Descrizione 1
Loretta Lattanzi, Luisa Nicoletti
In Italia le coste, che si sviluppano per oltre 8.000 km, rappresentano un’importante risorsa strategica: sono fra le aree più densamente popolate e sede di un’intensa attività economica. Lo sfruttamento crescente cui tali aree sono sottoposte, associato a eventi naturali (es. cambiamenti climatici globali), ha determinato un aumento dei fenomeni erosivi. Per contrastare tali processi e per proteggere abitazioni e infrastrutture, negli anni sono state realizzate, in diverse regioni costiere, numerose opere rigide di difesa (scogliere emerse, sommerse, radenti, opere miste, moli, pennelli), non sempre con risultati soddisfacenti. Una tecnica alternativa che potrebbe garantire una buona risposta all’erosione costiera, sotto il profilo ambientale ed economico, è il ripascimento. Il ripascimento consiste nel ricostruire la spiaggia erosa immettendo sedimenti idonei (dal punto di vista granulometrico e composizionale). Una possibile risposta alla necessità di approvvigionamento di materiale da destinare al ripascimento è stata identificata nell’utilizzo di sabbie marine relitte (riferibili a paleospiagge) provenienti da depositi sabbiosi presenti al largo sulla piattaforma continentale. I primi dragaggi di sabbie relitte ai fini di ripascimento sono iniziati nel 1995 nel Mar Adriatico settentrionale (Veneto). In seguito, altri dragaggi hanno interessato sia altre cave situate nel Mar Adriatico (al largo di Emilia-Romagna e Marche) e sia cave situate nel Mar Tirreno (a largo della Sardegna e Lazio).
La maggior parte delle coste italiane è soggetta a fenomeni erosivi dovuti principalmente a uno squilibrio nel bilancio sedimentario delle spiagge. Tale bilancio, che regola modalità e tasso di accrescimento e di erosione delle spiagge e che va riferito a un arco di tempo significativo (ad esempio un anno), dipende dal rapporto tra il materiale "in entrata" (apporti) e quello "in uscita" (perdite). Gli apporti sono costituiti principalmente dai sedimenti portati in carico dai fiumi e ridistribuiti dalle correnti litoranee e da quelli provenienti sia dal disfacimento di coste rocciose, sia dall'erosione di spiagge vicine. Le perdite, invece, sono dovute all'allontanamento del materiale verso il largo per effetto del moto ondoso e alla perdita di sedimento verso terra. La realizzazione di opere di sbarramento per la regimazione dei versanti, unitamente alla costruzione di invasi da destinare a uso idroelettrico e/o irriguo, hanno contribuito alla sensibile diminuzione degli apporti di sedimento da parte dei corsi d'acqua, interferendo con i naturali processi erosivi dei litorali, intensificandoli. Altri fattori come l'irrigidimento della linea di costa dovuto alla realizzazione di opere marittime, l'estrazione di fluidi dal sottosuolo, l'immobilizzazione e lo spianamento delle dune, hanno contribuito ad amplificare i fenomeni erosivi. Una delle tecniche che riesce a garantire una buona risposta all'erosione costiera, sotto il profilo ambientale ed economico (almeno per grandi interventi), è il ripascimento mediante l'utilizzo di depositi di sabbie relitte. Questi materiali, situati lungo la piattaforma continentale tra 30 e 130 metri di profondità, vengono recuperati mediante operazioni di dragaggio. L'impiego delle sabbie relitte da destinare al ripascimento dei litorali, rispetto allo sfruttamento di materiale emerso, comporta alcuni vantaggi come: disponibilità di elevate quantità di sedimenti (milioni di m3), composizione potenzialmente molto simile alla sabbia dei nostri litorali, limitati effetti sull'ambiente e, per ripascimenti che implicano grandi volumi di materiali, costi contenuti. La scelta e la possibilità di effettuare dragaggi di sabbie relitte dipendono da una serie di fattori socio-economici, geologici e tecnici. È, infatti, possibile effettuare interventi di dragaggio di sabbie relitte a fini di ripascimento solo quando: lungo la piattaforma continentale, possibilmente in prossimità dei tratti di litorale in erosione, siano effettivamente presenti depositi di sabbie relitte; il deposito sia "sfruttabile" in termini generali (spessore della copertura pelitica, profondità dei depositi eccetera) (BEACHMED, 2004); le sabbie relitte individuate abbiano caratteristiche idonee rispetto a quelle delle sabbie originariamente presenti nel sito da ripascere (compatibilità granulometrica e chimica); la localizzazione dei depositi sia tale che la loro coltivazione non induca effetti rilevanti sull'ambiente circostante, soprattutto in presenza di habitat e/o specie protette. Un ultimo aspetto da considerare è legato al fatto che la movimentazione di grandi volumi di sedimento comporta un impegno notevole, sia in termini tecnico-progettuali sia economici, non sempre sostenibile.
Fornire informazioni relative alla quantità di sabbie relitte dragate ai fini di ripascimento lungo la piattaforma continentale italiana. Fornire, inoltre, indicazioni indirette sui fenomeni erosivi agenti nelle regioni italiane considerate.
