SITI DI ESTRAZIONE DI MINERALI DI PRIMA CATEGORIA (MINIERE)

    Descrizione 1
    Data aggiornamento scheda
    Autori

    Maria Gabriella Andrisani, Fiorenzo Fumanti, Mauro Lucarini, Agata Patanè, Monica Serra

    Abstract
    Immagine
    Abstract

    L'indicatore considera gli insediamenti estrattivi di minerali di prima categoria, come classificati dalla normativa in vigore, con l'esclusione delle fonti energetiche fluide e delle sorgenti di acque minerali e/o termali, presenti sul territorio nazionale dal 1870 ad oggi. Ha la duplice valenza di individuazione dei potenziali giacimenti minerari ancora sfruttabili con tecniche sostenibili e di localizzazione delle potenziali fonti inquinanti legate alle vecchie metodiche estrattive. Dei 3.016 siti che sono stati in produzione negli ultimi 150 anni, solo 94 hanno una concessione ancora in vigore e 76 sono i siti che risultano in produzione nel corso del 2020. 562 siti minerari dismessi o abbandonati presentano un grado di rischio ecologico-sanitario da medio ad alto. Diversi siti minerari musealizzati sono entrati a far parte della Rete nazionale dei musei e parchi minerari - REMI, coordinata da ISPRA.

    Descrizione

    Le materie prime minerarie sono alla base dello sviluppo di ogni civiltà e, direttamente o indirettamente, influenzano da sempre ogni tipo di attività umana. La loro importanza è cresciuta nel tempo sino a diventare indispensabili per tutte le tecnologie legate alla decarbonizzazione energetica e veicolare, alla robotica, all'elettronica di consumo, alla tecnologia dell'informazione, all'alta tecnologia civile e militare. Le risorse minerarie sono, quindi, fondamentali per la realizzazione della transizione ecologica e per il raggiungimento di molti degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG's). Per cercare di garantire un sicuro approvvigionamento di questi materiali all'industria europea, la Commissione Europea ha lanciato la Raw Materials Initiative e ha individuato 30 materiali critici (CRMs-Critical Raw Materials). La loro estrazione e lavorazione, quando non condotte con pratiche sostenibili, hanno però dei costi sociali e ambientali che possono essere anche particolarmente gravosi e che attualmente sono pagati dai paesi africani, sudamericani e asiatici. L'indicatore ha quindi una duplice valenza. Da una parte definisce la diffusione sul territorio dei siti estrattivi di minerali di prima categoria (miniere) attivi e dismessi o abbandonati, localizzando i giacimenti minerari sfruttati e sovente ancora sfruttabili, fornendo indicazioni sulle tipologie di minerali estratti e sull'evoluzione temporale delle attività minerarie nel territorio nazionale. Dall'altra parte fornisce, indirettamente, indicazioni sulle potenziali fonti inquinanti connesse alla struttura e alla geometria dell'area coltivata (in sotterraneo o a cielo aperto), alle pratiche d'estrazione, agli impianti di lavorazione (bacini di laveria, discariche di scarti, ecc.) e alla tipologia di materiali estratti. Le miniere attualmente in produzione sono soggette ai controlli della Polizia mineraria svolti dalle regioni avvalendosi delle ARPA competenti. Le maggiori problematiche derivano dagli insediamenti minerari abbandonati che, quando non soggetti ad attività di ripristino dei luoghi, rappresentano aree di degrado del territorio con possibili ripercussioni sulla qualità dei suoli e delle acque superficiali e sotterranee, accentuate dall’abbandono degli edifici, in alcuni casi contenenti amianto, delle strutture e dei macchinari di pertinenza dei siti e dalla frequente presenza di discariche abusive di rifiuti. In funzione del tipo di coltivazione mineraria e delle tecnologie di arricchimento, delle caratteristiche del minerale estratto e della roccia incassante, il processo di degrado delle strutture di pertinenza degli insediamenti estrattivi può provocare: crolli in sotterraneo, con conseguenti smottamenti e subsidenze in superficie; crolli in superficie delle dighe dei bacini di laveria e/o dei depositi di discarica degli sterili, con conseguenti frane, alluvioni, inquinamenti delle acque superficiali. Soprattutto nel caso dell'estrazione di minerali metalliferi le problematiche ambientali proseguono anche dopo la fine delle attività se vengono a mancare le normali pratiche di manutenzione e sicurezza delle gallerie e dei depositi di rifiuti estrattivi. In Italia tali problematiche sono però attribuibili essenzialmente alle attività minerarie pregresse, svolte con scarsi criteri di protezione ambientale. Con le nuove tecnologie di estrazione e con una costante attività di monitoraggio e controllo è comunque possibile minimizzare gli impatti e rendere l’attività estrattiva ambientalmente ed economicamente sostenibile. Molti depositi di rifiuti estrattivi contengono quantitativi interessanti di materiali riutilizzabili, compresi diversi CRMs. La loro coltivazione rappresenta un classico esempio di economia circolare che porterebbe al recupero di minerali utili e alla mitigazione delle attuali problematiche ambientali generate dalla presenza di tali depositi. In alcuni casi, le miniere cessate, che hanno caratterizzato per decenni la storia socio-economica di molti territori italiani, sono state recuperate e valorizzate ad altri usi tra cui quello turistico-culturale.

