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URBANIZZAZIONE COSTIERA NEI 300 M DALLA RIVA


Descrizione: 
La popolazione italiana si addensa sulle coste in misura più che doppia rispetto alla media nazionale, infatti dai dati ISTAT si ricava che i comuni costieri contano una popolazione di circa 16,9 milioni di abitanti, ovvero il 30% della popolazione italiana, concentrati su un territorio di 43.000 km2, pari a circa il 13% del territorio nazionale. L'urbanizzazione primaria che deriva dall'elevata densità di popolazione, unitamente alle aree occupate per attività e infrastrutture, determinano generalmente un elevato impatto sul sistema naturale costiero. L'urbanizzazione della costa ha conseguentemente modificato il fenomeno di evoluzione dei litorali, facendo sì che l'erosione costiera da fenomeno naturale sia diventato un problema, specie in corrispondenza di quei centri urbani in cui sono messe a rischio abitazioni, infrastrutture e attività economiche. L'indicatore intende fornire una misura dell'occupazione del territorio dovuta all'urbanizzazione delle coste italiane. Per il calcolo dell'indicatore è stato considerato il territorio costiero nazionale compreso in una fascia della profondità di 300 metri dalla riva, come da riferimento nell'art.146 del D.Lgs. 490/1999 e s.m.i., quindi è stato considerato l'insieme dei comuni che affacciano direttamente sul mare e sulle lagune e di quelli che hanno almeno parte del territorio compreso nella fascia dei 300 metri dalla riva. L'indicatore è il risultato dell'analisi delle coperture cartografiche digitali delle sezioni censuarie estratte dall'aggiornamento delle basi territoriali del Progetto Census 2000 dell'ISTAT, prendendo come riferimento la linea di costa 2000 elaborata da ISPRA sulla base della copertura territoriale del volo IT2000. Gli elementi di urbanizzazione abitativa individuati da ISTAT comprendono anche l'urbanizzazione dovuta alle infrastrutture e parte di quella dovuta alle attività produttive. In particolare, le coperture ISTAT distinguono queste zone in "centri abitati" e "nuclei abitati". Entrambe le zone sono costituite da aggregati più o meno grandi di case contigue o vicine, vale a dire con una distanza massima entro i 70 metri. La differenza principale tra le due definizioni sta nel fatto che i "centri abitati" possiedono servizi o esercizi pubblici (scuola, ufficio pubblico, farmacia, negozio o simili) costituenti la condizione di una forma autonoma di vita sociale, e generalmente determinanti un luogo di raccolta ove sono soliti concorrere anche gli abitanti dei luoghi vicini per ragioni di culto, istruzione, affari, approvvigionamento e simili, in modo da manifestare l'esistenza di una forma di vita sociale coordinata dal centro stesso. Alle zone definite "nuclei abitati", non possedendo tali nuclei di aggregazione e socializzazione, appartengono anche i centri residenziali stagionali e i gruppi di case per la villeggiatura. Per il calcolo dell'indicatore è stata quindi valutata l'incidenza dei due tipi di urbanizzazione, centri abitati e nuclei abitati. Da una preliminare verifica, tramite ortofoto a colori, risulta che i "nuclei abitati" sono normalmente costituiti da villaggi turistici, mentre appare più difficile la distinzione dell'urbanizzazione derivante dalle case per le vacanze, in quanto la classificazione ISTAT prevede che tali aree quando contigue ai "centri abitati" ne risultino assimilate. Per tali condizioni, la misura dell'indicatore relativa ai "nuclei abitati" costieri evidenzia il fenomeno, ma ne fornisce una sottostima poiché si riferisce generalmente ad aggregazioni tipiche dei villaggi turistici, ma solo per i casi particolari in cui questi siano discosti da "centri abitati".

Scopo: 
Scopo dell'indicatore è quantificare e rappresentare l'urbanizzazione nella fascia di 300m dalla battigia (Dlgs 490/1999 e s.m.i.), secondo l'assetto della riva rilevato dalle ortofoto del volo IT2000.
L'indicatore a livello provinciale e regionale è un elemento di valutazione della pressione antropica sulla fascia costiera. Fornisce una misura sia dell'impatto dell'urbanizzazione sulla naturale evoluzione della fascia costiera e sulla tutela del paesaggio, sia dei beni sottoposti a rischio dal fenomeno dell'erosione dei litorali; inoltre fornisce informazioni propedeutiche alla pianificazione ed alla gestione delle coste.

