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INVASI ARTIFICIALI
Abstract indicatore:
L'indicatore individua la distribuzione sul territorio nazionale degli invasi in stato di esercizio in relazione alla classificazione sismica vigente (DPCM 20 marzo 2003, n. 3274), all'indice di franosità tratto dai prodotti del Progetto IFFI e agli eventi d'esondazioni di rilievo nazionale. Il numero di Grandi Dighe di competenza statale è pari a 533 (giugno 2018), mentre il numero dei Piccoli Invasi georiferiti è passato da 3.022 del 2017 a 3647 nel 2018, comprendendo quelli ricadenti nel Parco della Sila.
Descrizione:
L'indicatore fornisce le informazioni riguardanti il numero, la localizzazione geografica, le dimensioni e lo stato di esercizio delle Grandi Dighe, ovverosia sbarramenti di dimensioni superiori a 15 m di altezza o che presentano un volume superiore a 1.000.000 metri cubi (m3) (Legge 21 ottobre 1994 n. 584 e successiva Circ. Ministero LL.PP. 482/1995). Il precedente DPR 1363/59 stabiliva il limite a 10 m di altezza e un volume di invaso non superiore a 100.000 metri cubi. L’indicatore comprende anche le informazioni riguardanti i Piccoli Invasi: si tratta di sbarramenti con dimensioni inferiori o uguali a 15 m e volume dell'invaso inferiore o uguale a 1 milione di metri cubi. Per le Grandi Dighe, il fornitore del dato è il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti-Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture Idriche ed Elettriche mentre per i Piccoli Invasi la competenza generalmente è attribuita alle singole Regioni, ad eccezione delle Province autonome di Trento e Bolzano. Le Regioni stanno procedendo, con tempi e modalità differenti, alla emanazione di leggi e norme per la classificazione degli invasi in categorie (es I, II o A, B ecc) e per la definizione del rischio globale connesso ai Piccoli Invasi. Nel caso delle Regioni Piemonte e Valle D’Aosta sono state adottate categorie di rischio legate agli studi idraulici a valle delle dighe, nonché allo stato di manutenzione delle opere e la vulnerabilità alle frane dell’invaso. Per le Grandi Dighe al fine di contenere le condizioni di rischio ambientale, per ogni evento sismico di M≥4 il Concessionario e la Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture idriche ed elettriche del Ministero delle Infrastrutture attivano la procedura per la verifica delle condizioni sicurezza delle dighe che ricadono in zona epicentrale o per le quali vengono segnalati danni.
Scopo:
Lo scopo è l’individuazione degli invasi artificiali in stato di esercizio e della loro distribuzione sul territorio nazionale in relazione alla classificazione sismica vigente (DPCM 20 marzo 2003, n. 3274), all'indice di franosità tratto dai prodotti del Progetto IFFI e a gli eventi d'esondazioni di rilievo nazionale.
Per quanto riguarda le Grandi Dighe e le opere complementari, attualmente la Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture Idriche ed Elettriche tra i diversi compiti provvede all’archiviazione informatica dei dati tecnico amministrativi nel Registro Italiano delle Dighe (RID). Diversamente, nel caso dei Piccoli Invasi non sempre le Regioni hanno provveduto alla realizzazione delle banche dati anche per il mancato adeguamento delle normative con opportuni strumenti legislativi.
Per quanto riguarda le Grandi Dighe e le opere complementari, attualmente la Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture Idriche ed Elettriche tra i diversi compiti provvede all’archiviazione informatica dei dati tecnico amministrativi nel Registro Italiano delle Dighe (RID). Diversamente, nel caso dei Piccoli Invasi non sempre le Regioni hanno provveduto alla realizzazione delle banche dati anche per il mancato adeguamento delle normative con opportuni strumenti legislativi.