    Scopo

    Quantificare le attività antropiche, passate e attuali, di estrazione di minerali di prima categoria di importanza strategica per l'industria nazionale ma anche a elevato impatto ambientale - paesaggistico.

    Rilevanza
    È di portata nazionale oppure applicabile a temi ambientali a livello regionale ma di significato nazionale
    È in grado di descrivere la tendenza senza necessariamente fornire una valutazione della stessa.
    È semplice, facile da interpretare.
    È sensibile ai cambiamenti che si verificano nell'ambiente e/o nelle attività umane
    Fornisce un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali, delle pressioni sull'ambiente e delle risposte della società.
    Fornisce una base per confronti internazionali.
    Solidità
    È basato su standard nazionali/internazionali e sul consenso nazionale/internazionale circa la sua validità
    È ben fondato sul piano tecnico e scientifico.
    Presenta affidabilità e attendibilità dei metodi di misurazione e raccolta dei dati
    Comparabilità nel tempo
    Comparabilità nello spazio
    Misurabilità (dati)
    Adeguatamente documentati e di fonte nota
    Aggiornati a intervalli regolari e con procedure affidabili
    Facilmente disponibili o resi disponibili a fronte di un ragionevole rapporto costi/benefici
    Un’ “adeguata” copertura spaziale
    Un’ “idonea” copertura temporale
    Principali riferimenti normativi e obiettivi

    I siti minerari sono soggetti, oltre che al RD n. 1443 del 29/07/1927 (Disciplina della ricerca e della coltivazione delle miniere) e al DPR 128/59 (Norme di polizia delle miniere e delle cave), alla Legge 752/1982 che stabilisce le norme per l'attuazione della politica mineraria, alla Legge n. 257/1992 che vieta l'estrazione di amianto, alla Legge 23 dicembre 2000, n. 388, art. 114 comma 20, che prevede un Piano straordinario per la bonifica e il recupero ambientale anche di aree ex estrattive minerarie, e alla Legge 179 del 31/07/2002 art. 22 che istituisce il censimento dei siti minerari abbandonati. Il censimento è stato effettuato da ISPRA. Il D.Lgs. 117/2008 recepisce la Direttiva 2006/21/CE, relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive, che modifica la Direttiva 2004/35/CE (sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale). Tale decreto stabilisce (art. 1) le misure, le procedure e le azioni necessarie a prevenire o ridurre il più possibile eventuali effetti negativi per l'ambiente nonché eventuali rischi per la salute umana, conseguenti alla gestione dei rifiuti prodotti dalle industrie estrattive. L'obiettivo è raggiunto attraverso la redazione da parte del responsabile dell'attività estrattiva di un piano di gestione dei rifiuti da estrazione (art. 5) che deve essere approvato dall'Autorità competente (art. 7). Il decreto richiede, inoltre (art. 20), la realizzazione dell'Inventario delle strutture di deposito dei rifiuti di estrazione chiuse, incluse quelle abbandonate, individuate come quelle "che hanno gravi ripercussioni negative sull'ambiente o che, a breve o medio termine, possono rappresentare una grave minaccia per la salute umana o l'ambiente" (strutture di deposito di tipo A, allegato II al DL 117/2008). Con D.Lgs. del 31/3/1998 n. 112, sono state delegate alle regioni le funzioni concernenti i permessi di ricerca e le concessioni di coltivazione dei minerali solidi e delle risorse geotermiche sulla terraferma (articolo 34, comma 1) e con successivo D.Lgs. 22 giugno 2012 n. 83 che modifica il D.Lgs. 28 maggio 2010 n. 85 anche le proprietà delle miniere e delle relative pertinenze ubicate in terraferma, con esclusione dei giacimenti petroliferi e di gas e relative pertinenze nonché dei siti di stoccaggio di gas naturale e le relative pertinenze. Con Decreto interministeriale MISE-MITE del 15 settembre 2022, è stato istituito il Tavolo Nazionale per le Materie Prime Critiche (MPC), con l'obiettivo primario di elaborare una strategia nazionale di approvvigionamento delle MPC, seguendo i principi di urban mining, eco-design e attività mineraria sostenibile sul territorio nazionale.