Criteri di selezione: 
  • Misurabilità (i dati utilizzati per la costruzione dell'indicatore sono/hanno): 
    Adeguatamente documentati e di qualità nota [Accessibilità]
    Aggiornati a intervalli regolari secondo fonti e procedure affidabili [Tempestività e Puntualità]
    Comparabili e misurabili nel tempo
    Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
  • Rilevanza e utilità (l'indicatore): 
    È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
    È in grado di descrivere il trend in atto e l'evolversi della situazione ambientale
    È semplice, facile da interpretare
    È sensibile ai cambiamenti che avvengono nell'ambiente e collegato alle attività antropiche
    Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull'ambiente o delle risposte della società, anche in relazione agli obiettivi di specifiche normative
    Fornisce una base per confronti a livello internazionale
  • Solidità scientifica (l'indicatore): 
    È ben fondato in termini tecnici e scientifici
    Possiede elementi che consentono di correlarlo a modelli economici, previsioni e sistemi di informazione
    Presenta attendibilità e affidabilità dei metodi di misura e raccolta dati
    Presenta la comparabilità delle stime e delle misure effettuate nel tempo

Riferimenti normativi: 
Non compilato

Obiettivi fissati dalla normativa: 
L'Italia sottopone la fascia costiera, in particolare i territori compresi in una fascia della profondità di 300 metri
dalla battigia, tra i beni sottoposti a tutela di legge per il loro interesse paesaggistico. La legislazione di riferimento
è il D.Lgs. 490/99 e il D.Lgs. 42/04 e s.m.i.
DPSIR: 
Pressione
Stato


Riferimenti bibliografici: 
Non compilato

Limitazioni: 
Le aree produttive vengono considerate da ISTAT sia all'interno delle aree dei centri abitati, quindi identificate tra le aree "centro abitato" e "nucleo abitato", sia come aree produttive a se stanti, identificate separatamente "località produttive", che per il territorio costiero analizzato corrispondono in generale ai grandi centri industriali che si affacciano sul mare, come ad esempio alcune raffinerie. Le località produttive sono state escluse dal calcolo dell'indicatore.

Ulteriori azioni: 
Non compilato
Frequenza di rilevazione dei dati: 
Decennale

Accessibilità dei dati di base: 
Non compilato

Fonte dei dati di base: 
ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica)

Unità di misura dell'indicatore: 
Chilometro (km)
Percentuale (%)
Descrizione della metodologia di elaborazione: 
Partendo dalle coperture delle sezioni censuarie di origine ISTAT e dalle elaborazioni delle linea di costa elaborate da ISPRA sulla base delle ortofoto del volo IT2000, sono stati delimitati i comuni costieri e la porzione di territorio ampia 300 m dalla riva e, relativamente, a tali aree sono state eseguite analisi cartografiche e statistiche di specifici dati di urbanizzazione, successivamente aggregati a livello provinciale e regionale.


Tipo di rappresentazione: 
Carta tematica
Grafico
Tabella

Copertura spaziale: 
Nazionale

Copertura temporale: 
2001, 2011

Qualità dell'informazione: 
Le informazioni cartografiche e statistiche utilizzate per determinare l'indicatore sono l'assetto della linea di riva al 2000, elaborato da ISPRA sulla base delle ortofoto a colori del 1998-1999, e le sezioni censuarie 2001 e 2011, elaborate dall'ISTAT nell'ambito del Progetto Census 2000. Il trend che risulta dal confronto tra questi due livelli informativi è conseguenza delle modifiche sia di occupazione delle sezioni sia della forma stessa di alcune sezioni. Queste modifiche sono conseguenza di effettivi ampliamenti o variazioni di sezioni urbanizzate, ma anche di correzioni e miglioramenti della classificazione della copertura del 2000. Quest'ultimo elemento rende meno definita la variazione temporale dell'urbanizzazione che consegue al raffronto delle due coperture. Inoltre, la qualità dell'informazione risente della differenza di metodologia per la determinazione del confine terra-mare adottato da ISTAT e da ISPRA, tuttavia, dopo verifiche di coerenza e di corrispondenza dei dati di base, nell'ambito delle aggregazioni a livello provinciale e regionale le differenze rilevate sono trascurabili.