Il quadro normativo di riferimento vigente in Italia, specifico per le attività di dragaggio delle sabbie relitte ai fini di ripascimento, è ancora parzialmente in itinere. Il ripascimento con sabbie relitte è disciplinato dal Decreto Ministeriale 24 gennaio 1996 (attività istruttorie per il rilascio dell’autorizzazione) e dalla Legge 31 luglio 2002, n.179, che ha definito per le autorizzazioni il passaggio delle competenze dallo Stato alle Regioni. La Legge n.179 del 31 luglio 2002 ha stabilito, infatti, all’art.21 (autorizzazione per gli interventi di tutela della fascia costiera) che l’ente competente per l’istruttoria e il rilascio dell’autorizzazione ai sensi dell’art. 35 comma 2 del D.Lgs. 152/1999 (oggi art. 109 D.Lgs. 152/2006) in merito agli interventi di ripascimento della fascia costiera è la regione. Nel caso in cui siano impiegati per il ripascimento materiali provenienti dall’escavo di fondi marini, la regione, all’avvio dell’istruttoria per il rilascio dell’autorizzazione, deve acquisire il parere della Commissione consultiva della pesca e informare il MiTE. La regione, inoltre, al fine di verificare i possibili impatti ambientali causati dalle attività di dragaggio di sabbie relitte a fini di ripascimento, dovrà presentare istanza di assoggettabilità a VAS e VIA in sede regionale ai sensi dell’art. 6 del D.Lgs. 4/2008. Il suddetto decreto, infatti, inserisce nell’allegato IV (Progetti sottoposti alla verifica di assoggettabilità di competenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano) le “opere costiere destinate a combattere l’erosione e lavori marittimi volti a modificare la costa, mediante la costruzione di dighe, moli e altri lavori di difesa del mare”.
Descrizione 2
Nicoletti L., Paganelli D., Gabellini M. (2006) - Aspetti ambientali del dragaggio di sabbie relitte a fini di ripascimento: proposta di un protocollo di monitoraggio. Quaderno ICRAM n. 5: 159 pp. Grande V., Proietti R., Foglini F., Remia A., Correggiari A., Paganelli D., Targusi M., Franceschini G., La Valle P., Berducci M.T., La Porta B., Lattanzi L., Lisi I., Maggi C., Loia M., Pazzini A., Gabellini M., Nicoletti L. (2015). Sistema Informativo per il monitoraggio ambientale della risorsa sabbia offshore nei progetti di protezione costiera: geodatabase env_Sand., ISPRA vol. MLG 127/2015, p. 1-63, ISBN: 978-88-448-0742-9 Nicoletti L., La Valle P., Paganelli D., Lattanzi L., La Porta B., Targusi M., Lisi I., Loia M., Maggi C., Pazzini A., Proietti R., Gabellini M. (2018) - Aspetti ambientali del dragaggio di sabbie relitte a fini di ripascimento: protocollo di monitoraggio per l’area di dragaggio. ISPRA, Manuali e Linee Guida 172/2018, 32 pp. ISBN: 978-88-448-0877-8
Qualificazione dati
I dati sono richiesti di volta in volta alle Amministrazioni competenti che autorizzano o eseguono l’opera (il soggetto può essere anche un privato). Non esiste una modalità concordata per il reperimento dei dati.
nazionale
1994-2022
Qualificazione indicatore
I metri cubi riportati sono il dato di base.
non definibile
Dal 1994 e il 2004 si evidenzia un notevole volume di sabbie relitte dragate, utilizzate per il ripascimento di diverse spiagge nelle località costiere in provincia di Venezia (oltre 7.000.000 di m3). Anche lungo le coste laziali (cave di Anzio, Montalto e Torvaianica), tra 1999 e il 2012, sono state dragate grandi quantità di sabbie relitte (oltre 7.800.000 di m3). Interventi di minore entità sono stati realizzati in Emilia-Romagna nel 2002, nel 2007 e nel 2016, al largo del Golfo di Cagliari (2002) e a largo delle Marche (2006). Nel 2022 sono stati dragati ulteriori 1.080.000 m3 di sabbie al largo dell’Emilia-Romagna (cava a largo di Ravenna). Tra il 2008 e il 2011, il 2013 e il 2015 e il 2017 e il 2021 non risultano interventi di dragaggio di sabbie relitte lungo la piattaforma continentale italiana (Tabella 1). Si sottolinea che la mancanza di interventi di dragaggio a fini di ripascimento non è indice di assenza di fenomeni erosivi. È noto, infatti, che la scelta e la possibilità di effettuare detti dragaggi dipendono da una serie di fattori socio-economici, geologici e tecnici.
Dati
Tabella 1: Volumi di sabbie relitte dragate ai fini di ripascimento lungo la piattaforma continentale italiana
ISPRA
In Italia (Figura 1) le prime attività di dragaggio di sabbie relitte risalgono al 1994 e sono state eseguite dal Magistrato alle Acque di Venezia per i ripascimenti delle spiagge di Cavallino e Pellestrina (Venezia). Dal 1994 ad oggi sono stati utilizzati circa 7.000.000 m3 di sabbia provenienti da un deposito al largo tra le foci dei fiumi Tagliamento e Adige a circa 20 m di profondità (Figura 2). Nel Mar Adriatico centrale, dragaggi di sabbie relitte a fini di ripascimento, sono stati condotti al largo di Ravenna (2002, 2007, 2016 e 2022) dalla Regione Emilia-Romagna (Figura 3) e al largo di Civitanova Marche (MC) (Figure 4-5) da privati (2006). Nel Mar Tirreno le prime attività di dragaggio di sabbie relitte ai fini di ripascimento, condotte dalla Regione Lazio, sono state quelle concernenti lo sfruttamento di un deposito di sabbie relitte presente al largo di Anzio (Roma), utilizzate per il ripascimento del litorale di Ostia nel 1999. La Regione Lazio ha avviato, quindi, una serie di dragaggi di sabbie relitte a fini di ripascimento che ha interessato sia la summenzionata cava di Anzio, sia altri due depositi, localizzati al largo di Montalto di Castro (VT) e di Torvaianica (Roma) (Figura 6). Infine, attività di dragaggio sono state condotte, in Sardegna, al largo del Golfo di Cagliari (2002) dalla provincia di Cagliari (Figura 7).