    DPSIR
    Pressione
    Stato
    Impatto
    Tipologia indicatore
    Descrittivo (A)
    Riferimenti bibliografici

    Carta R., Dacquino C., Di Leginio M., Fumanti F., Lettieri M.T., Lucarini M., Patanè A., Serra M., Vittori E. (2018). La banca dati Nazionale Geologico, Mineraria, Museale, Ambientale – GeMMA. Patrimonio Industriale, 17/18, 44-57. CE (2020). Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità. COM(2020)474 final, Bruxelles 3.9.2020 ISPRA (2020). Viaggio nell’Italia Mineraria. Collana Pubblicazioni di pregio 2020. ISTAT (2019). Le attività estrattive da cave e miniere. Anni 2015-16. Statistiche report 15 gennaio 2019. ISTAT (2020). Le attività estrattive da cave e miniere. Anni 2017-18. Statistiche report 20 luglio 2020.

    Limitazioni

    Quando non derivante dai dati trasmessi dalle regioni, lo stato di attività di ogni sito è desunto da immagini satellitari con un conseguente, limitato, grado di incertezza. Mancano informazioni sullo stato ambientale dei siti, da ottenere con un maggior coinvolgimento delle ARPA.

    Ulteriori azioni

    Migliorare la trasmissione dati da parte delle regioni.

    Frequenza di rilevazione dei dati
    Annuale
    Triennale
    Data source
    ISPRA
    ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica)
    Province Autonome
    Regioni
    Accessibilità dei dati di base

    I dati di base derivano dal database GeMMA di ISPRA, comprendente i dati del “Censimento dei siti minerari abbandonati”, dell'Inventario delle strutture di deposito dei rifiuti minerari, della rete REMI, delle banche dati della cartografia geologica e delle regioni. Tali dati sono integrati con analisi ISPRA di immagini satellitari. Per i dati di produzione si è fatto riferimento a quelli rilasciati dall’Istat, relativi al 2020 e provenienti dalla rilevazione “Pressione antropica e rischi naturali", disponibile sul sito Istat (http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCCV_CAVE_MIN).

    Copertura spaziale

    Nazionale

    Copertura temporale

    1870-2020 (titoli minerari e produzione); 2021 (permessi di ricerca), 2022 (depositi di rifiuti estrattivi)

    Descrizione della metodologia di elaborazione

    Selezione, attraverso opportune query, dei siti contenuti nel database ISPRA del censimento dei siti minerari in funzione dell'articolazione spaziale (regioni), temporale (periodo di coltivazione), mineralogica (minerali coltivati), tipologica (coltivazione in sotterraneo, a cielo aperto, mista) e/o di qualsiasi altro parametro contenuto nel database. Le suddette informazioni statistico-ambientali sono state integrate con le informazioni statistiche inviate dalle regioni, quando disponibili, e da Istat. Per la produzione si è fatto riferimento al dato 2020 di Istat acquisito dal sito I.stat. Tutte le concessioni in vigore sono state georiferite tramite analisi di immagini satellitari.

