

    Commenti

    Nei mari italiani la perdita fisica presenta valori compresi tra 15-16 km2, rilevati rispettivamente nella MRU Mar Ionio e Mar Mediterraneo centrale e nella MRU Mar Adriatico (che misurano rispettivamente 218.378 km2 e 62.141 km2 di estensione) e i circa 46 km2 osservati nella MRU Mar Mediterraneo occidentale di estensione pari a 310.712 km2) (Figura 1). Essa risulta essere generata dalle seguenti categorie di opere: cavi, condotte, infrastrutture portuali, opere di difesa costiera, piattaforme offshore e pozzi, relitti, rigassificatori, parchi eolici (Figure 2a, 2b e 2c). In diretta relazione con la natura e le caratteristiche delle opere che la generano, la perdita fisica presenta una distribuzione più uniforme in prossimità della costa, diventando irregolare e sporadica procedendo verso largo. In tutte le MRU la categoria di opera che più di ogni altra incide sulla perdita fisica è quella delle infrastrutture portuali, con valori compresi tra il 54,6% (MRU Mar Adriatico) e il 68,6% della perdita fisica totale (MRU Mar Mediterraneo occidentale). Nella MRU Mar Adriatico circa l’86% della perdita fisica totale è dato dall’associazione di infrastrutture portuali, opere di difesa costiera e condotte, mentre nelle altre due MRU (Mar Ionio e Mediterraneo centrale e Mar Mediterraneo occidentale) infrastrutture portuali e cavi contribuiscono rispettivamente all’87,6 e al 90% della perdita fisica totale. In particolare, la Figura 2a (MRU Mar Adriatico) mostra come la perdita fisica, che in totale assume il valore di 16,04 km2, sia dovuta principalmente a infrastrutture portuali (54,6% pari a un’estensione di 8,75 km2), opere di difesa costiera (21,3% pari a un’estensione di 3,42 km2) e condotte (10,2% pari a un’estensione di 1,64 km2). In questa MRU un contributo importante è anche quello fornito dai pozzi e dalle strutture off-shore (piattaforme petrolifere e rigassificatori), che insieme contribuiscono a circa l’8% della perdita fisica totale (pari a 1,34 km2) e dai cavi (4,3%, con estensione di 0,69 km2). Nella MRU Mar Ionio e Mar Mediterraneo centrale (Figura 2b), l’87,6% di perdita fisica è imputabile alle infrastrutture portuali (62,2% per un’estensione di 9,26 km2) e ai cavi (25,4% per un’estensione di 3,78 km2); il contributo di opere di difesa, condotte e relitti (rispettivamente 5,3%, 3,4% e 1,4%) fornisce in totale un’estensione di 1,52 km2, mentre piattaforme offshore e pozzi forniscono un contributo pari a 2,2% del totale, corrispondente a un’estensione di 0,33 km2. Infine, la perdita fisica osservata nella MRU Mar Mediterraneo occidentale (Figura 2c), pur presentando valori di estensione maggiori rispetto a quanto rilevato nelle altre MRU, in accordo anche con la maggior estensione della MRU, conferma una ripartizione per categorie di opere analoga a quanto osservato per la MRU Mar Ionio e Mediterraneo centrale, con la maggiore incidenza delle infrastrutture portuali (68,6% del totale, con un’estensione di 31,27 km2), e dei cavi (21,4% per un’estensione di 9,75 km2) e un più modesto contributo fornito da opere di difesa (7,3% per un’estensione di 3,31 km2) e condotte (1,7% per un’estensione di 0,79 km2). Per calcolare la perdita fisica rispetto al tipo di habitat, sono stati presi in esame i BHT (Broad Habitat Type) e gli OHT (Other Habitat Type), EUSeaMap 2021, EUNIS livello 3. In particolare, per gli OHT è stato preso in considerazione l’habitat Posidonia beds, habitat prioritario protetto anche ai sensi della Direttiva Habitat. Come si può osservare, nella MRU Mar Adriatico (Figura 3a) la perdita fisica interessa prevalentemente gli habitat dei piani infralitorale (Infralittoral sands) e circalitorale (Circalittoral mud), con valori rispettivamente di 3,7 e 2,2 km2 (Figura 3a). Sugli habitat biogenici qui rappresentati dagli habitat Infralittoral rock and biogenic reef, Posidonia beds e Circalittoral rock and biogenic reef sono stati osservati valori rispettivamente di 0,3, 0,5 e 0,02 km2. In questa MRU le opere che maggiormente interessano gli habitat del piano infralitorale sono le opere di difesa e le condotte; sugli habitat del piano circalitorale insistono maggiormente le condotte e le infrastrutture portuali; infine, per quanto riguarda il piano batiale sono predominanti i cavi (Figura 4a). Nella MRU Mar Ionio e mar Mediterraneo centrale, la perdita fisica interessa maggiormente gli habitat profondi del piano batiale (Bathyal sediment) con valori pari a 2,89 km2; valori di perdita fisica superiori al km2 sono osservati anche in habitat del piano infralitorale (Infralittoral sand) e circalitorale (Circalittoral sand) con valori pari rispettivamente a 1,64 e 1,15 km2 (Figura 3b). Per quanto riguarda i substrati biogenici la perdita fisica interessa soprattutto gli habitat del piano infralitorale (Posidonia Beds e Infralittoral rock and biogenic reef) con valori rispettivamente di 0,26 e 0,32 km2); gli altri habitat biogenici (Circalittoral rock and biogenic reef, Offshore circalittoral rock and biogenic reef e Bathyal rock and biogenic reef) presentano in totale una perdita fisica di 0,026 km2 (Figura 3b). Le infrastrutture portuali e le opere di difesa sono predominanti negli habitat infralitorali, mentre negli altri piani domina la presenza di cavi (Figura 4b). Infine, nella MRU Mar Mediterraneo occidentale i valori più elevati di perdita fisica sono stati rinvenuti sia su habitat profondi (Bathyal sediment, con 6,45 km2) e abissali (Abyssal 1,91 km2) sia su habitat poco profondi, come ad esempio l’habitat Infralittoral sand, per il quale è stata rilevata una perdita fisica di 4,82 km2 (Figura 3c). Per quanto riguarda i substrati biogenici sensu MSFD, la perdita fisica interessa maggiormente per l’habitat Posidonia beds (0,83 km2) e Infralittoral rock and Biogenic reef (0,96 km2); la perdita fisica è stata inoltre registrata con valori inferiori anche sugli habitat biogenici afferenti ai piani più profondi (Circalittoral rock and biogenic reef, Offshore circalittoral rock and biogenic reef e Batial rock and biogenic reef) che contribuiscono in totale con un valore di perdita fisica totale pari a 0,541 km2. (Figura 3c). In questa MRU, per quasi tutti gli habitat, il maggior contributo alla perdita fisica è costituito dai cavi, mentre per gli habitat infralitorali le maggiori percentuali di perdita fisica risultano associate alle opere di difesa costiera e alle infrastrutture portuali (Figura 4c).