Periodicità di aggiornamento: 
Decennale


Stato e trend: 
L'indicatore evidenzia una situazione molto eterogenea, sia a livello provinciale sia a livello regionale. Alcune aree costiere sono prossime alla saturazione, con il territorio litoraneo entro i 300 m dalla riva completamente urbanizzato (provincia di Massa-Carrara), altre invece vivono una condizione più articolata, fatta di grandi aree urbanizzate, solitamente collegate ai centri urbani marittimi, ma anche di tratti di costa naturale e libera da costruzioni e opere, come ad esempio le province di Salerno, Livorno e Brindisi. La Sardegna nel complesso è la regione con minore concentrazione di urbanizzazione. La variazione a livello nazionale 2001-2011 dell'urbanizzazione dei 670 comuni considerati presenta un incremento del 4,3%, che si riduce all'1,5% se si fa riferimento alla fascia litoranea dei 300 m dalla riva. In realtà, questa fascia di territorio a livello nazionale risulta occupata dall'urbanizzazione per il 35,8%, pari al triplo del valore dell'urbanizzazione media dei comuni costieri (11,3%). I litorali entro i 300 m dalla battigia di intere regioni sono quasi completamente occupati da costruzioni e infrastrutture, per questo l'incremento dell'urbanizzazione nel decennio ne è risultato necessariamente limitato (1,5%). La differenza tra i due dati può ricondursi ad azioni di effettiva tutela della fascia dei 300 metri dalla riva, ma anche alla minore disponibilità di spazi liberi. Infatti, dall'analisi delle coperture fotografiche territoriali e delle variazioni delle sezioni ISTAT, risulta che l'aumento di urbanizzazione più consistente si è avuto per la fascia di territorio subito a ridosso di quella più prossima alla costa.

