Descrizione 1
Cristina Frizza
Il tasso di uso circolare dei materiali misura la quota di risorse materiali riutilizzate da un'economia. Nel periodo 2004-2023 il tasso di uso circolare dei materiali italiano passa dal 5,8% al 20,8%.
Il tasso di uso circolare dei materiali (Circular Material Use Rate nella dizione inglese - CMUR) misura il contributo dei materiali riutilizzati (R) rapportato all’utilizzo complessivo di materiali (T), a livello di intera economia e per categoria di risorse (biomasse, minerali metalliferi, minerali non metalliferi, combustibili fossili). L’indicatore rappresenta dunque la percentuale di materia prima secondaria utilizzata nei processi produttivi. Tale indicatore è stato sviluppato da Eurostat e pubblicato, a partire da gennaio 2018, nell'ambito del Monitoring Framework della Comunicazione della Commissione europea 'Closing the loop - An EU action plan for the Circular Economy', COM(2015) 614 final, a cui è seguita la Comunicazione COM(2020) 98 final del marzo 2020 'A new Circular Economy Action Plan - For a cleaner and more competitive Europe'.
Misurare il contributo dei materiali riciclati rispetto alla domanda complessiva di materiali. Un CMUR più alto significa che una maggiore quantità di materie prime secondarie rimpiazza materiali estratti o importati, dando enfasi inoltre, per come è costruito l’indicatore, allo sforzo profuso da un’economia nella raccolta di materiali destinati al recupero.
Comunicazione COM(2020) 98 final dell'11 marzo 2020 'A new Circular Economy Action Plan - For a cleaner and more competitive Europe'. La Comunicazione COM(2020) 98 si propone di "raddoppiare la percentuale di utilizzo dei materiali circolari nel prossimo decennio".
Descrizione 2
Circular material use rate — Calculation method — 2018 edition. Eurostat, Luxembourg (https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-manuals-and-guidelines/-/KS-GQ-18-013?inheritRedirect=true&redirect=%2Feurostat%2Fpublications%2Fmanuals-and-guidelines)
L’input di materiali di un sistema economico è dato dalle materie prime e dalle materie prime secondarie, sia interne sia importate. Le materie prime secondarie sono così articolate: a) materiali (rifiuti) recuperati; b) materiali (non derivanti dalla gestione dei rifiuti) generati come prodotti secondari di alcuni processi produttivi; questi sottoprodotti possono ulteriormente suddividersi in b.1) materiali con valore economico scambiati fra stabilimenti; b.2) flussi intra-stabilimento. Il caso a) può essere approssimato dalle statistiche sui rifiuti, assumendo che l’input degli impianti di recupero sia pari all’output e che tutto diventi materia prima secondaria. Il caso b) è al momento fuori dalla statistica ufficiale. In definitiva, ciò che si valuta attualmente è solo il contributo del sistema di gestione dei rifiuti all’economia circolare. Restano esclusi gli altri usi circolari di materia, ad esempio la simbiosi industriale. In futuro, la parte di materia prima secondaria che non deriva dai rifiuti può crescere per via del suo aumento di valore. In altre parole, ci si aspetta che la valorizzazione di questi materiali e dei loro flussi circolari sia sempre più integrata nell’economia ordinaria. Ciò non sarà visibile come uso circolare, ma solo come minor estrazione di risorse naturali.
Qualificazione dati
Eurostat, Istat, ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
Database di Eurostat per dati EU27 e Stati membri: https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/env_ac_cur/default/table?lang=en
Nazionale
2004-2023
Qualificazione indicatore
Le elaborazioni si basano sull’integrazione di tre fonti di dati: statistiche dei rifiuti (ISPRA); statistiche del commercio internazionale (Istat); conti dei flussi di materia (Istat). L’indicatore è definito come il rapporto (R / T) tra i materiali riutilizzati (R) e l’uso complessivo di materiali (T). A un tasso più alto corrisponde un uso maggiore di materiali secondari in sostituzione di materia prima (e quindi di risorse naturali estratte). Il numeratore (R) comprende: “Recupero di rifiuti' meno 'Importazioni di rifiuti destinati al recupero” più “Esportazioni di rifiuti destinati al recupero”. Si noti che il “Recupero di rifiuti” non include il recupero di energia e il riempimento (backfilling). Il denominatore (T) comprende: “Consumo materiale interno” più i materiali riutilizzati (R).
Nel 2023 il tasso di circolarità dei materiali, per l’Italia, si attesta al 20,8%, raggiungendo il valore massimo del periodo 2004 -2023. Detto valore è superiore a quello della media europea che, nel 2023, è pari all'11,8% (Tabella 1, Figura 1).
Il tasso di circolarità dei materiali passa dal 5,8% al 20,8% nel periodo 2004-2023, con un aumento di quasi 15 punti percentuali. Tale andamento può essere valutato positivamente (Tabella 1, Figura 1).
Dati
Tabella 1: Tasso di uso circolare dei materiali
Elaborazioni Ispra su dati Eurostat e Ispra
2023: stime provvisorie
Nel 2023, l'Italia ha registrato un tasso di utilizzo circolare dei materiali (circular material use rate) pari al 20,8%, posizionandosi al secondo posto tra i paesi dell'Unione Europea, subito dopo i Paesi Bassi (30,6%) e seguita da Malta (19,8%) (Figura 1). Il risultato italiano è significativamente superiore alla media dell'UE, che nel 2023 si attesta all'11,8%. Questo dato riflette l'impegno del paese nel promuovere pratiche di riciclo e riutilizzo dei materiali, contribuendo alla riduzione della dipendenza da materie prime vergini e all'avanzamento verso un'economia più sostenibile.
Tuttavia, nonostante questi progressi, l'UE nel suo complesso non è ancora sulla buona strada per raddoppiare il tasso di utilizzo circolare dei materiali entro il 2030, come previsto dal Piano d'azione per l'economia circolare del 2020. Questo obiettivo ambizioso richiederà ulteriori sforzi sia a livello nazionale sia europeo per migliorare le infrastrutture di riciclo, incentivare l'innovazione e promuovere modelli di consumo più sostenibili.