    Periodicità di aggiornamento
    Annuale
    Qualità dell'informazione

    L'indicatore risponde pienamente agli obiettivi derivanti dalla normativa. È semplice e permette un’immediata comprensione delle potenzialità minerarie del territorio nazionale, delle possibili problematiche ambientali e dell’andamento delle attività. È basato su una serie storica accurata e importante che permette di delineare la storia industriale, economica e sociale di ampie porzioni del territorio nazionale. Risulta ben fondato in termini tecnico-scientifici e i metodi di raccolta dei dati sono affidabili sia per il censimento delle attività passate sia per quelle attuali. Le fonti storiche sono quelle ufficiali e dei vari ministeri competenti. I dati attuali sono forniti dalle Regioni e da Istat e integrati con verifiche da remoto per i casi incerti. Buona la copertura nazionale delle informazioni statistiche. Tutte le concessioni vigenti e il 99% di quelle cessate e note sono state geolocalizzate da ISPRA. Alcuni siti antichi sono di difficile localizzazione.

    Stato
    Buono
    Trend
    Positivo
    Valutazione/descrizione dello stato

    Sul territorio nazionale sono vigenti 94 concessioni minerarie delle quali 76 risultano in produzione nel 2020 (Tabella 1). Il quadro conoscitivo è da ritenersi pressoché completo sia per le attività dismesse/abbandonate, sia per quelle in essere. Le miniere in attività sono molto meno impattanti rispetto alle vecchie miniere di minerali metalliferi e, generalmente, adottano criteri di sostenibilità anche nella gestione degli scarti, come previsto dalla legislazione vigente. Restano però aperte le questioni ambientali relative ai vecchi siti minerari, cui alcune regioni stanno facendo fronte, come risulta dalla diminuzione dei siti minerari pericolosi per l'ambiente (Tabella 3). L'importanza culturale dell'attività mineraria pregressa nell'ambito della storia socio-economica di molte aree italiane è indicata dal continuo aumento di siti valorizzati e musealizzati .

    Valutazione/descrizione del trend

    Il continuo calo del numero dei siti minerari, perdurante da decenni, continua nel 2020 con un’ulteriore diminuzione delle concessioni vigenti cui si contrappone una lieve ripresa delle miniere operanti (Tabella 1). Lo stato di avanzamento delle procedure di messa in sicurezza delle strutture di deposito evidenzia come alcune regioni abbiano mitigato o annullato totalmente la presenza di siti pericolosi. In aumento l’opera di recupero e valorizzazione dei siti dismessi (Figura 10), occasione di sviluppo economico e turistico di molti territori locali spesso profondamente legati all'attività estrattiva. Sulla spinta della situazione politico-economica internazionale riguardante le materie prime, si registra un rinnovato interesse per le risorse minerarie metallifere nazionali, che attualmente possono essere estratte con metodiche sostenibili, con la concessione di diversi permessi di ricerca.

