Descrizione 1
Angela Barbano, Laura Sinapi
L’indicatore è il risultato della ricognizione a livello regionale dello stato della pianificazione relativa alla fascia costiera. 11 regioni costiere su 15 dispongono di strumenti di pianificazione regionale estesi alla gestione e tutela del territorio costiero e alcune stanno predisponendo un secondo piano regionale, distinguendo con maggiore chiarezza quello destinato alla tutela e protezione delle coste da quello orientato allo sviluppo e coordinamento delle attività socio-economiche.
L’analisi dell’indicatore evidenzia negli ultimi anni una complessiva accelerazione dei processi di pianificazione e, seppur non misurabile dall’indicatore, numerose iniziative di aggiornamento e perfezionamento degli strumenti già adottati. La ragione di questa maggiore attività si ritiene possa essere in parte legata alla crescente sensibilità nei confronti del problema erosione, e in parte dipendere dall’introduzione nella pianificazione di bacino del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni, che richiede la valutazione di pericolosità e rischio per inondazione costiera.
L’indicatore è il risultato della ricognizione a livello regionale dello stato della pianificazione relativa alla fascia costiera.
Gli strumenti di pianificazione più recenti evidenziano chiari tentativi di un approccio integrato alla pianificazione territoriale costiera, facendo esplicito riferimento alla Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC), come proposto nella Raccomandazione del Parlamento Europeo n. 2002/413/CE del 30/05/02 e nel VII Protocollo della Convenzione di Barcellona per il mar Mediterraneo.
Le politiche comunitarie per le aree marine e costiere sono estremamente articolate: tra le Direttive di riferimento si possono citare la Direttiva Quadro sulla Strategia Marina, la Direttiva Quadro sulle Acque, la Direttiva Alluvioni, la Direttiva Habitat e quella per la Pianificazione dello Spazio Marittimo. La Comunità Europea è impegnata altresì sulla Strategia per la Biodiversità e la Strategia di Adattamento ai Cambiamenti Climatici; nonché sullo sviluppo della Politica Integrata Marittima.
La fascia costiera è l’area sottoposta a maggiori pressioni determinate da fattori demografici e di sviluppo, accogliendo interessi derivanti dalle risorse terrestri e marittime: ciononostante non esistono norme né comunitarie né nazionali che prescrivono la definizione di uno specifico piano per le zone costiere, seppure numerosi siano gli atti in cui viene richiamata la necessità di strumenti per la tutela ambientale e per la gestione delle azioni antropiche che agiscono in queste aree.
Ciò determina che ogni ente preposto ad amministrare la zona costiera provveda nelle modalità che ritiene più idonee, seguendo percorsi e obiettivi diversi, e che gli strumenti elaborati siano di varia natura.
Per l’indicatore sono stati censiti piani stralcio redatti da Autorità di Bacino, norme di salvaguardia emanate in attesa dei redigendi piani, piani territoriali di coordinamento della costa (Liguria), piani paesaggistici (Sardegna); in alcuni casi, come per il Lazio e la Toscana, anche programmi di sviluppo economico e turistico del litorale regionale, in quanto, comunque, atti di pianificazione relativi all’ambito costiero.
Definire lo stato della pianificazione della fascia costiera, quale area sottoposta a maggiori pressioni determinate da fattori demografici e di sviluppo. Tramite la sua elaborazione, è possibile individuare e differenziare le risposte fornite dalle regioni alle problematiche relative alla gestione delle zone costiere.
Le competenze inerenti alla difesa e la gestione integrata delle coste sono state affidate alle regioni con la L 59/97, il D.Lgs. 112/98 e il D.Lgs. 86/99, che conferiscono e disciplinano le funzioni e i compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali.
Le regioni, secondo le disposizioni del D.Lgs. 112/98 (art. 89 comma 1 lett. h), e le Autorità di Bacino (ora di Distretto), secondo quelle della L 183/89 e il successivo DL 180/98, ed il D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., hanno promulgato norme ed elaborato piani e programmi di tutela e di difesa delle coste.
