Descrizione 1
Maria Luisa Cassese, Filippo D'Ascola, Valeria Pesarino, Andrea Salmeri
Per contenere l’erosione e i danni prodotti dalle mareggiate lungo le coste italiane, vengono spesso realizzati interventi di difesa finalizzati alla protezione di beni e infrastrutture e al ripristino delle spiagge. L’indicatore “opere di difesa costiera” fornisce il numero, su base nazionale e regionale, delle diverse tipologie di opere “rigide” di difesa costiera (isolotti, opere miste, pennelli, radenti e scogliere) e la loro variazione nel tempo. Dal 2000 al 2020, se da un lato si è potuto riscontrare un aumento del numero di opere rigide di difesa (da circa 6.600 a 10.500) indicativo della fragilità degli ambienti costieri sottoposti a una crescente pressione antropica; dall’altro, l’adozione in aumento di soluzioni di difesa sommerse o parzialmente emerse (dal 10% nel 2006 al 16% nel 2020) mostra la tendenza verso la ricerca di un compromesso tra l’efficienza idraulica di un intervento di protezione e un minore impatto sull’ambiente.
Negli ultimi anni l’arretramento della linea di riva, oltre a rappresentare una minaccia per il settore turistico – balneare, mette a rischio la sicurezza di abitazioni, strade e ferrovie, pregiudicando, più in generale, diverse attività socio-economiche. Per tali motivi, già da diversi anni si assiste allo sviluppo di tecniche per la pianificazione, progettazione ed esecuzione di opere di difesa costiera. Le soluzioni di protezione dei litorali e di contenimento dell’erosione, adottate negli anni dalle amministrazioni locali, sono sia interventi con opere di difesa costiera “rigide”, ossia strutture fisse capaci di interferire con il moto ondoso e di limitare gli effetti dannosi delle mareggiate, sia interventi con opere “morbide”, che prevedono il ripristino delle spiagge con ripascimenti artificiali. In linea di massima, le opere di difesa longitudinali e distaccate dalla riva (ad esempio scogliere o isolotti artificiali) permettono di attenuare l’azione delle onde sulla costa e di limitare il dissesto dei litorali durante gli eventi di tempesta; mentre opere trasversali alla linea di riva (ad esempio pennelli) permettono di modificare localmente le dinamiche di erosione/accrescimento delle spiagge. Per contrastare l’azione aggressiva del mare sono anche adottate soluzioni combinate di strutture trasversali e longitudinali la riva, ossia opere miste. In caso di interventi di urgenza, come la difesa di una strada o di una ferrovia, vengono sempre più spesso realizzate opere aderenti alla costa (radenti). La realizzazione di opere di difesa, in generale, se da un lato ha l’obiettivo di difendere un tratto di costa dall’avanzamento del mare, dall’altro, alterando il trasporto litoraneo, può determinare perdite di sedimento nelle aree limitrofe, generando erosione. Per questo motivo, nel corso degli anni, si assiste a una pianificazione di interventi di difesa non come opere singole, ma come componenti di un sistema complessivo di difesa, studiato alla scala dell’unità fisiografica, al fine di limitare ogni possibile effetto, diretto e indiretto, sull’ambiente costiero. La caratterizzazione delle diverse tipologie di opere di difesa in: • Isolotti; • Opere miste; • Pennelli (ortogonali, obliqui, a T e a Y); • Opere radenti (a muro e a gettata); • Scogliere (con varchi e senza varchi); si basa sull’individuazione di elementi chiaramente distinguibili mediante fotointerpretazione di ortofoto e immagini satellitari. L’indicatore fornisce una misura del numero delle diverse opere rigide di difesa costiera mostrando le variazioni per gli anni 2000 – 2006 – 2020 sia a livello nazionale sia regionale. Inoltre, non tiene conto delle opere di difesa “morbide”, poiché il metodo adottato di rilevamento delle opere di difesa mediante fotointerpretazione di ortofoto e immagini satellitari, non consente di quantificare e monitorare interventi difficilmente distinguibili nel contesto in cui sono inseriti.
L’indicatore rappresenta una misura della fragilità degli ambienti costieri sottoposti a una crescente pressione antropica che richiede la realizzazione di interventi per la difesa di strade, ferrovie e manufatti lungo la costa, dal moto ondoso, spesso con carattere d’urgenza. La realizzazione di opere di difesa rigida, in generale, se può essere risolutiva per un determinato tratto di costa, per contro, può alterare il trasporto litoraneo in aree limitrofe, determinando perdite di sedimento e generando, così, nuovi impatti in termini di erosione. L’indicatore è dunque utile nell’ambito della valutazione dell’efficacia degli interventi di protezione della costa eseguiti nel tempo per le diverse realtà locali/regionali e può rappresentare uno strumento di supporto alla pianificazione e gestione della fascia costiera in tema di difesa dei litorali.
