Aree
PIANIFICAZIONE SPAZIO MARITTIMO: ZONE E SITI MARINI PER ACQUACOLTURA
Data aggiornamento scheda:

L’indicatore riporta a scala nazionale la superficie e il numero delle aree in concessione demaniale marittima per uso acquacoltura e delle Zone Allocate per l’Acquacoltura (AZA). Le AZA sono dichiarate dall’autorità competente come “aree prioritariamente assegnate per l’acquacoltura”, ovvero aree nelle quali non vi sono interferenze con altri utilizzatori e dove le condizioni ambientali sono tali da garantire la sostenibilità delle produzioni e la minimizzazione degli impatti ambientali.
In Europa, la ricerca di nuove zone marine da destinare all’acquacoltura è tra i principali obiettivi degli Orientamenti strategici per un'acquacoltura dell'UE più sostenibile e competitiva per il periodo 2021–2030 (COM/2021/236), dei Piani Strategici Acquacoltura nazionali 2014–2020 e 2021–2027 e dei rispettivi Programmi Operativi FEAMP e FEAMPA, di cui ai Regolamenti 508/2014/UE e 1139/2021/UE.
Il processo di identificazione delle AZA è anche parte del Quadro per la PSM della Direttiva 2014/89/UE, recepita in Italia con D.Lgs. 201/2016, che promuove la crescita sostenibile delle economie marittime con un approccio coordinato, integrato e transfrontaliero nell’ambito dei Piani di Gestione dello spazio marittimo. Tali processi di pianificazione per l’acquacoltura assumono inoltre particolare rilevanza anche in relazione alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, necessarie per mitigare gli impatti sul settore a medio e lungo termine.
Lo spazio marittimo sotto la giurisdizione italiana, compreso tra la linea di costa e il limite delle 12 miglia nautiche, è pari a una superficie di circa 14 milioni di ettari. Di questo spazio solo 20.250 ha è occupato da concessioni demaniali per uso acquacoltura, di cui circa il 96% (19.445 ha) per la molluschicoltura e solo il 3,9 % (805 ha) per la piscicoltura marina. Ad aprile 2024, le AZA sono state istituite in Toscana, Marche, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, per una estensione complessiva di circa 29.633 ha. Lo spazio già occupato da attività di molluschicoltura all’interno delle AZA è di 8.739 ha per la molluschicoltura e di 665 ha per la piscicoltura.
STOCK ITTICI IN SOVRASFRUTTAMENTO
Data aggiornamento scheda:
Nel periodo considerato (2007-2022) si osserva che la maggioranza degli stock ittici valutati si trova in uno stato di sovrasfruttamento: la mortalità indotta dalla pesca risulta superiore a quella necessaria per conseguire uno sfruttamento sostenibile delle risorse nel lungo periodo in condizioni ambientali medie.
Nel triennio 2020-2022 sono stati rilevati i valori più bassi della serie storica, con circa il 60% degli stock sovrasfruttati, evidenziando un relativo miglioramento. L’indicatore, basato sulle valutazioni analitiche degli stock validate a livello internazionale, mostra la tendenza complessiva dello stato di sfruttamento degli stock ittici oggetto di pesca commerciale al fine di evidenziare lo stato delle risorse oggetto di prelievo. L’indicatore è associato alla valutazione della copertura percentuale degli sbarcati per i quali sono disponibili gli stock assessment. L'analisi è condotta a livello nazionale e di sottoregione secondo la ripartizione geografica indicata dalla Direttiva Quadro Strategia Marina.
AZIENDE IN ACQUACOLTURA E PRODUZIONI
Data aggiornamento scheda:
L’indicatore stima la dimensione dell’acquacoltura nazionale, come numero di impianti attivi e produzioni e i trend di crescita rispetto agli obiettivi programmati nel Piano Strategico Acquacoltura 2014-2020 e il Programma Operativo del Fondo Europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMP) 2014-2020. Nel 2020 il Veneto si conferma la prima regione in Italia per numero di impianti (26%), mentre l’Emilia-Romagna è la prima regione per volumi di produzione (26%). Cinque regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Sardegna) ospitano il 71% degli impianti di acquacoltura. Emilia-Romagna, Veneto e Friuli si confermano i principali poli produttivi e insieme a Marche e Toscana coprono il 69% della produzione Nazionale. Nella maggior parte delle regioni costiere prevale l’utilizzo della risorsa idrica salmastra/salata, con impianti localizzati in ambienti di transizione, costieri e marini. Il 2020 è stato un anno fortemente influenzato dalle conseguenze della pandemia da Covid 19: la produzione italiana d’acquacoltura censita è di 122.760 tonnellate, il 61% sono molluschi, il 39% sono pesci. La crostaceicoltura si conferma un settore minoritario, con una produzione di sole 0,5 tonnellate. Le specie non indigene contribuiscono al 49% della produzione nazionale. In conseguenza del calo della produzione registrato nel 2020, le produzioni d’acquacoltura nel periodo 2013–2020 sono diminuite del 13%, disattendendo le stime di crescita indicate dal MiPAAF.