    Commenti

    A causa delle caratteristiche geologiche l'Italia è sede di numerosi e diversificati giacimenti minerari, diffusi nell'intero territorio e sfruttati nei secoli scorsi, in particolare a partire dai primi del Novecento (Figure 1, 2, 3, 4; Tabelle 1, 2). Fino alla metà del secolo scorso il trend dell’attività mineraria è stato in continua ascesa, tranne una piccola inversione di tendenza tra la fine degli anni '20 e l'inizio degli anni '30 (in corrispondenza all'adozione del R.D. 1443/1927 che ha regolamentato l'attività mineraria in Italia), per poi decrescere (Figura 1). Secondo il censimento effettuato da ISPRA sono 3.016 i siti minerari operanti sul territorio nazionale a partire dal 1870. Allo stato attuale l'attività è, però, praticamente residuale. Nel 2020, a fronte di 94 concessioni minerarie ancora in vigore, 76 risultano realmente in produzione (Tabella 1; Figure 1, 2 e 5) soprattutto in Sardegna, Piemonte e Toscana. La diminuzione delle concessioni rispetto al 2018 è dovuta al mancato rinnovo o alla rinuncia alla coltivazione da parte dei concessionari. L'attività produttiva (Tabella 2; Figure 1, 3, 4 e 5) è legata sostanzialmente alla presenza di miniere di minerali ceramici e industriali (feldspati, caolino, argille refrattarie, bentonite, terre da sbianca), particolarmente diffuse nelle aree granitiche sarde e di marna da cemento, diffuse lungo la dorsale appenninica e nelle Prealpi lombardo-venete. Il salgemma è estratto dalle miniere del volterrano e dell'agrigentino, mentre il sale marino proviene delle saline della Sardegna meridionale. Non si hanno informazioni sulle saline presenti in altre regioni italiane, che non seguono lo stesso iter concessorio sardo. L'estrazione di minerali metallici è nulla e anche la preventivata riapertura della miniera di Piombo-Zinco-Argento di Gorno (BG) è stata bloccata in fase di VIA. In Italia non vengono, quindi, estratti Critical Raw Materials metallici. I Critical Raw Materials sono elementi essenziali per l’industria europea e italiana e che presentano potenziali problematiche di approvvigionamento dovute alla concentrazione geopolitica dei materiali (Figure 6 e 7). Per i CRMs metallici l’Italia è totalmente dipendente dai mercati esteri, ma diversi di loro sono stati sfruttati in passato sul territorio nazionale (Figura 3). L’unico materiale critico che viene estratto in Italia è la fluorite, coltivata in una miniera laziale (Comune di Bracciano, RM). Un'altra miniera di fluorite che, dopo una lunga stasi, è prossima alla ripresa dell’attività è localizzata in Sardegna (Comune di Silius, CA). Nella miniera di Silius sono presenti anche quantitativi interessanti di terre rare. A seguito del rinnovato interesse per le risorse minerarie, sono attualmente vigenti diversi permessi di ricerca per la valutazione dell’eventuale ripresa della coltivazione di vecchi siti minerari di minerali metalliferi, soprattutto nell’arco alpino piemontese e lombardo (Figura 9). Grande interesse si registra anche sulla possibilità di coltivazione delle salamoie geotermiche delle aree vulcaniche laziali, che presentano contenuti molto elevati in litio e altri elementi, con l'attribuzione di tre permessi di ricerca (Figura 9). Totalmente azzerata a partire dagli anni '80 del secolo scorso, la produzione di zolfo, che ha caratterizzato per secoli la Sicilia, e, negli anni '90 l'estrazione di amianto in ottemperanza alla Legge n. 257/1992. La produzione totale nel 2020, (Tabella 2), si attesta a circa 13,5 milioni di tonnellate, in leggero decremento rispetto al 2018, e quasi equamente distribuita tra le ripartizioni geografiche. Al Centro e al Nord predomina l’estrazione di marna da cemento mentre al Sud quella dei minerali industriali, concentrata in Sardegna. Nel complesso lo sfruttamento di marna e minerali per uso industriale rappresenta più dell’80% della produzione nazionale. Dal punto di vista del rischio ecologico-sanitario, le miniere oggi in attività sono meno impattanti rispetto a quelle di minerali metallici, i cui scarti presentano elevate concentrazioni di sostanze inquinanti. Rimane però risolto solo in parte il problema del recupero di siti minerari abbandonati (con le relative discariche degli scarti e i bacini di laveria). In Tabella 3 e Figura 8 sono riportati i dati dell'Inventario delle strutture di deposito di rifiuti chiuse o abbandonate, previsto dalla normativa vigente (D.Lgs. 117/08). In tale inventario sono registrati i siti con potenziali ripercussioni negative sull'ambiente, in funzione della tipologia dei minerali coltivati e dei relativi scarti potenziali, dell'estensione del sito minerario, del periodo di coltivazione e del tempo trascorso dalla chiusura o abbandono, suddivisi sulla base di criteri di "gerarchizzazione" in 5 classi di rischio ecologico-sanitario (B = rischio basso; MB = rischio medio-basso; M = rischio medio; MA = rischio medio-alto; A = rischio alto). I dati sono aggiornati dalle regioni ogni tre anni, ma la crisi pandemica ha rallentato notevolmente le attività regionali di verifica. Il numero di tali siti è diminuito passando dai 630 siti censiti nel 2017 ai 562 del 2022, grazie alle attività di recupero delle regioni. In particolare, sono state eliminate le problematiche di 29 siti della Provincia di Trento, 10 della Toscana e 8 della Liguria mentre sono uscite dalla lista la Provincia di Bolzano, la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna che hanno azzerato la presenza di siti ex minerari pericolosi sul loro territorio. La bonifica dei siti minerari, oltre all'eliminazione dei rischi ecologico-sanitari e statico-strutturali, può portare al recupero di quantitativi interessanti di risorse minerarie, comprese molte materie critiche, ancora contenute nei depositi di rifiuti estrattivi. Azioni in questo senso sono fortemente caldeggiate dalla UE come tipico esempio di circolarità delle risorse. Progetti in tal senso sono in via di definizione anche in Italia dove però è necessario superare alcuni ostacoli normativi. Il ripristino ambientale può portare anche al recupero e mantenimento di una memoria storico-sociale, particolarmente importante in molte zone minerarie, cui si può affiancare anche un'attività economica turistico-museale. In quest’ottica sono stati recuperati e valorizzati diversi siti minerari. Nell’ottobre 2015 è stato siglato un Protocollo d’Intesa tra ISPRA, MISE, Regione Lombardia e i maggiori Parchi e Musei minerari italiani che ha sancito la creazione della “Rete Nazionale dei Parchi e Musei Minerari Italiani - (ReMi)” (Figure 10 e 11), finalizzata a mettere in collegamento permanente tutti i siti che già sul territorio operano per il recupero delle aree minerarie dismesse, attività molto importante ai fini della riqualificazione territoriale, culturale e turistica di molti territori. I membri della rete REMI sono aumentati nel corso degli anni (Figura 10), passando dai 19 sottoscrittori iniziali del protocollo agli attuali 55 che, poiché un singolo ente può gestire più siti, rappresentano un totale di 74 siti minerari aderenti alla rete. I componenti del Comitato della Rete nazionale hanno condiviso la prima proposta di Legge nazionale n.4566 26/06/2017 sulla "Tutela e Valorizzazione dei siti minerari dismessi e del loro patrimonio storico, archeologico, paesaggistico, ambientale", una norma che vuole dare un riferimento univoco e un reale percorso di recupero dei più importanti e pregevoli siti minerari post industriali esistenti sul territorio nazionale.