Il D.Lgs 49/2010, che recepisce la Direttiva Alluvioni, stabilisce l’obbligo di redazione dei Piani di Gestione del Rischio di Alluvioni, che hanno il compito tra gli altri di valutare pericolosità e rischio da inondazione costiera, con possibilità di definire misure per la relativa mitigazione.
Ulteriori obiettivi sono definiti nella Raccomandazione del Parlamento Europeo n. 2002/413/CE del 30/05/02 e nel Protocollo della Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) del Mediterraneo, adottato 21 gennaio 2008, sottoscritto anche dall’Unione Europea, ed entrato in vigore il 24 marzo 2011. Il 19 dicembre del 2023 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno Di Legge Ratifica ed esecuzione del Protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo. Il provvedimento in esame, di iniziativa governativa e già approvato dal Senato nella seduta del 26 marzo 2024, è attualmente (ottobre 2024) ancora in iter.
Descrizione 2
MATTM-Regioni, 2018. Linee Guida per la Difesa della Costa dai fenomeni di Erosione e dagli effetti dei Cambiamenti Climatici versione 2018
Un limite dell’indicatore è rappresentato dalla difficoltà di accesso alle informazioni di base (i documenti di Piano) e alla loro qualificazione (piani di difesa della costa e/o piani e iniziative di gestione integrata della costa), che ne rendono laboriosa la definizione. Rimane la possibilità che per alcune regioni le informazioni non siano esaustive.
Qualificazione dati
Le informazioni necessarie sono state trovate sul web (siti di istituzioni ed enti regionali, motori di ricerca giuridici), presso gli uffici delle varie amministrazioni e tra le informazioni fornite dalle regioni per il censimento svolto nell’ambito delle attività del Tavolo Nazionale per l’Erosione Costiera.
Nazionale, Regioni costiere
2005-2024
Qualificazione indicatore
Sono stati censiti gli strumenti di pianificazione regionali attinenti alla gestione delle coste per le 15 regioni costiere. Sono state acquisite le informazioni attinenti ai Piani e, quando disponibili, i testi e i riferimenti normativi dello stato di attuazione. È stata effettuata una qualificazione del tipo di piano.
Nel corso della ricerca sono stati tenuti in considerazione anche i programmi degli interventi regionali previsti nell’ambito di piani operativi regionali (POR), oppure finanziamenti erogati tramite leggi finanziarie e fondi comunitari (FAS/FESR), in quanto azioni di gestione delle coste.
Il valore è ottenuto assegnando un peso unitario alle regioni che possiedono almeno un piano attinente il territorio costiero, ad ogni piano un peso unitario, che è raddoppiato se il piano è approvato/adottato, e ancora un peso unitario se la regione ha almeno programmi operativi di interventi di protezione costiera, che all’epoca della formulazione dell’indicatore e dei primi censimenti degli strumenti di pianificazione costiera (2005) costituiva lo strumento prevalentemente impiegato dalle amministrazioni regionali.
Su 15 regioni costiere 11 sono attualmente dotate di strumenti di pianificazione regionale che includono l’intero territorio costiero.
Dalla ricognizione degli strumenti di piano, finalizzata all’aggiornamento dell’indicatore, è emersa una attenzione costante alla gestione delle aree costiere da parte delle amministrazioni regionali. Per alcune regioni si assiste a un progressivo passaggio della pianificazione dei singoli interventi di difesa costiera verso i programmi di misure con finalità di difesa dalle inondazioni costiere all’interno del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA), tipologia di piano che non rientra tra quelle scelte per la costruzione dell’indicatore.
In alcune regioni si rileva un ulteriore avanzamento dei processi di pianificazione già avviati.
Un input significativo è derivato dal Tavolo Nazionale per l’Erosione Costiera, istituito dal Ministero dell’Ambiente e a cui hanno partecipato tutte le regioni costiere, e le cui attività di concertazione sono approdate all’elaborazione di linee guida condivise (Linee Guida per la Difesa della Costa dai fenomeni di Erosione e dagli effetti dei Cambiamenti Climatici, 2018).
Negli anni si è assistito a un enorme progresso, con il passaggio da una prevalenza di Programmi Operativi Regionali (POR), con interventi su aree in crisi con opere di protezione o ripristino di litorali con ripascimenti, all’aumento di piani di gestione e protezione estesi a tutti i tratti di costa regionale.