Criteri di selezione:
- Misurabilità (i dati utilizzati per la costruzione dell'indicatore sono/hanno):Adeguatamente documentati e di qualità nota [Accessibilità]Aggiornati a intervalli regolari secondo fonti e procedure affidabili [Tempestività e Puntualità]Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/beneficiUna "buona" copertura temporale (almeno 5 anni)
- Rilevanza e utilità (l'indicatore):È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionaleÈ in grado di descrivere il trend in atto e l'evolversi della situazione ambientaleÈ semplice, facile da interpretareFornisce una base per confronti a livello internazionale
- Solidità scientifica (l'indicatore):È ben fondato in termini tecnici e scientificiPresenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta datiComparabilità nello spazio
Riferimenti normativi:
La normativa nazionale vigente (DPR 1363/59, DM 24/3/82, L 183/89, DL 507/94 conv. L 584/94, L 139/04, D.L.152/06, D.M. 14 gennaio 2008, D. M. II.TT. 26 giugno 2014) disciplina le norme tecniche per la progettazione e la costruzione delle dighe di sbarramento, definisce il regolamento per la loro gestione, fornisce le disposizioni attuative e definisce le competenze in materia di dighe; individua, inoltre, gli interventi urgenti per la messa in sicurezza delle Grandi Dighe in conseguenza della variata legislazione nazionale in materia di rischio sismico (L. 64/74, L 139/04, OPCM 3519 28 aprile 2006) e detta gli indirizzi operativi per l'organizzazione e la gestione delle condizioni di criticità idrogeologica e idraulica (DPCM 23/02/2004). Sono escluse tutte le opere di sbarramento che determinano invasi adibiti esclusivamente a deposito o decantazione o lavaggio di residui industriali che, come stabilito dalla l. 584/94, erano di competenza dell’allora Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato oggi MiSE. Con Circolare n. 25157 del 8 novembre 2017 (Controlli straordinari a seguito di eventi sismici, aggiornamento precedente Circolare 3536 1 luglio 2002), il servizio Nazionale Dighe, ai fini della pubblica incolumità connessa con il verificarsi degli eventi sismici, fornisce indicazioni di maggiore dettaglio per uniformare le attività di accertamento tecnico-strutturale dei Concessionari delle grandi dighe sull’intero territorio nazionale. In materia di Piccoli Invasi, l’art.1 della legge 584/94 (e successivo D.lgs 112/98) stabilisce che rientrano nelle competenze delle Regioni a statuto ordinario e a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano gli adempimenti di cui al D.P.R. n.1363/59, ovvero gli sbarramenti che non superano i 15 metri di altezza e che determinano un invaso non superiore a 1.000.000 metri cubi. La legge n. 584/1994, all’art. 2 comma 2bis, prevedeva che le Regioni, entro sei mesi dall’emanazione del regolamento statale, adottassero un proprio regolamento per la disciplina delle funzioni amministrative sulle opere di propria competenza; lo stesso comma stabilisce che, fino alla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 1, continua ad avere applicazione il regolamento 59/1363 approvato con decreto del Presidente della Repubblica. Nonostante il regolamento statale, di cui all’art.2 comma 2bis della L. 584/1994, non sia stato ancora emanato, alcune Regioni e/o Province hanno comunque approvato normative in materia di piccoli invasi e forniscono le disposizioni attuative che disciplinano il procedimento per l’approvazione dei progetti e il controllo sull’esercizio degli sbarramenti di ritenuta e dei relativi bacini di accumulo (Basilicata, Sardegna, Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana, Provincia di Arezzo, Abruzzo, Campania, Molise, Umbria, Emilia Romagna, Lombardia, Province Autonome di Trento e Bolzano, Genio Civile di Catania). Alcune normative regionali (L.R. Toscana 28/07/ 2014, n.43; L.R. Piemonte 6/10/ 2003, n.25 e relativi Regolamenti regionali: n.12/R del 9/11/2004, e n.1/R del 29/01/ 2008; L.R. Abruzzo 27/06/2013, n.18; L.R. Valle D’Aosta 29/03/2010, n.13, e D.G.R. 2073 del 30/7/2010; L.R. Sardegna 31/10/2007, n.12) contengono anche la definizione delle categorie di rischio degli invasi (alto, moderato e basso). In alcuni casi le Regioni hanno delegato parte della materia alle Province e ai Comuni. Ulteriori modifiche delle competenze sono oggi diretta conseguenza dell'abolizione delle Province a seguito dell'applicazione della Legge 7 aprile 2014 n°56 (disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni dei Comuni). La legge 584/94 prevedeva che le Regioni si dotassero di specifici regolamenti per la gestione dei Piccoli Invasi, in linea con la legge nazionale, ma ad oggi solo alcune e le Province autonome di Bolzano e Trento hanno emanato documenti normativi riguardanti gli sbarramenti di competenza regionale, ma in alcuni casi le normative regionali sono precedenti alla legge 584/94 e pertanto fanno riferimento alle dimensioni contemplate dal precedente DPR 1363/59. Inoltre, le regioni Alto Adige, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Lombardia e la Provincia di Trento hanno fissato delle soglie minime al di sotto delle quali le dighe non sono assoggettate a legge regionale e la responsabilità è attribuita ai Comuni competenti. Generalmente il valore di soglia è pari a 5.000 metri cubi per il volume, e 5 m per l’altezza (2 m nel caso della Valle d’Aosta). Per alcune Regioni i dati sui Piccoli Invasi contengono anche le informazioni riguardanti il livello di rischio. La Nota del Dipartimento della Protezione Civile del 31/07/1991 definisce il fattore di rischio globale di una diga come il prodotto di tre fattori: il "fattore di rischio ambientale", il "fattore di valutazione di rischio strutturale" e il "fattore potenziale di rischio umano ed economico". Il “fattore di rischio ambientale” è funzione delle condizioni di rischio sismico, di rischio da frana, di rischio da tracimazione e, in ultimo, delle condizioni di rischio legato alle modalità di esercizio; il “fattore di rischio strutturale” è valutabile attraverso lo stato di conservazione e di sicurezza della struttura, la funzionalità della tenuta, la qualità della fondazione, la funzionalità degli organi di scarico e l’affidabilità della conduzione; il “fattore potenziale di rischio umano ed economico” viene valutato in funzione della densità di edificazione e della presenza di insediamenti significativi per finalità di protezione civile, per quantità di popolazione e per valore.