• Il D.Lgs. n. 112 del 31 marzo 1998, in attuazione del capo I della Legge n. 59 del 15 marzo 1997, conferisce funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni in materia di protezione e osservazione delle zone costiere (art. 70 comma 1 lett. a) e funzioni di programmazione, pianificazione, gestione integrata degli interventi di difesa delle coste e degli abitati costieri (art. 89 comma 1 lett. h), lasciando allo Stato i compiti di rilievo nazionale relativi agli indirizzi generali e ai criteri per la difesa delle coste (art. 88 comma 1 lett. aa). • La L. 179 del 31 luglio 2002 (Disposizioni in materia ambientale) attribuisce la competenza sulla costa in maniera definitiva alla regione, in particolare nell’art. 21 (Autorizzazione per gli interventi di tutela della fascia costiera) si afferma: “per gli interventi di tutela della fascia costiera l’autorità competente è la regione”. • Il D.Lgs. 152 del 3 aprile 2006 (Norme in materia ambientale) afferma che tra i contenuti del Piano di Bacino, vi rientrano anche le opere di protezione e consolidamento dei litorali marini che sottendono il distretto idrografico. Tale norma va collegata all’art. 56, comma 1 lettera g, secondo il quale: “le attività di programmazione, di pianificazione e di attuazione relativi alla difesa del suolo riguardano anche la protezione delle coste e degli abitati dall’invasione e dall’erosione delle acque marine ed il ripascimento degli arenili, anche mediante opere di ricostruzione dei cordoni dunosi”.
Descrizione 2
• Atlante delle opere di sistemazione costiera (ISPRA -2007). • Linee Guida Nazionali per la difesa della costa dai fenomeni di erosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici (MATTM – Regioni, 2018). • F. D'Ascola, A.-L. Beck, M. L. Cassese, M. Jones, N. Lugeri, V. Pesarino, A. Salmeri, M. A. Taji. 2022. Monitoring of the evolution of “barene” borders and the safeguard of the Venice Lagoon morphology: a contribution from the Coastal Change from Space project results. In: L. Bonora, D. Carboni, M. De Vincenzi, G. Matteucci (edited by), Series of Proceeding of Nineth International Symposium “Monitoring of Mediterranean Coastal Areas. Problems and Measurement Techniques”. Livorno (Italy) June 2022. Published by Firenze University Press. In Press. • F. D'Ascola, M. L. Cassese, N. Lugeri, V. Pesarino, A. Salmeri. 2022. From coastline to backshore: a Geodatabase for the monitoring and analysis of the state of the Italian coasts. In: L. Bonora, D. Carboni, M. De Vincenzi, G. Matteucci (edited by), Series of Proceeding of Nineth International Symposium “Monitoring of Mediterranean Coastal Areas. Problems and Measurement Techniques”. Livorno (Italy) June 2022. Published by Firenze University Press. In Press. • Portale delle Coste (https://sinacloud.isprambiente.it/portal/apps/sites/#/coste).
Il limite è rappresentato dalla mancata contabilizzazione di opere di difesa morbide (ripascimenti)
Monitoraggio periodico, a cadenza quinquennale, uniforme in scala di rappresentazione e per copertura territoriale, con aggiornamento dello standard in relazione allo sviluppo di tecnologie innovative di rilievo.
Qualificazione dati
I dati sulle opere di difesa costiera, sono consultabili attraverso il webGIS del Portale Coste ISPRA (https://sinacloud.isprambiente.it/portal/apps/sites/#/coste ). Inoltre, alla sezione Dati del Portale delle Coste, è possibile scaricare gli strati informativi, per l’intero assetto nazionale e per tutte le serie temporali elaborate da ISPRA, in formato geopakage, utilizzabili attraverso i principali tool GIS.
Nazionale; Regioni costiere
2000, 2006, 2020
Qualificazione indicatore
Per il calcolo dell’indicatore è stata definita una metodologia di acquisizione dei dati sulla fascia costiera basata sulla fotointerpretazione e digitalizzazione. Le fonti di riferimento utilizzate per il rilievo cartografico dei dati di base sono per il 2020 immagini satellitari rese disponibili sulle piattaforme Google Maps, per il 2006 e il 2000 il mosaico delle ortofoto rispettivamente del volo IT2006 e del volo IT2000, disponibili sul Portale Cartografico Nazionale. Il catalogo delle opere è composto da tutti i manufatti realizzati in mare o a ridosso della riva visibili, identificati per destinazione d’uso – porto, colmata, lidi, pontili, opere di difesa costiera. La caratterizzazione delle diverse tipologie di opere di difesa si basa sull’individuazione di elementi chiaramente distinguibili mediante fotointerpretazione di ortofoto e immagini satellitari e ha come riferimento l’“Atlante delle opere di sistemazione costiera” (ISPRA - 2007). Inoltre, con l’adozione del nuovo standard (derivato dalle nuove specifiche ISPRA per l’aggiornamento 2020 del geoDB costiero) per il 2020, la caratterizzazione delle opere miste, dei pennelli e delle scogliere è stata integrata con ulteriori attributi che specificano il genere “parzialmente emerse/i” oltre che il genere “sommerse/i” ed “emerse/i” già presente per il 2000 e il 2006. Una volta individuate tutte le opere di difesa, esse sono state selezionate per tipologia e regione di appartenenza interrogando il GeoDatabase in ambiente GIS, per poi essere successivamente elaborate in excel.