    Allegati
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    Figure 2a: MRU Adriatic Sea. Percentage breakdown of physical loss by type of work

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    ISPRA processing on MiSE, MiTE and Ministry of Defence

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    Figure 2b: MRU Ionian Sea and Central Mediterranean Sea. Percentage breakdown of physical loss by type of work

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    ISPRA processing on MiSE, MiTE and Ministry of Defence

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    Figure 2c: MRU Western Mediterranean Sea. Percentage breakdown of physical loss by type of work

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    ISPRA processing on MiSE, MiTE and Ministry of Defence

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    Figure 3a: MRU Adriatic Sea. Physical loss, expressed in km2, detected by type of habitat

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    ISPRA processing on MiSE, MiTE and Ministry of Defence

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    Figure 3b: MRU Ionian Sea and Central Mediterranean Sea. Physical loss, expressed in km2, detected by type of habitat

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    ISPRA processing on MiSE, MiTE and Ministry of Defence

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    Figure 3c: MRU Western Mediterranean Sea. Physical loss, expressed in km2, detected by type of habitat

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    ISPRA processing on MiSE, MiTE and Ministry of Defence

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    Figure 4a: MRU Adriatic Sea. Percentage breakdown of physical loss by type of activity and for each type of habitat

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    Figure 4b: MRU Ionian Sea and Central Mediterranean Sea. Percentage breakdown of physical loss by type of activity and for each type of habitat

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    Figure 4c: MRU Western Mediterranean Sea. Percentage breakdown of physical loss by type of activity and for each type of habitat

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    Figure 1: Physical loss in the MRU of the Italian seas

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    ISPRA processing on MiSE, MiTE and Ministry of Defence

    Italian