Per quanto riguarda le Norme Tecniche di riferimento quasi tutte le Regioni fanno riferimento a quella nazionale fatta eccezione per le Regioni Piemonte e Lombardia che hanno redatto delle proprie normative. In materia di rischio sismico le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni con Decreto 14/01/2008 del Ministero delle Infrastrutture (GU n.29 del 04/02/2008) (All. A) prevedono che l'azione sismica di riferimento per la progettazione di un’opera venga definita sulla base dei valori di pericolosità sismica proposti dall’INGV nel progetto S1 (Proseguimento della assistenza a DPC per il completamento e la gestione della mappa di pericolosità sismica prevista dall'Ordinanza PCM 3274 del 20/03/03).
Per quanto riguarda le Norme Tecniche di riferimento quasi tutte le Regioni fanno riferimento a quella nazionale fatta eccezione per le Regioni Piemonte e Lombardia che hanno redatto delle proprie normative. In materia di rischio sismico le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni con Decreto 14/01/2008 del Ministero delle Infrastrutture (GU n.29 del 04/02/2008) (All. A) prevedono che l'azione sismica di riferimento per la progettazione di un’opera venga definita sulla base dei valori di pericolosità sismica proposti dall’INGV nel progetto S1 (Proseguimento della assistenza a DPC per il completamento e la gestione della mappa di pericolosità sismica prevista dall'Ordinanza PCM 3274 del 20/03/03).
Obiettivi fissati dalla normativa:
Non ci sono obiettivi fissati dalla normativa riguardanti l'indicatore in oggetto
DPSIR:
Pressione
Tipologia indicatore:
Descrittivo (tipo A)
Riferimenti bibliografici:
Catalogue and classification of Italian dams by satellite survey, E. Calizza & R. Menga, Dam Safety, Berga 1998; ”Small Dams in Italy”, S. Castelli et al., 8th ICOLD European Club Symposium, Innsbruck 2010; Giornata di studio del ITCOLD, Roma 28 marzo 2017, Ing. R. Del Vesco; Regione Valle d'Aosta (comunicazione personale Ing. P. Ropele); Regione Lombardia (comunicazione personale Ing. Silvia Castelli); Provincia di Bolzano (comunicazione personale Ing. A. Magno); Regione Veneto (comunicazione personale Ing. Barbara De Fanti); http://irdat.regione.fvg.it/WebGIS; Regione Emilia Romagna; REGIONE TOSCANA: Provincia di Arezzo (comunicazione personale dott. Pini), Città Metropolitana di Firenze (comunicazione personale Dott. P. Prunecchi), http://incastro.provincia.livorno.it/incasgis/, Provincia di Lucca (comunicazione personale Dott. Ing. G. Costabile), Provincia di Pisa (comunicazione personale Dott. P. Gattai), http://greenreport.it/web/archivio/show/id/18194; REGIONE UMBRIA: Provincia di Terni (comunicazione personale Ing. M. Monachini), http://sia.umbriaterritorio.it; Provincia di Macerata (Genio Civile, Dott. G. Trapè); Regione Marche; Regione Lazio-Direzione Risorse Idriche e Difesa del Suolo; S.I.T. Regione Abruzzo; www.difesa.suolo.regione.campania.it; Giornata di studio sui temi: I comportamenti delle dighe italiane in occasione di terremoti storici. La situazione delle piccoli dighe in Calabria (Prof. G. Principato). Roma 28 marzo 2017; http://www.regione.sardegna.it/; Arpa Sicilia-Dott.ssa A. Abita;
https://www.arpa.sicilia.it/temi-ambientali/laghi-e-invasi/; http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_AssEnergia/PIR_Dipartimentodellacquaedeirifiuti/PIR_PianoGestioneDistrettoIdrograficoSicilia; IFFI-inventario dei fenomeni franosi.
https://www.arpa.sicilia.it/temi-ambientali/laghi-e-invasi/; http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_AssEnergia/PIR_Dipartimentodellacquaedeirifiuti/PIR_PianoGestioneDistrettoIdrograficoSicilia; IFFI-inventario dei fenomeni franosi.