Commenti: 
Dalla Tabella 1 si rileva che, nel 2011, il 35,8% del territorio nazionale compreso nella fascia dei 300 m dalla riva risulta urbanizzato, per un valore complessivo di 731 km2 su 670 comuni (Figura 5). La Liguria è la regione con la maggiore concentrazione di urbanizzazione litoranea (66,3%) dovuta in larga parte alle caratteristiche orografiche del territorio regionale, seguono le regioni del centro Adriatico (Abruzzo - 62%, Marche - 62%, Emilia Romagna – 54,2%) con oltre la metà del territorio litoraneo occupato. Il Lazio (47,5%) e la Campania (49,1%) mostrano un'urbanizzazione costiera superiore alla media nazionale, dovuta essenzialmente per la presenza delle grandi metropoli. Sicilia (39,9%) e Puglia (39,5%), nonostante i grandi centri urbani costieri ed estese superfici costiere urbanizzate, hanno una densità vicina alla media nazionale, per l'esistenza di ampi tratti di costa ancora relativamente liberi dalla presenza di abitazioni e infrastrutture. Analizzando il tipo di urbanizzazione (Figura 1, Tabella 1) emerge che Sardegna, Sicilia e Calabria hanno la maggiore superficie di territorio occupato da nuclei abitati, intesi come abitazioni e strutture non contigue ai centri abitati solitamente destinate a uso turistico, mentre le aree produttive occupanti spazi prospicienti il mare si rilevano maggiormente in Puglia e Sicilia. Come si evince dalla Figura 2 e Tabella 2, le province costiere del medio Adriatico, comprese tra Forlì-Cesena e Chieti, e dell'alto Tirreno tra Imperia e Livorno hanno un'elevatissima densità di urbanizzazione. In particolare, le province di Forlì-Cesena, Rimini e Massa-Carrara superano il 95% di territorio occupato, rasentando la completa saturazione, mentre oltre un terzo delle restanti province costiere supera il valore del 50% di urbanizzazione; nelle province in cui si trovano grandi città (Genova, Trieste, Napoli, Catania e Roma) con fasce costiere molto urbanizzate, detto valore è maggiore del 60%. A un'alta percentuale di urbanizzazione non corrisponde sempre una grande superficie urbanizzata (Figura 2): le maggiori superfici urbanizzate prospicienti il mare si trovano soprattutto in alcune delle province di grandi città costiere come Venezia, Messina e Reggio Calabria, con valori compresi tra 30 e 40 km2. Per esempio, Venezia ha una superficie urbanizzata di 37,5 km2 su una superficie totale di 115,2 km2, per un valore di urbanizzazione litoranea del 32,6%. Tra le province in cui si registrano le maggiori superfici litoranee urbanizzate, risultano anche Sassari e Cosenza, caratterizzate da una grande estensione costiera unitamente a un elevato sviluppo di "nuclei abitati" a carattere turistico. La minore urbanizzazione litoranea, nel 2011, si riscontra nelle province della Sicilia sud-occidentale e della Calabria centrale, in quelle tra Livorno e Viterbo e, generalmente, nelle province caratterizzate dalla presenza di lagune o rilievi che ostacolano l'urbanizzazione, come Salerno, Matera, Foggia, Rovigo e Udine. In generale tutte le province sarde registrano una limitata urbanizzazione litoranea, tra il 7,4% di Oristano e il 17,8% di Sassari. La distribuzione dei due tipi di urbanizzazione indica una concentrazione maggiore di centri turistici stagionali soprattutto in Sardegna, Sicilia e Calabria, con valori rilevanti anche per le province tra Livorno e Latina. Per quanto riguarda le aree produttive che occupano il litorale fuori dai centri abitati, si rilevano in circa un terzo delle province italiane, con valori che superano il km2 in corrispondenza dei grandi centri industriali del mezzogiorno, come nei pressi di Siracusa (Priolo Gargallo), Brindisi e Taranto. Altre località produttive rilevanti o non arrivano a interessare le aree litoranee entro i 300 m dal mare (Ravenna, Viterbo - Montalto di Castro), oppure sono inglobate nel territorio urbano abitativo, e quindi a esso associate, come a Trieste, Gorizia (Monfalcone), Venezia (Porto Marghera), e lungo l'intera costa ligure. L'analisi del trend nel decennio 2001 - 2011 (Figura 3, Tabella 1) è stata condotta considerando l'aggiornamento 2011 delle sezioni censuarie