Circa il tipo di strumenti adottati per la gestione delle coste si riscontra un’ampia variabilità di soluzioni. L’approccio più diffuso resta legato alla presenza di fenomeni di erosione costiera, che, ponendo a rischio abitazioni, infrastrutture viarie ed economia turistica, è l’elemento che maggiormente stimola l’attività di pianificazione e di gestione delle aree costiere; sono comunque riconoscibili chiari tentativi da parte di alcune regioni di attuare una gestione integrata, anche se con percorsi, modalità e tempi differenti.
Sono in corso sperimentazioni di GIZC attraverso strumenti di pianificazione che tendono a fornire indicazioni di uso integrato del territorio, anche partendo da un approccio prevalentemente antropico e settoriale (Piani di Coordinamento Territoriali, Piani di Difesa delle Coste, piani di sviluppo economico, ecc.). Si registrano tentativi di concertazione regionale tra i vari settori economico-produttivi-ambientali, anche mediante organismi di coordinamento che tengano conto delle iniziative, delle necessità e degli interessi dei vari compartimenti.
Dati
Figura 1: Attività di pianificazione regionale per le coste
Elaborazione ISPRA su dati delle regioni costiere
1-2 programmi operativi (p.o.) e leggi regionali; 3-4 piani di protezione o di gestione integrata; 5-8 piani di protezione e di gestione integrata adottati e p.o.
Il valore è stato ottenuto attribuendo un peso unitario all’esistenza di almeno un piano regionale, un peso unitario ad ogni piano e raddoppiato se il piano è approvato/adottato
Tabella 1: Piani regionali per le coste
Elaborazione ISPRA su dati delle regioni costiere
Il totale Piani regionali è determinato considerando solo le regioni che dispongono di un piano approvato/adottato esteso a tutto il territorio regionale
Tabella 2: Piani regionali per le coste e calcolo dell'indicatore dell'attività di pianificazione
Elaborazione ISPRA su dati delle regioni costiere
Il valore è stato ottenuto attribuendo un peso unitario all’esistenza di almeno un piano regionale, un peso unitario a ogni piano e raddoppiato se il piano è approvato/adottato
Dalla Tabella 1 si evince che 11 regioni costiere su 15 dispongono di strumenti di pianificazione regionale estesi alla gestione e tutela del territorio costiero e alcune stanno predisponendo un secondo piano regionale, distinguendo con maggiore chiarezza quello destinato alla tutela e protezione delle coste da quello orientato all’integrazione della gestione costiera con le attività socio-economiche.
La Regione Abruzzo, nel 2002, approva lo studio di fattibilità “Gestione integrata dell’area costiera. Piano organico per il rischio delle aree vulnerabili”. Successivamente, nel 2005, viene approvata la "Ricognizione interventi in essere e programma pluriennale degli interventi di straordinaria manutenzione del quinquennio 2005 – 2010”. Nel 2006 vengono poi finanziati gli interventi previsti nella “Ricognizione” e quelli nello studio “Gestione integrata dell’area costiera. Piano organico per il rischio delle aree vulnerabili. Nel 2020 viene adottato il “Piano di difesa della costa dall’erosione, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dagli inquinamenti”, che costituisce l’aggiornamento del piano precedentemente vigente. Il Piano è stato approvato nel 2021. Sono inoltre previsti numerosi interventi interamente finanziati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) all'interno della Missione 2, Componente 4 – Investimento 2.1B per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico.