Limitazioni:
L'indicatore è popolato con dati forniti per le Grandi Dighe dall’ex R.I.D. mentre per quanto riguarda i Piccoli Invasi, essendo la competenza assegnata alle Regioni o, in alcuni casi, alle Province/Comuni, il fornitore del dato non è unico. Ad esempio, per la Regione Toscana il censimento dei Piccoli Invasi ricade nelle competenze delle singole Provincie mentre nel caso della Provincia autonoma di Bolzano, per i bacini fino a 5.000 m³ le competenze riguardanti le funzioni amministrative sono delegate ai Comuni. Conseguentemente, mentre per le Grandi Dighe esiste un archivio completo a scala nazionale continuamente aggiornato, per gli altri invasi la qualità dell'informazione varia da Regione a Regione. In alcune la normativa in materia di sbarramenti è ormai vigente e resa applicativa da diversi anni, in altre invece risulta di recente emanazione. Quindi, nonostante le sollecitazioni dell'ITCOLD Working Group (International Commission On Large Dams) solo alcune Regioni si sono dotate di un inventario dei Piccoli Invasi. Tra queste, diverse (ad esempio Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Abruzzo, Lazio, Umbria, Sardegna e le Provincie di Livorno, Arezzo, Pisa e Macerata) hanno predisposto database accessibili agli utenti esterni e, in particolare, il Piemonte e l'Abruzzo, hanno attivato Sistemi Informatizzati che attraverso specifiche autorizzazioni permettono di accedere ai database. In alcuni casi il popolamento di questi archivi è avvenuto attraverso il censimento basato solo sulla fotointerpretazione (es. Regione Campania), in altri affiancando a questa anche controlli a terra (Parco nazionale della Sila e Provincia di Crotone) mentre nel caso della Regione Lombardia attraverso procedure amministrative di regolarizzazione dell'invaso ai sensi delle normative regionali. Comunque, ad oggi, essendo questi database ancora in via di completamento non appaiono omogenei tra di loro a causa, anche, dell'ampia variabilità delle informazioni contenute. Non è ancora possibile effettuare un confronto quantitativo e qualitativo tra le diverse Regioni non solo per i differenti stati di avanzamento dei censimenti e le differenti metodologie utilizzate (rilievi foto aeree/satellitari, rilievi di campagna) ma anche per i differenti obiettivi che ciascuna Regione si è prefissata nell'effettuare il censimento.
Ulteriori azioni:
L'inventario delle dighe dovrà essere completato con le informazioni riguardanti gli invasi collinari e montani presenti sull'intero territorio Nazionale (Piccoli Invasi). Inoltre, si evidenzia la necessità di rendere fruibili i dati dinamici che riguardano gli abbassamenti effettuati all’interno dei grandi invasi a seguito degli eventi sismici ed alluvionali.
Frequenza di rilevazione dei dati:
Continua
Accessibilità dei dati di base:
I dati di base che riguardano le Grandi Dighe sono forniti annualmente dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti-Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture idriche ed elettriche. Essi sono aggiornati alla data dell'estrazione e sono dati statici rispetto ai parametri di progetto. Per quanto attiene i Piccoli Invasi i dati vengono forniti, la dove disponibili, dalle Regioni o dagli Enti ai quali è demandato il censimento o la gestione.
Fonte dei dati di base:
ARPA/APPA (Agenzie Regionali e delle Province Autonome per la Protezione dell'Ambiente)
Mit (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) - Registro Dighe Italiano
Provincia di Arezzo
Regione Abruzzo
Regione Campania
Regione Lazio
Regione Sardegna
Regione Sicilia
Regione Toscana
Regione Valle d'Aosta
Regioni
Siti Internet
Università
Unità di misura dell'indicatore:
Magnitudini per secondo d'arco quadrato (V mag/arcsec2)
Descrizione della metodologia di elaborazione:
Per le Grandi Dighe il dato è fornito a livello nazionale sulla base dello stato di esercizio e viene elaborato statisticamente rispetto alle aree sismiche in cui il territorio italiano è suddiviso. Inoltre le Grandi Dighe sono aggregate a livello regionale sulla base del "volume totale dell'invaso" e del "volume di invaso autorizzato". Per i Piccoli Invasi il dato è stato aggregato, laddove possibile, sulla base della classe di rischio per zona sismica e per indice di franosità.
Tipo di rappresentazione:
Mappa
Tabella
Copertura spaziale:
Nazionale, Regionale (20/20)
Copertura temporale:
Giugno 2018 per le Grandi Dighe; per le Piccole Dighe la copertura è compresa tra la fine degli anni '90 e il 2018.
Qualità dell'informazione:
La qualità dell'informazione è riferita a tutti gli invasi. Per le Grandi Dighe l'informazione fornita dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti risulta completa alla scala nazionale e comparabile nello spazio e nel tempo. Per i Piccoli Invasi la qualità dell'informazione dipende dallo stato di aggiornamento dei database regionali e dalla sua accessibilità. A oggi per diverse regioni è stato possibile reperire le informazioni dai siti web regionali/provinciali o forniti dagli Enti di Ricerca che hanno effettuato gli studi per conto delle Regioni (Friuli Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Campania, Sardegna, Calabria, province di Livorno e Pistoia), in archivi informatizzati tramite opportuna identificazione (Abruzzo, Piemonte) o forniti direttamente dai tecnici regionali (Valle d'Aosta,Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana) o provinciali (province di Bolzano, Arezzo, Lucca, Pisa, Firenze, Terni, Macerata). Ulteriori dati derivano da materiale bibliografico. La copertura regionale disponibile, sebbene non sempre completa ed aggiornata per i Piccoli Invasi, è pari al 100%. Diversamente, l’informazione riguardante la georeferenziazione risulta completa per le Grandi Dighe mentre per i Piccoli invasi il 55% delle Regioni (anche se talora solo parzialmente) ha fornito le coordinate geografiche. L’informazione riguardante i Piccoli Invasi non è completa per tutte le regioni e non sempre contiene le coordinate geografiche: comunque le metodologie di censimento e di classificazione appaiono ormai consolidate. Si ritiene non vi sia alcun problema in merito alla comparabilità della metodologia nel tempo.