ISTAT ed è elaborata sia per la fascia litoranea dei 300 m, sia rispetto all'intera superficie dei comuni costieri, sempre nelle aggregazioni provinciali e regionali. Nel raffronto delle coperture delle sezioni censuarie ISTAT, le regioni che registrano un incremento maggiore sono quelle che per motivi diversi si trovano ad avere larghi tratti di costa ancora libera, come nel caso delle lagune del Veneto (+7,7%) e del Friuli-Venezia Giulia (+4,8%), della Sardegna (+4,8%) e del Molise (+4,1%). In questi casi il dato che riguarda la fascia litoranea dei 300 m dalla costa è confermato da quello che comprende l'intera superficie dei comuni costieri (Figura 3). In Sicilia e Toscana si osserva, invece, un incremento limitato di urbanizzazione dei litorali (0,9%), pur trattandosi di regioni che possiedono ancora notevoli spazi di litorale libero (Figura 1). Questo dato risulta ancor più evidente se confrontato con gli incrementi dell'urbanizzazione dei comuni costieri delle due regioni, tra i più alti (+4,8%, +4,1%), e mostra come l'incremento abbia riguardato principalmente i territori alle spalle della fascia litoranea, sia per la limitata fruizione abitativa e turistica di alcune aree costiere, come la costa meridionale della Sicilia, sia per le azioni di tutela messe in atto in Toscana. Anche Lazio e Abruzzo presentano le stesse condizioni, con valori dell'urbanizzazione dei comuni costieri che crescono molto di più (+5,2% e +5,6%) di quelli della fascia litoranea dei 300 m (+1,4% e 0%), in questi due casi l'incremento dell'urbanizzazione litoranea è ostacolato dai valori già altissimi di occupazione del territorio (Figura 1). Per Campania, Puglia e Calabria non può essere definito un andamento generalizzato a livello regionale. Le province di Crotone, Vibo Valentia, Salerno, Brindisi e Foggia registrano dei grossi incrementi dell'urbanizzazione litoranea (Tabella 2), ma questi appaiono limitati nei valori di sintesi regionale da due elementi: i livelli di saturazione raggiunti per le province di Napoli e Bari, e le correzioni apportate alle attribuzioni delle sezioni costiere che in alcuni casi producono dei valori di trend addirittura negativi. Meritano una nota le variazioni delle coperture ISTAT che hanno prodotto falsi trend negativi. La revisione della tipologia di urbanizzazione rispetto alle coperture 2001 e delle geometrie di alcune sezioni hanno influenzato i valori di sintesi di alcune province. Per esempio, in province scarsamente urbanizzate, come Potenza, Agrigento o Grosseto, anche limitate revisioni hanno influito sull'andamento generale del trend. Altra situazione riguarda le province di Imperia, Catania e Reggio Calabria, in cui l'urbanizzazione diffusa delle fasce collinari prossime al mare è stata riclassificata con la tipologia "case sparse". Si riporta un esempio in Figura 4, in cui le aree della fascia costiera di Acireale (Catania) nel 2011 passano da urbanizzato a "case sparse" (blu), superando in estensione la reale nuova urbanizzazione (arancione). Questo tipo di revisioni hanno pesato, talvolta, anche sul trend regionale dell'urbanizzazione, determinando valori negativi per le regioni con le fasce litoranee dei 300 m. Calabria ed Emilia-Romagna fanno registrare un trend negativo dell'urbanizzazione litoranea, rispettivamente di -0,7% e -0,8%, per la revisione della geometria delle sezioni censuarie, mentre il trend dell'urbanizzazione dei comuni costieri è positivo (+2,6 e +6,2%) per l'espansione urbanistica nei territori ancora disponibili alle spalle del litorale. Nel caso della Liguria, la riclassificazione delle sezioni censuarie collinari ha prodotto un trend negativo sia sull'urbanizzazione litoranea sia su quella comunale (Figura 3). In Basilicata le poche correzioni alle coperture di una fascia costiera poco urbanizzata hanno influenzato molto il dato dell'urbanizzazione litoranea (-1,6%) che, se riferito ai comuni costieri, risulta il più alto del Paese, registrando un +20,2%.
  • Titolo: Figura 5: Ripartizione nazionale dell'urbanizzazione costiera nei 300 m dalla riva
    Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA e ISTAT