La quantificazione opere di difesa rigide delle coste, realizzate sul territorio nazionale è un parametro indicativo sia dell’azione invasiva dell’uomo sull’ambiente costiero, sia del costo della difesa delle infrastrutture e dei beni patrimoniali minacciati dall’avanzamento del mare verso l’entroterra. Nel 2020, in Italia, le opere “rigide” di difesa costiera ammontano a circa 10.500, di cui il 41% sono opere radenti. In particolare, le regioni che mostrano una maggiore densità di opere di difesa costiera per chilometro di litorale sono l’Abruzzo e le Marche, con circa 5 strutture di difesa per chilometro di litorale.
Dal 2000 al 2020, si evidenzia un aumento in Italia nella realizzazione di opere rigide di difesa costiera (da circa 6.600 a 10.500), rappresentativo della fragilità degli ambienti costieri sottoposti a una sempre più crescente pressione antropica (Figura 1). In particolare, si osserva un aumento degli interventi con carattere d’urgenza (radenti a muro o a gettata) per la difesa di infrastrutture, strade e ferrovie. D’altra parte, l’adozione crescente di interventi di difesa sommersi o parzialmente emersi (dal 10% nel 2006 al 16% nel 2020) (Figura 5) mostra la tendenza verso la ricerca di un compromesso tra l’efficienza idraulica di un intervento di protezione e un minore impatto sull’ambiente, in questo caso, sul paesaggio e sulla circolazione delle acque costiere.
Dati
Tabella 2: Dati regionali della costa e variazioni rilevate nel periodo 2006-2020
ISPRA
I dati suddivisi per regione rappresentano la costa totale (naturale+artificiale+fittizia), costa natuale (rocciosa+bassa sabbiosa), costa mobile (solo bassa sabbiosa)
Nel 2020, le opere “rigide” di difesa costiera ammontano a circa 10.500 (Figura 1). In particolare, si osserva che nel 2006 e nel 2020 il maggior numero di opere di difesa è costituito da opere radenti (Figura 2), rispettivamente il 35% e il 41% sul totale delle opere di difesa costiera. Tali risultati mostrano come, negli ultimi quindici anni, siano aumentati interventi di difesa della costa con carattere d’urgenza (radenti a muro o a gettata) per la difesa di infrastrutture, strade e ferrovie. Inoltre, come si evince dalla Figura 1, aumentano tutte le diverse tipologie di opere di difesa dal 2000 a 2020, ad eccezione degli “isolotti”. Le caratteristiche geomorfologiche e l’esposizione dei litorali ai fenomeni meteomarini e all’intensità delle mareggiate sono gli elementi che hanno influenzato, a livello locale, la scelta del tipo di intervento di difesa. Dall’analisi delle opere di difesa costiera a livello regionale (Figura 3), emerge la diversità tra le regioni adriatiche, tirreniche e le isole, sia per il numero sia per il tipo di interventi. In particolare, si osserva che le regioni medio-adriatiche (dal Molise all’Emilia-Romagna), caratterizzate prevalentemente da litorali sabbiosi e bassi fondali, mostrano un’intensa concentrazione di opere distaccate dalla riva (scogliere); le regioni del nord Adriatico (Veneto e Friuli-Venezia Giulia) presentano litorali difesi, prevalentemente, con pennelli e opere radenti, mentre le coste tirreniche (Campania, parte della Puglia e della Calabria) sono difese soprattutto con scogliere e con opere miste. La distribuzione delle opere realizzate per le due isole maggiori, Sicilia e Sardegna, mette in evidenza la correlazione tra geomorfologia e dinamica dei litorali. La Sicilia, caratterizzata da costa bassa per circa tre quarti del litorale, ha un numero totale di opere di difesa quasi dieci volte superiore alla Sardegna. La Sardegna, caratterizzata prevalentemente da coste alte e rocciose, pur avendo un perimetro pari a un quarto dell'intera costa nazionale, ha un numero di opere di difesa dei litorali inferiore a quasi tutte le regioni adriatiche. Si rileva, inoltre, il trend in aumento dal 2000 al 2020, di tutte le diverse tipologie di opere di difesa, ad eccezione della regione Veneto ed Emilia-Romagna, presumibilmente perché le opere rigide realizzate fanno parte di un sistema di gestione della fascia costiera che comprende ripascimenti programmati e monitorati periodicamente. Si è ritenuto utile calcolare la densità delle opere di difesa per chilometro di litorale regionale e per anno (Figura 4): le regioni adriatiche sono quelle con più alta densità di opere. In particolare, nel 2020, Abruzzo e Marche raggiungono la punta massima con 5 strutture di difesa costiera per chilometro di litorale.