Periodicità di aggiornamento:
Annuale
Stato e trend:
Non definibileNon è possibile assegnare l'icona di Chernoff in quanto trattandosi di un indicatore legato alla pericolosità di tipo naturale il trend migliorativo o peggiorativo è attribuibile solo alle modificazioni delle condizioni di sicurezza degli invasi artificiali a fronte del verificarsi delle variazioni dei fattori di Rischio Ambientale.
Commenti:
Il numero di Grandi Dighe italiane, per il 2018, è pari a 533 (Tabella 1), con una diga in meno rispetto all’anno precedente in quanto la Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture ha accertato che la Diga di Fosso Bellaria, in Toscana (già precedentemente fuori esercizio temporaneo), è stata sottoposta a lavori di demolizione totale. Nella Tabella 1 viene altresì riportato, per ogni regione, il volume invasabile ed il volume autorizzato. La sintesi nazionale dello stato di esercizio delle grandi dighe è riportata in Tabella 2. Si fa presente che le dighe a cui non risulta associato alcun volume di invaso sono dighe che concorrono alla realizzazione dell’invaso insieme ad una diga principale, e soltanto a quest’ultima è associato il volume di invaso. La distribuzione delle Grandi Dighe rispetto alle zone sismiche definite dall'OPCM 3274/03 3519/06, aggiornata a giugno 2018, è visibile in Figura 1 in cui risulta che il 5,8% ricade nella zona sismica 1. Nel caso dei Piccoli Invasi, la stima interessa, nel 2018, 15 Regioni e il numero di invasi riportato nella Tabella 3 (colonna “Stime e Censimenti 2018”) è basato su dati forniti dalle singole Amministrazioni ad ISPRA o direttamente estratti dai database regionali accessibili in rete. Le altre due colonne della medesima tabella riguardano: la prima il numero di Piccoli Invasi pubblicati dall' ITCOD Working Group (2010) (estratti da un censimento basato su rilievi satellitari, commissionati nel 1985 dal Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile-Satellite Survey),la seconda riporta i dati che 9 regioni hanno reso disponibili quando l’ITCOD Working Group propose di creare un inventario regionale delle piccole dighe (Regional Inventory 2009). Nel 2018 il totale degli invasi per i quali è stato possibile avere indicazioni, è pari a 10.642 ovvero il 28,4% in più di quelli censiti attraverso il rilievo satellitare del 1998. Nel caso della Regione Sicilia, per la quale ad oggi non si dispone di un numero (anche se provvisorio) di piccoli invasi, si evidenzia che il censimento reso pubblico dall’ARPA riguarda i corpi idrici qualitativamente significativi sulla base dei criteri stabiliti dal Decreto 16 giugno 2008 n. 131 del MATTM e comprende, pertanto, sia Piccoli Invasi che Grandi Dighe. In merito alle informazioni geografiche dei Piccoli Invasi,nel 2018, queste si riferiscono a 11 Regioni per un totale di 3.647 invasi (Figura 2): la distribuzione di tali invasi rispetto alle zone sismiche (OPCM 3274/03) ha evidenziato che l’8 % ricade nella zona sismica 1 ad alto livello di pericolosità interessando le regioni Friuli-Venezia Giulia, Marche, Lazio, Abruzzo e Calabria (Tabella 4). Le informazioni in merito alla classe di rischio globale dei Piccoli Invasi (circolare di Luglio 1991 della Protezione Civile "Metodo per la determinazione del rischio potenziale dei Piccoli Invasi esistenti"), permangono invariate rispetto al 2017 e riguardano le regioni Abruzzo, Valle d'Aosta, Piemonte e Toscana (province di Arezzo e Livorno) evidenziando, per le prime tre regioni, una più alta percentuale per le classi di rischio medio-basso. Inoltre, sempre per le medesime regioni, dalla Tabella 4 si evince che anche per il rischio sismico, sebbene esso sia solo un’aliquota del rischio potenziale, la maggiore distribuzione di invasi si riscontra nelle classi 2 e 4. Nelle regioni per le quali si dispone della georeferenziazione dei piccoli invasi è stato effettuato l’incrocio con l’Indice di franosità (Figura 3) calcolato su una maglia di lato 1 km e pari al rapporto percentuale dell'area in frana sulla superficie della cella (Progetto IFFI- Inventario dei fenomeni franosi). Le regioni Sardegna, Calabria e Piemonte presentano la più alta percentuale di Piccoli Invasi ricadenti in aree con Indice di franosità nullo (rispettivamente 94, 93 e 71%). I dati relativi alla Calabria risultano sottostimati rispetto alla reale situazione di dissesto poiché, ad oggi, la Regione Calabria-Autorità di Bacino Regionale ha effettuato l’attività di censimento dei fenomeni franosi prevalentemente nelle aree in cui sorgono centri abitati o interessate dalle principali infrastrutture lineari di comunicazione (Inventario dei Fenomeni Franosi d’Italia–IFFI, Edizione 2017). Diversamente, le più alte percentuali di Piccoli Invasi ricadenti in aree con alto Indice di franosità si osservano per la Valle d’Aosta e per la provincia di Macerata.