    Figura 5: Ripartizione nazionale dell'urbanizzazione costiera nei 300 m dalla riva
  • Titolo: Figura 4: La fascia dei 300m dalla costa, visualizzazione presso Acireale
    Fonte: ISPRA

    Figura 4: La fascia dei 300m dalla costa, visualizzazione presso Acireale
  • Titolo: Tabella 1: Dati di urbanizzazione della fascia dei 300 m dalla riva, dettaglio regionale (2011)
    Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA e ISTAT

    Note: I centri abitati possiedono servizi o esercizi pubblici (scuola, ufficio pubblico, farmacia ecc.) costituenti la condizione di una forma autonoma di vita sociale I nuclei abitati non possiedono nuclei di aggregazione e socializzazione (centri residenziali stagionali e gruppi di case per la villeggiatura)
    Tabella 1: Urbanizzazione nella fascia dei 300 m dalla riva, dettaglio regionale
    Regione Centri abitati nei 300 m Nuclei abitati nei 300 m Aree produttive nei 300m Superficie totale nei 300m Urbanizzazione 2001 Urbanizzazione 2011 trend 2001 - 2011
    km2 %
    Veneto 37.8 0.9 0.0 154.5 23.4 25.0 7.0
    Friuli-Venezia Giulia 14.2 0.7 0.0 61.4 23.2 24.4 4.8
    Liguria 57.2 1.6 0.1 88.8 66.4 66.3 -0.2
    Emilia-Romagna 21.3 0.0 0.0 39.3 54.7 54.2 -0.8
    Toscana 35.1 4.7 0.2 150.3 26.4 26.6 0.9
    Marche 27.9 1.4 0.1 49.0 59.8 62.0 3.6
    Lazio 40.4 2.7 0.9 92.5 46.9 47.5 1.4
    Abruzzo 21.4 1.0 0.2 36.4 62.0 62.0 0.0
    Molise 2.3 0.5 0.0 10.5 24.9 25.9 4.1
    Campania 55.3 2.1 0.0 116.9 48.2 49.1 2.0
    Puglia 76.9 5.5 5.1 222.2 38.8 39.5 1.8
    Basilicata 2.0 0.4 0.0 16.4 14.4 14.2 -1.6
    Calabria 84.8 11.6 0.3 201.1 48.4 48.1 -0.7
    Sicilia 125.4 17.4 7.0 375.6 39.5 39.9 0.9
    Sardegna 50.1 13.3 1.9 428.1 14.7 15.4 4.8
    ITALIA 652.0 63.5 15.9 2,043.1 35.3 35.8 1.5
    Fonte: ISTAT
  • Titolo: Tabella 2: Urbanizzazione della fascia dei 300 m dalla riva, dettaglio provinciale (2011)
    Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA e ISTAT