La Regione Basilicata, nel 2016, ha provveduto a riorganizzare le competenze relative alla gestione della costa e delle aree demaniali marittime (DGR n. 565 del 24/05/2016). Nello stesso anno, il 2016, viene adottato il “Progetto di Piano Regionale per la Gestione delle Coste”, introdotto dalla LR n.39/2009. Nel 2020 viene approvato il Documento Preliminare “Piano Regionale delle Coste”, che prevede l’articolazione del Piano in due stralci, uno relativo alla costa ionica, e l’altro a quella tirrenica. Il 28/06/2021 è stato adottato, con DGR n. 529, il primo stralcio, relativo alla costa ionica. Nella Relazione Generale si richiamano obiettivi
,in linea con i contenuti del Protocollo ICZM.La Regione Calabria, che disponeva del Piano di Assetto Idrogeologico, in cui erano stati valutati e programmati interventi di protezione delle coste, nel 2005 ha affidato all’Autorità di Bacino il compito di redigere uno specifico Piano di gestione integrata delle coste, che è, a tutti gli effetti, un Piano Stralcio del Piano di Bacino, rientrando in un quadro di pianificazione integrata per la valorizzazione e tutela delle risorse acqua e suolo. Il piano è stato approvato nel 2006. Nel 2013, allo scopo di superare le problematiche legate all’eccessiva frammentazione dei finanziamenti e alla realizzazione di opere con effetti limitati a scala locale, in collaborazione con il Dipartimento Lavori Pubblici, le province e il Genio Civile OO.MM., l’Autorità di Bacino regionale ha avviato un’azione congiunta finalizzata all’individuazione delle principali criticità esistenti sulla base di dati scientifici e alla predisposizione del Master Plan degli interventi di mitigazione del rischio di erosione costiera in Calabria, da realizzare nelle 21 macro-aree di analisi in cui è stato suddiviso l’intero territorio costiero calabrese. Il Master Plan viene approvato nel 2014. Successivamente è stato approvato, l’11 aprile 2016, il “Piano di Bacino Stralcio di Erosione Costiera” (PSEC). Nel 2017, con la Delibera di Giunta Regionale n. 355 del 31 luglio 2017, avente ad oggetto“Programma di interventi per la difesa del suolo” a valere su risorse POR Calabria FESR FSE 2014/2020, sono stati definiti gli obiettivi generali della programmazione regionale in materia di difesa del suolo, pianificando gli interventi di mitigazione del rischio di erosione costiera e protezione dei litorali.
La Regione Campania ha adottato, tra il 2006 e il 2013, piani per la difesa delle coste elaborati dalle Autorità di Bacino regionali, ora confluite nell’Autorità di Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale e che coprono generalmente tutto il territorio costiero regionale. In particolare:
- l'Autorità di Bacino Liri-Garigliano-Volturno ha adottato il Piano Stralcio di Erosione Costiera (PSEC) approvato nel febbraio 2013;
- l’Autorità di Bacino interregionale del Fiume Sele ha Norme di Salvaguardia approvate nel 2010;
- l’Autorità di Bacino regionale Destra Sele si è dotata di Norme di Salvaguardia, approvate nel 2013;
- l’Autorità di Bacino regionale Sinistra Sele ha un Piano Stralcio Erosione Costiera (PSEC) approvato nel 2011;
- l’Autorità di Bacino regionale Sarno, Piano Stralcio di Erosione Costiera (PSEC) approvato nel 2012;
- l’Autorità di Bacino regionale Nord Occidentale, PSEC approvato nel 2010.
L’Emilia-Romagna sin dal 2005 si è dotata di “Linee Guida per la Gestione Integrata delle Zone Costiere – GIZC (D.C.R. n. 645/2005) redatte in base alla Raccomandazione della Commissione Europea 2002/413/EC per l’implementazione della GIZC in Europa. Le Linee Guida sono state recentemente aggiornate e ulteriormente sviluppate, per quanto riguarda il sistema fisico costiero, i fattori di rischio e le strategie di difesa, dalla “Strategia di Gestione Integrata per la Difesa e l’Adattamento della Costa ai cambiamenti climatici – GIDAC” (dicembre 2022).
La Regione Lazio per anni ha operato nell’ambito del “Programma integrato di interventi per lo sviluppo del litorale”, ha istituito l’Osservatorio dei litorali e sviluppato piani sperimentali ispirati alla GIZC. La regione, nel novembre 2013, ha istituito una Cabina di Regia del Mare per “redigere il Piano della Costa, strumento fondamentale per promuovere, anche dal punto di vista urbanistico, il recupero del litorale, risanare le parti degradate e rinnovare le imprese balneari”. Nel 2015, la Direzione regionale con competenza in materia di difesa del suolo approva un Programma di attività per le linee guida del piano di difesa integrata delle coste. Nel 2019, la Direzione Lavori Pubblici, Stazione Unica Appalti, Risorse Idriche e Difesa del Suolo approva il “Programma generale per la difesa e la ricostruzione dei litorali e del quadro degli interventi prioritari per il 2019-2021”. Nel 2023, la regione ha approvato gli esiti del progetto di ricerca redatto dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi "Roma Tre" nell’ambito dell’Accordo di cooperazione istituzionale “Analisi di supporto al Piano della Costa della Regione Lazio”.