- Titolo: Tabella 1:Distribuzione delle Grandi Dighe di competenza statale (giugno 2018)
Fonte: Fonte: MIT-DG per le Dighe e le Infrastrutture Idriche ed Elettriche (ex RID)
Note: Note: Compresi 3 miliardi metri cubi determinati da sbarramenti regolatori dei grandi laghi naturali prealpini (Garda, Maggiore, Iseo, Orta, Varese)Tabella 1:Distribuzione delle Grandi Dighe di competenza statale (giugno 2018) Regione Dighe Volume invasabile Volume invaso autorizzato n. Milioni di m3 Piemonte 59 374.29 368.17 Valle d'Aosta 8 142.48 130 Lombardia 77 4036.17 3998.04 Trentino-Alto Adige 37 647.68 630.68 Veneto 18 237.97 234.97 Friuli-Venezia Giulia 12 190.86 181.55 Liguria 13 60.69 59.4 Emilia-Romagna 24 158.91 186.33 Toscana 50 321.08 311.75 Umbria 10 430.4 236.61 Marche 16 119.07 113.42 Lazio 21 519.06 518.15 Abruzzo 14 370.38 370.38 Molise 7 202.91 169.66 Campania 17 293.1 248.78 Puglia 9 541.42 464.03 Basillicata 14 910.41 589.24 Calabria 22 586.44 444.54 Sicilia 46 1104.98 823.93 Sardegna 59 2505.49 2403.22 ITALIA1 533 13,753.79 12,482.85 Fonte: MIT-DG per le Dighe e le Infrastrutture Idriche ed Elettriche (ex RID) Note: Compresi 3 miliardi metri cubi determinati da sbarramenti regolatori dei grandi laghi naturali prealpini (Garda, Maggiore, Iseo, Orta, Varese) - Titolo: Tabella 2: Sintesi nazionale dello stato di esercizio delle Grandi Dighe (giugno 2018)
Fonte: MIT-DG per le Dighe e le Infrastrutture Idriche ed Elettriche (ex RID)
Note: Note: ( 1) Compresi circa 3.000,00 Mm3 determinati da manufatti regolatori dei grandi laghi naturali prealpini (Garda, Maggiore, Como, Iseo, Orta, Varese).Tabella 2: Sintesi nazionale dello stato di esercizio delle Grandi Dighe (giugno 2018) Condizione Dighe Volume invasabile Volume invaso autorizzato n. Milioni di m3 Costruzione 11 218.24 0.00 In collaudo 81 5,328.45 4,495.50 Esercizio normale 381 7,315.26 7,315.26 Invaso limitato 34 844.73 672.09 Fuori esercizio temporaneo 26 47.11 0.00 Totale Grandi Dighe1 533 13,753.79 12,482.85 Fonte: MIT-DG per le Dighe e le Infrastrutture Idriche ed Elettriche (ex RID) Nota 1: Compresi circa 3.000,00 Mm3 determinati da manufatti regolatori dei grandi laghi naturali prealpini (Garda, Maggiore, Como, Iseo, Orta, Varese). - Titolo: Tabella 3: Piccoli Invasi per regione
Fonte: Fonte: (a)Catalogue and classification of Italian dams by satellite survey, E. Calizza & R. Menga, Dam Safety, Berga 1998; (b)”Small Dams in Italy”, S. Castelli et al., 8th ICOLD European Club Symposium, Innsbruck 2010; (1)Giornata di studio del ITCOLD, Roma 28 marzo 2017, Ing. R. Del Vesco; (2)Regione Valle d'Aosta (comunicazione personale Ing. P. Ropele); (3)Regione Lombardia (comunicazione personale Ing. Silvia Castelli); (4)Provincia di Bolzano (comunicazione personale Ing. A. Magno); (5)Regione Veneto (comunicazione personale Ing. Barbara De Fanti); (6)http://irdat.regione.fvg.it/WebGIS; (7)Regione Emilia Romagna; REGIONE TOSCANA: (8)Provincia di Arezzo (comunicazione personale dott. Pini), (9)Città Metropolitana di Firenze (comunicazione personale Dott. P. Prunecchi), (10)http://incastro.provincia.livorno.it/incasgis/, (11)Provincia di Lucca (comunicazione personale Dott. Ing. G. Costabile), (12) Provincia di Pisa (comunicazione personale Dott. P. Gattai), (13)http://greenreport.it/web/archivio/show/id/18194; REGIONE UMBRIA: (14)Provincia di Terni (comunicazione personale Ing. M. Monachini), (15)http://sia.umbriaterritorio.it; (16)Provincia di Macerata (Genio Civile, Dott. G. Trapè); (17) Regione Marche; (18)Regione Lazio-Direzione Risorse Idriche e Difesa del Suolo; (19)S.I.T. Regione Abruzzo; (20)www.difesa.suolo.regione.campania.it; (21) Giornata di studio sui temi: I comportamenti delle dighe italiane in occasione di terremoti storici. La situazione