    Note: I centri abitati possiedono servizi o esercizi pubblici (scuola, ufficio pubblico, farmacia ecc.) costituenti la condizione di una forma autonoma di vita sociale I nuclei abitati non possiedono nuclei di aggregazione e socializzazione (centri residenziali stagionali e gruppi di case per la villeggiatura)
    Tabella 2: Urbanizzazione nella fascia dei 300 m dalla riva, dettaglio provinciale (2011)
    Regione Provincia Centri abitati nei 300 m Nuclei abitati nei 300 m Aree produttive nei 300 m Superficie totale nei 300 m Urbanizzazione nei 300 m Urbanizzazione trend 2001-2011
    km2 %
    Liguria Imperia 12.7 0.8 0.0 17.2 78.6 -3.0
    Savona 16.4 0.4 0.0 21.8 77.5 1.1
    Genova 18.8 0.2 0.0 27.0 70.2 0.5
    La Spezia 9.3 0.1 0.1 22.8 41.7 0.3
    Veneto Venezia 36.7 0.8 0.0 115.2 32.6 6.7
    Padova 0.0 0.0 0.0 3.9 0.0 0.0
    Rovigo 1.1 0.1 0.0 35.4 3.3 17.4
    Friuli-Venezia Giulia Udine 3.9 0.0 0.0 22.1 17.6 -0.1
    Gorizia 3.1 0.1 0.0 27.4 11.5 22.8
    Trieste 7.3 0.6 0.0 11.9 66.8 1.4
    Emilia-Romagna Ferrara 3.5 0.0 0.0 13.5 26.2 -10.5
    Ravenna 5.7 0.0 0.0 13.3 42.4 2.1
    Forlì-Cesena 2.6 0.0 0.0 2.6 99.2 1.8
    Rimini 9.5 0.0 0.0 9.9 96.5 0.4
    Marche Pesaro e Urbino 6.9 0.1 0.0 12.7 55.1 -3.4
    Ancona 9.0 0.6 0.1 16.4 59.1 1.8
    Macerata 4.4 0.4 0.0 6.3 75.9 1.1
    Ascoli Piceno 7.6 0.2 0.0 13.6 57.9 0.7
    Toscana Massa Carrara 3.7 0.0 0.0 3.7 100.0 0.0
    Lucca 4.4 0.0 0.0 5.4 80.7 -2.0
    Livorno 15.1 2.6 0.2 82.4 21.8 2.9
    Pisa 3.2 0.0 0.0 8.2 38.4 1.0
    Grosseto 8.7 2.1 0.0 50.6 21.4 -0.9
    Lazio Viterbo 1.3 0.1 0.0 10.8 13.6 -0.1
    Roma 22.5 0.4 0.9 39.5 60.3 1.1
    Latina 16.5 2.2 0.0 42.2 44.3 1.9
    Campania Caserta 7.2 0.2 0.0 12.8 57.3 3.2
    Napoli 30.2 0.2 0.0 49.2 61.9 0.2
    Salerno 17.9 1.7 0.0 54.9 35.8 4.4
    Abruzzo Teramo 10.2 0.3 0.0 13.3 79.1 -0.3
    Pescara 3.7 0.0 0.0 3.9 94.2 0.0
    Chieti 7.5 0.7 0.2 19.2 43.6 0.4
    Molise Campobasso 2.3 0.5 0.0 10.5 25.9 4.1
    Puglia Foggia 7.7 2.1 0.1 57.2 17.5 20.2
    Bari 18.2 0.5 0.4 35.5 53.7 3.2
    Taranto 19.4 0.3 1.9 39.4 54.5 -6.3
    Brindisi 6.8 0.9 2.7 27.0 38.8 5.8
    Lecce 24.8 1.6 0.0 63.0 41.9 -0.2
    Basilicata Potenza 1.7 0.1 0.0 6.0 30.7 -4.9
    Matera 0.2 0.3 0.0 10.5 4.8 12.8
    Calabria Cosenza 27.9 3.9 0.3 64.2 50.0 -2.1
    Catanzaro 10.5 0.9 0.0 29.4 38.8 1.3
    Reggio Calabria 32.2 1.7 0.0 57.3 59.2 -2.5
    Crotone 8.2 2.2 0.0 31.1 33.3 11.6
    Vibo Valentia 6.0 2.9 0.0 19.1 46.6 17.0
    Sicilia Trapani 19.5 2.8 0.1 81.0 27.7 3.2
    Palermo 21.9 4.7 1.5 49.1 57.3 2.7
    Messina 38.3 1.4 0.7 100.5 40.3 -3.2
    Agrigento 7.1 4.2 0.0 48.9 23.1 -2.7
    Caltanissetta 2.2 0.6 0.9 8.9 41.4 4.9
    Catania 9.5 0.5 0.0 16.2 61.5 -3.2
    Ragura 11.5 0.7 0.3 24.2 51.8 6.3
    Siracusa 15.4 2.4 3.5 46.8 45.4 7.2
    Sardegna Sassari 24.9 7.4 0.9 187.4 17.8 1.6
    Nuoro 4.4 1.3 0.0 36.9 12.9 6.2
    Cagliari 17.4 3.1 0.8 142.0 14.9 6.2
    Oristano 2.2 0.3 0.1 36.0 7.4 5.3
    Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA e ISTAT
    Note:
    I centri abitati possiedono servizi o esercizi pubblici (scuola, ufficio pubblico, farmacia ecc.) costituenti la condizione di una forma autonoma di vita sociale I nuclei abitati non possiedono nuclei di aggregazione e socializzazione (centri residenziali stagionali e gruppi di case per la villeggiatura)
  • Titolo: Figura 2: Urbanizzazione della fascia costiera dei 300 m dalla riva, aggregazioni provinciali
    Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA e ISTAT

    Note: I valori di superficie espressi dal grafico a barre sono riportati in Tabella 2
    Figura 2: Urbanizzazione della fascia costiera dei 300 m dalla riva, aggregazioni provinciali
  • Titolo: Figura 1: Urbanizzazione della fascia costiera dei 300 m dalla riva, aggregazioni regionali
    Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA e ISTAT

    Note: I valori di superficie espressi dal grafico a barre sono riportati in Tabella 2
    Figura 1: Urbanizzazione della fascia costiera dei 300 m dalla riva, aggregazioni regionali
  • Titolo: Figura 3: Variazione 2001-11 dell'urbanizzazione della fascia dei 300 m dalla costa
    Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA e ISTAT
    Legenda: I dati riportati sono relativi alla percentuale di variazione dell'urbanizzazione dei comuni costieri e, tra parentesi, a quella litoranea entro i 300 m dalla costa
    Figura 3: Variazione 2001-11 dell'urbanizzazione della fascia dei 300 m dalla costa