Indicatori e dati
Gli ossidi di azoto si formano durante qualsiasi combustione dove l’aria sia il comburente, in ragione della presenza di azoto e ossigeno. Nella miscela di reazione il monossido di azoto (NO) è prevalente ed è accompagnato da quote variabili di biossido di azoto (NO2). Quest’ultimo è il gas per il quale esistono evidenze tossicologiche ed epidemiologiche relative ad effetti sulla salute, e dunque la sua concentrazione in aria viene monitorata per le valutazioni di qualità dell’aria.
L’NO2 si forma in atmosfera prevalentemente in conseguenza di reazioni chimiche che coinvolgono l'ossido di azoto (NO) emesso da fonti primarie, l'ozono (O3) e alcuni radicali ossidrilici o organici.
L'NO2 è tra i vari ossidi di azoto quello più importante da un punto di vista tossicologico. Gli studi condotti su animali da esperimento esposti a NO2 hanno evidenziato alterazioni morfologiche e funzionali. Tale composto possiede un forte potere ossidante, che esercita prevalentemente sulle mucose con cui viene in contatto. Numerosi lavori hanno evidenziato una associazione statisticamente significativa tra le concentrazioni atmosferiche giornaliere di NO2 e le consultazioni mediche, i ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie, la sintomatologia respiratoria nei bambini e l’incidenza di attacchi d’asma. È stata anche riscontrata un’associazione significativa tra le concentrazioni atmosferiche di NO2 e la mortalità giornaliera in varie città.
Le evidenze supportano un valore guida per esposizioni a breve termine (un’ora) di 200 µg/m³ e di 25 µg/m³ (per il 99° percentile delle medie giornaliere); per esposizioni a lungo termine il valore guida è di 10 µg/m³ come media annuale (WHO, 2000; WHO, 2005; WHO 2021). Inoltre sono noti effetti dannosi per i materiali e per gli ecosistemi (acidificazione ed eutrofizzazione) causati dall'NO2 e dalle deposizioni dei composti dell'azoto che si formano in atmosfera.
Per poter trarre conclusioni oggettive sull’andamento della qualità dell’aria e sull’efficacia degli interventi intrapresi al fine di migliorarla, gli studi condotti negli ultimi anni si sono avvalsi dell’utilizzo di specifici metodi e strumenti, i quali considerano la notevole variabilità spaziale e temporale con cui si sviluppano i fenomeni di inquinamento atmosferico, e affrontano il problema della stima dei trend con un approccio di tipo statistico-probabilistico; tale tipo di approccio, offre il vantaggio non solo di descrivere, interpretare e prevedere il comportamento puntuale del fenomeno in relazione al suo evolvere nel tempo, ma permette anche di associare all’analisi effettuata il relativo margine di incertezza.
Sulla base delle premessa fin qui rappresentata, per ogni comune capoluogo di provincia individuato come unità territoriale sub-regionale rappresentativa delle aree urbane, saranno elaborati tre parametri:
- Il valore medio delle medie annuali delle stazioni di traffico, urbane e suburbane, accompagnato dal range (min-max) delle medie annuali; questo indicatore servirà per valutare lo stato della qualità dell’aria in prossimità delle aree maggiormente influenzate dalle sorgenti locali legate alla mobilità.
- Il valore medio delle medie annuali delle stazioni di fondo, urbane e suburbane, accompagnato dal range (min-max) delle medie annuali; questo indicatore servirà per valutare lo stato della qualità dell’aria complessivo e verosimilmente più vicino all’esposizione media della maggior parte della popolazione.
- La stima della variazione percentuale della concentrazione media annuale di NO2 nell’ambito territoriale prescelto (comune capoluogo) [% anno-1]. Questo parametro permette di verificare, per ciascun comune capoluogo, l’esistenza o meno di una tendenza, e la sua significatività statistica, all’aumento o alla diminuzione nel tempo delle concentrazioni di NO2 desumibile dalle serie storiche di dati misurati presso le centraline di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico italiane.
La ricostruzione della serie (2010-2019) è basata su tutte le stazioni con copertura annuale sufficiente per l'anno in esame, dislocate in ciascun comune.
L’analisi dei trend effettuata per il decennio 2010-2019 sarà ripetuta per il periodo 2013-2022 al fine di valutare se sia confermato o meno il trend a distanza di tre anni dalla precedente analisi; tre anni è infatti il periodo minimo per apprezzare eventuali differenze negli andamenti, che siano indipendenti dalla normale fluttuazione interannuale dei livelli dovuti alle piccole differenze di condizioni meteorologiche che si possono verificare tra un anno e l’altro.
NON APPLICABILE
Aggiornamento
Informazioni sui dati
Elaborazioni ISPRA su dati trasmessi dalle Regioni ai sensi del D.Lgs 155/2010 con le modalità previste dalla Decisione 2011/850/CE
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Territorio
Serie storica
Dati
NO2: CONCENTRAZIONE MEDIA ANNUALE, STATO e TREND - Valore medio e range (min-max) delle medie annuali delle stazioni urbane e suburbane di fondo
ISPRA