delle piccoli dighe in Calabria (Prof. G. Principato). Roma 28 marzo 2017; (22)http://www.regione.sardegna.it/.Tabella 3: Piccoli Invasi per Regione Regione/Provincia autonoma Satellite Survey 1998 (a) Regional Inventory 2009 (b) Stime e censimenti 2018 n. Piemonte 548 710 777 (1) Valle D'Aosta 12 120 75 (2) Lombardia 47 461 ca. 600 (3) Trento 13 66 - Bolzano 81 87 (4) Veneto 42 30 458 (5) Friuli Venezia Giulia 15 87 88 (6) Liguria 12 - - Emilia Romagna 1032 - Cesena-Forlì 227 (7) Ravenna 39 (7) Rimini 65 (7) Toscana 1683 2400 Arezzo 427 (8) Firenze 271 (9) Livorno 49 (10) Lucca 26 (11) Pisa 127 (12) Pistoia ca. 90 (13) Umbria 830 Terni 36 (14) Perugia 145 (15) Marche 737 - Macerata 342 (16) Pesaro e Urbino ca. 1008 (17) Lazio 245 - 224 (18) Abruzzo 616 - 201 (19) Molise 106 - - Campania 134 - ca. 490 (20) Puglia 52 - - Basilicata 130 - - Calabria 85 - Crotone 3473 (21) Parco Regionale della Sila 852 (21) Sicilia 1613 - - Sardegna 336 491 465 (22) Totale 8,288 4,446 10,642 Fonte: (a)Catalogue and classification of Italian dams by satellite survey, E. Calizza & R. Menga, Dam Safety, Berga 1998; (b)”Small Dams in Italy”, S. Castelli et al., 8th ICOLD European Club Symposium, Innsbruck 2010; (1)Giornata di studio del ITCOLD, Roma 28 marzo 2017, Ing. R. Del Vesco; (2)Regione Valle d'Aosta (comunicazione personale Ing. P. Ropele); (3)Regione Lombardia (comunicazione personale Ing. Silvia Castelli); (4)Provincia di Bolzano (comunicazione personale Ing. A. Magno); (5)Regione Veneto (comunicazione personale Ing. Barbara De Fanti); (6)http://irdat.regione.fvg.it/WebGIS; (7)Regione Emilia Romagna; REGIONE TOSCANA: (8)Provincia di Arezzo (comunicazione personale dott. Pini), (9)Città Metropolitana di Firenze (comunicazione personale Dott. P. Prunecchi), (10)http://incastro.provincia.livorno.it/incasgis/, (11)Provincia di Lucca (comunicazione personale Dott. Ing. G. Costabile), (12) Provincia di Pisa (comunicazione personale Dott. P. Gattai), (13)http://greenreport.it/web/archivio/show/id/18194; REGIONE UMBRIA: (14)Provincia di Terni (comunicazione personale Ing. M. Monachini), (15)http://sia.umbriaterritorio.it; (16)Provincia di Macerata (Genio Civile, Dott. G. Trapè); (17) Regione Marche; (18)Regione Lazio-Direzione Risorse Idriche e Difesa del Suolo; (19)S.I.T. Regione Abruzzo; (20)www.difesa.suolo.regione.campania.it; (21) Giornata di studio sui temi: I comportamenti delle dighe italiane in occasione di terremoti storici. La situazione delle piccole dighe in Calabria (Prof. G. Principato). Roma 28 marzo 2017; (22)http://www.regione.sardegna.it/ - Titolo: Tabella 4: Distribuzione percentuale dei Piccoli Invasi rispetto alle zone sismiche ai sensi OPCM 3274/03 e successivo OPCM 3519/06 (2018)
Fonte: Fonte: Elaborazione ISPRA su dati PCM-Dipartimento della Protezione Civile, Regioni
Note: Note: Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune regioni hanno classificato il territorio nelle quattro zone proposte (Zona 1 - È la zona più pericolosa-Possono verificarsi fortissimi terremoti; Zona 2 -In questa zona possono verificarsi forti terremoti; Zona 3 - In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari; Zona 4 - È la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari). Altre regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità. Per il dettaglio e significato delle zonazioni di ciascuna regione si rimanda alle seguenti disposizioni normative regionali: Atti di recepimento al 1° giugno 2014. Abruzzo: DGR 29/3/03, n. 438. Basilicata: DCR 19/11/03, n. 731. Calabria: DGR 10/2/04, n. 47. Campania: DGR 7/11/02, n. 5447. Emilia-Romagna: DGR 21/7/03, n. 1435. Friuli-Venezia Giulia: DGR 6/5/10, n. 845. Lazio: DGR 22/5/09, n. 387. Liguria: DGR 19/11/10, n. 1362. Lombardia: DGR 11/7/14, n. X/2129 