La Regione Liguria, che già operava con Piano Territoriale di Coordinamento della Costa (PTC), ha elaborato e adottato nel 2012 il Piano di Tutela dell'Ambiente Marino e Costiero (PTAMC) dell'ambito costiero 15, comprendente le unità fisiografiche "Golfo del Tigullio", "Baia del Silenzio" e "Riva Trigoso". Successivamente, nel 2016 è stato elaborato e approvato l’ambito costiero 08, comprendente le unità fisiografiche del Centa e del Maremola. Nel 2023 si sono aggiunti gli ambiti 16, 17 e 18, trattati unitariamente e approvati anche essi. Per tutti gli altri ambiti vigono le norme di salvaguardia. Il Piano, che prevede la suddivisione del territorio costiero in 18 ambiti, si propone obiettivi di difesa del suolo e di valorizzazione della qualità ambientale in area costiera, intesa come risorsa; mentre il Piano territoriale di Coordinamento della Costa è stato qualificato come uno strumento di pianificazione finalizzato alla realizzazione di una gestione integrata della fascia costiera.
La Regione Marche si era già dotata di un Piano di Gestione Integrata delle aree costiere approvato nel 2005. Nel 2015 è stata approvata la Variante al Piano di Gestione Integrata Costieraal fine di contenere i ripetuti danneggiamenti ad alcuni centri abitati e alle infrastrutture derivanti dai fenomeni erosivi e contestualmente salvaguardare l’ambiente e la fascia costiera. Il Piano, redatto in ossequio alle “Linee guida per la predisposizione del nuovo Piano di Gestione Integrata delle Zone Costiere” del 2016, è stato approvato nel 2019. Il piano per gli obiettivi generali rimanda espressamente all’art. 5 del “Protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo”.
La Regione Molise effettua interventi di difesa costiera nell’ambito del Piano Sviluppo e Coesione MASE (Ex Piano Operativo Ambiente - POA - FSC 2014-2020), che riclassifica in un unico strumento tutta la programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione relativa ai cicli programmatori 2000/2006, 2007/2013 e 2014/2020.
La Regione Puglia ha individuato (LR n.17/2006), come strumento di gestione delle zone costiere, il Piano di Gestione delle Coste, adottato nel 2009 e approvato nel 2011. La finalità del Piano è quella di attuare una organica gestione del territorio costiero attraverso la quale trovino la concreta applicazione i principi generali ai quali, dal punto di vista normativo, deve conformarsi l’azione amministrativa in materia di demanio marittimo. Nel 2015, la LR n. 17 "... stabilisce l'articolazione della pianificazione costiera in due livelli: regionale e comunale. Essa ribadisce la centralità del Piano Regionale Coste quale strumento di riferimento per la di tutela della costa e la gestione integrata e l’uso delle aree demaniali. La legge stabilisce l’obbligo di redazione del Piano Comunale Coste (PCC) per i Comuni costieri, secondo le indicazioni già fornite nel Piano Regionale”. Un “Piano stralcio della Dinamica della Costa”risultava in corso di redazione ad opera dell’Autorità di Bacino della Puglia. Ad oggi (ottobre 2024) non sono rinvenibili online notizie in merito, pertanto, non sarà contemplato nel calcolo dell’indicatore.