    Allegati
    Titolo

    Tabella 1: Siti minerari attivi nel periodo 1870-2020, per regione

    Legenda

    ISPRA (1870-2006); ISPRA-Istat-Regioni/PA (2014-2020)

    Titolo

    Tabella 2 - Produzione nazionale di minerali di prima categoria (2015-2020)

    Legenda

    Istat

    Titolo

    Tabella 3 - Numero di siti con strutture di deposito di rifiuti di estrazione chiuse o abbandonate, potenzialmente pericolosi per l'ambiente suddivisi per grado di rischio ecologico-sanitario (Res) e statico-strutturale (Rss) (2022)

    Thumbnail
    Titolo

    Figura 1: Siti minerari attivi sul territorio nazionale nel periodo 1870-2020 per tipo di minerale estratto

    Fonte

    ISPRA (1870-2006); ISPRA-Istat-Regioni/PA (2014-2020)

    Legenda

    a Concessioni in vigore b Siti realmente in produzione

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    Titolo

    Figura 2: Miniere con concessione in vigore e in produzione (2020)

    Fonte

    Elaborazione ISPRA su dati ISPRA-Istat-Regioni

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    Titolo

    Figura 3: Siti di estrazione di Minerali Critici (CRM) e degli altri minerali metalliferi (2020)

    Fonte

    ISPRA

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    Titolo

    Figura 4: Siti di estrazione di minerali non metalliferi e di minerali energetici fossili (2020)

    Fonte

    ISPRA

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    Titolo

    Figura 5: Miniere in produzione per tipologia di materiale estratto (2020)

    Fonte

    ISPRA, Regioni

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    Titolo

    Figura 6: Produzione globale di Critical Raw Materials (2020)

    Fonte

    Geological Survey of Sweden - Servizio geologico svedese

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    Titolo

    Figura 7: Paesi da cui proviene la fornitura di CRMs all’Europa

    Fonte

    CE (2020)

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    Titolo

    Figura 8: Localizzazione dei siti minerari dismessi le cui strutture di deposito dei rifiuti estrattivi hanno un rischio ecologico-sanitario da medio ad alto (2022)

    Fonte

    ISPRA, Regioni

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    Titolo

    Figura 9: Titoli minerari per minerali metalliferi e altri Critical Raw Materials, con il relativo stato d'avanzamento progettuale (Giugno 2021)

    Fonte

    ISPRA, Regioni, Istat

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    Titolo

    Figura 10: Andamento delle adesioni alla rete REMI (2022)

    Fonte

    ISPRA

    Thumbnail
    Titolo

    Figura 11: Rete nazionale dei parchi e Musei minerari italiani (Re.Mi.), ubicazione e nome dei siti (2022)

    Fonte

    ISPRA

    Italian