Marche: DGR 29/7/03, n. 1046. Molise: DGR 2/8/06, n. 1171. Piemonte: DGR 12/12/11, n. 4-3084. Puglia: DGR 2/3/04, n. 153. Sardegna: DGR 30/3/04, n. 15/31. Sicilia: DGR 19/12/03, n. 408. Toscana: DGR 26/5/14, n. 878. Trentino-Alto Adige: Bolzano, DGP 6/11/06, n. 4047; Trento, DGP 27/12/12, n. 2919. Umbria: DGR 18/9/12, n. 1111. Veneto: DCR 3/12/03, n. 67. Valle d’Aosta: DGR 4/10/13 n. 1603 AnteprimaTabella 4: Distribuzione percentuale dei Piccoli Invasi rispetto alle zone sismiche ai sensi OPCM 3274/03 e successivo OPCM 3519/06 (2018) ZONA SISMICA- Regione/Provincia autonoma 1 2 2A 2B 2A2B 3 3A 3B 2A3A3B 3A3B 3S 4 % Piemonte 0 0 0 0 0 40 0 0 0 0 2 58 Valle d'Aosta 0 0 0 0 0 9 0 0 0 0 0 91 Provincia autonoma Bolzano 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 100 Friuli-Venezia Giulia 19 67 0 0 0 14 0 0 0 0 0 0 Toscana 0 28 0 0 0 69 0 0 0 0 0 3 Umbria 0 96 0 0 0 4 0 0 0 0 0 0 Marche 1 99 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Lazio 10 0 4 57 2 0 9 10 7 1 0 0 Abruzzo 24 38 0 0 0 38 0 0 0 0 0 0 Calabria (Parco della Sila) 29 71 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Sardegna 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 100 Fonte: Elaborazione ISPRA su dati PCM-Dipartimento della Protezione Civile, Regioni Note: Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune regioni hanno classificato il territorio nelle quattro zone proposte (Zona 1 - È la zona più pericolosa-Possono verificarsi fortissimi terremoti; Zona 2 -In questa zona possono verificarsi forti terremoti; Zona 3 - In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari; Zona 4 - È la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari). Altre regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità. Per il dettaglio e significato delle zonazioni di ciascuna regione si rimanda alle seguenti disposizioni normative regionali: Atti di recepimento al 1° giugno 2014. Abruzzo: DGR 29/3/03, n. 438. Basilicata: DCR 19/11/03, n. 731. Calabria: DGR 10/2/04, n. 47. Campania: DGR 7/11/02, n. 5447. Emilia-Romagna: DGR 21/7/03, n. 1435. Friuli-Venezia Giulia: DGR 6/5/10, n. 845. Lazio: DGR 22/5/09, n. 387. Liguria: DGR 19/11/10, n. 1362. Lombardia: DGR 11/7/14, n. X/2129 Marche: DGR 29/7/03, n. 1046. Molise: DGR 2/8/06, n. 1171. Piemonte: DGR 12/12/11, n. 4-3084. Puglia: DGR 2/3/04, n. 153. Sardegna: DGR 30/3/04, n. 15/31. Sicilia: DGR 19/12/03, n. 408. Toscana: DGR 26/5/14, n. 878. Trentino-Alto Adige: Bolzano, DGP 6/11/06, n. 4047; Trento, DGP 27/12/12, n. 2919. Umbria: DGR 18/9/12, n. 1111. Veneto: DCR 3/12/03, n. 67. Valle d’Aosta: DGR 4/10/13 n. 1603 - Titolo: Figura 3: Distribuzione dei piccoli invasi georeferiti (11 regioni) rispetto all’indice di franosità calcolato per maglie di 1kmq (Progetto IFFI - Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia)
Fonte: Fonte: Elaborazione ISPRA su dati regionali - Titolo: Figura 1: Distribuzione delle Grandi Dighe di competenza statale rispetto alle zone sismiche ai sensi dell’OPCM 3274/03 e successivo Opcm n. 3519 del 28 aprile 2006 (aggiornamento giugno 2018)
Fonte: Elaborazione ISPRA su dati del MIT-DG per le Dighe e l’Infrastrutture idriche ed elettriche (ex RID) e della PCM- Dipartimento di Protezione Civile
Note: Tra parentesi la percentuale di Grandi Dighe ricadenti all’interno di ciascuna zona sismica - Titolo: Figura 2: Distribuzione dei Piccoli Invasi di competenza regionale (2018)
Fonte: Elaborazione ISPRA su dati regionali
Note: Ad oggi è disponibile la georeferenziazione dei Piccoli Invasi per le Regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Toscana (Province di Arezzo, Firenze, Livorno e Pisa), Umbria (Province di Perugia e Terni), Marche (Provincia di Macerata), Abruzzo, Lazio, Calabria-Parco della Sila e Sardegna