La Regione Sardegna ha istituito da anni la Conservatoria delle Coste con finalità di salvaguardia, tutela e valorizzazione degli ecosistemi costieri e di gestione integrata delle aree costiere di particolare rilevanza paesaggistica e ambientale. Nel 2006 ha approvato il Piano Paesistico Regionale, in cui individua gli ambiti di paesaggio costiero regionali e specifiche misure di tutela. Nel periodo 2010-2013, la regione ha condotto un Programma di Azione per la Costa (PAC), che aveva per obiettivo l’inquadramento dell’ambiente costiero in elementi fisici unitari e l’individuazione delle aree costiere a maggiore criticità geomorfologica e ambientale, classificando i tratti di costa in arretramento connessi a processi erosivi di litorali sabbiosi e i tratti rocciosi soggetti a dissesti franosi. La regione, in assenza di un organico Piano Coste, con il supporto di un Tavolo Tecnico Coste (TTC), che coinvolge servizi e assessorati competenti in ambito costiero, considerando il PAC e le risultanze delle attività di indagine svolte uno strumento funzionale alla programmazione regionale in relazione agli interventi di difesa dall’erosione, mitigazione del rischio e gestione integrata costiera, ha dato avvio alle operazioni attuative di interventi. Infine, nel 2013 la Conservatoria delle Coste ha redatto le Linee guida per la gestione integrata delle spiagge in cui sono illustrate le metodologie operative e di gestione dei litorali sabbiosi, incluso temi per la protezione degli insediamenti costieri e del loro patrimonio culturale, la condivisione delle politiche attraverso la partecipazione degli attori pubblici e privati agenti nell’area costiera. Nel 2016, con Delibera della Giunta regionale “Indirizzi urgenti per la gestione della fascia costiera” ha indicato agli enti locali e alla pluralità di soggetti che operano nei litorali di impostare le necessarie azioni di gestione secondo le già menzionate linee guida.
La Regione Sicilia è dotata da tempo di un PAI (2004) esteso anche alle zone costiere, per le quali vengono valutati la pericolosità e il rischio da erosione costiera, prevedendo anche le relative norme che ne regolano l’uso. L’Ufficio del Commissario Straordinario per l’emergenza idrogeologica nella Regione Sicilia ha redatto il Piano Regionale Contro l’Erosione Costiera (PRCEC), ispirandosi alle LLGG del Tavolo Nazionale per l’Erosione Costiera (TNEC) approvato nel 2020. Il PRCEC, come descritto nella Relazione, “mira ad integrare, implementandolo, modernizzandolo e dinamizzandolo, il Piano Stralcio per l'Assetto idrogeologico (P.A.I.)”. Il Piano è essenzialmente finalizzato alla difesa dall’erosione.
La Regione Toscana era dotata dal 2001 di un Piano GIZC per il riassetto idrogeologico, ma del quale non si trovano più evidenze online sui siti della regione, e che pertanto è stato escluso dal calcolo dell’indicatore. Ad oggi, la regione presenta un “Documento operativo per il recupero e il riequilibrio della fascia costiera”, approvato nel 2016. Il Documento
checontiene la programmazione fino al 2023 relativa agli interventi per il recupero e riequilibrio della fascia costiera, tenendo conto delle indicazioni dei Piani di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA), con particolare riguardo alle aree a rischio di inondazione marina.La Regione Veneto nel corso del 2014, mediante norma, ha ricondotto all’amministrazione regionale la pianificazione e l’esecuzione degli interventi di ripristino e tutela dei litorali, sino ad allora demandata al Consorzio Venezia Nuova. Nel corso del 2016, la regione adotta come "linee guida" per il dimensionamento degli interventi di difesa dall'erosione costiera le risultanti del lavoro "Gestione Integrata della Zona Costiera - Studio e monitoraggio per la definizione degli interventi di difesa dei litorali dall'erosione nella regione Veneto". La fase conoscitiva dello studio fornisce un quadro utile alla pianificazione, gestione e monitoraggio degli interventi del prossimo decennio. Nella seconda parte viene fissata una strategia di intervento unica per l’intera regione, individuando le tipologie di intervento più adatte in un’ottica di gestione del territorio su scala regionale e più idonee a una gestione integrata della zona costiera, nel rispetto dei vincoli ambientali.
Le regioni continuano a far ricorso, seppur meno rispetto al passato come anticipato, a piani operativi regionali (POR), oppure finanziamenti erogati tramite leggi finanziarie e fondi comunitari (FAS/FESR), a programmi di ripristino dei litorali, che prevedono interventi localizzati su aree particolarmente danneggiate da fenomeni di erosione e da eventi di mareggiata.
Questa varietà di risposte alle necessità di gestione e difesa della costa è in parte dovuta alla mancanza di una politica a livello nazionale che regoli, con indirizzi chiari, la frammentazione e la frequente sovrapposizione delle competenze tra i numerosi enti preposti alla gestione e alla tutela dell’ambiente marino-costiero: questa situazione ha determinato l’utilizzo di piani di natura normativa diversa.
Per sopperire a tale mancanza, nel 2015, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (oggi MASE) ha avviato la costituzione di un Tavolo Nazionale sull’Erosione Costiera (TNEC), formalizzato in aprile 2016 con un protocollo d’intesa con le regioni costiere. L’obiettivo principale dell’iniziativa, a cui hanno partecipato tutte le regioni costiere e varie Autorità di Bacino nazionali, consisteva nella definizione di indirizzi generali e criteri per la difesa delle coste, tenendo conto delle caratteristiche territoriali e delle azioni di programmazione e di pianificazione degli interventi di protezione e di gestione delle aree costiere messe in atto da tutte le regioni.
Si assiste per alcune regioni a un progressivo passaggio della pianificazione dei singoli interventi di difesa costiera verso i programmi di misure con finalità di difesa dalle inondazioni costiere all’interno del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA). Si segnala, inoltre, un elemento di interesse, che esula dai contenuti dell’indicatore, ma che si riporta per completezza, consistente nella progressiva diffusione dei “Contratti di Costa”, sulla falsariga dei Contratti di Fiume, introdotti dall’art. 68 bis del D.Lgs. 152/06.
Dalla Tabella 2 e Figura 1, seppur non riscontrabile un incremento dell’indice a livello regionale, è evidente una maggiore consapevolezza di dover definire indirizzi per l’uso sostenibile delle aree costiere e il coordinamento delle attività che si sviluppano in prossimità della riva, anche mediante linee guida per le unità amministrative locali. È questo il caso, ad esempio, della Regione Abruzzo, che è pervenuta all’approvazione di un “Piano di difesa della costa dall’erosione, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dagli inquinamenti” nel 2021. Lo stesso può dirsi della Basilicata, che ha adottato nel 2021 il primo stralcio, relativo alla costa ionica, del “Piano Regionale delle Coste”. Anche l’Emilia-Romagna perfeziona gli strumenti a sua disposizione con la definizione, come descritto, della Strategia di Gestione Integrata per la Difesa e l’Adattamento della Costa ai cambiamenti climatici – GIDAC” (dicembre 2022), così come la Regione Marche, che si è dotata di un nuovo “Piano di gestione integrata delle zone costiere”. L’indicatore, come concepito, non tiene conto dell’avanzare dell’iter di formazione dei Piani (per esempio adozione e successiva approvazione, aggiornamenti e revisioni sostanziali, perfezionamenti).
L’indicatore rileva i casi della Regione Puglia, il cui Piano Stralcio della Dinamica della Costa era in corso di redazione, e della Regione Toscana, che in passato era dotata di un “Piano GIZC per il riassetto idrogeologico”, dei quali non si trovano più evidenze online sui siti istituzionali. La Regione Lazio, che aveva un piano sperimentale per la GIZC, attualmente è impegnata nella redazione di un unico strumento, il “Piano di difesa integrata della Costa”.
Nel registrare queste variazioni, non si può non tenere conto della istituzione, relativamente recente, del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni, che, come noto, si occupa anche della pericolosità da inondazione costiera. Come già osservato, in alcuni casi le iniziative di difesa costiera sono contemplate tra le misure del Piano stesso, che esula da quelli contemplati dall’indicatore. Altro elemento di relativa novità è la sempre maggiore presenza dell’argomento dei Cambiamenti Climatici, cruciali per le coste, la cui analisi sempre più spesso compare negli strumenti di pianificazione.
Nel complesso, si evidenzia negli anni una complessiva accelerazione dei processi di pianificazione che stabiliscono le aree di intervento, le soluzioni di protezione e di mitigazione dei fenomeni di erosione costiera, valutando anche la compatibilità ambientale dei possibili interventi. Si è rilevato, infatti, l’elaborazione di piani in cui si riconosce un progressivo recepimento dei principi della gestione integrata proposti e promossi in ambito europeo e del Mediterraneo.